L’Editoriale. Black Block: quelli che vogliono che tutto resti uguale.

L’Editoriale. Black Block: quelli che vogliono che tutto resti uguale.

17/10/2011 10 Di Francesca Marrucci

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di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

Uno spet­tro si aggi­ra per l’Eu­ro­pa. Ha fat­to dan­ni un po’ dovun­que, ma in Ita­lia s’è lascia­to die­tro anche mor­ti. Tor­na la sta­gio­ne dei black blocks (meglio scri­ver­lo con la K), for­ti di una pri­ma­ve­ra di scon­ten­to mai pla­ca­ta nel nostro Pae­se, che si è ulte­rior­men­te raf­for­za­ta gra­zie alla cri­si glo­ba­le e le scel­te scel­le­ra­te dei gover­ni degli ulti­mi anni.

Le cose nel mon­do non van­no bene, o alme­no non van­no bene per la stra­gran­de mag­gio­ran­za del­la popo­la­zio­ne, pri­va­ta gra­dual­men­te ma ine­so­ra­bil­men­te dei dirit­ti fon­da­men­ta­li: lavo­ro, istru­zio­ne, salu­te, e quin­di digni­tà e pos­si­bi­li­tà di soprav­vi­ve­re. Al letar­go ras­se­gna­to del­le gene­ra­zio­ni over50 che in altre epo­che furo­no ispi­ra­tri­ci di rivo­lu­zio­ni, rispon­de la con­sa­pe­vo­lez­za feri­ta e, appun­toin­di­gna­ta dei gio­va­ni, che si sono final­men­te resi con­to che il futu­ro è diven­ta­to più che incer­to, il futu­ro è diven­ta­to cer­ta­men­te dif­fi­ci­lis­si­mo.

E men­tre una pic­co­la par­te del­la popo­la­zio­ne si stres­sa pre­oc­cu­pan­do­si di dove fare il par­ty di com­plean­no da 2000 invi­ta­ti o dove ormeg­gia­re la bar­ca da favo­la, la mas­sa non dor­me la not­te cer­can­do di tro­va­re una solu­zio­ne per arri­va­re a fine mese.

Di chi è la col­pa di ciò? Sem­bre­rà reto­ri­ca, ma è asso­lu­ta­men­te vero (stu­di uni­ver­si­ta­ri lo dimo­stra­no ovun­que, così come esi­mi eco­no­mi­sti gri­da­no allar­ma­ti da decen­ni), la col­pa è del­la spe­cu­la­zio­ne finan­zia­ria, di un mon­do costrui­to su sol­di ‘vir­tua­li’, capa­ci però di met­te­re in ginoc­chio inte­re nazio­ni. Ma la ‘spe­cu­la­zio­ne finan­zia­ria’ non è un’en­ti­tà astrat­ta, un UFO, ogget­to volan­te non iden­ti­fi­ca­to: si iden­ti­fi­ca e come, per­ché ogni cosa che esi­ste in eco­no­mia è sta­ta crea­ta ed è gesti­ta dal­l’uo­mo.

Quin­di ecco per­ché si pun­ta il dito sul­le ban­che, ter­mi­na­le ulti­mo di que­sto siste­ma finan­zia­rio, quel­lo ‘visi­bi­le’ al cit­ta­di­no, poi alle bor­se, ago­rà dove i gran­di grup­pi inter­na­zio­na­li che deten­go­no il pote­re eco­no­mi­co trans­na­zio­na­le (cioè, su più di una nazio­ne) si con­fron­ta­no, si fan­no la guer­ra, incu­ran­ti del­le con­se­guen­ze del­le loro scel­te sul­le popo­la­zio­ni e a tan­to altro anco­ra che sfug­ge alla per­ce­zio­ne del cit­ta­di­no comu­ne pro­prio per­ché non è dato ai sem­pli­ci mor­ta­li capi­re tali e tan­ti mec­ca­ni­smi che deci­do­no a prio­ri se in Gre­cia la gen­te deve fare la fame o se in Ita­lia si devo­no crea­re più disoc­cu­pa­ti che occu­pa­ti.

Tut­to qui: le gran­di paro­le che vedia­mo in que­sti gior­ni sui gior­na­li, default (che for­se sarà più fami­lia­re a chi usa un com­pu­ter con acce­zio­ne simi­le), spread, e così via sono solo paro­le che cer­ca­no di far capi­re cosa sta suc­ce­den­do in que­sto mec­ca­ni­smo, ma visto quel­lo che dice la gen­te comu­ne se inter­ro­ga­ta in pro­po­si­to, non ci rie­sco­no gran­ché. La gen­te nei bar ti dice: “Ma che ne so, so solo che ste ban­che si stan­no ruban­do i sol­di alla pove­ra gen­te!”, con­cet­to base, ridut­ti­vo for­se, ma non così sba­glia­to per­ché figlio di una sto­ria, di con­cet­ti già visti e vis­su­ti.

