Marino.Lazio. Aversa, PCI, sulla vicenda Renzi/PD: L’occasione che non sarà còlta

Marino.Lazio. Aversa, PCI, sulla vicenda Renzi/PD: L’occasione che non sarà còlta

18/09/2019 1 Di Maurizio Aversa

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di Mau­ri­zio Aver­sa*
Ci riguar­da. Le social­de­mo­cra­zie scan­di­na­ve, a distan­za di anni di wel­fa­re ben gesti­to, di sal­va­guar­dia ambien­ta­le media­men­te effi­ca­ce, negli ulti­mi anni sono costret­te a difen­der­si da attac­chi di por­ta­ta cul­tu­ra­le e poli­ti­ca da destra. La poten­za euro­pea, che al meglio ave­va tro­va­to modo di far svol­ge­re un ruo­lo atti­vo alla social­de­mo­cra­zia, la Ger­ma­nia, va rovi­no­sa­men­te ver­so lo sban­do. Infat­ti se la “loco­mo­ti­va” dichia­ra, da poche set­ti­ma­ne, ma visi­bi­li da mol­to più tem­po, che è in reces­sio­ne, chi potrà soste­ner­la? I “vago­ni” al segui­to? O, anco­ra, — come favo­leg­gia­no i neo­go­ver­nan­ti ita­lia­ni, PD, M5S e LeU – con una ripre­sa ita­lia­na?
Ci riguar­da. La chia­rez­za, a modo suo, che il sena­to­re Ren­zi, sta impo­nen­do al “cosid­det­to” cen­tro­si­ni­stra, al PD, alla coa­li­zio­ne di Gover­no, in real­tà non affron­ta ma mostra sul­lo sfon­do del­la sce­na, l’irrisolta que­stio­ne socia­le e poli­ti­ca del­la fase del capi­ta­li­smo e dell’unica ideo­lo­gia capa­ce di poter­la sop­pian­ta­re: l’idea comu­ni­sta.
Maga­ri, l’annuncio del­la nasci­ta di una nuo­va for­za – con grup­pi par­la­men­ta­ri in Came­ra e Sena­to – è una DC col vesti­to giu­sto e non “inqui­na­ta” da ban­die­ra ros­sa inu­til­men­te can­ta­ta nel con­te­sto pid­di­no: spia­ce per tan­te espe­rien­ze e vite per­so­na­li e poli­ti­che imbro­glia­te alla gran­de!

Mat­teo Ren­zi a Por­ta a Por­ta, dove ha annun­cia­to la nasci­ta di Ita­lia Viva.


