Roma. Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità. Tornare alla sanità universale e gratuita. Utilizzare tutte le strutture cessate. Tutelare la salute degli operatori in prima fila.

Roma. Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità. Tornare alla sanità universale e gratuita. Utilizzare tutte le strutture cessate. Tutelare la salute degli operatori in prima fila.

23/03/2020 0 Di Maurizio Aversa

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La foto sim­bo­lo del­la tra­ge­dia Coro­na­vi­rus, e del­la sani­tà sman­tel­la­ta: colon­na di auto­mez­zi che por­ta­no via cen­ti­na­ia di bare con le vit­ti­me


Il Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no del Lazio, pur non poten­do svol­ge­re una discus­sio­ne assem­blea­re, con l’utilizzo degli stru­men­ti tele­ma­ti­ci, ha pro­dot­to un con­fron­to da cui è sca­tu­ri­to un docu­men­to, ora appro­va­to sul­la vicen­da Coro­na­vi­rus. Ma, a par­ti­re da que­sto, i comu­ni­sti non si sono limi­ta­ti ad affron­ta­re l’emergenza, pure dram­ma­ti­ca e con la qua­le misu­rar­si, anzi sono sta­ti in gra­do di pen­sa­re al “dopo emer­gen­za”. E’ infat­ti opi­nio­ne basi­la­re che da que­sta vicen­da se ne può usci­re in due modi: o ricon­fer­man­do, dopo, tut­to ciò che era pri­ma e che ci ha con­dot­to fin qui; oppu­re, come sostie­ne il PCI, rivol­ta­re le linee poli­ti­che, met­te­re in pri­mo pia­no non gli inte­res­si ma la salu­te dei cit­ta­di­ni, sal­va­guar­da­re i lavo­ra­to­ri e non i gua­da­gni del­le pro­du­zio­ni. Il Gover­no, assu­me schi­zo­fre­ni­ca­men­te prov­ve­di­men­ti che, spes­so, con­trad­di­co­no quan­to fat­to solo pochi gior­ni o poche ore pri­ma. Non sol­le­via­mo que­sto per pole­mi­ca poli­ti­ca spic­cio­la, ma solo per evi­den­zia­re che se non c’è un dise­gno di un nuo­vo ordi­ne del­le cose, non si può ave­re linea­ri­tà e tra­spa­ren­za. I comu­ni­sti del Lazio, que­sto han­no scel­to: di indi­ca­re un indi­riz­zo gene­ra­le per il dopo Coro­na­vi­rus. E’ così che si potrà evi­ta­re il ripe­ter­si di situa­zio­ni ana­lo­ghe. Con­fi­dia­mo che i lavo­ra­to­ri, i cit­ta­di­ni, gli uti­liz­za­to­ri del­la rete, non accet­ti­no sem­pli­ce­men­te il bat­ti e ribat­ti quo­ti­dia­no di tea­tran­ti al qua­le, appun­to, noi non voglia­mo par­te­ci­pa­re. Inve­ce, con­fi­dia­mo pro­prio che tut­ti quel­li a cui ci appel­lia­mo lavo­ra­to­ri, cit­ta­di­ni, uti­liz­za­to­ri di inter­net, assu­ma­no la scel­ta di appro­fon­di­re il nostro docu­men­to di ana­li­si e pro­po­sta. Il fine? Quel­lo dichia­ra­to di veri­fi­ca­re se ci sia con­so­nan­za, con­di­vi­sio­ne, e quin­di soste­gno alle pro­po­ste comu­ni­ste. Se fos­si­mo in agi­bi­li­tà demo­cra­ti­ca “nor­ma­le” farem­mo que­sto con­vo­can­do miglia­ia di assem­blee nel Pae­se. Tut­ti sap­pia­mo che non è pos­si­bi­le. Cer­chia­mo allo­ra, noi di adem­pie­re ad un com­pi­to mora­le, socia­le, poli­ti­co e di clas­se che ci sia­mo dati; a tut­ti voi chie­dia­mo di veri­fi­ca­re se ciò che sta­te spe­ri­men­tan­do sul­la vostra pel­le ha a che fare con pro­ble­mi e solu­zio­ni che i comu­ni­sti met­to­no a dispo­si­zio­ne. Chi si ritro­ve­rà nei con­te­nu­ti qui pro­po­sti, sap­pia­mo tro­ve­rà la for­za per non abban­do­nar­si allo scon­for­to e, inve­ce, riat­ti­va­re l’antico mot­to, tutt’ora vali­do, che l’unione fa la for­za, e che lo sfrut­ta­men­to di pochi con­tro mol­ti non va più accet­ta­to, né per­mes­so.
(Su inca­ri­co del segre­ta­rio regio­na­le, Ore­ste del­la Posta, il com­pa­gno Ange­lo Dio­ni­si, medi­co, già Sena­to­re del­la Repub­bli­ca ha redat­to la pri­ma boz­za del docu­men­to di ana­li­si ed indi­riz­zo poli­ti­co del PCI Lazio; così come la com­pa­gna Sonia Peco­ril­li, asses­so­re a Ser­mo­ne­ta e rap­pre­sen­tan­te sin­da­ca­le nel­la sani­tà ha pro­dot­to la pri­ma ste­su­ra del docu­men­to sul­la tute­la del­la salu­te dei lavo­ra­to­ri del­la sani­tà alle­ga­to al docu­men­to poli­ti­co. Ancor più pre­gnan­te ora, che in que­sti gior­ni vede a Livor­no, due ope­ra­ie del­la sani­tà licen­zia­te per esser­si ribel­la­te a non ave­re pro­te­zio­ni indi­vi­dua­li.).

Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no


PCI LAZIO. Docu­men­to di ana­li­si ed indi­riz­zo sul­la poli­ti­ca sani­ta­ria
I Comu­ni­sti del PCI Lazio voglio­no innan­zi­tut­to espri­me­re vici­nan­za e cor­do­glio a tut­te le fami­glie col­pi­te da lut­ti e sof­fe­ren­ze per la per­di­ta dei loro cari a cau­sa del­la pan­de­mia da coro­na­vi­rus che sta inte­res­san­do dram­ma­ti­ca­men­te il nostro Pae­se più che altri nel mon­do. Que­sta male­det­ta pan­de­mia, pro­vo­ca­ta da un virus (il coro­na­vi­rus) fino­ra sco­no­sciu­to che tra­sfor­man­do­si sareb­be pas­sa­to da alcu­ni ani­ma­li mam­mi­fe­ri all’uomo, si carat­te­riz­za per la sua dram­ma­ti­ca espan­sio­ne e per il suo enor­me cari­co di mor­te per malat­tia pol­mo­na­re, di sof­fe­ren­za uma­na, di pover­tà eco­no­mi­ca e di rela­zio­ni, di tur­ba­men­to dif­fu­so, di pau­ra. Il PCI del Lazio è con­sa­pe­vo­le che dopo que­sta pan­de­mia nul­la sarà come pri­ma. Essa infat­ti sta già cam­bian­do pro­fon­da­men­te la nostra vita. Essa è desti­na­ta a muta­re le abi­tu­di­ni, le cul­tu­re, la gerar­chia di valo­ri, i com­por­ta­men­ti, gli affetti,le rela­zio­ni tra gli indi­vi­dui e tra le clas­si, le stes­se rela­zio­ni tra gli sta­ti e gli asset­ti isti­tu­zio­na­li. I comu­ni­sti non voglio­no aggiun­ge­re o dif­fon­de­re ulte­rio­ri nozio­ni di natu­ra tec­ni­ca oltre a quel­le ampia­men­te e for­se ecces­si­va­men­te divul­ga­te dagli orga­ni di infor­ma­zio­ne uffi­cia­li e dai social. Infat­ti, solo al fine di evi­den­zia­re come la pri­ma linea del­la guer­ra con­tro la pan­de­mia in atto è com­bat­tu­ta dal set­to­re socio-sani­ta­rio, sce­glia­mo di accom­pa­gna­re la for­te ana­li­si del­lo sta­to attua­le espo­sta in que­sto docu­men­to, da una nota che rap­pre­sen­ta la moda­li­tà non pre­vi­sta e non attua­ta nei fat­ti da chi gover­na la sani­tà, met­ten­do a rischio salu­te e vite dei lavo­ra­to­ri pro­prio del­la sani­tà. Essi sono inte­res­sa­ti soprat­tut­to ad offri­re ai cit­ta­di­ni ed ai lavo­ra­to­ri ele­men­ti di rifles­sio­ne uti­li per la rico­stru­zio­ne di una coscien­za di clas­se che sia fon­da­men­to per la ricon­qui­sta dell’egemonia cul­tu­ra­le che per­met­ta di com­pren­de­re e con­tra­sta­re la natu­ra dei pro­ces­si socia­li ed eco­no­mi­ci in atto e legit­ti­ma­re il ruo­lo di tra­sfor­ma­zio­ne del­le clas­si popo­la­ri. Per que­sto essi voglio­no inda­ga­re, sen­za pre­giu­di­zi di carat­te­re ideo­lo­gi­co, e sti­mo­la­re una rifles­sio­ne di mas­sa sugli even­ti che si sono veri­fi­ca­ti e che si stan­no anco­ra svi­lup­pan­do e sui fat­to­ri di cri­si che si sono mani­fe­sta­ti in rela­zio­ne alla gestio­ne del­la pan­de­mia.
