Marino: è iniziata la guerra dei commercianti contro l’assessore Santamaita

Marino: è iniziata la guerra dei commercianti contro l’assessore Santamaita

08/02/2019 0 Di Francesca Marrucci

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I Commercianti del Centro Storico di Marino fanno uscire due manifesti, il secondo dei quali con un attacco personale all’Assessore Santamaita. Non manca chi si dissocia, ma la domanda è: serve a recuperare un paese morto?

di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

L’u­ni­ca pic­co­la novi­tà che ha ani­ma­to qual­che chiac­chie­ra da bar e soprat­tut­to da social, in que­sti gior­ni, è la disce­sa in cam­po dei com­mer­cian­ti del Cen­tro Sto­ri­co di Mari­no con­tro l’As­ses­so­re al Com­mer­cio, Ada San­ta­mai­ta.

I com­mer­cian­ti ave­va­no ini­zia­to in modo soft, la scor­sa set­ti­ma­na, con un mani­fe­sto sem­pli­ce, blu con scrit­te bian­che abba­stan­za lapi­da­rie indi­riz­za­te al Sin­da­co Car­lo Coliz­za e a tut­ta l’Am­mi­ni­stra­zio­ne Comu­na­le.

Una sola doman­da peren­to­ria: ‘Dopo tre anni di Gover­no del­la cit­tà di Mari­no, per que­sto COMMERCIO MALATO, qual è la vostra CURA per non far­lo MORIRE?

Rispo­ste uffi­cia­li non ce ne sono sta­te, pare, visto che di mani­fe­sto i com­mer­cian­ti ne han­no pub­bli­ca­to un altro, sta­vol­ta affon­dan­do la lama, figu­ra­ta­men­te, nel pet­to del­l’As­ses­so­re San­ta­mai­ta.

Infat­ti, è sta­ta pub­bli­ca­ta la foto di un mani­fe­sto che nel 2014 la stes­sa Ada San­ta­mai­ta scris­se a mano con un j’ac­cu­se alla poli­ti­ca per la chiu­su­ra del suo eser­ci­zio com­mer­cia­le, uno di quel­li con­si­de­ra­ti sto­ri­ci, su Cor­so Trie­ste.

La dida­sca­lia non lascia adi­to a frain­ten­di­men­ti: ‘Qual­che anno fa i nego­zi chiu­de­va­no per col­pa del­la poli­ti­ca… OGGI? Dopo 3 anni di gover­no cit­ta­di­no gli stes­si pro­ble­mi si sono aggra­va­ti. Dov’è la coe­ren­za tra il dire e il fare!

L’at­tac­co per­so­na­le era nel­l’a­ria già da tem­po, anzi da dopo la nomi­na del­la San­ta­mai­ta ad Asses­so­re al Com­mer­cio. Non furo­no poche le pole­mi­che e le cri­ti­che all’e­po­ca del­l’an­nun­cio, lo sa bene la nostra testa­ta che finì per esse­re accu­sa­ta ingiu­sta­men­te di aver­la scel­ta appo­sta come cit­ta­di­no per fare doman­de ai can­di­da­ti a Sin­da­co del­l’ul­ti­ma tor­na­ta elet­to­ra­le.

Il fat­to che Ada San­ta­mai­ta, quan­do era una com­mer­cian­te, fos­se anche una pasio­na­ria, in una situa­zio­ne come quel­la attua­le, non la aiu­ta. Era lei quel­la che gui­da­va le mani­fe­sta­zio­ni in stra­da, le ‘bar­ri­ca­te’ per il Cor­so, le dele­ga­zio­ni per riu­sci­re a sve­glia­re i vari asses­so­ra­ti al com­mer­cio e ora che si tro­va dal­l’al­tra par­te del­la bar­ri­ca­ta, si dove­va aspet­ta­re un attac­co fron­ta­le, in spe­cie da chi ave­va già qual­che mala­ni­mo pri­ma, a livel­lo per­so­na­le.

Non che sia uti­le alla situa­zio­ne, però. Non a caso alcu­ni com­mer­cian­ti si sono dis­so­cia­ti e lo han­no scrit­to sui social. La San­ta­mai­ta, da par­te sua, ha rila­scia­to una ama­ra dichia­ra­zio­ne su Face­book a com­men­to del mani­fe­sto sta­mat­ti­na:

Que­sto é un perio­do del­la mia vita mol­to dolo­ro­so, qui c’è rac­chiu­so il sacri­fi­cio di oltre 30 anni di lavo­ro svol­to con pro­fes­sio­na­li­tà e gran­de respon­sa­bi­li­tà. Veder­lo usa­to come ban­die­ra poli­ti­ca mi fa tri­stez­za e mi fa pen­sa­re a quan­to sia impor­tan­te costrui­re la pro­pria per­so­na­li­tà sen­za lede­re quel­la altrui. 
Fie­ra di aver­lo scrit­to in quan­to sot­to­li­nea lo sta­to di for­te degra­do fin da allo­ra e che oggi, que­sta Ammi­ni­stra­zio­ne sta cer­can­do pian pia­no di risol­ve­re. 
Ci sono, ci sia­mo sen­za lede­re l’i­den­ti­tà altrui.”