Maga­ri, dà l’avvio – libe­ran­do mol­ti dall’imbarazzo, per­so­na­le e poli­ti­co – al ritor­no a casa degli ex sel, di leu, dei ber­sa­nia­ni, dei ver­di abban­do­na­ti a loro stes­si, etc.
Ci riguar­da, per­ché tut­te que­ste even­tua­li­tà non risol­vo­no.
Infat­ti, a meno di qual­che voce fuo­ri dal coro, che sof­fri­reb­be di dis­so­cia­zio­ne con se stes­sa e col rischio di veni­re addi­ta­ta come degna del­la colon­na infa­me man­zo­nia­na, chi mai met­te­rà in discus­sio­ne i rife­ri­men­ti cul­tu­ra­li, idea­li ed ideo­lo­gi­ci, le scel­te poli­ti­che quin­di, di una tale muta­zio­ne-aggiu­sta­men­to?
Cre­do, nes­su­no. A meno, appun­to, di qual­che sin­go­lo che com­pren­de­reb­be subi­to di aver sba­glia­to luo­go, tem­po e com­por­ta­men­to.
Insom­ma, in tem­po di rin­sa­vi­men­to, di ribal­ta­men­to del­la scel­ta del­la Bolo­gni­na, ci si potreb­be augu­ra­re un som­mo­vi­men­to idea­le che rimet­tes­se al cen­tro non il lavo­ro, ma i lavo­ra­to­ri. E non per “omag­giar­li” col solo (pur neces­sa­rio, per cari­tà) sta­to socia­le. Ben­sì per pre­di­spor­re una ana­li­si socia­le e poli­ti­ca, quin­di di clas­se, per abbrac­cia­re nuo­va­men­te e final­men­te l’ideologia comu­ni­sta, l’indirizzo socia­li­sta di que­sta sto­ria moder­na.
Ma non sarà così. Non dicia­mo per­ché non c’è un nuo­vo Lenin o Togliat­ti, ma sem­pli­ce­men­te per­ché que­sta che era una discen­den­te del movi­men­to ope­ra­io orga­niz­za­to è sta­ta tal­men­te cir­cui­ta, tal­men­te svuo­ta­ta e riem­pi­ta di anti­co­mu­ni­smo, che, l’unico sus­sul­to pos­si­bi­le ( e al tem­po inu­ti­le e subal­ter­no) è il can­ta­re ban­die­ra ros­sa in un simu­la­cro di Festa de L’Unità, somi­glian­te oggi, nei con­te­nu­ti, più ad una Cer­nob­bio dei pove­ri, o meglio di quel­li che non con­ta­no.
Per que­sto, pri­ma che l’irreparabile acca­da, rin­gra­zian­do Ren­zi per il soste­gno ogget­ti­vo alla chia­ri­fi­ca­zio­ne, sareb­be bene che i sin­go­li e l’insieme dei pez­zi orga­niz­za­ti che pen­sa­no di esse­re lì a rap­pre­sen­ta­re idee di cen­tro­si­ni­stra e di sini­stra, maga­ri sognan­do di poter dire al mon­do che sono i con­ti­nua­to­ri (per­ché c’è chi per­fi­no cre­de che sia così!) del­la sto­ria del­la sini­stra e dei comu­ni­sti in Ita­lia; ebbe­ne, sareb­be il caso che costo­ro, che que­sti com­pa­gni e com­pa­gne ( se non si offen­do­no e se non esa­ge­ro) apris­se­ro la loro men­te alla let­tu­ra del­la real­tà, rimet­ten­do tut­to in discus­sio­ne, sce­glien­do final­men­te la dire­zio­ne giu­sta: che è quel­la di sem­pre. Per l’unità dei lavo­ra­to­ri e del­le for­ze a soste­gno dei lavo­ra­to­ri e quin­di dell’ideologia comu­ni­sta e socia­li­sta.
Pur­trop­po, non mi aspet­to affat­to di vede­re gli inter­ro­ga­ti­vi di que­sta vicen­da – appun­to, l’occasione – ruo­ta­re attor­no ad ana­li­si di fase, e sto­ri­che, e inter­na­zio­na­li. Inve­ce, come pia­ce a cer­to tea­tri­no di con­tor­no, ben attrez­za­to a disto­glie­re, ad attua­re distra­zio­ne di mas­sa, con fal­se alter­na­ti­ve (meglio la scel­ta ren­zia­na o quel­la di Zin­ga­ret­ti), con fasul­le con­trap­po­si­zio­ni pro­gram­ma­ti­che (quo­ta cen­to o red­di­to di cit­ta­di­nan­za) con ine­di­ti “nuo­vi­smi” rivo­lu­zio­na­ri (non più con­trat­ti di gover­no o allean­ze ma pat­ti civi­ci). Tut­to, tut­to, tut­to, per non discu­te­re del­le cose rea­li: per­ché se la robo­ti­ca fa pas­si da gigan­te non uti­liz­za­re la minor fati­ca neces­sa­ria per rispar­mia­re ore di lavo­ro? Per­ché non distri­bui­re equa­men­te i beni, i ser­vi­zi, e resti­tui­re il tem­po di vita alle per­so­ne? Per­ché non debel­la­re lo sfrut­ta­men­to (non con un decre­to) col con­trol­lo socia­le loca­le, sul ter­ri­to­rio, dan­do pote­re ai lavo­ra­to­ri e loro rap­pre­sen­tan­ti?
Que­ste ed altre doman­de sul­la vita rea­le, che quo­ti­dia­na­men­te chi subi­sce lo sfrut­ta­men­to capi­ta­li­sti­co si pone – in que­sta o altra for­ma – non tro­ve­ran­no spa­zio nel dibat­ti­to e nel rac­con­to e for­se nep­pu­re nei pen­sie­ri di mol­ti pro­ta­go­ni­sti inu­ti­li di que­sta vicen­da. Inu­ti­li, non per smi­nui­re le per­so­ne, inu­ti­li per l’irrilevanza rispet­to a chi avrà già scel­to altro­ve. Ai padro­ni, allo stes­so capi­ta­li­smo moren­te, non ser­vo­no né gover­ni, né par­la­men­ti, né par­ti­ti, né ren­zia­ni. Loro li usa­no o li avver­sa­no. Ecco per­ché, ad esem­pio, anche in chia­ve mera­men­te del­la vita demo­cra­ti­ca – a comin­cia­re dal rispet­to costi­tu­zio­na­le, pro­prio per­ché nata dal­la resi­sten­za – è otti­ma cosa se si affac­cias­se l’ipotesi del ricor­so a meto­di elet­to­ra­li di base, come la rap­pre­sen­tan­za garan­ti­ta dal meto­do pro­por­zio­na­le puro. Appun­to cosa che non sarà: non inte­res­sa più che al tea­tri­no, ai padro­ni. Vedre­mo.
Noi comu­ni­sti, un com­pi­to, ora, lo abbia­mo: con­ti­nua­re a dimo­stra­re con le idee che il ten­ta­co­la­re mostro capi­ta­li­sta, può esse­re com­bat­tu­to in un modo solo: sen­za scor­cia­to­ie ine­si­sten­ti imboc­can­do la via socia­li­sta. Uni­re tut­te le dif­fe­ren­ze che con­di­vi­do­no que­sto alveo è il nostro cam­mi­no.
*Mau­ri­zio Aver­sa è mem­bro del­la segre­te­ria PCI del Lazio

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