Il PCI:
• Pur rifiu­tan­do ogni ipo­te­si di deri­va tec­no­cra­ti­ca e riaf­fer­man­do la dife­sa ad oltran­za del­le pre­ro­ga­ti­ve del Par­la­men­to demo­cra­ti­ca­men­te elet­to, auspi­ca che le deci­sio­ni fino­ra assun­te e le pre­scri­zio­ni che saran­no in segui­to impo­ste sia­no sup­por­ta­te dal pare­re degli epi­de­mio­lo­gi, dei viro­lo­gi e degli infet­ti­vo­lo­gi­ci e ritie­ne che le scar­se cono­scen­ze del­le carat­te­ri­sti­che di un virus di nuo­va insor­gen­za e la impre­ve­di­bi­li­tà del suo com­por­ta­men­to non pos­sa­no giu­sti­fi­ca­re la con­trad­dit­to­rie­tà del­le dispo­si­zio­ni ema­na­te dal Gover­no e dal­le auto­ri­tà loca­li carat­te­riz­za­te dall’alternarsi di allar­mi­smi e ras­si­cu­ra­zio­ni.
• Giu­di­ca inde­co­ro­so il peren­ne scon­tro tra i diver­si livel­li isti­tu­zio­na­li del­lo Sta­to cen­tra­le e dei Gover­ni Regio­na­li ed il bal­let­to di deci­sio­ni e pre­scri­zio­ni annun­cia­te e con­ti­nua­men­te modi­fi­ca­te più per moti­va­zio­ni di carat­te­re pro­pa­gan­di­sti­co ed elet­to­ra­li­sti­co dei vari inap­pro­pria­ti pro­ta­go­ni­sti che sug­ge­ri­ti da diver­si espli­ci­ti e mani­fe­sti pare­ri scien­ti­fi­ci neces­sa­ria­men­te non uni­vo­ci.
• A tal pro­po­si­to i Comu­ni­sti del Lazio espri­mo­no pro­fon­da pre­oc­cu­pa­zio­ne per la debo­lez­za dimo­stra­ta dal­le nostre Isti­tu­zio­ni come con­se­guen­za del­le malau­gu­ra­te rifor­me Costi­tu­zio­na­li che, modi­fi­can­do il capi­to­lo V, han­no dele­ga­to ai gover­ni Regio­na­li la Gestio­ne del Siste­ma Sani­ta­rio. I comu­ni­sti pre­an­nun­cia­no una fer­ma oppo­si­zio­ne alla richie­sta dell’autonomia dif­fe­ren­zia­ta da par­te di alcu­ne Regio­ni che por­te­rà alla rot­tu­ra dell’Unità nazio­na­le ed a mag­gio­re con­trap­po­si­zio­ne dei pote­ri.
• Giu­di­ca moral­men­te inqua­li­fi­ca­bi­li tut­ti colo­ro che han­no cal­deg­gia­to misu­re di pre­ven­zio­ne più blan­de met­ten­do nel con­to miglia­ia se non cen­ti­na­ia di miglia­ia o addi­rit­tu­ra milio­ni di mor­ti di esse­re uma­ni non solo anzia­ni o fra­gi­li.
• ritie­ne che a tut­to il per­so­na­le sani­ta­rio del nostro Pae­se vada un gran­de rico­no­sci­men­to non sol­tan­to per l’impegno pro­fu­so gene­ro­sa­men­te nel con­tra­sta­re una pan­de­mia che met­te a rischio la loro stes­sa salu­te ma per come da anni sup­pli­sco­no con gran­de sacri­fi­cio e pro­fes­sio­na­li­tà alle caren­ze del Siste­ma Sani­ta­rio impo­ve­ri­to negli ulti­mi decen­ni dal­le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste. Gli apprez­za­men­ti non sia­no sol­tan­to con­tin­gen­ti e di manie­ra ma sia­no l’avvio di una cam­pa­gna cul­tu­ra­le che raf­for­zi il rap­por­to di fidu­cia dei cit­ta­di­ni con tut­ti gli ope­ra­to­ri che scon­ta­no trop­po spes­so le caren­ze e la disor­ga­niz­za­zio­ne dei ser­vi­zi.
La dram­ma­ti­ca pan­de­mia che si è abbat­tu­ta in poco tem­po sul nostro Pae­se ha mes­so in evi­den­za le pro­fon­de caren­ze del nostro Siste­ma Sani­ta­rio anche in quel­le Regio­ni dove sono sta­te trop­po a lun­go coper­te dal­la reto­ri­ca pro­pa­gan­di­sti­ca. Si è dimo­stra­ta una Fake quel­la che vole­va la Sani­tà Lom­bar­da come tra i più effi­cien­ti siste­mi del mon­do capi­ta­li­sti­co. La con­tro­ri­for­ma sani­ta­ria del 1992 (leg­ge 502 e seguen­ti) che, in perio­do di cri­si dei Par­ti­ti Popo­la­ri e soprat­tut­to del­la can­cel­la­zio­ne del P.C.I.e di for­te ege­mo­nia neo­li­be­ri­sta segna­ta dall’affermazione del ber­lu­sco­ni­smo, ha can­cel­la­to la rifor­ma Sani­ta­ria del 1978 (la famo­sa 833), ha por­ta­to alla azien­da­liz­za­zio­ne del Siste­ma Sani­ta­rio pie­ga­to alla logi­ca del mer­ca­to e del pro­fit­to, alla sua pri­va­tiz­za­zio­ne, alla can­cel­la­zio­ne di 70000 (dice­si set­tan­ta­mi­la) Posti let­to Ospe­da­lie­ri, alla chiu­su­ra di nume­ro­si ospe­da­li, all’abbandono di ogni logi­ca di pro­gram­ma­zio­ne e di ade­gua­to finan­zia­men­to. In Ita­lia 3,4 Posti Let­to per 1000 abi­tan­ti, in Fran­cia 7 per 1000 abi­tan­ti ed in Ger­ma­nia 8 per 1000 abi­tan­ti. Ecco­la la eccel­len­za lom­bar­da: 1 posto di ria­ni­ma­zio­ne per 4000 abi­tan­ti con­tro 1 ogni 2 o 3 mila abi­tan­ti del­le altre regio­ni. Oggi assi­stia­mo impau­ri­ti, alli­bi­ti ad uno sce­na­rio al qua­le i più non era­no pre­pa­ra­ti. Per que­sto,
• Il PCI chie­de con for­za che la cri­si e le dif­fi­col­tà attua­li diven­ga­no occa­sio­ne per cor­reg­ge­re le poli­ti­che anti­po­po­la­ri che han­no pro­gres­si­va­men­te taglia­to dirit­ti fon­da­men­ta­li dei cit­ta­di­ni e per fare una valu­ta­zio­ne rea­li­sti­ca dei dan­ni pro­dot­ti dal libe­ri­smo e dal­la con­tro­ri­for­ma sani­ta­ria del 1992.