E la poli­ti­ca che fa in que­sta situa­zio­ne? Dap­per­tut­to, come in Ita­lia (anche se noi dob­bia­mo sem­pre distin­guer­ci in peg­gio), fa fin­ta di nien­te, per­ché quel­lo stes­so pote­re finan­zia­rio è quel­lo che muo­ve e finan­zia la poli­ti­ca e soprat­tut­to, i poli­ti­ci. Se qual­cu­no, a destra o sini­stra, vi rac­con­te­rà il con­tra­rio, non cre­de­te­gli: o è un pove­ro illu­so o è in mala­fe­de. Chi non ha appog­gi finan­zia­ri, in poli­ti­ca, non è in gra­do di espri­me­re rap­pre­sen­tan­za elet­ta, sia ben chia­ro, in spe­cie con que­sto capo­la­vo­ro di leg­ge elet­to­ra­le e con il siste­ma mag­gio­ri­ta­rio. Ecco per­ché poi ci sono tan­ti scan­da­li su gen­te che pren­de maz­zet­te da tut­te le par­ti: que­sto è il siste­ma. Ecco per­ché poi il popu­li­smo che vuo­le che i poli­ti­ci ‘sia­no tut­ti ugua­li’ è cre­sciu­to espo­nen­zial­men­te in que­sti ulti­mi anni. Soprat­tut­to per­ché i par­ti­ti, con i vari scan­da­li, non han­no fat­to altro che raf­for­za­re que­sta idea, com­pli­ce una pas­si­vi­tà e un’au­to­re­fe­ren­zia­li­tà che ha esclu­so del tut­to la gen­te comu­ne.

Le gio­va­ni gene­ra­zio­ni, inve­ce, il mec­ca­ni­smo lo cono­sco­no meglio, pri­mo per­ché lo stu­dia­no nel­le uni­ver­si­tà o nei loro stes­si posti di lavo­ro (quan­do ce li han­no), secon­do per­ché vivo­no sul­la loro pel­le le con­se­guen­ze di que­sto siste­ma. La sto­ria anche qui la cono­scia­mo bene, ed ha del­le paro­le chia­ve già tri­ste­men­te patri­mo­nio comu­ne: pre­ca­rie­tà a vita, insi­cu­rez­za, disoc­cu­pa­zio­ne, nes­su­na pen­sio­ne, nes­su­na tute­la, cas­sa inte­gra­zio­ne (quan­do si è for­tu­na­ti).

Allo­ra, final­men­te, comin­cia­no a lamen­tar­si, comin­cia­no a scal­cia­re, comin­cia­no a con­si­de­ra­re l’i­dea che non deve esse­re per for­za così, che la ras­se­gna­zio­ne è la mor­te del­la spe­ran­za e del­la vita. E in tut­to il mon­do s’al­za­no in pie­di e for­se per la pri­ma vol­ta nel­la loro gio­va­ne vita, dico­no NO, dico­no che voglio­no di meglio da chi li rap­pre­sen­ta ai gover­ni, che voglio­no ras­si­cu­ra­zio­ni sul loro futu­ro, che han­no dirit­to ad una vita, a dirit­ti e ad un futu­ro anche se non sono figli di papà.

Salu­to, da sem­pre, con bene­vo­len­za, le pre­se di coscien­za dei gio­va­ni, per­ché rap­pre­sen­ta­no la nostra uni­ca spe­ran­za per il futu­ro. Le vec­chie gene­ra­zio­ni, in par­la­men­to e non, com­pli­ce un moto egoi­sta che ha pen­sa­to bene di pren­der­si tut­to e subi­to sen­za costrui­re, han­no fal­li­to mise­ra­men­te e in una cosa sola sono ben riu­sci­te: garan­tir­si un flo­ri­do pre­sen­te ed un inte­res­san­te futu­ro, ma cir­co­scrit­to all’am­bi­to fami­lia­re e del­le ami­ci­zie ser­vi­zie­vo­li, oltre, ovvia­men­te, a distrug­ge­re le pro­spet­ti­ve di svi­lup­po futu­ro per tut­ti gli altri.

Allo­ra ben­ven­ga­no i ragaz­zi che scen­do­no in piaz­za, che si accam­pa­no nei luo­ghi chia­ve del pote­re, per recla­ma­re un futu­ro, una spe­ran­za.

Ma men­tre que­sti, paci­fi­ca­men­te, gri­da­no al mon­do la loro rab­bia e la loro richie­sta di cam­bia­men­to, di alter­na­ti­va, arri­va­no loro. I BB, i Black Blocks, la Ban­da Bas­sot­ti dei movi­men­ti di pro­te­sta. Gli imbe­cil­li.

