Terzo appuntamento con il Caffè Letterario Stasera, venerdì 22 marzo alle ore 18,00, presso il…
Intervista esclusiva a Davide Camarrone. Tempesta metafora della realtà
26/03/2019Questo articolo è stato letto 1707 volte!
Abbiamo incontrato Davide Camarrone per parlare del suo libro Tempesta, metafora della realtà attuale, che partendo dall’omonima opera shakespeariana, ripercorre l’odissea delle migrazioni nel Mediterraneo.
“Le migrazioni sono un criterio interpretativo del contemporaneo. La sola emergenza riguarda il fatto che ci sia molta gente che non ha nessuna idea di ciò che sta accadendo.”
di Flavio Silvia
Durante il Caffè Letterario, organizzato dal Comitato Preziosa Pantelleria, tenutosi lo scorso venerdì 22 marzo nel Castello Barbacane di Pantelleria, l’autore del libro Tempesta, Davide Camarrone, ha presentato ai panteschi la sua opera. Nell’occasione, in esclusiva per Pantelleria — Punto a Capo Online, abbiamo rivolto delle domande allo scrittore, nonché giornalista siciliano.
Il tema del viaggio è un tema molto ricorrente nella scrittura. Cosa rappresenta per lei il tema del viaggio in questo libro?
È un viaggio alla riscoperta delle nostre radici, perché noi siamo il viaggio. Abbiamo paura del viaggio quando dimentichiamo chi siamo, da dove veniamo, dimentichiamo di essere delle personalità complesse, di essere un popolo che ha dentro di sé il segno di tanti viaggi, tante migrazioni. È una fortuna possedere un’identità molteplice, ma è una grande disgrazia perdere la memoria.
Essendo Tempesta una chiara rappresentazione della realtà attuale, qual è il suo punto di vista su quella che viene detta da molti ‘l’emergenza immigrazione’? Cosa vuol dire accoglienza per lei?
La sola emergenza riguarda il fatto che ci sia molta gente che non ha nessuna idea di ciò che sta accadendo: non siamo in emergenza! È un processo di scambio di relazione che non è altro che l’intera storia dell’umanità. Noi proveniamo da luoghi lontani, abbiamo camminato lentamente per generazioni da un luogo ad un altro, poi le migrazioni si sono fatte più intense e abbiamo creato un mondo rapidissimo.
Cosa pensavamo? Che creare una velocità così elevata di comunicazioni fisiche ed immateriali non determinasse un’ulteriore accelerazione dei processi migratori, che sono antichi come l’umanità? Ci stupiamo dell’avere modificato il mondo?
Abbiamo semplicemente paura, molti di noi, di ciò che non riusciamo a capire e non li capiamo per pigrizia, per aver smesso di studiare il mondo e per aver pensato che si potesse sostituire il libro con uno smartphone. Paghiamo la nostra stupidità con un processo naturale che continua.
Ha lavorato con La Rete di Leoluca Orlando, oltre a collaborare con varie riviste impegnate nella lotta alla mafia e per la legalità. Quanto è ancora importante questo tema in Italia ed in Sicilia?
La lotta alla mafia è uno dei tanti modi possibili per cui la Sicilia può rendere omaggio alla sua storia. La mafia nasce in quest’isola al servizio di poteri che intendevano annullare le diversità.
I codici mafiosi, perfino gli antichi riti di Cosa Nostra, si possono ritrovare in quelle ritualità introdotte dall’antica Inquisizione che si stabilì nell’isola con il preciso intento di disfarsi da presenze ostili o ritenute tali, di religioni percepite come nemiche da abbattere.
In realtà, c’è in questa ricostruzione storica un diretto legame tra la nostra necessità di liberarci dal costume mafioso e quella di tornare a colorare le nostre strade dei popoli che le vivevano.
Come nasce il “Festival delle Letterature Migranti” di cui è ideatore?
Qualcuno ha pensato che le migrazioni fossero un problema, avendo pensato che fossero un piccolo evento o un fenomeno da studiare in laboratorio o un processo che prima o poi si sarebbe esaurito, non considerando che sono l’intera storia dell’umanità.
Le migrazioni sono un criterio interpretativo del contemporaneo.
Pensavamo che con la morte delle ideologie non avremmo più trovato uno strumento di interpretazione. Le migrazioni ci aiutano, perché sono le migrazioni fisiche che noi spieghiamo alla luce della nostra storia e poi ci sono le migrazioni immateriali che rendono il deserto di internet una foresta.
Se noi capiamo che nello scambio di culture possiamo crescere e recuperare un ruolo fecondo gli uni con gli altri nel garantire valori universali, di convivenza, di scambio e di pace, allora capiamo che le migrazioni immateriali correggono quella stortura che è una promessa non evasa. Internet non è la panacea di tutti i mali, anzi, rischia di consegnare alla solitudine ogni singolo fruitore di questo mondo illusorio che è il web, che sono i social che è la rete.
Le migrazioni, quindi, lo scambio concreto di esperienze, di conoscenze, anche di modalità narrative, la contaminazione tra modalità narrative differenti tra la scrittura e l’arte contemporanea, tra la musica e il teatro, tra il cinema di ieri nel grande schermo e quello di oggi nel piccolo schermo, quello di Netflix, ecco, questa relazione restituisce ad ognuno di noi la conoscenza dell’altro e il non avere paura dell’altro è il primo passo da fare in direzione della pace.
Tempesta, un messaggio di pace…
Quello di Davide Camarrone si conferma un messaggio di pace. Una visione che apparentemente sembra utopica, impossibile, ma che ci vuol dire che per cambiare tutto basta attuare un processo di riconoscimento individuale, che punti ad avere rispetto l’uno dell’altro.
Conoscere il prossimo vuol dire imparare a conoscere sé stessi. Tendere una mano a chi è meno fortunato di noi è il primo passo verso la vera pace. La nostra è una pace apparente, composta di morti in mare, di porti chiusi e di muri innalzati che sono un ostacolo, una divisione che l’uomo non può permettersi di avere. La divisione non è pace.
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Sono il corrispondente di Punto a Capo per la Regione Sicilia, in particolare, per l‘isola di Pantelleria. Affronto le maggiori tematiche riguardanti il mio territorio, portando le notizie siciliane anche fuori dall’isola.
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