ANDREA TITTI RACCONTA IL SUO RAPPORTO CON LA DISABILITA’

ANDREA TITTI RACCONTA IL SUO RAPPORTO CON LA DISABILITA’

20/03/2020 0 Di Marco Montini

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In que­sto perio­do di qua­ran­te­na for­za­ta, tra le mil­le cri­ti­ci­tà quo­ti­dia­ne, dal­le più gra­vi a quel­le meno serie, pos­sia­mo rita­glia­re un pò di tem­po alla let­tu­ra ed alla rifles­sio­ne, fuo­ri dai rit­mi fre­ne­ti­ci che cono­sce­va­mo fino a pochi gior­ni fa. Pro­via­mo a far­lo anche attra­ver­so que­sta chiac­chie­ra­ta con Andrea Tit­ti. Cono­scia­mo Andrea come fon­da­to­re ed edi­to­re di Meta Maga­zi­ne, ani­ma­to­re di tan­te ini­zia­ti­ve e pro­get­ti sul ter­ri­to­rio di Alba­no e dei Castel­li: dai gio­va­ni alle don­ne, dal­la scuo­la alla salu­te, pas­san­do per la sto­ria, la cul­tu­ra e la pas­sio­ne per la poli­ti­ca. Lo cono­scia­mo mol­to meno come per­so­na.

Per que­sto lo abbia­mo invi­ta­to a par­la­re di se stes­so:
Per­ché in tan­ti anni di atti­vi­tà e visi­bi­li­tà sul ter­ri­to­rio non hai mai volu­to rac­con­ta­re un po’ di te e del­la tua vicen­da per­so­na­le?
“Per­ché nes­su­no me lo ha mai chie­sto”;

Se lo aves­se­ro fat­to avre­sti rispo­sto?
“Non saprei dire, for­se no, o for­se avrei rispo­sto rac­con­tan­do solo una par­te e non tut­to”;
Stai dicen­do che non sare­sti sta­to sin­ce­ro?
“Dico che tut­ti abbia­mo dei lati di noi che non voglia­mo espor­re, nean­che alle per­so­ne con cui vivia­mo ogni gior­no, figu­ria­mo­ci al pub­bli­co ed ai media”;

E per­ché ora hai accet­ta­to di far­lo?
“Non c’è un moti­vo pre­ci­so: dicia­mo che ora mi sen­to più con­sa­pe­vo­le, for­se matu­ro, o for­se solo più vec­chio, per far­lo. For­se per­ché mi va e basta”;

Allo­ra comin­cia­mo: come nasce l’idea di fare un gior­na­le?
“Da bam­bi­no sogna­vo di fare il gior­na­li­sta e il par­la­men­ta­re: pro­ba­bil­men­te non arri­ve­rò mai a nes­su­no di que­sti obiet­ti­vi così come li ave­vo imma­gi­na­ti, ma fac­cio par­te di quel­la schie­ra di per­so­ne che si osti­na a voler lavo­ra­re anche di gior­no affin­chè ciò che si sogna la not­te diven­ti real­tà”;

Per­ché ti affa­sci­na­va­no que­sti due aspet­ti del­la vita che, pro­fes­sio­nal­men­te par­lan­do, sono dif­fi­ci­li da con­ci­lia­re?
“Per­ché vole­vo cam­bia­re ciò che non mi pia­ce­va del mon­do e rac­con­ta­re come vole­vo che fos­se”;
Par­li al pas­sa­to: ora non la pen­si più così?
“Sono cam­bia­ti i modi e gli stru­men­ti che uso ma la pen­so anco­ra come quan­do anda­vo a scuo­la, lo scri­ve­vo nei temi o lo discu­te­vo con i miei inse­gnan­ti. Se pos­si­bi­le ne sono anco­ra più con­vin­to: per­ché di cose che non mi piac­cio­no ce ne sono mol­te di più oggi rispet­to a quan­do ave­vo 6 anni e ini­zia­vo ad ave­re una mia coscien­za cri­ti­ca”;

Sei non veden­te: come coniu­ghi tut­to con la tua disa­bi­li­tà?
“Final­men­te ci sia­mo arri­va­ti: mi hai inter­vi­sta­to per chie­der­mi que­sto e ci hai mes­so cin­que doman­de pri­ma di arri­var­ci”;

