Inviate le vostre segnalazioni a: redazione@paconline.it Flaviano Marrucci ci segnala la situazione dietro a Piazzale…
Marino sotterranea: presentata mappatura delle grotte
04/10/2024Questo articolo è stato letto 459 volte!
Marino Sotterranea: al Museo Civico presentato il lavoro di ricerca, censimento e mappatura del sottosuolo
di Anna Maria Gavotti
“Come c’è una Marino soprana, una città evidente, in superficie, popolata e alla luce del sole, così c’è altrettanto pari pari una Marino sotterranea, avvolta nel buio, silenziosa, sconosciuta ai più. Parliamo delle grotte, quelle artificiali scavate dall’uomo nel corso dei secoli” così ha esordito lo storico Ugo Onorati nel suo intervento di apertura della Conferenza “Marino sotterranea, il regno di Bacco” che si è tenuta il 2 ottobre 2024 presso il Museo Mastroianni di Marino nell’ambito delle iniziative previste per la 100^ Sagra dell’Uva.
L’evento rientra nelle iniziative programmate dal Comune di Marino per la 100^ Sagra dell’Uva ed è stato curato dall’Archeoclub Colli Albani presieduta da Fabiana Giansanti.
Nel corso della serata, alla quale hanno presenziato il Sindaco Stefano Cecchi e l’Assessore alla Cultura Pamela Muccini, è stato presentato a cura di Matteo Giansanti il lavoro di ricerca, censimento e mappatura del patrimonio ipogeo di Marino iniziato dall’Archeoclub Colli Albani il 21 novembre 2021 in collaborazione con il dottor Michele Caponero dell’Istituto di Ricerca E.N.E.A. di Frascati.
Ugo Onorati: grotta come simbolo di vita
“Nell’antichità le grotte erano ipogei per osservare culti misterici – afferma Ugo Onorati – o per più intime assemblee di oranti, catacombe per sepolture in economia, gallerie per fuggire o per raggiungere nemici, tunnel per ovviare in basso l’ascesa su lunghi percorsi montuosi, caverne per abitazioni protette nel sasso. Grotta contiene il concetto di nascondere o di essere nascosta, quindi di occulto alla vista, di protetto. Utilizzando il sinonimo sotterraneo Allora il rimando allude anche al segreto, all’azione coperta, alle trame. Ma qui parliamo di scavo, cava e cavità, fatto per proteggere, per conservare, soprattutto il vino.
Grotta intesa come simbolo di vita, perché no? L’antro, la caverna rappresentano il luogo oscuro da cui si nasce. Nelle grotte si rimetteva fino a qualche decennio fa il vino per meglio conservarlo al riparo dalla luce eccessiva e dal calore della stagione canicolare. La grotta come luogo di vita per quanti sono scampati alla furia della guerra, rifugiati in un sottosuolo divenuto grembo accogliente. Ma anche per la vita del vino. Dalle grotte nel tempo si sono ricavati umili materiali pozzolanici utili all0edificazione di case, mura, torri e castelli in superficie. La grotta poi per la sua temperatura e umidità pressoché costanti era una dispensa per conservare i cibi, le bevande, e perfino neve ghiacciata che vi veniva stipata d’inverno. Poi dalla fine degli anni ‘50 le grotte sono state quasi simultaneamente abbandonate e perfino dimenticate, a causa delle mutate tecnologie di produzione del vino così come le modalità tradizionali di conservazione”.
Ma quanto sono estese queste gallerie?
Onorati dice che è difficile dirlo perché sono state scavate senza un progetto, empiricamente, spesso si sovrappongono e si intersecano in un labirinto percorso senza fine. Anni fa interpellò un docente di geologia dell’Università La Sapienza di Roma proprio per effettuare una mappatura del sottosuolo mediante un sistema di rilevamento basato sulla microgravimetria. Ne venne fuori che il sottosuolo del centro storico di Marino si estenderebbe per una lunghezza compresa tra i 5 e i 10 km.
