Presentato il quarto rapporto sull’economia circolare: l’Italia perde il primato in Ue

Presentato il quarto rapporto sull’economia circolare: l’Italia perde il primato in Ue

18/09/2023 0 Di Marco Montini

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Non più pri­mi in eco­no­mia cir­co­la­re com’eravamo fino all’anno scor­so, maglia nera nel­la tran­si­zio­ne ver­so un’energia puli­ta libe­ra dai com­bu­sti­bi­li fos­si­li e ami­ca del cli­ma. É la sin­te­si, deci­sa­men­te nega­ti­va, del cam­mi­no “green” dell’Italia for­ni­ta dal quar­to Rap­por­to Cir­co­no­mia, il Festi­val dell’economia cir­co­la­re e del­la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca pro­mos­so in col­la­bo­ra­zio­ne con Legam­bien­te, Kyo­to Club, Fon­da­zio­ne Sym­bo­la. Il Rap­por­to è sta­to pre­sen­ta­to oggi a Roma, pres­so la Sala “Gian­fran­co Impe­ra­to­ri” dell’Associazione Civi­ta, alla pre­sen­za del pre­si­den­te del Con­sor­zio nazio­na­le degli oli mine­ra­li usa­ti Ric­car­do Piun­ti, del­la vice­ca­po­grup­po del Pd alla Came­ra Simo­na Bona­fé, del pre­si­den­te di Legam­bien­te Ste­fa­no Cia­fa­ni, e del padro­ne di casa, Gian­ni Let­ta, pre­si­den­te dell’Associazione Civi­ta. Nel pre­sen­ta­re il rap­por­to, il diret­to­re scien­ti­fi­co del Festi­val Rober­to Del­la Seta ha volu­to rimar­ca­re come que­sto cer­ti­fi­chi che “l’Italia, fino all’anno scor­so pri­ma­ti­sta in Euro­pa in eco­no­mia cir­co­la­re, cioè nel­la capa­ci­tà di uti­liz­za­re nel modo più effi­cien­te le risor­se natu­ra­li, non è più in testa alla clas­si­fi­ca, sor­pas­sa­ta dall’Olanda”. Ma più del “sor­pas­so” olan­de­se, a col­pi­re è “il bru­sco ral­len­ta­men­to del cam­mi­no green ita­lia­no negli ulti­mi anni. In tut­ti gli indi­ca­to­ri tran­ne uno (tas­so di rici­clo dei rifiu­ti), dal 2018 in poi cor­ria­mo di meno del­la media dei Pae­si Ue. Tal­vol­ta – ha aggiun­to – il peg­gio­ra­men­to non è solo rela­ti­vo ma asso­lu­to: con­su­mia­mo più mate­ria e pro­du­cia­mo più rifiu­ti sia per abi­tan­te che per uni­tà di Pil (men­tre i dati medi euro­pei segna­no una ridu­zio­ne), pro­du­cia­mo più emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti pro-capi­te (dato medio euro­peo: ‑7 peg­gio dell’Europa nel con­su­mo di ener­gia fos­si­le (noi sta­bi­li, in Euro­pa ‑5 per cen­to) e nel­la cre­sci­ta del­le ener­gie rin­no­va­bi­li: +7 per cen­to sul tota­le dei con­su­mi con­tro il +14 per cen­to dell’Europa, +2,2 per cen­to sul­la pro­du­zio­ne elet­tri­ca con­tro il +15,2 per cen­to euro­peo”.