Sei tu che ti rap­por­ti con le per­so­ne come se la tua disa­bi­li­tà non ci fos­se e per gli altri, inter­vi­sta­to­re inclu­so, entra­re in que­sto ambi­to può risul­ta­re una for­za­tu­ra:
“La mia disa­bi­li­tà non è un ambi­to di me, è par­te di me. Così come lo sono il mio lavo­ro, la mia pas­sio­ne per la poli­ti­ca o il mio carat­te­re. Non esi­ste, o alme­no non esi­ste per me, non è mai esi­sti­to: Andrea il non veden­te, Andrea l’editore di Meta, Andrea il mili­tan­te poli­ti­co. Esi­ste Andrea, io sono Andrea e tut­te que­ste cose mes­se assie­me, non sepa­ra­te l’una dall’altra. Mi ren­do per­fet­ta­men­te con­to, lo vivo da sem­pre, che la disa­bi­li­tà crea imba­raz­zi o bar­rie­re men­ta­li quan­do i cosid­det­ti “nor­ma­li” la incon­tra­no. Sono costret­to a por­ta­re gli occhia­li scu­ri anche di not­te, figu­ria­mo­ci se non mi accor­go degli inter­ro­ga­ti­vi che que­sto susci­ta nel­le per­so­ne che incon­tro ogni gior­no. Para­dos­sal­men­te è la per­ce­zio­ne dei loro imba­raz­zi a ricor­dar­mi la mia disa­bi­li­tà, non altro. Per­chè per me è nor­ma­le gira­re così, anche se so che nor­ma­le non è. Ma il pun­to è pro­prio que­sto: non esi­ste il disa­bi­le, esi­sto­no le per­so­ne, con le loro carat­te­ri­sti­che, a vol­te pia­ce­vo­li, a vol­te no, per se e per gli altri”;

Con­vi­vi dal­la nasci­ta con l’essere non veden­te?
“No: sono nato con una seria malat­tia al ner­vo otti­co, ma fino all’età di 20 anni, gra­zie alla medi­ci­na ed a una serie infi­ni­ta di inter­ven­ti chi­rur­gi­ci, se pure con una vista abba­stan­za com­pro­mes­sa, ho vis­su­to una vita qua­si nor­ma­le. A 20 anni la situa­zio­ne è pre­ci­pi­ta­ta, ina­spet­ta­ta­men­te ed improv­vi­sa­men­te, per cir­co­stan­ze che esu­la­va­no dal­la mia malat­tia”;

Come hai vis­su­to que­sto pre­ci­pi­ta­re del­le tue con­di­zio­ni?
“Male…molto male. Ero sul tre­no per anda­re all’Università quan­do mi sono accor­to che qual­co­sa non anda­va nei miei occhi. Era­no le 2 di pome­rig­gio del 9 Gen­na­io 2001. La sera stes­sa già non vede­vo pra­ti­ca­men­te più nien­te e non so anco­ra come ho fat­to a tor­na­re a casa da solo, sen­za fini­re sot­to un tre­no alla sta­zio­ne Ter­mi­ni. Ero per­fet­ta­men­te con­sa­pe­vo­le di ciò che sta­va acca­den­do, per­ciò quan­do la mat­ti­na dopo in ospe­da­le mi die­de­ro la sen­ten­za, già sape­vo che nul­la sareb­be sta­to più come pri­ma. Dopo un altro cal­va­rio fat­to di ope­ra­zio­ni e rico­ve­ri ospe­da­lie­ri ho dovu­to ras­se­gnar­mi a dover ripar­ti­re da zero”;

In che sen­so ripar­ti­re da zero?
“La vita per come l’avevo vis­su­ta fino a lì, che pure non era sta­ta faci­lis­si­ma, era fini­ta e me ne dove­vo rico­strui­re un’altra. Con 20 anni sul­le spal­le”;

Il tuo lavo­ro ed il tuo impe­gno quin­di ti han­no aiu­ta­to a supe­ra­re quel momen­to?
“Ho pas­sa­to più di un anno pra­ti­ca­men­te sen­za usci­re di casa. Non vole­vo vede­re nes­su­no esclu­sa la mia fami­glia. Non vole­vo che le per­so­ne con cui ave­vo con­di­vi­so la mia vita pre­ce­den­te aves­se­ro nul­la a che fare con quel­la che avrei dovu­to inven­tar­mi. Non vole­vo sen­ti­re la loro com­pas­sio­ne, ho sem­pre odia­to esse­re com­pa­ti­to”;