“Le grotte rappresentano oggi per tutti noi un giacimento di dati e informazioni da rilevare e studiare – ha precisato ancora Onorati — in primis per questioni di sicurezza derivanti da possibili cedimenti delle volte e allagamenti delle cavità; quindi per la conoscenza geologica, archeologica, storica e perfino biologica.
In particolare risultano di grande interesse le acquisizioni di carattere scientifico di carattere stratigrafico e dei materiali accumulatisi in questa parte del grande edificio del Vulcano Laziale. Il rinvenimento di manufatti di varie epoche abbandonati in loco; la comprensione dello sviluppo del centro urbano in base alla disposizione delle fondamenta di mura, torri, edifici ottenibile dall’osservazione in loco e dal confronto per sovrapposizione tra la pianta della città e la mappa del sottosuolo; le testimonianze del vissuto nelle grotte come i segnali direzionali dipinti a calce sulle pareti per gli sfollati dell’ultima guerra o come alcuni ambienti apparentemente destinati a riunioni segrete; la presenza di muffe, licheni, funghi in assenza quasi totale di attività fotosintetica.
I vari usi della Marino Sotterranea
Di fatto le grotte hanno rappresentato per l’economia marinese nel corso dei secoli un pendant di non trascurabile importanza dell’attività vinicola, accanto all’altra industria caratteristica di Marino che è stata fin dall’antichità l’estrazione del peperino.
Oggi le grotte sono un patrimonio pubblico inutilizzato, tranne un caso di coltivazione di funghi commercializzati con successo da privati e le visite turistiche gestite dall’Archeoclub. Alcune grotte sono state utilizzate per una mostra permanente di vini nel 1999, per rappresentazioni teatrali, per l’esposizione di presepi e di svariate scenografie, per esplorazioni speleologiche in piano. Spazi sconfinati, affascinanti e suscettibili di continue sorprese possono prestarsi a innumerevoli iniziative e attività. Per tutto ciò la riappropriazione materiale e culturale delle grotte non può che passare attraverso questa indispensabile e prioritaria opera di mappatura del sottosuolo”.
Matteo Giansanti: la storia dell’Archeoclub
La relazione centrale è stata tenuta da Matteo Giansanti che ha curato anche ricerche e testo della brochure distribuita ai presenti, un abstract della pubblicazione che a breve sarà edita dall’Archeoclub Colli Albani.
Interessante l’excursus storico delle tappe che hanno focalizzato l’attenzione sul sottosuolo marinese con l’avvio di studi e ricerche.
Si parte dal 1962 con il fortuito ritrovamento del Mitreo proprio a seguito di lavori di realizzazione di una grotta vinaria, pertinente ad una cantina del centro storico della città.
Poi tra il 1973 e il 1983 con i lavori di restauro dell’ex Chiesa di Santa Lucia nel quartiere medievale dove al di sotto della navata centrale venne trovata una grande cisterna a pilastri costruita tra il I e il II sec. d.C. Poi ancora nel 1982 l’arch. Vincenzo Antonelli rintracciò nel quartiere medievale di San Giovanni la presenza di un’altra cisterna scavata nella roccia senza la presenza di strutture murarie, probabilmente una costruzione pubblica di particolare pregio.
Infine, nel 1999 con l’apertura del “Museo in grotta” da parte della Pro Loco di Marino un doppio percorso museale nei sotterranei di Palazzo Colonna: “Memorie di guerra” e “Vita Vitis”.
Per arrivare al 2012 quando con i fondi arrivati dall’Unione Europea fu possibile per il Comune di Marino riqualificare i percorsi sotterranei con la realizzazione di “Marino sotterranea” che prevedeva due circuiti sotterranei di palazzo Colonna e palazzo Matteotti la cui gestione fu affidata nel 2017 all’Archeoclub Colli Albani.
Marino Sotterranea: la mappatura 3D
“L’obiettivo del progetto di mappatura 3D degli ambienti sotterranei di palazzo Colonna e piazza Matteotti — ha detto Matteo Giansanti – è stato quello di avviare il censimento e la descrizione delle strutture sotterranee pertinenti al centro storico della città di Marino. Che verrà implementato dall’esplorazione delle cavità raggiungibili attraverso ingressi di proprietà privata e da una terza fase relativa ai sotterranei di campagna.