Mal­gra­do que­sta visto­sa per­di­ta di velo­ci­tà nel­la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca – rile­va anco­ra il rap­por­to – l’Italia rima­ne tra i Pae­si euro­pei più avan­ti nel pas­sag­gio a un’economia cir­co­la­re: pri­ma per il tas­so di rici­clo sul tota­le dei rifiu­ti pro­dot­ti, con pre­sta­zio­ni bril­lan­ti in tut­ti gli altri prin­ci­pa­li indi­ca­to­ri di “cir­co­la­ri­tà” dal con­su­mo di mate­ria per uni­tà di Pil al tas­so di uti­liz­zo di mate­rie pri­me secon­de, cioè pro­ve­nien­ti da rici­clo. In que­sto qua­dro di gene­ra­le eccel­len­za bril­la­no par­ti­co­lar­men­te le per­for­man­ce di mol­ti con­sor­zi di filie­ra che gesti­sco­no la rac­col­ta e il rici­clo di spe­ci­fi­che tipo­lo­gie di rifiu­to: su tut­ti il Conou, il Con­sor­zio nazio­na­le degli oli mine­ra­li usa­ti, che rac­co­glie pres­so­ché la tota­li­tà dell’olio usa­to rac­co­gli­bi­le e ne rige­ne­ra in il 98% in nuo­ve basi lubri­fi­can­ti (in Euro­pa il tas­so medio di rige­ne­ra­zio­ne è infe­rio­re ai due ter­zi). “Come Conou sia­mo dav­ve­ro orgo­glio­si di tene­re alta la ban­die­ra dell’Italia in Euro­pa nel set­to­re dell’economia cir­co­la­re – ha sot­to­li­nea­to il pre­si­den­te Piun­ti – ancor di più alla luce di quan­to emer­ge dall’ultimo Rap­por­to di Cir­co­no­mia. Il nostro Con­sor­zio, con la sua filie­ra di 60 azien­de rac­co­gli­tri­ci di olio mine­ra­le usa­to e due di rige­ne­ra­zio­ne dislo­ca­te su tut­to il ter­ri­to­rio nazio­na­le, con­tri­bui­sce alla rea­liz­za­zio­ne dell’economia cir­co­la­re come model­lo di svi­lup­po eco­no­mi­co, tra­sfor­man­do un rifiu­to in una risor­sa”. Rac­co­glie­re, dif­fe­ren­zia­re, rici­cla­re richie­de un model­lo orga­niz­za­ti­vo di cui i Con­sor­zi Ita­lia­ni – e il Conou per pri­mo da 40 anni – sono per il pre­si­den­te Piun­ti, un “esem­pio di suc­ces­so, anche per­ché la nostra è un’attività eco­no­mi­ca indi­riz­za­ta all’ambiente, sen­za fini di lucro. La rac­col­ta degli oli mine­ra­li usa­ti e il tas­so di rige­ne­ra­zio­ne di oltre il 98 per cen­to fan­no del ‘siste­ma Conou’ l’eccellenza dell’economia cir­co­la­re in Euro­pa, dove media­men­te si rige­ne­ra appe­na il 61 per cen­to dell’olio usa­to rac­col­to e una gran­de par­te di esso vie­ne bru­cia­ta. Que­sto model­lo por­ta con sé indub­bi bene­fi­ci sia ambien­ta­li che eco­no­mi­ci. Nel solo 2022, per esem­pio, le nostre atti­vi­tà han­no evi­ta­to l’immissione in atmo­sfe­ra di 64 mila ton­nel­la­te di CO2 e sono sta­ti cir­ca 7,5 milio­ni i giga jou­le di com­bu­sti­bi­li fos­si­li con­su­ma­ti in meno rispet­to al model­lo di eco­no­mia linea­re, con un rispar­mio di cir­ca 130 milio­ni di euro sul­la bol­let­ta petro­li­fe­ra per impor­ta­zio­ni di greg­gio evi­ta­te”.