• Il PCI denun­cia all’opinione pub­bli­ca le tra­gi­che con­se­guen­ze del­la chiu­su­ra di tan­ti pic­co­li Ospe­da­li, del­la ridu­zio­ne dei Posti Let­to Ospe­da­lie­ri, del taglio dei ser­vi­zi sani­ta­ri rea­liz­za­ti dai Gover­ni Regio­na­li che si sono sus­se­gui­ti negli ulti­mi anni.
• Per que­sto il PCI chie­de che ven­ga­no recu­pe­ra­ti i valo­ri e l’organizzazione del­la Rifor­ma Sani­ta­ria 833 del 1978, sep­pu­re cor­ret­ta da ele­men­ti di mag­gio­re razio­na­liz­za­zio­ne, e che si tor­ni al Siste­ma Sani­ta­rio Nazio­na­le gra­tui­to ed uni­ver­sa­le.
• Il PCI ade­ri­sce cor­ret­ta­men­te alle pre­scri­zio­ni ed invi­ta tut­ti i suoi mili­tan­ti ed i sim­pa­tiz­zan­ti e tut­ti i cit­ta­di­ni a tene­re com­por­ta­men­ti coe­ren­ti con le indi­ca­zio­ni del­le isti­tu­zio­ni e soprat­tut­to coe­ren­ti con un for­te sen­so civi­co e di soli­da­rie­tà che deve esse­re posto alla base del­la rico­stru­zio­ne dell’unità del popo­lo e del­la ricom­po­si­zio­ne socia­le e rile­va con ram­ma­ri­co come le for­ze di Gover­no abbia­no trop­po spes­so subi­to l’iniziativa dei par­ti­ti del­la destra e degli impren­di­to­ri che nel­la pri­ma fase han­no invo­ca­to prov­ve­di­men­ti mini­ma­li ante­po­nen­do gli inte­res­si eco­no­mi­ci ed i loro pro­fit­ti al valo­re del­la salu­te e del­la vita.
• Il PCI pur apprez­zan­do il fat­to che in que­sta fase il Gover­no abbia scel­to le ragio­ni del­la salu­te e del­la vita resi­sten­do ad una ver­go­gno­sa e for­sen­na­ta cam­pa­gna svi­lup­pa­ta da tan­ti orga­ni di infor­ma­zio­ne a ser­vi­zio degli inte­res­si del capi­ta­li­smo nostra­no non può non rile­va­re la distan­za di valo­ri che han­no gui­da­to i prov­ve­di­men­ti di alcu­ne demo­cra­zie popo­la­ri come La Cina.
• Infi­ne Il PCI, con­si­de­ran­do che la pan­de­mia da Coro­na­vi­rus potrà com­por­ta­re milio­ni di per­so­ne infet­ta­te, di cui cir­ca il 10 % con malat­tia mani­fe­sta con neces­si­tà di assi­sten­za in Cen­tri di Ria­ni­ma­zio­ne e di Tera­pia Inten­si­va di cui il nostro Siste­ma Sani­ta­rio non dispor­reb­be, oltre a cir­ca 3,4 % di deces­si, chie­de che ven­ga­no adot­ta­ti corag­gio­sa­men­te tut­ti i prov­ve­di­men­ti capa­ci di con­te­ne­re e ral­len­ta­re la dif­fu­sio­ne del virus e che ven­ga­no requi­si­te e mes­se a dispo­si­zio­ne del­la col­let­ti­vi­tà sot­to il pote­re del­le isti­tu­zio­ni demo­cra­ti­che tut­te la strut­tu­re sani­ta­rie pri­va­te con­ven­zio­na­te e non.
• Da più par­ti vie­ne ripe­tu­to che que­sta pan­de­mia è come una guer­ra. E di guer­ra si trat­ta. Per i pro­fon­di cam­bia­men­ti che pro­dur­rà. Sia­mo con­sa­pe­vo­li che come in ogni guer­ra saran­no i più debo­li a sof­fri­re ed a soc­com­be­re ma sol­tan­to se que­sti non sapran­no coglie­re l’opportunità di assu­me­re le redi­ni del­lo Sta­to sot­traen­do­si alla sug­ge­stio­ne del­la neces­si­tà di Pote­ri e di uomi­ni for­ti ed auto­ri­ta­ri. E sot­traen­do­si anche al fasci­no irra­zio­na­le di supe­ra­men­to del­la demo­cra­zia a favo­re degli esper­ti e dei tec­no­cra­ti. Di una nuo­va clas­se diri­gen­te c’è neces­si­tà ed urgen­za che sia espres­sio­ne degli inte­res­si dei lavo­ra­to­ri e che ridi­se­gni gli asset­ti di pote­re e l’architettura del­le isti­tu­zio­ni , supe­ran­do la divi­sio­ne cor­po­ra­ti­va del­la socie­tà, rico­struen­do l’unità del popo­lo sul­la base del­la soli­da­rie­tà e dell’uguaglianza. Si può e si deve usci­re da que­sta dram­ma­ti­ca pan­de­mia con più Sta­to e più Demo­cra­zia. Se è vero che la Lom­bar­dia e soprat­tut­to Ber­ga­mo e Bre­scia come altre cit­tà del Nord pian­go­no il mag­gior nume­ro di mor­ti è per­ché milio­ni di cit­ta­di­ni sono anco­ra costret­ti a recar­si nel­le fab­bri­che anche dove non si pro­du­co­no beni e ser­vi­zi fon­da­men­ta­li. Anco­ra malat­tie e mor­ti disu­gua­li e segna­te con il mar­chio di clas­se. I lavo­ra­to­ri immo­la­ti al Pro­fit­to ed alla ric­chez­za di pochi stan­no già pagan­do il prez­zo. Quan­do, con il sacri­fi­cio e la soli­da­rie­tà ed il sen­so civi­co e respon­sa­bi­le dei lavo­ra­to­ri sarà vin­ta que­sta bat­ta­glia dovre­mo pre­sen­ta­re il con­to a lor signo­ri e non per­met­te­re­mo che l’emergenza sani­ta­ria si tra­sfor­mi in emer­gen­za demo­cra­ti­ca.
I comu­ni­sti a fian­co dei lavo­ra­to­ri sapran­no vigi­la­re e con­tra­sta­re ogni ten­ta­ti­vo di invo­lu­zio­ne demo­cra­ti­ca e di ridu­zio­ne del­le liber­tà demo­cra­ti­che e dei dirit­ti indi­vi­dua­li e socia­li.