A veder­ti ora che sei pra­ti­ca­men­te onni­pre­sen­te ovun­que si sten­ta a cre­de­re che abbia pas­sa­to un perio­do simi­le?
“Ho deci­so di ripren­de­re in mano i sogni che scri­ve­vo nei temi a scuo­la, che vale­va la pena pro­va­re a spen­der­si, se non pro­prio per rea­liz­zar­li tut­ti, ma alme­no per non vive­re di rim­pian­ti e auto­com­mi­se­ra­zio­ne”;

Un per­cor­so non faci­le: ti sei fat­to aiu­ta­re da uno psi­co­lo­go?
“No, ho fat­to da solo, ma a ripen­sar­ci oggi sareb­be sta­to più intel­li­gen­te far­si aiu­ta­re. Sicu­ra­men­te meno dolo­ro­so e meno lun­go. Ma io sono testar­do e voglio sem­pre riu­sci­re da solo”;

Ci sono sta­te per­so­ne che ti sono sta­te vici­ne?
“Non mol­te, a par­te la mia fami­glia. Era ogget­ti­va­men­te com­pli­ca­to sta­re vici­no ad una per­so­na che rifiu­ta­va pure di usci­re di casa ed ave­re con­tat­ti con l’esterno. Poche per­so­ne sape­va­no dav­ve­ro cosa mi sta­va suc­ce­den­do. Una di que­ste per­so­ne mi ha sal­va­to: sem­pli­ce­men­te per­ché ha insi­sti­to nel voler­mi tira­re fuo­ri dal­la cuc­cia, dan­do­mi la pos­si­bi­li­tà di dimo­stra­re che non tut­to era fini­to e che io anco­ra pote­vo ave­re un sen­so, sia per me che per altri. A dir­la tut­ta, que­sta stes­sa per­so­na anco­ra non sa dav­ve­ro e nei det­ta­gli cosa mi è suc­ces­so. Ogni tan­to ci ripen­so e mi chie­do il per­ché non ne aves­si­mo mai par­la­to, ne ieri, ne oggi”;

Ti sei dato una rispo­sta?
“Per­ché non ce n’era biso­gno: non era impor­tan­te sape­re cosa mi fos­se acca­du­to o il per­ché io fos­si così. Ci inte­res­sa­va solo cosa io fos­si o faces­si in quel momen­to, il resto era super­fluo. Cre­do sia sta­ta e sia que­sta la chia­ve di tut­to”;
Ades­so vivi con sere­ni­tà la tua disa­bi­li­tà?
“Chi dice di esse­re sere­no con la sua disa­bi­li­tà men­te sapen­do di men­ti­re. Ammes­so ci sia­no in giro per­so­ne dav­ve­ro sere­ne, con o sen­za disa­bi­li­tà, non si può esse­re sere­ni con un peso di ton­nel­la­te attac­ca­to al col­lo, che ogni gior­no ti fa fare più fati­ca di tut­ti per fare ogni cosa. Sei come un velo­ci­sta che cor­re i 100metri con una zavor­ra attac­ca­ta al sede­re in una gara in cui i tuoi riva­li vola­no. Anche se vali Usain Bolt devi cor­re­re più di loro per arri­va­re dove arri­va­no loro. Più ti osti­ni a voler vive­re pie­na­men­te la tua vita più devi fati­ca­re. Altro che sere­ni­tà: la fru­stra­zio­ne che accu­mu­li den­tro, se non impa­ri a gestir­la e con­ver­tir­la in ener­gia posi­ti­va, ti fa impaz­zi­re”;

Tu hai impa­ra­to?
“Quan­do pen­si di ave­re impa­ra­to arri­va sem­pre qual­co­sa o qual­cu­no che ti dimo­stra che non hai anco­ra imparato…e devi rico­min­cia­re”;

Sei pes­si­mi­sta?
“Se fos­si sta­to pes­si­mi­sta sta­rei anco­ra tap­pa­to in casa a gio­ca­re col com­pu­ter o davan­ti alla tele­vi­sio­ne. Sareb­be sta­to più como­do. Inve­ce ho deci­so di met­ter­mi in discus­sio­ne ogni gior­no, e ogni gior­no ha una sfi­da nuo­va da vin­ce­re”;

Qua­le la sfi­da di doma­ni?
“Non te la dico…”.

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