Ma la cri­si del nostro cam­mi­no “green” resti­tui­ta dai dati di que­sto quar­to Rap­por­to Cir­co­no­mia è pro­fon­da. Cri­si pro­fon­da e strut­tu­ra­le soprat­tut­to nel cam­po del­la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca dal­le fon­ti fos­si­li – car­bo­ne, petro­lio, gas – alle nuo­ve rin­no­va­bi­li – sole e ven­to -, deci­si­va per fron­teg­gia­re con effi­ca­cia la cri­si cli­ma­ti­ca in atto che vede, peral­tro, pro­prio il nostro Pae­se come ber­sa­glio pri­vi­le­gia­to. L’Italia in effet­ti è uno degli epi­cen­tri del­la cri­si cli­ma­ti­ca glo­ba­le, con una tem­pe­ra­tu­ra media cre­sciu­ta di qua­si 3 °C rispet­to al perio­do pre-indu­stria­le – aumen­to qua­si tri­plo rispet­to al dato glo­ba­le – e che nel 2022 ha supe­ra­to la soglia dei 14 °C. Secon­do il raooor­to, infat­ti, sia­mo nell’”occhio del ciclo­ne” di una tem­pe­sta cli­ma­ti­ca che a dif­fe­ren­za di tut­ti feno­me­ni di cli­ma­te chan­ge che l’hanno pre­ce­du­ta nel­la sto­ria del­la ter­ra e dell’uomo è ori­gi­na­ta da cau­se antro­pi­che: l’aumento dell’effetto ser­ra pro­dot­to dal­le emis­sio­ni di ani­dri­de car­bo­ni­ca e altri gas cli­mal­te­ran­ti gene­ra­te a loro vol­ta dall’uso di com­bu­sti­bi­li fos­si­li e dal­la defo­re­sta­zio­ne. Di que­sta “tem­pe­sta” noi uma­ni non sia­mo sol­tan­to arte­fi­ci ma anche tra le prin­ci­pa­li vit­ti­me: il riscal­da­men­to glo­ba­le è un nemi­co, pri­ma anco­ra che dell’ambiente, del­lo svi­lup­po socioe­co­no­mi­co dell’umanità e degli stes­si equi­li­bri geo­po­li­ti­ci. Distrug­ge ric­chez­za, ren­de invi­vi­bi­li luo­ghi fino a oggi vivi­bi­lis­si­mi ali­men­tan­do flus­si migra­to­ri sem­pre più inten­si. Venen­do al det­ta­glio dei nume­ri, l’Italia rispet­to al Rap­por­to 2022 per­de a van­tag­gio dell’Olanda il pri­mo posto nel ran­king euro­peo quan­to a cir­co­la­ri­tà ed effi­cien­za d’uso del­le risor­se, costrui­to su 17 diver­si indi­ca­to­ri che misu­ra­no l’impatto ambien­ta­le diret­to – con­si­de­ra­to come impat­to pro-capi­te – del­le atti­vi­tà eco­no­mi­che e civi­li su ambien­te e cli­ma (5 indi­ca­to­ri), l’efficienza d’uso del­le risor­se (6 indi­ca­to­ri), la capa­ci­tà di rispo­sta ai pro­ble­mi ambien­ta­li (6 indi­ca­to­ri). Inol­tre, nel con­fron­to con il ran­king del 2022, scen­do­no di mol­te posi­zio­ni la Fran­cia, il Bel­gio e l’Ungheria, men­tre Por­to­gal­lo e Sve­zia fan­no segna­re signi­fi­ca­ti­vi miglio­ra­men­ti. Per quel che riguar­da i risul­ta­ti nei 17 indi­ca­to­ri, que­sti vedo­no l’Italia al pri­mo posto solo in un caso: tas­so di rici­clo sul tota­le dei rifiu­ti urba­ni e spe­cia­li pro­dot­ti, indi­ca­to­re nel qua­le dop­pia­mo la media dell’Unione euro­pea – oltre l’80% con­tro meno del 40% – e sopra­van­zia­mo di più lun­ghez­ze i più gran­di Pae­si euro­pei. Que­sto pri­ma­to ita­lia­no non si distri­bui­sce in modo omo­ge­neo tra le macro­re­gio­ni: vede il Nord sen­si­bil­men­te più avan­ti del resto del Pae­se, e “assor­be” quan­to meno nei nume­ri la con­di­zio­ne cri­ti­ca di gran­di cit­tà – a comin­cia­re da Roma – e di inte­ri ter­ri­to­ri soprat­tut­to nel Sud dove la gestio­ne dei rifiu­ti urba­ni è in uno sta­to di pro­fon­da e cro­ni­ca inef­fi­cien­za. Leg­gen­do il rap­por­to si evin­ce poi che facen­do ecce­zio­ne che per il tas­so di rici­clo dei rifiu­ti, in tut­ti gli altri indi­ca­to­ri dal 2018 l’Italia segna pro­gres­si infe­rio­ri a quel­li medi dell’Unione euro­pea o addi­rit­tu­ra pas­si indie­tro in valo­ri asso­lu­ti. Rima­ne davan­ti ai prin­ci­pa­li Pae­si euro­pei – Ger­ma­nia, Fran­cia, Spa­gna – ma con un van­tag­gio che si va rapi­da­men­te assot­ti­glian­do ed evi­den­zia un sostan­zia­le stal­lo nel­la sua tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca.