Cir­ca cin­quan­ta medi­ci pro­ve­nien­ti da Cuba giun­ti in Ita­lia


PCI Lazio.Tutela del­la salu­te dei lavo­ra­to­ri, emer­gen­za Coro­na­vi­rus e “dopo emer­gen­za”
PREMESSSA
Que­sto docu­men­to nasce dal­la neces­si­tà di dare del­le rispo­ste con­cre­te a tut­ti gli ope­ra­to­ri sani­ta­ri nes­su­no esclu­so che in que­sto momen­to si tro­va­no ad affron­ta­re la situa­zio­ne emer­gen­zia­le det­ta­ta dall’epidemia da COVID-19. Pre­so atto del­l’e­vol­ver­si del­la situa­zio­ne epi­de­mio­lo­gi­ca, del carat­te­re par­ti­co­lar­men­te dif­fu­si­vo del­l’e­pi­de­mia e del­l’in­cre­men­to dei casi e dei deces­si riscon­tra­ti sul ter­ri­to­rio nazio­na­le, rite­nu­ta la straor­di­na­ria neces­si­ta’ e urgen­za di ema­na­re ulte­rio­ri dispo­si­zio­ni per fron­teg­gia­re l’e­mer­gen­za epi­de­mio­lo­gi­ca da COVID-19, si ritie­ne neces­sa­rio adot­ta­re misu­re di poten­zia­men­to del­la rete ospe­da­lie­ra e di assi­sten­za ter­ri­to­ria­le. Con­si­de­ra­to che l’Or­ga­niz­za­zio­ne Mon­dia­le del­la Sani­ta’ il 30 gen­na­io 2020 ha dichia­ra­to l’e­pi­de­mia da COVID-19 un’e­mer­gen­za di sani­ta’ pub­bli­ca di rile­van­za inter­na­zio­na­le; è d’obbligo por­ta­re a cono­scen­za dei nostri inter­lo­cu­to­ri che in tut­te le strut­tu­re pub­bli­che ospe­da­lie­re ed ambu­la­to­ri dislo­ca­te su tut­to il ter­ri­to­rio del­la Regio­ne Lazio scar­seg­gia­no i Dispo­si­ti­vi di Pro­te­zio­ne Indi­vi­dua­le (DPI).

Alcu­ne deci­ne di medi­ci cine­si pro­ve­nien­ti da Wuhan sono giun­ti in Ita­lia


Infor­ma­re tut­ti oggi è un nostro dove­re.
I Coro­na­vi­rus sono una vasta fami­glia di virus noti per cau­sa­re malat­tie che van­no dal comu­ne raf­fred­do­re a malat­tie più gra­vi come la Sin­dro­me respi­ra­to­ria medio­rien­ta­le (MERS) e la Sin­dro­me respi­ra­to­ria acu­ta gra­ve (SARS). Sono virus RNA a fila­men­to posi­ti­vo, con aspet­to simi­le a una coro­na al micro­sco­pio elet­tro­ni­co. La sot­to­fa­mi­glia Ortho­co­ro­na­vi­ri­nae del­la fami­glia Coro­na­vi­ri­dae è clas­si­fi­ca­ta in quat­tro gene­ri di coro­na­vi­rus (CoV): Alpha‑, Beta‑, Del­ta- e Gam­ma­co­ro­na­vi­rus. Il gene­re del beta­co­ro­na­vi­rus è ulte­rior­men­te sepa­ra­to in cin­que sot­to­ge­ne­ri (tra i qua­li il Sar­be­co­vi­rus). I Coro­na­vi­rus sono sta­ti iden­ti­fi­ca­ti a metà degli anni ’60 e sono noti per infet­ta­re l’uo­mo ed alcu­ni ani­ma­li (inclu­si uccel­li e mam­mi­fe­ri). Le cel­lu­le ber­sa­glio pri­ma­rie sono quel­le epi­te­lia­li del trat­to respi­ra­to­rio e gastroin­te­sti­na­le. Ad oggi, set­te Coro­na­vi­rus han­no dimo­stra­to di esse­re in gra­do di infet­ta­re l’uo­mo: Coro­na­vi­rus uma­ni comu­ni: HCoV-OC43 e HCoV-HKU1 (Beta­co­ro­na­vi­rus) e HCoV-229E e HCoV-NL63 (Alpha­co­ro­na­vi­rus); essi pos­so­no cau­sa­re raf­fred­do­ri comu­ni ma anche gra­vi infe­zio­ni del trat­to respi­ra­to­rio infe­rio­re. Altri Coro­na­vi­rus uma­ni (Beta­co­ro­na­vi­rus): SARS-CoV, MERS-CoV e 2019-nCoV (ora deno­mi­na­to SARS-CoV‑2). Abbia­mo a che fare però con un nuo­vo Coro­na­vi­rus (nCoV) è un nuo­vo cep­po di coro­na­vi­rus che non è sta­to pre­ce­den­te­men­te mai iden­ti­fi­ca­to nel­l’uo­mo. In par­ti­co­la­re quel­lo deno­mi­na­to SARS-CoV‑2 (pre­ce­den­te­men­te 2019-nCoV), e non è mai sta­to iden­ti­fi­ca­to pri­ma di esse­re segna­la­to a Wuhan, Cina, a dicem­bre 2019. Il virus che cau­sa l’at­tua­le epi­de­mia di coro­na­vi­rus è sta­to chia­ma­to “Sin­dro­me respi­ra­to­ria acu­ta gra­ve coro­na­vi­rus 2” (SARS-CoV‑2). Lo ha comu­ni­ca­to l’In­ter­na­tio­nal Com­mit­tee on Taxo­no­my of Viru­ses (ICTV) che si occu­pa del­la desi­gna­zio­ne e del­la deno­mi­na­zio­ne dei virus (ovve­ro spe­cie, gene­re, fami­glia, ecc.). A indi­ca­re il nome un grup­po di esper­ti appo­si­ta­men­te inca­ri­ca­ti di stu­dia­re il nuo­vo cep­po di coro­na­vi­rus. Secon­do que­sto pool di scien­zia­ti il nuo­vo coro­na­vi­rus è fra­tel­lo di quel­lo che ha pro­vo­ca­to la Sars (SARS-CoVs), da qui il nome scel­to di SARS-CoV‑2. La com­par­sa di nuo­vi virus pato­ge­ni per l’uomo, pre­ce­den­te­men­te cir­co­lan­ti solo nel mon­do ani­ma­le, è un feno­me­no ampia­men­te cono­sciu­to (chia­ma­to spill over o sal­to di spe­cie) e si pen­sa che pos­sa esse­re alla base anche dell’origine del nuo­vo coro­na­vi­rus (SARS-CoV‑2). Al momen­to la comu­ni­tà scien­ti­fi­ca sta cer­can­do di iden­ti­fi­ca­re la fon­te dell’infezione. La malat­tia pro­vo­ca­ta dal nuo­vo Coro­na­vi­rus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per coro­na, “VI” per virus, “D” per disea­se e “19” indi­ca l’an­no in cui si è mani­fe­sta­ta). I sin­to­mi più comu­ni sono feb­bre, stan­chez­za e tos­se sec­ca. Alcu­ni pazien­ti pos­so­no pre­sen­ta­re indo­len­zi­men­to e dolo­ri musco­la­ri, con­ge­stio­ne nasa­le, naso che cola, mal di gola o diar­rea. Que­sti sin­to­mi sono gene­ral­men­te lie­vi e ini­zia­no gra­dual­men­te. Nei casi più gra­vi, l’in­fe­zio­ne può cau­sa­re pol­mo­ni­te, sin­dro­me respi­ra­to­ria acu­ta gra­ve, insuf­fi­cien­za rena­le e per­si­no la mor­te. Alcu­ne per­so­ne si infet­ta­no ma non svi­lup­pa­no alcun sin­to­mo. Gene­ral­men­te i sin­to­mi sono lie­vi, soprat­tut­to nei bam­bi­ni e nei gio­va­ni adul­ti, e a ini­zio len­to. Cir­ca 1 su 5 per­so­ne con COVID-19 si amma­la gra­ve­men­te e pre­sen­ta dif­fi­col­tà respi­ra­to­rie, richie­den­do il rico­ve­ro in ambien­te ospe­da­lie­ro. Il perio­do di incu­ba­zio­ne rap­pre­sen­ta il perio­do di tem­po che inter­cor­re fra il con­ta­gio e lo svi­lup­po dei sin­to­mi cli­ni­ci. Si sti­ma attual­men­te che vari fra 2 e 11 gior­ni, fino ad un mas­si­mo di 14 gior­ni. Il nuo­vo Coro­na­vi­rus è un virus respi­ra­to­rio che si dif­fon­de prin­ci­pal­men­te attra­ver­so il con­tat­to stret­to con una per­so­na mala­ta. La via pri­ma­ria sono le goc­cio­li­ne del respi­ro del­le per­so­ne infet­te ad esem­pio tra­mi­te: la sali­va; tos­sen­do; star­nu­ten­do; con­tat­ti diret­ti per­so­na­li; le mani, ad