La strumentazione utilizzata per la scansione degli spazi oggetto del lavoro è stato lo scanner laser BLK360 Leica che permette di acquisire una nuvola di punti in grado di restituire le forme ed i volumi rilevati.
Nella fase esplorativa del percorso sotterraneo di piazza Matteotti sono stati mappati 773 metri lineari di gallerie, una superficie totale di 2020 mq. Con un volume di materiale estratto pari a 5170 mc. Abbiamo individuato almeno 6 livelli di gallerie le quali spesso si avvicinano tra loro, si intersecano o sovrastano ed il livello massimo di profondità individuato è di circa 15 m. rispetto al piano stradale. Le immagini prodotte dal rilevamento 3D ci hanno consentito di riconoscere una uniformità nella realizzazione della maggior parte delle strutture ipogee: si tratta di una serie di gallerie con volte a botte aventi un’altezza media di circa 2,25 m. per una larghezza di circa 1,50 m.
Ciò ha permesso di individuare modelli di scavo ben precisi probabilmente applicati dagli scalpellini o fossores in modo ripetitivo integrandosi spesso l’uno con l’altro: il primo Mod. a T con binari lineari, il secondo Mod. a T con binari rovesciati e il terzo Mod. a croce.
Per quanto attiene al percorso sotterraneo di Palazzo Colonna condivide, con quello di piazza Matteotti, la presenza di una grande quantità di elementi lapidei lavorati. Qui sono stati rinvenuti tantissimi oggetti riferibili al conflitto mondiale, oggetto di inventario da parte dell’Archeoclub. Le gallerie presentano dimensioni diverse rispetto a quelle di piazza Matteotti, generalmente ambienti più grandi ed ampi, con funzioni di collegamento, corridoi, ambienti circolari utili a fini lavorativi o come rifugio antiaereo.”
A quali conclusioni si è approdati?
“Il lavoro presentato – afferma Giansanti – è stato ideato come primo studio utile a porre le basi per avviare un progetto di ricerca completo ed articolato con l’interesse di far luce su un argomento fino ad oggi semi-sconosciuto e privato del meritato interesse. Con la convinzione che attraverso la ricerca avviata nel sottosuolo di Marino sarà possibile individuare ulteriori dati utili alla conoscenza dello sviluppo del centro storico. Lo stato in cui versa il complesso sotterraneo è fonte di grave preoccupazione (pericoli di crolli, infiltrazioni d’acqua, mancata manutenzione e sollecitazioni dovute a lavori stradali e al traffico soprastante pongono in primo piano la questione. La storia di questi luoghi è ancora tutta da scoprire. Si tratta di luoghi affascinanti che, se correttamente gestiti, saranno in grado di misurare lo stato di salubrità del territorio, permetteranno di offrire una lettura storica, archeologica e socio-economica della città e specialmente potranno garantire una nuova prospettiva di crescita del settore turistico non solo di Marino ma di tutta l’area dei Castelli Romani”.
FOTO:
Related Images:
Anna Maria Gavotti nasce a Grottaferrata (RM) il 20 luglio 1956 e all’età di 13 anni si trasferisce con la famiglia a Marino dove tuttora risiede. Si diploma nel 1974/75 al Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Albano Laziale e nel 1983 comincia a lavorare presso il Comune di Marino fino all’agosto 2023, data del suo pensionamento, con una parentesi importante al Parco Regionale dei Castelli Romani dal 1989 al 1998. Dal 1993 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti di Roma e del Lazio, che le ha permesso di svolgere l’attività di Addetto Stampa all’interno dell’Ente negli ultimi venticinque anni. Appassionata anche di Cerimoniale vanta numerosi Corsi di formazione con i massimi esperti italiani nel settore. Attualmente è iscritta al 3° anno del Corso di laurea in Comunicazione e Multimedia presso l’Università telematica Mercatorum (perché aveva un sogno nel cassetto da realizzare), svolge attività di ufficio stampa per associazioni socio-culturali e collabora con la testata giornalistica Castelli Notizie.