L’ambito nel qua­le l’arretramento ita­lia­no appa­re più rile­van­te è il trend di cre­sci­ta del­le nuo­ve ener­gie rin­no­va­bi­li, sola­re ed eoli­co, “cuo­re” del­la rispo­sta alla cri­si cli­ma­ti­ca: nel 2022 la pro­du­zio­ne ita­lia­na da eoli­co si è con­trat­ta di cir­ca l’1% rispet­to all’anno pri­ma, men­tre su sca­la Ue è aumen­ta­ta del 9 per cen­to, in Ger­ma­nia del 10 per cen­to, in Olan­da e Dani­mar­ca di oltre il 18 per cen­to; sem­pre nel ’22 la pro­du­zio­ne da sola­re foto­vol­tai­co è cre­sciu­ta in Ita­lia del 10 e er cen­to, a fron­te di un incre­men­to del 26 per cen­to nell’Ue, del 20 per cen­to in Ger­ma­nia, di oltre il 25 per cen­to in Spa­gna e Fran­cia, del 54 per cen­to in Olan­da. Le pro­spet­ti­ve non sono bril­lan­ti anche con­si­de­ran­do solo la nuo­va capa­ci­tà foto­vol­tai­ca instal­la­ta: in Ita­lia è aumen­ta­ta dell’11 per cen­to, la metà di quan­to è cre­sciu­ta in media nel­la Ue (+22 per cen­to per cen­to) e addi­rit­tu­ra un quin­to di quan­to è cre­sciu­ta in Olan­da. Secon­do il rap­por­to, inol­tre, la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca dell’Italia è “al palo” anche in fat­to di effi­cien­za d’uso dell’energia (come quan­ti­tà di ener­gia fos­si­le con­su­ma­ta per uni­tà di Pil tra il 2018 e il 2021 sia­mo sta­ti sor­pas­sa­ti da Spa­gna e dal­la Fran­cia e qua­si rag­giun­ti dal­la Ger­ma­nia, che ci era­no lar­ga­men­te die­tro) e di pene­tra­zio­ne del­la mobi­li­tà elet­tri­ca (nel 2022 la quo­ta di auto elet­tri­che sul tota­le del­le imma­tri­co­la­te era del 4 per cen­to, con­tro il 12 per cen­to del­la media Ue, il 18 per cen­to del­la Ger­ma­nia, il 13 per cen­to del­la Fran­cia, il 24 per cen­to dell’Olanda). Par­lan­do di dif­fe­ren­ze ter­ri­to­ria­li, il rap­por­to evi­den­zia che lq macro­re­gio­ne del Cen­tro Ita­lia (Lazio, Tosca­na, Mar­che, Umbria) se fos­se uno Sta­to a sé occu­pe­reb­be il pri­mo posto nel ran­king, come già l’anno scor­so. Sem­pre “simu­la­te” come Sta­ti a sé, la macro­re­gio­ne del Nord (Lom­bar­dia, Vene­to, Pie­mon­te, Ligu­ria, Emi­lia Roma­gna, Tren­ti­no Alto Adi­ge, Friu­li Vene­zia Giu­lia, Val­le d’Aosta) per­de due posi­zio­ni, dal ter­zo al quin­to posto, quel­la del Sud/Isole (Cam­pa­nia, Abruz­zo, Moli­se, Puglia, Cala­bria, Basi­li­ca­ta, Sici­lia, Sar­de­gna) scen­de dal sesto al set­ti­mo posto. Il Cen­tro Ita­lia è davan­ti a Nord e Sud/Isole sia negli indi­ca­to­ri di impat­to, sia in quel­li di effi­cien­za d’uso del­le risor­se, sia in quel­li che misu­ra­no la capa­ci­tà di rispo­sta ai pro­ble­mi