“Non si fermano gli incontri, organizzati dalPartito Democratico di Marino, per sensibilizzare la comunità localesui…
MARINO. DOPO AMPLIAMENTO PARCO APPIA ANTICA, Nota di Maurizio Aversa
12/10/2018Questo articolo è stato letto 3695 volte!
Sia a livello geografico, cosa è vicino e cosa è lontano; sia a livello temporale, cosa è accaduto nel tempo lontano e cosa accade in questi anni ed ora; sono due confronti che si prestano ad equivoci. Quali? Quello del cannocchiale rovesciato. Chi ha avuto modo di esercitare questa semplice prova, maneggiare un cannocchiale, sa bene che se ne fai un uso corretto, ti aiuta a fare degli “zoom”. Ad ingrandire particolari, ovvero ad avvicinare elementi che non vedresti ad occhio nudo. Al contrario, se usi il cannocchiale scorrettamente, l’effetto sarà l’opposto vedrai ancora più lontano ciò che stai osservando, ovvero si rimpiccioliranno elementi che cerchi di indagare.
Questa premessa, abbastanza semplice, è utile farla in special modo nei tempi dei media bruciati dai social e dall’imperante internet per la circolazione di notizie (salvo le fake, ma non è questa l’attenzione qui), per i commenti delle stesse, e per le decuplicanti prese di posizione di soggetti, agenti, apparati, singoli cittadini sia in chiave sociale che culturale che politica.
Infatti, occupandoci dell’ampliamento del Parco dell’Appia Antica, vale, riteniamo, la scelta di non fermarci ad osservare l’indice, ma di osservare il contenuto. Di osservare se e come è stato oggetto di sistemazione per poi valutare gli effetti attuali.
Antonio Cederna, Renato Nicolini. Un ambientalista ed un architetto comunista. Cederna, un grande magnifico studioso e combattente che ha precorso i tempi dell’evoluzione di Roma. Che ha indicato problemi, pericoli, ed offerto soluzioni, linee, senza mai allontanarsi dal confronto, dallo sporcarsi le mani per verificare e sostenere le proprie ragioni. Con libri, con convegni, con battaglie ambientaliste e politiche. Nicolini, un amministratore che, contrariamente alla vulgata dell’effimero (che pure gli ha dato notorietà: e che era la scelta politica e culturale di riportare il popolo ad uscire dopo le paure degli anni dello stragismo) è stato concreto amministratore, capace di incardinare scelte future che avrebbero dato vita al parco dell’Appia Antica.
Quelle, proprio quelle sono le premesse del grande progetto di un parco archeologico, un’area protetta ma fruibile, tutelata ma luogo di studio, di scienza, di indagine continua, oltre che di bellezza naturale e storica preservata. Il grande progetto che vedeva dai Fori ai Castelli romani il Parco dell’Appia Antica.
Guardando con quel cannocchiale ben usato, vediamo che quell’impianto è salvo. Anzi proprio perché pensato per il futuro e non per robe da bottega (né politica, né personale) oggi ne possiamo apprezzare tuta la bontà. Oggi, diciamo, in modo più completo. Nel senso che l’ampliamento del Parco, è, appunto, un ampliamento. Quindi, in verità già da anni quel progetto ha preso vita. Con alti e bassi ha camminato, realizzato, fatto cultura, servito la scienza, salvaguardato la natura, tutelato la bellezza. Anche paesaggistica e paesistica. La quale però, proprio perché bellezza paesistica, con tanto di leggi pertinenti, aveva necessità di essere completata nella sua fruizione e salvaguardia proprio dall’ampliamento del Parco.
E’ vero, questa è una battaglia che, vista da Marino, sembra quasi una vittoria “marinese” offerta a tutti. No. Come tutte le realtà che si compongono a mosaico, c’è la parte importante, in questa scelta, che è una vittoria contro eventuali abbandoni e contro speculazioni tentate. Ma c’è anche la vittoria di un tema, quello dell’ampliamento, che va oltre il contingente della battaglia antispeculativa. Infatti, anche quando il movimento contro la cementificazione non era così forte, pure ci sono state scelte – purtroppo non sancite da atto amministrativo – che pari, pari, proponevano l’attuale decisione. Dobbiamo essere ben felici di questo risultato. Dobbiamo ascriverlo senza dubbio a tutti quei cittadini e quelle forze che, a Marino e non solo, si sono sobbarcate l’onere di mantenere la barra dritta. E sono tante quelle forze. La riprova è l’ampio sostegno politico-amministrativo, ed anche oltre, extraistituzionale, di partiti e movimenti non presenti in Consiglio Regionale, che proprio lì – pur non essendoci – hanno trovato risposta.
