Anche a Marino arriva il Mercato Contadino. L’Assessore alle Attività Produttive, Ada Santamaita ha presentato…
Aggressione Santamaita: cosa stiamo facendo diventare Marino?
07/08/2019Questo articolo è stato letto 2668 volte!
Dopo l’aggressione all’Assessore Santamaita, sono d’obbligo alcune considerazioni sui marinesi e su come è ridotto il nostro paese.
In questa settimana molti sono stati gli argomenti che hanno stimolato questa riflessione, diversi tra loro, ma tutti con un tratto comune: cosa stiamo facendo diventare Marino?
L’Editoriale di Francesca Marrucci
La notizia è di quelle che, in un caldo pomeriggio estivo di paese, rimbalzano veloci nei bar, nelle piazze e nell’era digitale, anche nei gruppi Whatsapp e sui social: l’Assessore Ada Santamaita è stata aggredita da un noto commerciante di Marino Centro in Comune ieri mattina.
A quanto si legge dal comunicato dell’Amministrazione, la causa scatenante è una licenza, ma quello che emerge chiaramente per la prima volta nero su bianco è uno status che caratterizza da sempre Marino: “…un individuo che in evidente stato di alterazione rivendicava follemente il suo esclusivo diritto di decidere chi dovesse aprire delle attività commerciali nel Centro Storico di Marino, opponendosi violentemente al rilascio di autorizzazioni verso altro cittadino…”
Sembra la trama di un romanzo di Lucarelli e invece è la realtà di un paese in cui una delle cause per la stagnazione e l’arretratezza del commercio è proprio questa mentalità da feudatari che in passato ha provocato l’anticipata chiusura di non pochi esercizi commerciali.
Sin da bambina ricordo raccolte di firme per far chiudere questo o quell’altro negozio, boicottaggi vari ai danni di uno o più commercianti, in una sorta di assurdo protezionismo che con i decenni e incontrando la crisi economica ha provocato il disastro e la devastazione che abbiamo davanti oggi.
Io, nipote di commercianti, ne ho sentite di tutti i colori in un paese che pensava di essere immune ad ogni tipo di recessione, che credeva ciecamente alla favoletta della ‘Cenerentola dei Castelli Romani’ e intanto andava a comprare ‘fuori’ per i motivi più assurdi: ‘Io a Marino nun compro perché nun tenno da sapè come spenno i sordi mii’, ‘A Marino nun ce spenno che io i sordi a quissi nun ce li faccio fa’ e via di seguito.
In quanti abbiamo sentito queste frasi in questi anni?
La verità è che Marino, prigioniera torturata dalla mentalità marinese, ha iniziato negli anni ’70 un inesorabile declino che non solo non si è mai fermato, anzi, ha accelerato negli ultimi 20 anni.
La stessa assessora aggredita lamentava da commerciante, a ragione, anni fa come mancasse innovazione, modernità, gusto nel mettere negozi che davvero attraessero l’attenzione, e la conflittualità, più che la collaborazione, che caratterizza da sempre i commercianti divisi oggi in ben tre categorie a Marino Centro, per un totale di una trentina di attività, la dice lunga.
Poi se qualcuno pensa di poter spadroneggiare e addirittura decidere per tutti, come succede da anni, e magari non trova un’amministrazione consenziente, si arriva all’aggressione e anche in questo Marino non è nuovo a queste vicende.
Siamo il paese in cui un sindaco è stato preso a schiaffi, ad un Presidente del Consiglio Comunale venne tirata una bottiglia d’acqua addosso o quello in cui ad un Sindaco, nella prima seduta di insediamento, un sostenitore frustrato in attesa di un assessorato faceva il segno del taglio della gola davanti a tutti. Un paese tranquillo. Brava gente. Avvezza al dialogo.
Non importa quale sia il tema del contendere: l’urbanistica, il commercio, i lavori pubblici, le reazioni dei marinesi sono dettate da un’implicita convinzione che possono permettersi tutto impunemente. Come si dice? ‘Roma caput mundi e Marini pe’ secundi’ e questo detto la dice lunga sull’arroganza del marinese, che troverà sempre un terzo a cui dare la colpa di come ha ridotto questo suo paese, degradato nelle strade, nei vicoli, nella mentalità e negli atteggiamenti.
L’aggressione ad Ada Santamaita è figlia di questo Medioevo mai finito che pervade le nostre vite e che continua a permettere scempi ignobili come quello della scorsa settimana che ha visto murare una bifora medievale nel Centro Storico, che continua a far gettare immondizia fuori dai cassonetti o colora Via Cavour di volantini commerciali buttati in terra perché non graditi dagli abitanti della via, che fa rubare fiori e piante dalle aiuole pubbliche, e così potremmo continuare a riempire pagine intere.
La mancanza di rispetto per un paese si traduce in mancanza di rispetto per i suoi stessi abitanti e, in sostanza, per noi stessi. Un concetto troppo profondo da capire per qualcuno.
Ma certo, qualcuno potrà dire che dal paese famoso nei secoli passati per le pistole che fanno ‘e vòtate, per le linee a terra fatte con i coltelli che provocavano senza alcun motivo una ‘spanzata’ al malcapitato che per sventura la calpestasse, per i roccamboleschi furti ai nobili che transitavano sulla Maremmana, non ci si poteva aspettare di più. Ed è qui lo sbaglio.
Se smettiamo di volere il meglio, di cercarlo e di operare, ognuno nel suo piccolo, perché questo paese smetta questo circolo involutivo, la colpa è nostra anche se non abbiamo aggredito nessun assessore.
Se finalmente la smettessimo di credere che Marino è il migliore dei mondi possibile, che sono i ‘furastieri’ che lo rovinano, che le cose non potranno andare peggio, forse avremmo ancora una speranza di recuperare.
Se invece continuiamo a tollerare atteggiamenti e mentalità mafiose, continueremo ad essere tutti vittime e carnefici e su un terreno di guerra continuo dove non crescerà più niente.
Tranne le erbacce, ovvio.
Leggi: Marino, aggredita l’Assessora Santamaita per un rilascio di licenza
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Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
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Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.