E che si dica e a gran voce: delin­quen­ti, imbe­cil­li e loro sì, schia­vi del siste­ma, che con le loro ‘guer­re’ con­tro chi non si sa (la pove­ra gen­te che vive nel­le vie in cui sfi­la­no i cor­tei? Gli altri mani­fe­stan­ti? I poli­ziot­ti o i Cara­bi­nie­ri che gua­da­gna­no due lire al mese?) otten­go­no il più fun­zio­na­le dei risul­ta­ti: la pro­te­sta e la pro­po­sta del movi­men­to non pas­sa, pas­sa­no solo i loro atti vio­len­ti. La veri­tà è che la loro guer­ra è solo con­tro chi pro­va a cam­bia­re le cose, a recla­ma­re i pro­pri dirit­ti.

Chis­sà se se ne ren­do­no con­to. Non lo so. Dal­le cose che scri­vo­no e dal­le dichia­ra­zio­ni che rila­scia­no mi sem­bra­no dei paz­zi esal­ta­ti, luci­di solo in una cosa: tec­ni­che di guer­ri­glia urba­na. Il resto sono tito­li di gior­na­li ripe­tu­ti a pap­pa­gal­lo, slo­gan uto­pi­ci, nien­te pro­po­ste: sono super­flue, l’im­por­tan­te è sfa­scia­re tut­to. In cosa con­si­sta il tut­to, se rap­pre­sen­ti dav­ve­ro un obbiet­ti­vo di ‘siste­ma’ (come una ban­ca) o quel­lo che capi­ta (come un’au­to in sosta, un super­mer­ca­to, un grup­po di mani­fe­stan­ti), poco impor­ta. Brac­ca­re un blin­da­to con 6 cara­bi­nie­ri den­tro e cer­ca­re di far­li mori­re bru­cia­ti non può pas­sa­re per un atto di pro­te­sta. E’ ten­ta­ta stra­ge. Se qual­cu­no la defi­ni­sce diver­sa­men­te, ne è com­pli­ce.

Gli scon­tri con le for­ze del­l’or­di­ne ci devo­no esse­re, è qua­si una paro­la d’or­di­ne, per­ché in un cli­ma di ten­sio­ne e peri­co­lo, anche le for­ze del­l’or­di­ne diven­ta­no par­te del gio­co, il gio­ca­to­re avver­sa­rio che per­met­te al gio­co del­la guer­ra di fun­zio­na­re. E allo­ra la vio­len­za diven­ta la padro­na e carat­te­riz­za anche i com­por­ta­men­ti di chi ti dovreb­be tute­la­re. Anche se saba­to, il modus ope­ran­di del­le for­ze del­l’or­di­ne è sta­to diver­so (tran­ne alcu­ne depre­ca­bi­li ecce­zio­ni), come ammes­so dagli stes­si par­te­ci­pan­ti, il pro­ble­ma rima­ne lo stes­so: si cer­ca­va pale­se­men­te la guer­ri­glia.

Mai vor­rei fare il poli­ziot­to o il cara­bi­nie­re in que­ste situa­zio­ni. Ci sono cose più gran­di di noi, crea­te ad hoc da altri, in cui noi non con­tia­mo più. Ci sono momen­ti in cui un ragaz­zo paci­fi­co come Car­lo Giu­lia­ni si tro­va a tira­re un estin­to­re e uno come Mario Pla­ca­ni­ca, cara­bi­nie­re di leva, a spa­rar­gli in fac­cia. Non ci fos­se sta­ta quel­la piaz­za, in quel momen­to, maga­ri que­sti due sareb­be­ro per­si­no potu­ti esse­re ami­ci. Se c’è chi si auspi­ca che quel­la piaz­za e quei momen­ti per­si­sta­no è un ter­ro­ri­sta.

Que­sta è gen­te vigliac­ca, che si masche­ra, che ha come uni­co sco­po distrug­ge­re quel­lo che gli altri cer­ca­no di costrui­re, per­ché è più como­do che tut­to resti così, anzi che tut­to dege­ne­ri in un cli­ma sem­pre più esa­spe­ra­to. Per­ché nel­la dispe­ra­zio­ne e nel disor­di­ne anche i fal­li­ti a cui è rima­sto solo un pas­sa­mon­ta­gna ed un san­pie­tri­no da tira­re, pos­so­no per­si­no emer­ge­re. Quin­di: casi­no! Per­ché tut­to deve rima­ne­re così, nien­te deve cam­bia­re.

In un mon­do visto da die­tro un pas­sa­mon­ta­gna nero, la spe­ran­za non tro­va posto.