Ma questo risultato – sapendo che ha bisogno comunque di vigilanza continua, vista la materia – va ricondotto senz’altro al percorso storico-culturale impiantato anni addietro. Per dirla in altro modo: se ci fossero state scelte scellerate da parte di Cederna e Nicolini e Petroselli, oggi ci ritroveremmo magari con un unicum abitativo da Quarto Miglio a Cecchina. Mica qualcuno pensa che non siano state tentate queste scelte? C’era chi le propagandava. Per scarsa cultura ambientale, per sottovalutazione dei beni archeologici e paesaggistici e paesistici, per la teoria dello sviluppismo, per mantenere in auge ciò che i palazzinari fanno da sempre: tanto cemento perché tanto è (era) il valore aggiunto di questa attività economica di rapina.
Invece no. Cosa facevano chi ci ha consegnato la possibilità, oggi, di ampliare il Parco dopo averlo realizzato? Svolgevano attività politica e culturale, insieme e separatamente, ma nella stessa direzione. Antonio Cederna, scriveva, sui giornali, sulle riviste, libri, presenziava convegni. Ovviamente non da solo. Citiamo Cederna come punta di diamante evidente non perché fosse una sorta di santone con la verità. Tutt’altro. Il suo agire, la sua presenza, il volume dei suoi lavori – oggi accessibili a tutti grazie alla donazione di libri e documenti che egli ha fatto alla sede del Parco allestita presso Capo di Bove sull’Appia Antica – vede egli protagonista, ma di un movimento di una schiera di forze, di intellettuali e politici e amministratori consapevoli e partecipi. Numerosi, ad esempio sono stati gli interventi che Cederna ha profuso presso riunioni di movimenti, di partiti, di assemblee degli eletti. Allo stesso modo, Nicolini e Petroselli, hanno utilizzato la organizzazione comunista (il PCI) e le maggioranze costruite con altre forze (socialisti, repubblicani, ecc) per far veicolare con documenti, con interventi, con assemblee. Fu in questo ambito che nel 1981 con la fida collaboratrice, Mara Pitorri, aiutò e partecipo’ al convegno sulla Regina Viarum, tenutosi nella sala consiliare del comune di Marino dove, appunto, iniziò a prendere consistenza in modo forte la consapevolezza del valore Appia Antica e del nesso ambientale, archeologico e regolatore che questa storica presenza poteva e può ora svolgere nel quadrante sud di Roma. Lorenzo Ciocci e molti altri amministratori in seguito presero a cuore proprio la valorizzazione di questa realtà. Naturalmente ne seguirono, successivamente, e fino ai giorni nostri, ovvero alle consiliature da fine anni novanta in qua, tentativi pesantissimi, e forse non terminati, di mettere in secondo piano la bellezza, la cultura, la salvaguardia ambientale, naturalistica, paesaggistica e paesistica della nostra realtà ed oltre. Ma quell’impianto, quella diffusione di idee e valori. Oggi sono stati substrato e precondizione per l’ultimo tassello dell’ampliamento. Ora naturalmente, ci vorrebbe, non tanto una campagna celebrativa – da qualunque parte essa sia proposta – ma, semmai, un nuovo livello di approfondimento, studio, valorizzazione per non fermarsi all’episodico. Il riferimento è concreto ed attualissimo. Questi successi, sia dello stop cemento che della fruizione dei beni archeologici e naturali, avranno piena attuazione solo se, esattamente al contrario di ora, la manutenzione e valorizzazione storico, archeologico, scientifica e naturalistica dell’Appia Antica, ovvero del parco ampliato, non sia una manutenzione straordinaria, ma ordinaria, con fondi sufficienti a disposizione delle moltissime professionalità che sono presenti e a disposizione e appassionate del progetto generale. Chi promuoverà, non una campagna elettorale, ma una sessione di riflessione per analisi e soluzioni politico-amministrative? Regione, Città Metropolitana, Comuni, Parchi ? Dallo zoom di cannocchiale su Marino: questo comune lo farà, lo vorrà fare? Intanto molti, per scelta e per indole, come i comunisti a Marino e nel Lazio, vigileranno.
Considerazione finale: ho atteso qualche giorno, dopo gli autoattestati di vittoria per, ripeto, il completamento di una cosa enorme già garantita dalla storia delle cose. Non per snobismo, ma perché con questa semplice nota vorrei aver contribuito in modo indiretto, ma concreto, al ricordo di uno dei più grandi sindaci e dirigenti comunisti che Roma abbia mai avuto: Luigi Petroselli. Infatti il 7 ottobre 1981, pochi mesi dopo che abbiamo svolto quel convegno a Marino, Luigi Petroselli fu stroncato da un fulmineo attacco durante il suo ruolo politico di dirigente a Botteghe Oscure mentre svolgeva un intervento in Comitato Centrale. Un po’ tutti, quindi anche i marinesi, devono più di qualcosa a quelle scelte che oggi, realizzate, si chiamano Parco dell’Appia Antica.
Maurizio Aversa, già assessore alla Cultura e alle attività produttive del Comune di Marino, è attualmente componente della Segreteria del PCI Lazio, e della segreteria della sezione “E. Berlinguer” di Marino.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.