esem­pio toc­can­do con le mani con­ta­mi­na­te (non anco­ra lava­te) boc­ca, naso o occhi. Le per­so­ne anzia­ne e quel­le con pato­lo­gie sot­to­stan­ti, qua­li iper­ten­sio­ne, pro­ble­mi car­dia­ci o dia­be­te e i pazien­ti immu­no­de­pres­si (per pato­lo­gia con­ge­ni­ta o acqui­si­ta o in trat­ta­men­to con far­ma­ci immu­no­sop­pres­so­ri, tra­pian­ta­ti) han­no mag­gio­ri pro­ba­bi­li­tà di svi­lup­pa­re for­me gra­vi di malat­tia. Gli ope­ra­to­ri sani­ta­ri sono espo­sti ad un ele­va­to rischio di con­ta­gio entran­do in con­tat­to con i pazien­ti più spes­so di quan­to non fac­cia la popo­la­zio­ne gene­ra­le. L’Or­ga­niz­za­zio­ne Mon­dia­le del­la Sani­tà (OMS) rac­co­man­da che gli ope­ra­to­ri sani­ta­ri appli­chi­no ade­gua­te misu­re di pre­ven­zio­ne e con­trol­lo del­le infe­zio­ni in gene­ra­le e del­le infe­zio­ni respi­ra­to­rie, in par­ti­co­la­re. Pro­prio sul­la base di que­sta ulti­ma affer­ma­zio­ne voglia­mo che le isti­tu­zio­ni pon­ga­no mag­gio­re atten­zio­ne sull’argomento sicu­rez­za nei luo­ghi di lavo­ro e cor­ret­to uti­liz­zo dei DPI secon­do il Decre­to Leg­ge 81/2008. In que­sto caso la sicu­rez­za in Ospe­da­le è un valo­re che non si può tra­scu­ra­re, una varia­bi­le strut­tu­ra­le o tec­no­lo­gi­ca dal­la qua­le non solo dipen­de la salu­te ma la stes­sa inco­lu­mi­tà fisi­ca di pazien­ti e dipen­den­ti. Risul­ta quin­di di fon­da­men­ta­le impor­tan­za effet­tua­re una valu­ta­zio­ne dei rischi, inte­sa come l’in­sie­me di tut­te quel­le ope­ra­zio­ni, cono­sci­ti­ve e ope­ra­ti­ve, che devo­no esse­re attua­te per addi­ve­ni­re ad una sti­ma del rischio d’e­spo­si­zio­ne ai fat­to­ri di peri­co­lo per la sicu­rez­za e la salu­te del per­so­na­le in rela­zio­ne allo svol­gi­men­to del­le lavo­ra­zio­ni. Tale valu­ta­zio­ne è per­tan­to un’o­pe­ra­zio­ne com­ples­sa che richie­de per ogni ambien­te o posto di lavo­ro con­si­de­ra­to una serie d’o­pe­ra­zio­ni, suc­ces­si­ve e con­se­guen­ti tra loro, che dovran­no pre­ve­de­re: iden­ti­fi­ca­zio­ne del­le sor­gen­ti di rischio pre­sen­ti nel ciclo lavo­ra­ti­vo; indi­vi­dua­zio­ne dei con­se­guen­ti poten­zia­li rischi d’e­spo­si­zio­ne; la sti­ma del­l’en­ti­tà dei rischi d’e­spo­si­zio­ne . Nel­le strut­tu­re sani­ta­rie coe­si­ste uno sce­na­rio com­ple­to di rischi con­ven­zio­na­li ed emer­gen­ti (fisi­ci, chi­mi­ci e bio­lo­gi­ci) dif­fi­cil­men­te riscon­tra­bi­le in altre real­tà indu­stria­li. Rischi bio­lo­gi­ci In ambien­te ospe­da­lie­ro il rischio bio­lo­gi­co è intrin­se­ca­men­te cor­re­la­to con l’attività dell’operatore sani­ta­rio e quin­di per il diret­to con­tat­to con i mala­ti, pos­si­bi­li por­ta­to­ri di pato­lo­gie infet­ti­ve, e con i loro liqui­di bio­lo­gi­ci (san­gue, sali­va, aero­sol respi­ra­to­ri, uri­ne, feci, ecc.) anch’essi poten­zial­men­te infet­ti. In gene­ra­le il rischio bio­lo­gi­co può esse­re di tipo: Cumu­la­ti­vo (dipen­de dal­la pos­si­bi­li­tà di veni­re a con­tat­to con agen­ti bio­lo­gi­ci pato­ge­ni nel cor­so del­le nor­ma­li ope­ra­zio­ni lavo­ra­ti­ve, tenen­do distin­ti gli even­ti infor­tu­ni­sti­ci) . Infor­tu­ni­sti­co (è lega­to ad even­ti acci­den­ta­li). Ana­liz­zan­do il rischio bio­lo­gi­co di tipo infor­tu­ni­sti­co, si può affer­ma­re che mol­te infe­zio­ni pos­so­no esse­re con­trat­te in segui­to a feri­te casua­li con aghi e stru­men­ti taglien­ti con­ta­mi­na­ti con mate­ria­le bio­lo­gi­co infet­to e/o per con­tat­to di mate­ria­le infet­to con muco­se o pel­le non inte­gra, dal rap­por­to con­ti­nua­ti­vo tra il per­so­na­le sani­ta­rio e i mala­ti, dal­la pre­sen­za di mate­ria­le bio­lo­gi­co poten­zial­men­te infet­to, dall’uso di stru­men­ti e appa­rec­chi di dia­gno­si e cura, dall’eventuale inqui­na­men­to ambien­ta­le dei set­to­ri di degen­za, ecc. Sono quin­di da con­si­de­rar­si atti­vi­tà poten­zial­men­te a rischio tut­te quel­le mano­vre che sono com­piu­te quo­ti­dia­na­men­te dal per­so­na­le infer­mie­ri­sti­co medi­co e ausi­lia­rio che com­por­ta­no la mani­po­la­zio­ne di stru­men­ti, ogget­ti, mate­ria­li even­tual­men­te con­ta­mi­na­ti. La pre­ven­zio­ne varia in rela­zio­ne alla tipo­lo­gia d’infortunio e si attua soprat­tut­to attra­ver­so la sen­si­bi­liz­za­zio­ne degli ope­ra­to­ri (con­si­de­ran­do che il rischio mag­gio­re dipen­de non dal pazien­te noto per la pato­lo­gia infet­ti­va, ma da quel­lo con malat­tia non accer­ta­ta) ed in par­ti­co­la­re occor­re fare rife­ri­men­to alle nor­me uni­ver­sa­li.
Le pre­cau­zio­ni uni­ver­sa­li pre­ve­do­no:
Lavag­gio del­le mani (lavag­gio del­le mani con acqua e deter­gen­te segui­to da lavag­gio anti­set­ti­co ogni qual vol­ta si veri­fi­chi acci­den­tal­men­te il con­tat­to con san­gue e/o liqui­di bio­lo­gi­ci e dopo la rimo­zio­ne dei guan­ti). Uso dei guan­ti (devo­no esse­re sem­pre indos­sa­ti quan­do vi è o vi può esse­re con­tat­to con san­gue e/o liqui­di bio­lo­gi­ci). Uso dei cami­ci e dei grem­biu­li di pro­te­zio­ne (devo­no esse­re sem­pre indos­sa­ti duran­te l’esecuzione di pro­ce­du­re che pos­so­no pro­dur­re l’emissione di goc­cio­li­ne o schiz­zi di san­gue e/o liqui­di bio­lo­gi­ci). Uso di masche­ri­ne, occhia­li e copri­fac­cia pro­tet­ti­vi (devo­no esse­re sem­pre indos­sa­ti duran­te l’esecuzione di pro­ce­du­re che pos­so­no pro­vo­ca­re l’esposizione del­la muco­sa ora­le, nasa­le e con­giun­ti­va­le a goc­cio­li­ne o schiz­zi di san­gue e/o liqui­di bio­lo­gi­ci e emis­sio­ne di fram­men­ti di tes­su­to). Cam­pio­ni bio­lo­gi­ci (van­no col­lo­ca­ti e tra­spor­ta­ti in con­te­ni­to­ri appo­si­ti che impe­di­sca­no even­tua­li per­di­te o rot­tu­re; il mate­ria­le a per­de­re che risul­ta con­ta­mi­na­to da san­gue e/o liqui­di bio­lo­gi­ci deve esse­re ripo­sto nei con­te­ni­to­ri per rifiu­ti spe­cia­li; le even­tua­li mano­vre chi­rur­gi­che e/o endo­sco­pi­che su pazien­ti infet­ti devo­no esse­re inse­ri­te come ulti­me nel­la pro­gram­ma­zio­ne del­le rela­ti­ve sedu­te) .
