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La posizione della Valle d’Aosta sul nuovo Piano di gestione e conservazione del lupo in Italia
20/02/2019Questo articolo è stato letto 1119 volte!
Il Governo regionale ha approvato la proposta progettuale “Life Wolfalps EU”, che ha come obiettivo quello di quello di implementare e coordinare azioni di conservazione della popolazione alpina di lupo nelle aree chiave particolarmente importanti per la specie e nell’intero ecosistema alpino, da ovest a est, per favorire la costituzione di un regime di convivenza stabile tra lupo e attività economiche nei territori di naturale ricolonizzazione del predatore.
Le caratteristiche orografiche e socio-economiche rendono difficile la coesistenza dell’allevamento tradizionale di montagna del bestiame con i grandi predatori e i cacciatori percepiscono i lupi come un concorrente, ha spiegato l’Assessore all’Ambiente, Risorse naturali e Corpo forestale Albert Chatrian rispondendo a un’interpellanza in Consiglio regionale oggi, mercoledì 20 febbraio.
Il progetto prevede il miglioramento del monitoraggio dei lupi presenti in regione tramite il personale forestale e il coinvolgimento dei cacciatori e il coordinamento di un tecnico faunistico, la creazione di due unità di pronto intervento in caso di attacco di lupo, con formazione del relativo personale, il coordinamento dell’attività di Intervento Lupo, la formazione del personale forestale in materia di problematica e gestione degli avvelenamenti e l’attività di divulgazione e comunicazione attraverso incontri con cacciatori e agricoltori tramite serate rivolte al grande pubblico e un workshop con la partecipazione di esperti del settore.
L’Assessore Chatrian ha proseguito il suo intervento ripercorrendo la storia del lupo nelle Alpi. Le popolazioni di lupo hanno subito tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900 una drastica riduzione che ha portato al rischio di estinzione della specie e che ha determinato successivamente l’inserimento del lupo tra le specie considerate in Europa a massima protezione con l’obiettivo di evitare la scomparsa della specie.
La normativa nazionale e comunitaria – ha sottolineato l’Assessore Chatrian entrando nel merito dell’interpellanza – tutela in maniera rigorosa il lupo vietandone l’uccisione, ma allo stesso tempo queste stesse normative contemplano anche la possibilità di derogare a tale divieto in casi particolari: per prevenire gravi danni, segnatamente all’allevamento e nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica o per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica.
Il piano nazionale per la specie lupo, approvato dall’Italia nel 2002, pone come obbiettivo la protezione della specie; non a caso è stato denominato “Piano d’Azione per la conservazione del Lupo” ed esclude la possibilità di attivare le deroghe ai divieti di abbattimento della specie. La protezione riservata in Europa e in Italia al lupo ha consentito il suo recupero e negli ultimi decenni la specie ha rapidamente riconquistato i territori da dove era scomparsa. È noto che attualmente il lupo è presente in tutto l’arco alpino e che in alcune aree il numero degli individui è aumentato in maniera esponenziale raggiungendo densità elevatissime. In Valle d’Aosta, si stimano attualmente 5 branchi, per un numero di circa 30–40 animali.
Le attuali densità fanno sì che oggi non si possa più pensare alla sola conservazione della specie (non essendo più, di fatto, in pericolo), bensì anche e soprattutto alla sua gestione, finalizzata alla tutela del selvatico in equilibrio con il territorio e con le attività antropiche che su di esso si svolgono. Sono ormai quotidiani gli avvistamenti di lupi, anche in contesti urbanizzati, e le predazioni a carico del patrimonio zootecnico che per la realtà montana, qual è la nostra, incidono in maniera pesante sul settore dell’allevamento tradizionale.
Per questi motivi, in sede di Conferenza Stato-Regioni, intendiamo continuare ad esprimerci a favore di un nuovo “Piano di gestione e conservazione del lupo in Italia” a condizione che al suo interno sia prevista la possibilità di attuare, nei casi indicati, le deroghe previste dalle normative in vigore, come peraltro figurava nella bozza di Piano di novembre 2016, elaborata dal Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare in collaborazione con l’Ispra e con l’Unione Zoologica Italiana.
Le dinamiche di crescita della popolazione del lupo e le ricadute che ne conseguono — sul fronte del mantenimento delle attività tradizionali legate alla montagna e su quello della pubblica sicurezza — interessano tutte le regioni dell’arco alpino, assumendo una valenza più generale che va ben oltre i confini regionali.
Nei giorni scorsi sono stati attivati dei momenti di coordinamento politico e tecnico tra le regioni e le province autonome alpine italiane, per assicurare il monitoraggio della situazione, lo scambio di informazioni e di buone pratiche e la definizione di piani o progetti comuni, in particolare per la gestione degli esemplari e dei branchi che gravitano nelle aree di confine.
In conclusione, l’Assessore Chatrian ha ricordato che in data 12 febbraio 2019 è stata inviata una lettera a firma congiunta dei Presidenti delle Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta e delle Province autonome di Trento e Bolzano, indirizzata al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, al Ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio, al Ministro dell’Interno Matteo Salvini e al Ministro per gli Affari regionali Erika Stefani, per richiedere “la celere assunzione delle necessarie azioni sul piano normativo, amministrativo e pianificatorio (ad esempio attraverso la definizione del Piano nazionale Lupo) con l’obiettivo di garantire, attraverso una diretta attribuzione di responsabilità al livello locale, nel pieno rispetto dei principi fissati dal quadro normativo comunitario, l’efficace gestione dei grandi carnivori e contemperare, quindi, le esigenze di conservazione delle specie con quelle sociali ed economiche connesse alla gestione equilibrata del territorio e al mantenimento di adeguati livelli di sicurezza pubblica”.
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