ambien­ta­li. Il Sud sopra­van­za il Nord negli indi­ca­to­ri di impat­to e di rispo­sta. Tra le macro­re­gio­ni ita­lia­ne, il Nord è però quel­la che peg­gio­ra di più. Nel ran­king gene­ra­le è sor­pas­sa­ta da Olan­da e Austria, e seb­be­ne si man­ten­ga sopra la media Ue nel­la mag­gio­ran­za degli indi­ca­to­ri (11 su 17), il suo trend segna un peg­gio­ra­men­to dif­fu­so rispet­to alla ten­den­za media euro­pea e a quel­la di tut­te le gran­di eco­no­mie euro­pee. L’arretramento del Nord è asso­lu­to nel con­su­mo di mate­ria per uni­tà di Pil (rispet­to al 2018 cre­sce del 3 per cen­to men­tre nel­la media Ue scen­de dell’8 per cen­to), nel con­su­mo pro-capi­te di ener­gia fos­si­le (tra il 2021 e il 2019 cre­sce dell’1 per cen­to men­tre nel­la Ue si ridu­ce del 5 per cen­to), nel­la quo­ta di rin­no­va­bi­li sul­la pro­du­zio­ne elet­tri­ca (-3 per cen­to tra il 2021 e il 2019 men­tre nel­la media Ue cre­sce del 10 per cen­to; qui pesa la cri­si per ragio­ni cli­ma­ti­che del set­to­re idroe­let­tri­co, non com­pen­sa­ta da un aumen­to signi­fi­ca­ti­vo del­le nuo­ve rin­no­va­bi­li), nel­le emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti che cre­sco­no sia in ter­mi­ni pro-capi­te che per uni­tà di Pil men­tre scen­do­no nel­la media Ue. Nel Nord tra il 2018 e il 2021 peg­gio­ra anche il tas­so di rici­clo dei rifiu­ti urba­ni, che inve­ce cre­sce del 7 per cen­to nel­la media Ue. Tra le ragio­ni del bru­sco ral­len­ta­men­to ita­lia­no sul­la via del­la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca, una del­le più evi­den­ti è nel­la scar­sa capa­ci­tà di inno­va­zio­ne tec­no­lo­gi­ca del nostro Pae­se. L’Italia spen­de in ricer­ca e svi­lup­po (2021) l’1,48 per cen­to del Pil, con­tro il 2,26% del­la media Ue e il 3,13 per cen­to del­la Ger­ma­nia, men­tre nel 2020 (dato più aggior­na­to dispo­ni­bi­le) la bre­ve attua­li­tà dell’Italia è sta­ta pari al 21 per cen­to di quel­la del­la Fin­lan­dia, al 26 per cen­to di quel­la del­la Ger­ma­nia, al 49 per cen­to di quel­la del­la Francia.Infine Gra­zie al for­te uti­liz­zo di mate­rie pri­me secon­de, l’industria mani­fat­tu­rie­ra ita­lia­na nel 2021 ha con­se­gui­to un rispar­mio ener­ge­ti­co di cir­ca 770 mila TJ (o 18,4 milio­ni di Tep), equi­va­len­te all’11,8 per cen­to del tota­le dell’energia dispo­ni­bi­le lor­da, e ha evi­ta­to emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti per 61,9 milio­ni di ton­nel­la­te di CO2eq, pari al 15,9 per cen­to del­le emis­sio­ni lor­de ita­lia­ne.

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