Clas­si­fi­ca­zio­ne del­le mano­vre o pro­ce­du­re inva­si­ve com­por­tan­ti rischio bio­lo­gi­co (da S. Can­to­ni, 1993).
Alto rischio: incan­nu­la­zio­ne vie arteriose/venose e pre­lie­vi arte­rio­si; angio­gra­fie; inter­ven­ti chi­rur­gi­ci; riscon­tri autop­ti­ci; bron­co­sco­pie, indu­zio­ne dell’escreato per aero­so­liz­za­zio­ne; aspi­ra­zio­ni endo­bron­chia­li ed endo­tra­chea­li; intu­ba­zio­ni endo/­na­so/o­ro-tra­chea­li; tra­cheo­to­mie, cam­bio di can­nu­le tra­cheo­to­mi­che; pun­tu­re esplo­ra­ti­ve in cavi­tà ed orga­ni: lom­ba­re, tora­ci­ca, ster­na­le, artro­cen­te­si, biop­sia epa­ti­ca e rena­le; pun­tu­re eva­cua­ti­ve in cavi­tà ed orga­ni: tora­cen­te­si, para­cen­te­si, dia­li­si peri­to­nea­le, dre­nag­gio tora­ci­co; cate­te­ri­smo vesci­co­le; cisto­sco­pia; iste­ro­sco­pia; amnio­cen­te­si; feto­sco­pia. Medio rischio: pre­lie­vo o inie­zio­ni endo­ve­no­se; lavag­gio mate­ria­le e stru­men­ti (fer­ri chi­rur­gi­ci); svuo­ta­men­to con­te­ni­to­ri ripie­ni di liqui­di orga­ni­ci (san­gue, uri­ne, escrea­to); endo­sco­pia dige­sti­va; medi­ca­zio­ne di feri­te chi­rur­gi­che; inie­zio­ni intra­mu­sco­la­ri. Bas­so rischio: cli­ste­re; puli­zia cavo ora­le; tri­co­to­mia.
Dopo aver fat­to que­sta accu­ra­ta pre­mes­sa attra­ver­so un per­cor­so for­ma­ti­vo e cogni­ti­vo voglia­mo entra­re nel det­ta­glio e par­la­re dei DPI (si inten­de per dispo­si­ti­vo di pro­te­zio­ne indi­vi­dua­le DPI qual­sia­si attrez­za­tu­ra desti­na­ta ad esse­re indos­sa­ta e tenu­ta dal lavo­ra­to­re allo sco­po di pro­teg­ger­lo con­tro uno o più rischi suscet­ti­bi­li di minac­ciar­ne la sicu­rez­za o la salu­te duran­te il lavo­ro, non­chè ogni com­ple­men­to o acces­so­rio desti­na­to a tale sco­po). I DPI devo­no esse­re impie­ga­ti quan­do i rischi non pos­so­no esse­re evi­ta­ti o suf­fi­cien­te­men­te ridot­ti da misu­re tec­ni­che di pre­ven­zio­ne, da mez­zi di pro­te­zio­ne col­let­ti­va, da misu­re, meto­di o pro­ce­di­men­ti di rior­ga­niz­za­zio­ne del lavo­ro.
Nel­lo spe­ci­fi­co voglia­mo par­la­re del­le masche­re fil­tran­ti: gli aero­sol e le par­ti­cel­le di pol­ve­ri sot­ti­li sono fra i rischi per la salu­te più sub­do­li nel­l’am­bien­te di lavo­ro, poi­ché que­sti sono pres­so­chè invi­si­bi­li nel­l’a­ria respi­ra­bi­le. Le semi­ma­sche­re fil­tran­ti con­tro par­ti­cel­le offro­no pro­te­zio­ne da que­sti peri­co­li. Que­ste si sud­di­vi­do­no in tre clas­si di pro­te­zio­ne: FFP1, FFP2 e FFP3. L’im­por­tan­za del­la pro­te­zio­ne respi­ra­to­ria Par­ti­cel­le peri­co­lo­se pos­so­no esse­re can­ce­ro­ge­ne o radioat­ti­ve, altre dan­neg­gia­no l’ap­pa­ra­to respi­ra­to­rio del cor­po nel­l’ar­co di decen­ni e cau­sa­no lo svi­lup­po a lun­go ter­mi­ne di malat­tie gra­vi. Nel miglio­re dei casi, i lavo­ra­to­ri devo­no lot­ta­re solo con­tro odo­ri sgra­de­vo­li. Le masche­re respi­ra­to­rie, sud­di­vi­se in tre clas­si, pro­teg­go­no da aero­sol, fumo e pol­ve­ri fini acquo­se e oleo­se duran­te il lavo­ro; la loro fun­zio­ne pro­tet­ti­va è nor­ma­ta a livel­lo euro­peo secon­do EN 149. Que­ste sono deno­mi­na­te “semi­ma­sche­re fil­tran­ti con­tro par­ti­cel­le o masche­re per pol­ve­ri sot­ti­li” e ven­go­no sud­di­vi­se nel­le clas­si di pro­te­zio­ne FFP1, FFP2 e FFP3. Come fun­zio­na una masche­ra fil­tran­te? Le masche­re fil­tran­ti pro­teg­go­no da pol­ve­ri, fumi e neb­bie di liqui­di (aero­sol) ina­la­bi­li, ma non da vapo­re e gas. Il siste­ma di clas­si­fi­ca­zio­ne si sud­di­vi­de in tre clas­si FFP, dove la sigla FFP sta per “fil­te­ring face pie­ce”, ovve­ro masche­ra fil­tran­te. Una masche­ra fil­tran­te copre naso e boc­ca e si com­po­ne di diver­si mate­ria­li fil­tran­ti e del­la masche­ra stes­sa. Que­ste sono pre­scrit­te nei luo­ghi di lavo­ro nei qua­li vie­ne supe­ra­to il valo­re limi­te di espo­si­zio­ne occu­pa­zio­na­le (OEL). Que­sto indi­ca la con­cen­tra­zio­ne mas­si­ma ammes­sa di pol­ve­ri, fumo e aero­sol nel­l’a­ria respi­ra­bi­le, che non cau­sa dan­ni alla salu­te. Quan­do que­sto valo­re vie­ne supe­ra­to, l’u­so di masche­re fil­tran­ti diven­ta obbli­ga­to­rio. Da cosa ci pro­teg­go­no le masche­re fil­tran­ti? Le clas­si di pro­te­zio­ne FFP1, FFP2 e FFP3 offro­no, in fun­zio­ne del­la per­di­ta tota­le e del fil­trag­gio di par­ti­cel­le con dimen­sio­ni fino a 0,6 ?m, una pro­te­zio­ne respi­ra­to­ria per diver­se con­cen­tra­zio­ni di sostan­ze noci­ve. La per­di­ta tota­le è dovu­ta a pene­tra­zio­ne del fil­tro e difet­ti di tenu­ta su viso e naso. Gra­zie all’in­no­va­ti­va tec­no­lo­gia fil­tran­te, anche la resi­sten­za respi­ra­to­ria resta bas­sa e la respi­ra­zio­ne non è osta­co­la­ta dal­le par­ti­cel­le cat­tu­ra­te nel fil­tro, nem­me­no in caso di ripe­tu­to uti­liz­zo del­la masche­ra fil­tran­te. FFP1 Pro­te­zio­ne da pol­ve­ri atos­si­che e non fibro­ge­ne L’i­na­la­zio­ne non cau­sa lo svi­lup­po di malat­tie, tut­ta­via può irri­ta­re le vie respi­ra­to­rie e rap­pre­sen­ta­re un inqui­na­men­to da cat­ti­vi odo­ri. La per­di­ta tota­le può esse­re al mas­si­mo del 25%. Il supe­ra­men­to del valo­re limi­te di espo­si­zio­ne pro­fes­sio­na­le può esse­re al mas­si­mo di 4 vol­te supe­rio­re.
