È uscito il Dizionario del Dialetto Marinese di Maria Rosaria Bonacci

È uscito il Dizionario del Dialetto Marinese di Maria Rosaria Bonacci

13/04/2023 0 Di Francesca Marrucci

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È uscito il Dizionario del Dialetto Marinese di Maria Rosaria Bonacci, disponibile nelle edicole marinesi.

Un’opera che mira a conservare non solo il dialetto, ma la Storia, i personaggi, la cultura e la tradizione marinese

di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

“Mentre stevo a stira’ con’ u feru a carbone, mi s’è bbambatu u linzolu!”

Pochi tra i mari­ne­si del 2023 sapran­no tra­dur­re per­fet­ta­men­te in ita­lia­no que­sta fra­se, alcu­ni ci arri­ve­ran­no per logi­ca, ma trop­pi non sapran­no nem­me­no da dove comin­cia­re. Eppu­re a Mari­no il dia­let­to anco­ra si par­la, sem­pre meno, sem­pre più imba­star­di­to dal roma­no, ma soprav­vi­ve nono­stan­te i tem­pi.

Pro­ba­bil­men­te in pochi san­no che nel sag­gio di Giro­la­mo Tor­qua­ti Ori­gi­ne del­la Lin­gua Ita­lia­na del 1886, già si face­va men­zio­ne di lar­ga par­te di voca­bo­li del dia­let­to mari­ne­se per illu­stra­re come, nel Medioe­vo, il Lati­no si fram­men­tò in tan­ti dia­let­ti diver­si, alcu­ni dei qua­li assur­se­ro al ruo­lo di lin­gue nazio­na­li. Non è cer­to il caso del dia­let­to mari­ne­se, ma indub­bia­men­te, come fa nota­re Ugo Ono­ra­ti nel­la sua pre­fa­zio­ne al Dizio­na­rio del Dia­let­to Mari­ne­se di Maria Rosa­ria Bonac­ci, que­st’o­pe­ra man­ca­va nel­la sto­ria del­la lin­gui­sti­ca del Cen­tro Ita­lia e anche in quel­la loca­le e va a col­ma­re una lacu­na che rischia­va di far per­de­re nel­la memo­ria del­le gene­ra­zio­ni pas­sa­te una par­te impor­tan­te del­la cul­tu­ra e del­le tra­di­zio­ni di Mari­no.

Maria Rosa­ria Bonac­ci, è tor­na­ta a Mari­no, sua cit­tà di nasci­ta e di fami­glia,  dopo tan­ti anni spe­si a Lati­na dove rico­pri­va un ruo­lo diri­gen­zia­le nel­la Pro­vin­cia, e da subi­to ha ini­zia­to ad occu­par­si del recu­pe­ro e del­la docu­men­ta­zio­ne del dia­let­to, del­le tra­di­zio­ni, degli usi e del­la Sto­ria mari­ne­se.

In que­sti anni ha pub­bli­ca­to A Mari­ni se dice così (2012), una rac­col­ta di det­ti dia­let­ta­li lega­ti agli usi e alle tra­di­zio­ni mari­ne­si; due anni dopo, nel 2014, ha pub­bli­ca­to Com’es­si­mo a Mari­ni, che riper­cor­re le sto­rie del­le più anti­che e note fami­glie mari­ne­si, intrec­cia­te alla quo­ti­dia­ni­tà del pae­se.

Il Dizio­na­rio del Dia­let­to Mari­ne­se è un tomo impor­tan­te, 600 pagi­ne non solo di paro­le, ma di tra­spo­si­zio­ni fone­ti­che, orto­gra­fi­che (vero cruc­cio degli stu­dio­si dei dia­let­ti), di rife­ri­men­ti sto­ri­ci e socia­li e esem­pi di fra­seo­lo­gia, pro­ver­bi, det­ti, sto­rie di per­so­nag­gi più o meno noti rac­con­ta­ti in dia­let­to, che chia­ri­sco­no anche il con­te­sto di uso del­le sin­go­le paro­le. Un rife­ri­men­to impre­scin­di­bi­le visto che, come la stes­sa Autri­ce ammet­te, que­sto suo ter­zo lavo­ro è un po’ il figlio natu­ra­le del­le inter­vi­ste e gli stu­di rico­gni­ti­vi che han­no accom­pa­gna­to i pri­mi due libri. 

Non è sta­to cer­to faci­le riu­sci­re a por­ta­re a ter­mi­ne un lavo­ro tan­to det­ta­glia­to ed impo­nen­te, anzi, pro­ba­bil­men­te ha aiu­ta­to pro­prio la pro­ver­bia­le ‘tigna’ mari­ne­se, quel­la testar­dag­gi­ne che non fa mol­la­re un’im­pre­sa anche nei momen­ti più dif­fi­ci­li, ma Maria Rosa­ria è sta­ta aiu­ta­ta da tan­ti mari­ne­si (rin­gra­zia­ti nel­l’in­tro­du­zio­ne del libro) che han­no cer­ca­to di rico­strui­re insie­me a lei il Mari­ne­se di una vol­ta.

Si trat­ta di un libro non solo da col­le­zio­ne, ma che potreb­be esse­re uno spun­to inte­res­san­te per un lavo­ro di recu­pe­ro e stu­dio del dia­let­to nel­le scuo­le mari­ne­si, come di uno stu­dio com­pa­ra­ti­vo dei dia­let­ti castel­la­ni. Sen­z’al­tro rap­pre­sen­ta una pie­tra milia­re nel recu­pe­ro e nel­la con­ser­va­zio­ne di un dia­let­to che con i tem­pi moder­ni si sta per­den­do, come suc­ce­de in mol­ti pae­si ita­lia­ni.

Chi ama poco la lin­gui­sti­ca non abbia timo­ri. Leg­ge­re il Dizio­na­rio equi­va­le anche ad appren­de­re tan­ti rac­con­ti e miti mari­ne­si, come quel­li clas­si­ci de U Lope Penà­ru o de U Lén­ghe­ru.

Il pri­mo era un per­so­nag­gio mostruo­so del fol­clo­re popo­la­re. Un uomo che di gior­no vive­va tran­quil­la­men­te sen­za desta­re sospet­ti sul­la sua vera natu­ra e nel­le not­ti di ple­ni­lu­nio dive­ni­va una bestia fero­ce sem­pre in cer­ca di refri­ge­rio nel­le fon­ta­ne: “A ber­va fero­ce se met­te­va a mol­lo ne’ a’ Fon­ta­na de Gau­den­ziu.”

Il secon­do era un fol­let­to del­la casa, mol­to dispet­to­so e aman­te del­le sca­le di legno che con il loro scric­chio­lio ne testi­mo­nia­va­no il pas­sag­gio. Nascon­de­va gli ogget­ti per non far­li tro­va­re ai pro­prie­ta­ri, dava i nume­ri al lot­to e si tra­sfe­ri­va di casa in casa con la fami­glia adot­ti­va.

Ecco, il Dizio­na­rio del Dia­let­to Mari­ne­se di Maria Rosa­ria Bonac­ci è anche e soprat­tut­to que­sto: una testi­mo­nian­za pre­zio­sa del­la Mari­no che non c’è più.

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