Molte sono le critiche che abbiamo avanzato e che continueremo a sostenere, anche a fronte…
Marino. PCI, Concluso Congresso regionale. Alboresi: NATO braccio armato, UE succube, No alla guerra
11/03/2022Questo articolo è stato letto 5022 volte!
“Il Partito Comunista Italiano del Lazio è una importante realtà per il PCI. C’è spazio per il Partito per la capacità di analisi e di proposta di cui siamo portatori. Così come c’è a livello nazionale, lo stesso ruolo che mostreremo, con una scelta non casuale, nel Congresso a Livorno. – queste le prime parole di Mauro Alboresi, segretario nazionale e garante del Congresso regionale del Lazio svoltosi a Marino, presso la SalaTeatroVittoria il 6 marzo – Fino a qui, verso la nostra assise nazionale abbiamo svolto 63 congressi provinciali e 20 congressi regionali. Questo vuol dire varie cose: che siamo una presenza non episodica e non limitati ad alcune aree del Paese. Siamo quindi consapevoli di punti di forza e di debolezza circa la nostra organizzazione e proposta, ma anche di possibilità di crescita. La realtà che ci circonda è complessa, e in verità preoccupa. Non per caso la parola chiave di questa situazione è “crisi”. Ricostruire il Partito Comunista Italiano significa dare risposta a questa crisi: che è crisi di civiltà, crisi economica e finanziaria, crisi sociale, crisi morale e crisi politica.
Il nostro compito, il nostro agire questo fa: svolge analisi della realtà e propone delle risposte. In questo senso possiamo dire che siamo in pochi a farlo e che forse con la completezza che mostriamo nel farlo forse siamo gli unici. Questa guerra, ad esempio – continua il segretario nazionale – ci investe in una situazione drammatica, che può diventare più deteriorata e precipitare. Noi vediamo che la gestione dell’informazione, dei mass media circa la guerra, hanno scelto – i maggiori e la stragrande maggioranza – di essere espressione dei poteri forti. Oscurare le origini, nascondere l’accerchiamento che la NATO in quanto braccio armato di questa politica, sta operando da trent’anni, è figlia del pensiero unico. Che presenta, in ultima analisi, la non modificabilità della realtà. Così viene rappresentata la nostra attualità come una contrapposizione est/ovest, bene/male, come una naturale superiorità morale occidentale e della società capitalistica, a guida USA. Con la necessità adeguamento di una maggiore unità della UE in chiave euroatlantica e, soprattutto, indicando la Cina come il grande nemico. Per noi comunisti, per il PCI – sottolinea Alboresi – le indicazioni che scaturiscono dalle nostre analisi e riflessioni sono altre: No alla guerra; no al processo di espansione NATO nella propria ricerca di accerchiamento della Russia. No all’unità di una UE bellicista; occorre dire basta alla mistificazione e distinguere tra Governi e Popoli.
Per questo il nostro No alla NATO ha una propria forza di attualità stringente. Se guardiamo in Italia a cosa convenga al Paese non ci sono dubbi. Se guardiamo in Italia a cosa propongono gli altri vediamo il marcio: è il PD che è garante dell’Euroatlantismo, dove viene ipotizzato un esercito a timbro UE, ma in chiave complementare, quindi subalterno a NATO e USA. E’ una visione che afferma il multipolarismo solo di una parte di mondo (tra l’altro la più piccola). Mentre si ignora che il multipolarismo, deve davvero fare i conti con la nuova scena internazionale e mondiale: dove la Cina, ad esempio, ha proposto al mondo la teoria della “Umanità condivisa” sola via che offre pace e salvaguardia dell’ambiente. Per questo noi siamo contro questa UE. Perché anche quando ha avuto una qualche reazione intelligente, come nel caso della risposta alla pandemia, l’ha subito riproposta come unione politico militare e politico finanziaria. No – ribadisce il segretario comunista – noi siamo contro l’idea di una Europa liberista, una Europa del pensiero unico, è per questa via che l’Italia degli ultimi governi, di centrodestra e di centrosinistra, ha assaltato la Costituzione, ha fortificato Governi e depotenziato il Parlamento.
Lo sappiamo cosa è accaduto fino ad oggi: basta osservare la fine a cui sono stati costretti i partiti di massa, quelli della partecipazione alla vita politica. Hanno voluto affermare un’altra visione, quella del presidenzialismo, quella delle leggi elettorali falsamente alla ricerca della governabilità e, in verità, alla ricerca del colpo ferale contro la rappresentatività. La rappresentanza. Non è un caso se, come Italia, siamo il fanalino di coda dell’economia, anche in presenza della stagnazione e recessione degli ultimi anni, pre pandemia; questa colpiva duro pure la Germania quindi a riprova che non siamo in presenza di una crisi congiunturale. Stiamo vivendo dal dopo 2008, una crisi strutturale. Di tutta la proposta capitalistica. Ed ora che si vorrà proporre il rientro dai prestiti, come faranno paesi come il nostro, e soprattutto noi, a restituire in un anno il 60% del debito accumulato? Ed è un obbligo che a breve sarà sul tavolo e sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori. Ma se la situazione è questa, non occorrono correzioni. Occorre un rivolgimento. Occorre un cambio di società. Un cambio di sistema. E l’unica via è dare vita ad una società socialista.
