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Il Segno risponde agli attivisti M5S di Rocca di Papa
16/07/2020Questo articolo è stato letto 3909 volte!
Andrea Sebastianelli, Direttore della testata Il Segno, ci chiede il diritto di replica a quanto affermato ieri in un comunicato stampa dagli attivisti M5S di Rocca di Papa
Gentile direttore,
nel chiederle, in base all’articolo 8 della legge n. 47/1948, la pubblicazione della mia risposta alle affermazioni altamente lesive contenute nell’articolo dal titolo “Duro attacco di un giornale locale al M5S di Rocca di Papa, la replica”, non posso esimermi dal premettere che trovo alquanto anomalo (oltre che scorretto) che la sua testata abbia pubblicato una replica rivolta a un articolo apparso sulla versione cartacea della testata giornalista Il Segno. Buona norma vorrebbe che eventuali repliche vengano inviate alla stessa testata ma evidentemente il candidato dei 5 Stelle di Rocca di Papa, sig. Marco D’Antoni, ha preferito raccontare una serie di bugie alle quali mi trovo costretto a rispondere.
L’articolo non gradito al sig. D’Antoni fa parte di una serie di ritratti politici pubblicati sulla “Guida a uso a consumo dei lettori in vista delle elezioni comunali”, allegata al numero cartaceo di luglio (uscito sabato scorso) e, come si evince dalla premessa, è stato scritto dal sottoscritto. Dopo questa svista di D’Antoni, veniamo ora agli aspetti più gravi: le sue bugie.
La prima bugia: la testata giornalistica Il Segno non ha ricevuto alcuna richiesta di replica all’articolo contestato, né da parte del sig. D’Antoni né da parte dei 5 Stelle di Rocca di Papa. Attendiamo di sapere dove questa ipotetica richiesta di replica sia stata inviata. In quanto direttore responsabile di testata, quindi, non ho disatteso nessuna legge, come scritto dal sig. D’Antoni, secondo cui “Il Segno non ci ha concesso il diritto alla replica, contro la legge”. Un’affermazione, quest’ultima, molto grave per la reputazione del sottoscritto.
La seconda bugia: il sig. D’Antoni mente sia quando dice che il sottoscritto ha partecipato “ripetutamente” alle riunioni del metup locale, sia quando afferma che avrei poi rinunciato a entrare nel Movimento 5 Stelle. Personalmente ho partecipato a tre incontri del metup di Rocca di Papa nei quali si affrontava il tema dei tralicci radio-tv di monte Cavo vetta (un quarto incontro a cui partecipai si svolse a Monte Porzio Catone, e anche in quella circostanza venni invitato per parlare della questione delle antenne). Il sottoscritto partecipò a 3 incontri del metup di Rocca di Papa SOLO perché invitato dal metup, il quale riteneva opportuna la mia partecipazione visto che mi occupo del problema-antenne dal 1989 (avevo 20 anni) e che quindi avrei potuto rispondere alle loro domande e dubbi su questa questione specifica. Credo di essere il giornalista dei Castelli Romani che si è più occupato della vicenda di monte Cavo, producendo articoli e inchieste giornalistiche che mai erano state fatte in precedenza. Affermare, dunque, che il sottoscritto ha partecipato a questi incontri in quanto aspirante aderente al metup locale è una menzogna. Così 2
come il fatto che avrei rinunciato a iscrivermi al metup di Rocca di Papa per questioni di opportunità. Il sottoscritto non ha aspirazioni politiche di alcun tipo, essendo impegnato da 19 anni nella direzione di un mensile locale, Il Segno, che ha fatto e fa della sua libertà e indipendenza dalla politica le colonne portanti della sua informazione. Vero è che in passato il sig. D’Antoni mi ha proposto varie volte di candidarmi, richiesta che ho sempre rifiutato con la solita frase, quella che uso abitualmente quando qualche politico (non è certo la prima volta) cerca di coinvolgermi in questioni di partito: “La politica non mi interessa, io faccio il giornalista: cominciamo dal fatto che ognuno deve fare quello che sa fare e io sono un giornalista perché so fare solo questo”. Il Segno, infatti, è uno dei pochi giornali cartacei dei Castelli Romani che, malgrado la crisi che ha colpito il settore, riesce ancora a stampare la sua versione cartacea, proprio grazie all’impegno di tanti collaboratori, i quali sanno benissimo che nel Segno c’è una regola basilare: chi fa politica non può far parte della redazione. In quelle riunioni citate da D’Antoni, peraltro, era presente anche l’Avv. Brancaccio, avvocato che segue le vicende degli “antennari” dal punto di vista professionale. L’Avv. Brancaccio, con cui ancora oggi mi sento regolarmente per avere informazioni utili sulla vicenda dei tralicci radio-tv di Rocca di Papa, suppongo venne invitato per lo stesso motivo per cui invitarono me e non certo perché era un aderente 5 Stelle.
Il diritto di critica. Nello scrivere l’articolo, il sottoscritto ha usufruito del suo diritto di cronaca ma soprattutto del suo diritto di critica. In un paese normale sono i giornalisti che parlano dei politici e non i politici che parlano dei giornalisti. Il sig. D’Antoni a sua difesa cita il fatto che lui non si è mai candidato in altri partiti. Cosa che il sottoscritto non ha mai scritto. Nell’articolo, invece, ho ricostruito sinteticamente le sue posizioni politiche in quanto responsabile/portavoce del metup locale. Basta seguire i suoi post pubblici degli ultimi anni per dimostrare semplicemente ciò che ho scritto: “salta di qua e di là manco fosse una rana” con elogi a questo e a quell’esponente politico, salvo poi a distanza di qualche settimana insultare pesantemente gli stessi. E dopo qualche settimana tornare di nuovo a elogiarli. Abbiamo una collezione di queste sue uscite politiche, e su queste ho basato le mie considerazioni sul suo modo di fare politica. Da cui il diritto di critica.
Il Senatore Dessì. Circa il fatto che sia stato il senatore Dessì a proporlo come candidato, è una mia considerazione, perché a Rocca di Papa (guarda alle volte il caso) il più fedele al senatore di Frascati è sempre stato lui, Marco D’Antoni. E lui è il candidato a sindaco!
Il clan familistico. Il sig. D’Antoni, inoltre, gioca sull’equivoco, facendo credere che nell’articolo io abbia scritto che i suoi familiari sono candidati alle elezioni comunali. Scusi sig. D’Antoni, dove l’ha letto? Io ho scritto che lei ha fatto diventare i 5 Stelle un “clan familistico”, visto che alle poche iniziative pubbliche da lei promosse erano presenti quasi esclusivamente i suoi parenti, compresi i banchetti in piazza organizzati in alcune occasioni, dove il parentado vario era quasi la sola risorsa umana presente.
Per quanto riguarda il metup di Rocca di Papa, confermo che i grillini roccheggiani allontanatisi dal movimento negli ultimi cinque anni, sono stati a decine.
Mi scuso con lei direttore per la lunghezza del mio intervento, ma le menzogne dette pubblicamente dal sig. D’Antoni non potevano rimanere senza risposta. Aggiungo, infine, che l’affermazione secondo cui il sottoscritto ha disatteso la legge sulla deontologia professionale non pubblicando la replica del sig. D’Antoni (mai arrivata) sarà oggetto di una mia querela perché altamente lesiva della mia professionalità esercitando il ruolo di direttore responsabile da tanti anni. La ringrazio per lo spazio concessomi e le auguro buon lavoro.
Andrea Sebastianelli
Direttore Responsabile della testata giornalistica Il Segno
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