Questo articolo è stato letto 220 volte!
In tempi di digitalizzazione e nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale sta trasformando il tessuto sociale, cambiando il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e ci relazioniamo col mondo. Se da una parte, può migliorare l’efficienza e la precisione in settori come sanità, trasporti, agricoltura, dall’altra pone grandi questioni etiche e di giustizia sociale. Le preoccupazioni principali riguardano la perdita di posti di lavoro, la sorveglianza di massa, l’esacerbazione delle disuguaglianze e la possibile creazione di Bias (algoritmi che possono riprodurre e aggravare discriminazioni preesistenti): criticità e problematiche importanti che non possono e non devono essere sottovalutati da politica e istituzioni. Prendiamo ad esempio il contesto del cambiamento climatico, dove l’IA offre opportunità e sfide. È uno strumento che può accelerare ricerca e sviluppo di soluzioni innovative, ma il suo utilizzo mal gestito può avere effetti collaterali, come un impatto ambientale negativo dovuto all’elevato consumo energetico di grandi modelli di IA. A livello normativo, la regolamentazione della intelligenza artificiale è ancora in una fase di sviluppo, ma alcuni progressi sono stati fatti. In Europa l’IA Act è in corso di approvazione per regolamentarne l’uso, limitando l’uso di sistemi ad alto rischio e promuovendo la trasparenza. Tuttavia, poche regolamentazioni ora collegano direttamente l’IA alla lotta al cambiamento climatico. Il Green Deal europeo insieme a normative globali, come l’accordo di Parigi, fornisce una cornice generale per “le riduzioni delle emissioni”, ma non affronta esplicitamente l’IA come strumento centrale nella lotta climatica. Tuttavia, diverse iniziative di aziende tecnologiche e startup stanno cercando di integrare la sostenibilità nell’IA, come Google che ha sviluppato modelli per ottimizzare i data center, riducendo l’uso di energia. Come concludere, dunque? L’IA ha un enorme potenziale nella lotta al riscaldamento globale, ma non ha una bacchetta magica. Può migliorare l’efficienza energetica, ottimizzare l’agricoltura, prevedere disastri naturali e supportare la transizione verso energie rinnovabili. Ma non può sostituire l’azione politica o risolvere il problema delle emissioni come con qualsiasi tecnologia, è cruciale un approccio olistico e regolamenti per assicurare che i benefici della IA siano massimizzati senza causare danni collaterali al clima e agli essere umani. Bisogna fare presto per disciplinare l’uso della IA: prevenire è meglio che curare”.
Così, in una nota, Carmela Tiso, portavoce nazionale del Centro Studi Iniziativa Comune
Related Images:
Classe ’82, giornalista pubblicista dal 2012, cronista di strada dal 2007, scrivo ormai da tempo di sport, politica, sociale e cultura. Attualmente collaboro con testate dei Castelli Romani e della Capitale, fornendo al contempo prestazioni e consulenze di comunicazione per numerose realtà territoriali, private e pubbliche. Laziale, teatrante, animale sociale, adoro viaggiare, conoscere e nutrirmi della diversità, del nuovo, dello sconosciuto.