La via d’uscita obbligata non è una teoria. Ce lo mostrano le varie situazioni: quella del lavoro, dove centrodestra e centrosinistra hanno offerto le stesse medicine: paghino i lavoratori. Ce lo mostra la scuola, dove sempre più si assiste all’inveramento della scuola classista che ci mostra andare avanti e con la possibilità di proseguire gli studi solo i figli delle classi agiate. Ce lo mostra l’ambiente, dove l’unica risposta a cui si assiste è la ricerca del profitto da parte di chi è chiamato ad occuparsi di ambiente. A tutto ciò – conclude Mauro Alboresi – si risponde mettendo ad esempio i giovani al primo posto nella qualità delle scelte. Lo stesso vale per le donne, per questo siamo promotori con altri dello sciopero dell’8 marzo. Ma per tutto ciò che abbiamo individuato, bastiamo noi? Assolutamente no. Occorre una unità dei comunisti, ed occorre una unità della sinistra di alternativa. L’unità dei comunisti va perseguita e salvaguardata non per titoli, ma per l’individuazione di una cultura affine. Così l’unità della sinistra, di cui noi siamo convinti promotori, non può consumarsi in un soggetto indistinto e riproposto ogni volta, o – elettoralmente – in una lista indistinta. No vanno garantite, proposte, praticate, risposte unitarie di rispetto delle identità. Infatti noi proponiamo come azione la logica “Frontista” perché è quella capace di mettere forze alternative unite nel medesimo obbiettivo. Da ultimo ringrazio il Comitato, il partito, del Lazio perché può dare e sta dando una grande mano al perseguimento di tali obbiettivi e alla Ricostruzione del PCI.”.
Come era naturale, alla relazione del segretario uscente – poi riconfermato – Oreste della Posta è seguito un dibattito dai vari contributi e toni. Ma spesso incentrati sul Partito e sulla questione della guerra. Una decina di delegati ha preso la parola dal palco congressuale. Mentre numerosi e di qualità anche gli interventi degli invitati. Alcuni assenti giustificati da forza maggiore, altri invece ben presenti e con grande contributo offerto, tanto è vero che sono stati accolti e sottolineati i vari passaggi con applausi dalla platea. Così è stato per lo scrittore Alberto Fazolo, vicino alle popolazioni del Donbass; così per Edmondo Milano in rappresentanza di Libera; lo stesso per la presenza di Enrico Del Vescovo consigliere nazionale di Italia Nostra; e poi con l’affettuoso saluto tributato a Yousef Salman della Comunità Palestinese di Roma e Lazio, e a Marco Papacci Presidente nazionale dell’Associazione Italia Cuba. Al termine dei lavori, oltre alla riconferma di Oreste della Posta a segretario regionale del PCI Lazio, Sonia Pecorilli, presidente del Congresso, ha proposto come Tesoriere Lenino De Angelis e come presidente del Comitato Regionale Celina Angelini. Sia questi incarichi che la composizione del nuovo organismo dirigente regionale, di cui diamo seguito, sono stati votati all’unanimità. Comitato Regionale PCI Lazio: Lucia Addario, Andrea Ambrosetti, Pierpaolo Ambrosetti, Maria Celina Angelini, Benedetto Anghetti, Maurizio Aversa, Daniele Baccarini, Matteo Barba, Bruno Barbona, Claudio Caprio, Luigi Caria, Marco Chiappini, Franco Ciocca, Cristina Cirillo, Italo Clemente, Andrej Conti, Marco D’Agostino, Lenino De Angelis, Oreste della Posta, Massimo Di Bono, Angelo Dionisi, Anna Maria Di Santo, Adele Ferro, Gianluca Giampà, Alexander Hobel, Guerino Inglesi, Valeria Latini, Marco Luzi, Antonio Magnapera, Antonio Mastrangeli, Eros Mattioli, Olimpio Mazzoni, Ugo Moro, Norberto Natali, Ornella Panfili, Sonia Pecorilli, Virgilio Seu, Bruno Steri, Genesio Terrinoni, Verino Tinaburri, Walter Tucci, Roberto Vallocchia, Antonietta Vasetti. In chiusura, coi complimenti del Partito nazionale e regionale i complimenti per accoglienza e organizzazione perfetta da parte del PCI di Marino, il cui segretario, Stefano Enderle, ha ricevuto da Mauro Alboresi una targa.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.
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