Il para­dos­so è che in que­sto cli­ma di gogna pub­bli­ca e di capro espia­to­rio, la San­ta­mai­ta è for­se uno degli asses­so­ri che più ha pro­va­to a risol­le­va­re le sor­ti di que­sto pae­se ormai mori­bon­do. Alcu­ne del­le mani­fe­sta­zio­ni più riu­sci­te di que­sti anni ven­go­no dal suo asses­so­ra­to, non diret­ta­men­te, cer­to, sem­pre pro­get­ti di asso­cia­zio­ni, ma alme­no sono sta­te rea­liz­za­te, il che è già meglio di nien­te.

Il pro­ble­ma che né l’as­ses­so­re né i com­mer­cian­ti sem­bra­no com­pren­de­re appie­no è che un pae­se così irri­me­dia­bil­men­te com­pro­mes­so non si può recu­pe­ra­re met­ten­do top­pe. O si pen­sa ad una vera rivo­lu­zio­ne che cam­bi men­ta­li­tà, approc­cio al mar­ke­ting, dif­fe­ren­zia­zio­ne e carat­te­riz­za­zio­ne del­l’of­fer­ta, o la San­ta­mai­ta sarà solo la pri­ma di una serie di inu­ti­li capri espia­to­ri.

Non è nem­me­no la pri­ma. Ste­fa­no Mau­ri­zio Mar­co­ni non ebbe giu­di­zi più posi­ti­vi dai col­le­ghi com­mer­cian­ti ai tem­pi del­le sue dele­ghe. Que­sto dovreb­be far riflet­te­re i com­mer­cian­ti sul fat­to che non basta esse­re elet­ti o nomi­na­ti in un’Am­mi­ni­stra­zio­ne Comu­na­le per risol­ve­re pro­ble­mi che han­no radi­ci pro­fon­de non solo negli indi­ci di reces­sio­ne che attra­ver­sa­no da qual­che anno la nazio­ne, ma soprat­tut­to per un insie­me di poli­ti­che sba­glia­te, scel­te di mar­ke­ting inin­fluen­ti quan­do non dele­te­rie, man­can­za di sostra­to cul­tu­ra­le e soprat­tut­to pochi o nes­su­no sti­mo­lo a vive­re Mari­no duran­te il gior­no sia da par­te dei suoi abi­tan­ti che dagli even­tua­li visi­ta­to­ri.

Ed è pur vero, e que­sto lo scri­vo da anni, che i com­mer­cian­ti (com­pre­si quel­li che poi han­no rico­per­to o rico­pro­no inca­ri­chi ammi­ni­stra­ti­vi) non han­no mai por­ta­to pro­get­ti dav­ve­ro vali­di per risol­le­va­re il ter­ri­to­rio, arroc­can­do­si spes­so sul man­te­ni­men­to di pic­co­li ed inu­ti­li pri­vi­le­gi che han­no impe­di­to di intra­pren­de­re qual­sia­si per­cor­so inno­va­ti­vo.

A Mari­no chiu­do­no anche i cine­si. Non è col­pa del­la San­ta­mai­ta, cer­to, come non lo era di Mar­co­ni, ma solo per­ché la col­pa è col­let­ti­va e risul­ta­to di anni di mio­pia poli­ti­ca e pae­sa­na da par­te di poli­ti­ci e com­mer­cian­ti stes­si.

Que­sta alza­ta di scu­di va bene, indi­ca comun­que una resi­lien­za, una rea­zio­ne, una pre­oc­cu­pa­zio­ne, ma dubi­to avrà più futu­ro che le ele­zio­ni euro­pee.

I nego­zi sto­ri­ci non chiu­do­no da un gior­no. Su una ses­san­ti­na di nego­zi tra le due piaz­ze e il cor­so, sono rima­sti aper­ti solo 13 eser­ci­zi e un paio sono asso­cia­zio­ni ed uno è un Caf.

Se non capia­mo che ripro­por­re le stes­se for­mu­le già dimo­stra­te­si fal­li­men­ta­ri negli ulti­mi 30 anni non solo non sor­ti­rà alcun effet­to, ma peg­gio­re­rà ulte­rior­men­te la situa­zio­ne, ser­vi­ran­no a ben poco bar­ri­ca­te, mani­fe­sti e attac­chi per­so­na­li.

E se con­ti­nua così, alla fine, l’ul­ti­mo mani­fe­sto, per que­sto pae­se, sarà lista­to dav­ve­ro a lut­to.

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