Le masche­re respi­ra­to­rie del­la clas­se di pro­te­zio­ne FFP1 sono adat­te per ambien­ti di lavo­ro nei qua­li non si pre­ve­do­no pol­ve­ri e aero­sol tos­si­ci o fibro­ge­ni. Que­ste fil­tra­no alme­no l’80% del­le par­ti­cel­le che si tro­va­no nel­l’a­ria fino a dimen­sio­ni di 0,6 ?m e pos­so­no esse­re uti­liz­za­te quan­do il valo­re limi­te di espo­si­zio­ne occu­pa­zio­na­le non vie­ne supe­ra­to di oltre 4 vol­te. Nel set­to­re edi­le o nel­l’in­du­stria ali­men­ta­re, le masche­re respi­ra­to­rie del­la clas­se FFP1 sono qua­si sem­pre suf­fi­cien­ti. FFP2 Pro­te­zio­ne da pol­ve­ri, fumo e aero­sol soli­di e liqui­di dan­no­si per la salu­te Le par­ti­cel­le pos­so­no esse­re fibro­ge­ne, vale a dire che a bre­ve ter­mi­ne cau­sa­no l’ir­ri­ta­zio­ne del­le vie respi­ra­to­rie e a lun­go ter­mi­ne com­por­ta­no una ridu­zio­ne del­l’e­la­sti­ci­tà del tes­su­to pol­mo­na­re. La per­di­ta tota­le può esse­re al mas­si­mo del 11%. Il supe­ra­men­to del valo­re limi­te di espo­si­zio­ne pro­fes­sio­na­le può esse­re al mas­si­mo di 10 vol­te supe­rio­re. Le masche­re respi­ra­to­rie del­la clas­se di pro­te­zio­ne FFP2 sono adat­te per ambien­ti di lavo­ro nei qua­li l’a­ria respi­ra­bi­le con­tie­ne sostan­ze dan­no­se per la salu­te e in gra­do di cau­sa­re alte­ra­zio­ni gene­ti­che. Que­ste devo­no cat­tu­ra­re alme­no il 94% del­le par­ti­cel­le che si tro­va­no nel­l’a­ria fino a dimen­sio­ni di 0,6 ?m e pos­so­no esse­re uti­liz­za­te quan­do il valo­re limi­te di espo­si­zio­ne occu­pa­zio­na­le rag­giun­ge al mas­si­mo una con­cen­tra­zio­ne 10 vol­te supe­rio­re. Le masche­re respi­ra­to­rie del­la clas­se di pro­te­zio­ne FFP2 ven­go­no uti­liz­za­te ad esem­pio nel­l’in­du­stria metal­lur­gi­ca o nel­l’in­du­stria mine­ra­ria. Qui i lavo­ra­to­ri ven­go­no a con­tat­to con aero­sol, neb­bie e fumi, che a lun­go ter­mi­ne cau­sa­no lo svi­lup­po di malat­tie respi­ra­to­rie come il can­cro ai pol­mo­ni e che aumen­ta­no in modo mas­sic­cio il rischio di pato­lo­gie secon­da­rie come una tuber­co­lo­si pol­mo­na­re atti­va. FFP3 Pro­te­zio­ne da pol­ve­ri, fumo e aero­sol soli­di e liqui­di tos­si­ci e dan­no­si per la salu­te Que­sta clas­se di pro­te­zio­ne fil­tra le sostan­ze noci­ve can­ce­ro­ge­ne e radioat­ti­ve e i micror­ga­ni­smi pato­ge­ni come virus, bat­te­ri e fun­ghi. La per­di­ta tota­le può esse­re al mas­si­mo del 5%. Il supe­ra­men­to del valo­re limi­te di espo­si­zio­ne pro­fes­sio­na­le può esse­re al mas­si­mo di 30 vol­te supe­rio­re. Le masche­re respi­ra­to­rie del­la clas­se di pro­te­zio­ne FFP3 offro­no la mas­si­ma pro­te­zio­ne pos­si­bi­le dal­l’in­qui­na­men­to del­l’a­ria respi­ra­bi­le. Con una per­di­ta tota­le del 5% max. e una pro­te­zio­ne neces­sa­ria pari alme­no al 99% dal­le par­ti­cel­le con dimen­sio­ni fino a 0,6 ?m, sono inol­tre in gra­do di fil­tra­re par­ti­cel­le tos­si­che, can­ce­ro­ge­ne e radioat­ti­ve. Que­ste masche­re respi­ra­to­rie pos­so­no esse­re uti­liz­za­te in ambien­ti di lavo­ro nei qua­li il valo­re limi­te di espo­si­zio­ne occu­pa­zio­na­le vie­ne supe­ra­to fino a 30 vol­te il valo­re spe­ci­fi­co del set­to­re. Que­ste sono uti­liz­za­te ad esem­pio nel­l’in­du­stria chi­mi­ca. Allo sta­to attua­le la nor­ma armo­niz­za­ta UNI EN 149:2009 costi­tui­sce la nor­ma­ti­va di rife­ri­men­to anche per la cer­ti­fi­ca­zio­ne con­tro il rischio bio­lo­gi­co del­le semi­ma­sche­re fil­tran­ti anti­pol­ve­re come anche affer­ma­to dal Mini­ste­ro del Lavo­ro, con la cir­co­la­re n. 15/2012. Ed inol­tre, come evi­den­zia­to dal mede­si­mo Dica­ste­ro, l’uso di DPI per le vie respi­ra­to­rie con­for­mi alla nor­ma euro­pea armo­niz­za­ta UNI EN 149:2009 è da rite­ner­si ido­neo anche per la pro­te­zio­ne da agen­ti bio­lo­gi­ci aero­di­sper­si (così come rico­no­sciu­to in nume­ro­si docu­men­ti dal­le prin­ci­pa­li Auto­ri­tà del set­to­re sani­ta­rio e pre­vi­den­zia­le sia nazio­na­li, qua­li, ad esem­pio, il Mini­ste­ro del­la Salu­te e l’ISPESL, sia inter­na­zio­na­li, qua­li, ad esem­pio, l’Organizzazione Mon­dia­le del­la Sani­tà (OMS) e lo sta­tu­ni­ten­se Natio­nal Insti­tu­te for Occu­pa­tio­nal Safe­ty and Health (NIOSH) e non ulti­mo l’ente di nor­ma­zio­ne ita­lia­no (UNI)”. Quin­di i fac­cia­li fil­tran­ti cer­ti­fi­ca­ti in con­for­mi­tà alla nor­ma EN 149 (clas­se FFP2 o FFP3) sono suf­fi­cien­ti a garan­ti­re la pre­ven­zio­ne dai rischi bio­lo­gi­ci aereo­di­sper­si, in mol­te situa­zio­ni lavo­ra­ti­ve in ambi­to sani­ta­rio; per situa­zio­ni più com­ples­se pos­so­no esse­re uti­liz­za­ti anche DPI con carat­te­ri­sti­che diver­se”. E’ impor­tan­te e dove­ro­so “distin­gue­re le masche­re di pro­te­zio­ne respi­ra­to­rie dal­le masche­ri­ne chi­rur­gi­che. Que­ste ulti­me sono dispo­si­ti­vi medi­ci e nasco­no con lo sco­po di pro­teg­ge­re il pazien­te in situa­zio­ni spe­ci­fi­che (es: sala ope­ra­to­ria) e non il per­so­na­le sani­ta­rio, dal momen­to che non pre­sen­ta­no un bor­do di tenu­ta sul vol­to ed uno spe­ci­fi­co siste­ma fil­tran­te per aero­sol soli­di e liqui­di, a dif­fe­ren­za dei DPI. Le masche­re chi­rur­gi­che pos­so­no ripor­ta­re la mar­ca­tu­ra CE (che atte­sta la rispon­den­za a quan­to dispo­sto dal­la Diret­ti­va 93/42/CEE in ambi­to di dispo­si­ti­vi medi­ci) e pos­so­no esse­re con­for­mi alla nor­ma armo­niz­za­ta EN 14683, che descri­ve le pro­ve uti­li a veri­fi­ca­re che l’idoneità a pro­teg­ge­re il pazien­te da ciò che vie­ne espi­ra­to da chi le indos­sa”. In aggiun­ta di quan­to sopra ripor­ta­to è neces­sa­rio l’utilizzo di ulte­rio­ri DPI per pro­teg­ge­re gli ope­ra­to­ri sani­ta­ri, si dovran­no uti­liz­za­re quin­di in caso di COVID-19:
PROTEZIONE CONGIUNTIVALE Mol­te man­sio­ni espon­go­no gli occhi ed il vol­to degli ope­ra­to­ri a rischio bio­lo­gi­co. • Devo­no inve­ce esse­re adot­ta­ti occhia­li del tipo pano­ra­mi­co a masche­ra nei casi di espo­si­zio­ni a “droplet”(SARS). • Visie­re o scher­mi fac­cia­li pos­so­no esse­re usa­ti per quel­le situa­zio­ni in cui l’esposizione al rischio bio­lo­gi­co, da spruz­zi o get­ti, assu­me carat­te­re di mag­gio­re rile­van­za ed anche in fun­zio­ne del­la pro­te­zio­ne del­le muco­se di boc­ca, e naso.