Però mi rifiu­to di ras­se­gnar­mi anche a que­sta idea: che le spe­ran­ze, le pro­po­ste, sia­no asfis­sia­te dal fumo nero di un’au­to in fiam­me, sia­no distrut­te da una lapi­da­zio­ne sen­za sen­so. E allo­ra fac­cio una pic­co­la pro­po­sta, pren­den­do l’e­sem­pio del ser­vi­zio d’or­di­ne del­la Cgil che saba­to, dov’e­ra atti­vo ha allon­ta­na­to, anche in malo modo (sem­pre trop­po poco) i Black Block. E trag­go ispi­ra­zio­ne dal­le paro­le di un BB inter­vi­sta­to dal­la Repub­bli­ca, che bene ren­de l’i­dea del­la scel­le­ra­ta paz­zia che alber­ga in que­sti delin­quen­ti (LEGGI QUI): non lascia­mo il com­pi­to di com­bat­te­re que­sta ‘loro guer­ra’ alle for­ze del­l’or­di­ne, non per­met­tia­mo a que­sti fol­li di distrug­ge­re le idee, le spe­ran­ze di que­ste gene­ra­zio­ni.

Loro sono orga­niz­za­ti? Orga­niz­zia­mo ser­vi­zi d’or­di­ne alter­na­ti­vi, sugli stes­si sche­mi lun­go tut­ti i cor­tei, come si face­va una vol­ta, pro­prio a tute­la dei par­te­ci­pan­ti, pri­ma di tut­to, e dei luo­ghi in cui si sfi­la.

Ser­vi­zi d’or­di­ne che non devo­no por­ta­re i guan­ti, però. Per­ché non voglia­mo più vede­re le sce­ne come al G8 di Geno­va dove i boy scou­ts pro­va­va­no a fer­mar­li e veni­va­no pre­si a spran­ga­te. Non può fun­zio­na­re così. Il ser­vi­zio d’or­di­ne dev’es­se­re ade­gua­to al peri­co­lo. Le sce­ne di alcu­ni di que­sti che si avven­ta­va­no con­tro i sin­da­ca­li­sti che cer­ca­va­no di scac­ciar­li urlan­do: ‘Uè bam­ba (bam­ba, che paro­la è???) met­ti giù le mani che t’am­maz­zo!”, non sono tol­le­ra­bi­li. Una vol­ta i ser­vi­zi d’or­di­ne ‘mena­va­no’, lo san­no bene quel­li che han­no fat­to le mani­fe­sta­zio­ni negli anni 70, ma gli scon­tri era­no tra fazio­ni oppo­ste, tra cor­tei che si incon­tra­va­no-scon­tra­va­no, non esi­ste­va gen­te che si infil­tra­va e face­va quel­lo che fan­no i Black Blocks.

Sic­co­me gli scon­tri tra cor­tei e diver­se fazio­ni, tran­ne qual­che epi­so­dio spo­ra­di­co e con nume­ri mol­to più con­te­nu­ti di par­te­ci­pan­ti, non esi­sto­no più, dato che il nemi­co ora non sta più ‘di fron­te’, ma attac­ca ai fian­chi, sarà bene dotar­si di una stra­te­gia difen­si­va ade­gua­ta che non per­met­ta a que­sti idio­ti di far del male e di vani­fi­ca­re mesi di lot­te paci­fi­che.

Il movi­men­to si autor­ga­niz­za? Bene, si autor­ga­niz­zas­se anche in que­sto, altri­men­ti, visto le inten­zio­ni futu­re pale­sa­te da que­sti sog­get­ti, è inu­ti­le pure con­ti­nua­re a pro­te­sta­re, per­ché se non si rea­gi­sce si fa il loro gio­co e il gio­co di quan­ti (e sono tan­ti e stan­no lì e gon­go­la­no), non aspet­ta­va­no altro per dare a tut­ti i mani­fe­stan­ti dei delin­quen­ti e per disto­glie­re l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca dal mes­sag­gio che i ragaz­zi vole­va­no dare.

Un impor­tan­te pas­so è sta­to fat­to saba­to, per la pri­ma vol­ta: c’è sta­ta rea­zio­ne inter­na con­tro que­sti imbe­cil­li. In que­ste ore sul web si sus­se­guo­no le pub­bli­ca­zio­ni di foto e video dei par­te­ci­pan­ti alla mani­fe­sta­zio­ne che mira­no a far rico­no­sce­re que­sta gen­te. Ecco, que­sta è una pri­ma, seria rispo­sta. Ma dev’es­se­re solo l’i­ni­zio. Poi ci si deve attrez­za­re vera­men­te. Per­ché si deve con­ti­nua­re a pro­te­sta­re, a chie­de­re cam­bia­men­ti, e non si può per­met­te­re a 10 imbe­cil­li vesti­ti di nero den­tro e fuo­ri, di rubar­ci l’u­ni­ca pos­si­bi­li­tà di ave­re un futu­ro ed una spe­ran­za.

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