“La volpe artica” l’ultimo libro di Silvana Zambonini con uno sguardo agli infortunati sul lavoro

“La volpe artica” l’ultimo libro di Silvana Zambonini con uno sguardo agli infortunati sul lavoro

21/12/2020 0 Di Marco Montini

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 1655 vol­te!

Sil­va­na Zam­bo­ni­ni Bel­la­ve­glia è un’au­tri­ce dei Castel­li Roma­ni. Vive a Nemi ed ha al suo atti­vo diver­si libri che han­no atti­ra­to l’at­ten­zio­ne dei let­to­ri e del­la cri­ti­ca. Il suo ulti­mo libro è “La vol­pe arti­ca”, un’assai frui­bi­le let­tu­ra di cir­ca 200 pagi­ne, un thril­ler appas­sio­nan­te, che tie­ne col fia­to sospe­so.

“Il Caf­fè dei Castel­li” ha inter­vi­sta­to l’autrice Sil­va­na Zam­bo­ni­ni Bel­la­ve­glia.

 

Come nasce il tuo nuo­vo libro “La Vol­pe Arti­ca”?

Ini­zial­men­te dove­va esse­re un  rac­con­to poi i per­so­nag­gi mi han­no pre­so la mano e mi han­no con­vin­to a far­ne un libro. Set­te per­so­nag­gi scam­pa­ti for­tui­ta­men­te a un ina­spet­ta­to atter­rag­gio  si tro­va­no a dover rispon­de­re a doman­de sul­la mor­te del­la bel­lis­si­ma hostess. Cia­scu­no ha qual­co­sa che coin­vol­ge psi­co­lo­gi­ca­men­te. Soli­ta­men­te chi scri­ve  entra in sin­to­nia con le ani­me che rap­pre­sen­ta e a cui dà  vol­to e sto­ria, spe­ro di esser­ci riu­sci­ta. Allo stes­so modo cre­do che ciò si veri­fi­chi  in ogni arte. Imma­gi­no ad esem­pio un com­po­si­to­re che par­la, dispo­ne e gio­ca con le note musi­ca­li, un arti­sta con il mar­mo che scol­pi­sce o il vetro a cui dà for­ma. A me piac­cio­no le paro­le che mi aiu­ta­no a descri­ve­re una situa­zio­ne e le per­so­ne che la vivo­no. In que­sto caso si trat­ta di un omi­ci­dio che si  per­fe­zio­na duran­te un atter­rag­gio di emer­gen­za ma che ha radi­ci lon­ta­ne e ben defi­ni­te nel­la men­te dell’assassino.

 

Tre agget­ti­vi per descri­ve­re la tua nuo­va ope­ra e con­vin­ce­re i let­to­ri alla let­tu­ra?

Thril­ler coin­vol­gen­te, for­se intri­gan­te, chiu­so e aper­to nel­lo stes­so tem­po. Come  si sen­te chi viag­gia su di un mez­zo di tra­spor­to  (aereo, tre­no, auto…) e cer­ca sé stes­so oltre il “chiu­so” in cui si sta muo­ven­do per giun­ge­re a desti­na­zio­ne .

 

Il libro è dedi­ca­to all’ANMIL… Puoi spie­gar­ci il tuo impe­gno per Anmil?

Men­tre scri­ve­vo mi è venu­ta spon­ta­nea una doman­da: “In que­sto caso di omi­ci­dio, chi risar­ci­reb­be i paren­ti del­la vit­ti­ma? la com­pa­gnia aerea, l’Inail o un lun­go per­cor­so giu­di­zia­rio?” Da qui il desi­de­rio di dedi­ca­re il libro all’ANMIL che per fina­li­tà di Sta­tu­to rispon­de a que­ste doman­de  attra­ver­so il suo Patro­na­to, il CAF, le Poli­ti­che atti­ve sul lavo­ro e la Fon­da­zio­ne Soste­nia­mo­li Subi­to per gli ex espo­sti all’amianto. All’apparenza sem­pli­ci doman­de  che nel­la real­tà quo­ti­dia­na coin­vol­go­no lavo­ra­to­ri infor­tu­na­ti o tec­no­pa­ti­ci e le loro fami­glie,  che neces­si­ta­no di assi­sten­za per le insor­mon­ta­bi­li dif­fi­col­tà buro­cra­ti­che. Sono iscrit­ta all’Associazione da 20 anni dopo una  malat­tia pro­fes­sio­na­le rico­no­sciu­ta in sede giu­di­zia­ria e da quel momen­to ho volu­to testi­mo­nia­re per l’ANMIL cosa signi­fi­ca esse­re tec­no­pa­ti­ci e aver pre­sta­to atti­vi­tà lavo­ra­ti­va in un “sick buil­ding” ossia un edi­fi­cio mala­to sin dal­la costru­zio­ne. La mia testi­mo­nian­za è sta­ta por­ta­ta  in ogni sede  isti­tu­zio­na­le, in tv, nel­le scuo­le dove l’Anmil è  impe­gna­ta sul­la “Sicu­rez­za”  che deve esse­re  prio­ri­ta­ria in  ogni real­tà lavo­ra­ti­va. La cro­na­ca pur­trop­po ci dice che non è così.

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