Occhia­li pano­ra­mi­ci ————– Assi­sten­za pazien­ti affet­ti da pato­lo­gie tra­smis­si­bi­li————- tra­mi­te dro­ple­ts (SARS) masche­ra.
PROTEZIONE DELLE MANI In ambi­to sani­ta­rio gli arti supe­rio­ri sono espo­sti diret­ta­men­te al rischio bio­lo­gi­co nel cor­so di diver­se atti­vi­tà. L’impiego di guan­ti monou­so, con­sen­te di limi­ta­re in manie­ra signi­fi­ca­ti­va il rischio deri­van­te da espo­si­zio­ne per con­tat­to. Pri­ma e dopo l’uso dei guan­ti, occor­re sem­pre ese­gui­re l’igiene del­le mani con acqua e sapone/antisettico o fri­zio­ne con alcool al 75%.
Guan­ti monou­so in PVC sen­za pol­ve­re ——– Pro­te­zio­ne del­le mani dal con­tat­to con san­gue ed altri liqui­di bio­lo­gi­ci.
PROTEZIONE DEL CORPO I cami­ci in TNT monou­so devo­no esse­re indos­sa­ti quan­do è pos­si­bi­le spor­car­si con escre­zio­ni e secre­zio­ni o spruz­zi di secre­zio­ni respi­ra­to­rie o quan­do si deve inter­ve­ni­re in ambien­ti con­ta­mi­na­ti.
Cami­ce in TNT chiu­so al col­lo e ai pol­si——— Pro­te­zio­ne del­la con­ta­mi­na­zio­ne divi­sa e del­la cute del per­so­na­le dall’esposizione di san­gue e/o altri liqui­di bio­lo­gi­ci Atti­vi­tà su pazien­ti che pos­so­no pro­dur­re spruz­zi o aero­sol di liqui­di bio­lo­gi­ci.
PROTEZIONE DEI PIEDI. I DISPOSITIVI I cal­za­ri sopra­scar­pe, in TNT monou­so, devo­no esse­re indos­sa­ti quan­do è pos­si­bi­le spor­car­si con escre­zio­ni e secre­zio­ni o quan­do si deve inter­ve­ni­re in ambien­ti con­ta­mi­na­ti.
Gam­ba­li in TNT – PVC anti­sci­vo­lo—- Pro­te­zio­ne del­la con­ta­mi­na­zio­ne del­le cal­za­tu­re e del­la cute del per­so­na­le dall’esposizione di san­gue e/o altri liqui­di bio­lo­gi­ci.

PROTEZIONE DEL CAPO
Le cuf­fie in TNT monou­so pro­teg­go­no i capel­li ed il cuo­io capel­lu­to da con­ta­mi­na­zio­ne in pre­sen­za di aero­sol e bat­te­ri, o virus, a dif­fu­sio­ne aerea; devo­no esse­re indos­sa­ti quan­do è pos­si­bi­le il con­tat­to con escre­zio­ni e secre­zio­ni o quan­do si deve inter­ve­ni­re in ambien­ti con­ta­mi­na­ti.
Cuf­fia in TNT con ela­sti­ci latex-free —-A pro­te­zio­ne par­ti del viso, fron­te e col­lo dell’operatore.
Voglia­mo cita­re l’art. 77 del Decre­to Leg­ge 81 del 2008 che pre­ve­de che il dato­re di lavo­ro ai fini del­la scel­ta dei DPI: a) effet­tua l’a­na­li­si e la valu­ta­zio­ne dei rischi che non pos­so­no esse­re evi­ta­ti con altri mez­zi; b) indi­vi­dua le carat­te­ri­sti­che dei DPI neces­sa­rie affin­chè que­sti sia­no ade­gua­ti ai rischi di cui alla let­te­ra a), tenen­do con­to del­le even­tua­li ulte­rio­ri fon­ti di rischio rap­pre­sen­ta­te dagli stes­si DPI; c) valu­ta, sul­la base del­le infor­ma­zio­ni e del­le nor­me d’u­so for­ni­te dal fab­bri­can­te a cor­re­do dei DPI, le carat­te­ri­sti­che dei DPI dispo­ni­bi­li sul mer­ca­to e le raf­fron­ta con quel­le indi­vi­dua­te alla let­te­ra b); d) aggior­na la scel­ta ogni qual­vol­ta inter­ven­ga una varia­zio­ne signi­fi­ca­ti­va negli ele­men­ti di valu­ta­zio­ne. L’art. 78 Leg­ge 81 del 2008 pre­ve­de che i lavo­ra­to­ri segna­li­no imme­dia­ta­men­te al dato­re di lavo­ro o al diri­gen­te o al pre­po­sto qual­sia­si difet­to o incon­ve­nien­te da essi rile­va­to nei DPI mes­si a loro dispo­si­zio­ne. Oggi ci appel­lia­mo for­te­men­te al Decre­to Legi­sla­ti­vo 81/2008 per tute­la­re i dirit­ti di tut­ti quei lavo­ra­to­ri che oggi per for­za di cose sono espo­sti ai rischi lega­ti all’epidemia COVID-19, con­si­de­ra­to a tut­ti gli effet­ti rischio pro­fes­sio­na­le ed in quan­to tale la nor­ma­ti­va impo­ne al dato­re di lavo­ro la valu­ta­zio­ne dei rischi, aggior­nan­do i DVR come defi­ni­to nell’art 28 del D.Lgs 81/08 per­chè l’elaborazione del Docu­men­to di Valu­ta­zio­ne dei Rischi risul­ta oggi un obbli­go.
Met­te­re a rischio la salu­te degli ope­ra­to­ri sani­ta­ri in que­sto momen­to sto­ri­co equi­va­le a met­te­re a rischio tut­ta la popo­la­zio­ne.

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