MARCELLO MARIANI IL TEMPO DELL’ANGELO, 1956–2014 dal 2 ottobre al Vittoriano

MARCELLO MARIANI IL TEMPO DELL’ANGELO, 1956–2014 dal 2 ottobre al Vittoriano

19/09/2018 0 Di Redazione

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MARCELLO MARIANI
IL TEMPO DELL’ANGELO, 1956–2014
Con un repor­ta­ge di Gian­ni Beren­go Gar­din

 
2 otto­bre — 4 novem­bre 2018
Com­ples­so del Vit­to­ria­no — Ala Bra­si­ni, Roma
 


Apre al pub­bli­co il 2 otto­bre negli spa­zi dell’Ala Bra­si­ni del Com­ples­so del Vit­to­ria­no la per­so­na­le dedi­ca­ta all’artista aqui­la­no Mar­cel­lo Maria­ni, scom­par­so l’anno scor­so all’età di 79 anni.
L’esposizione, pro­mos­sa dal­la Regio­ne Abruz­zo e cura­ta dal cri­ti­co e sto­ri­co del­l’ar­te Gabrie­le Simon­gi­ni,
riper­cor­re — fino al 4 novem­bre  — qua­si 60 anni di car­rie­ra di Maria­ni, un lun­go tem­po duran­te il qua­le l’artista si è impo­sto in ambi­to inter­na­zio­na­le per la costan­te rifles­sio­ne sul­l’e­re­di­tà del­la pit­tu­ra infor­ma­le, evo­lu­ta poi in un lin­guag­gio libe­ro da qual­sia­si defi­ni­zio­ne pre­co­sti­tui­ta.
La sua for­ma­zio­ne era sta­ta influen­za­ta, per cer­ti aspet­ti, dall’esempio e dall’opera di arti­sti come Lici­ni, Fon­ta­na, Bur­ri, Beuys e Rau­schen­berg che lo indus­se­ro a svi­lup­pa­re una visio­ne sem­pre più poe­ti­ca, inten­sa ed anar­chi­ca del mon­do. «La pit­tu­ra come ter­ri­to­rio magi­co in cui ricom­por­re le frat­tu­re, le divi­sio­ni, le sepa­ra­zio­ni, come rito di pas­sag­gio dal visi­bi­le all’invisibile — dice il cura­to­re Simon­gi­ni - come lavo­rio ine­sau­sto di puri­fi­ca­zio­ne inte­rio­re in con­tat­to con i som­mo­vi­men­ti segre­ti del mon­do».
Di par­ti­co­la­re inten­si­tà sono le ope­re che Maria­ni creò dopo la ter­ri­bi­le espe­rien­za del ter­re­mo­to che nel 2009 distrus­se L’Aquila: «Sen­za dub­bio, nel­la vita e nel lavo­ro di Maria­ni, si può par­la­re di una fase pre-ter­re­mo­to e di una suc­ces­si­va, tra­gi­ca e dif­fi­ci­le - con­ti­nua Simon­gi­ni — Dopo aver per­so stu­dio e abi­ta­zio­ne, lo si vede­va cam­mi­na­re in silen­zio nel­la peri­fe­ria dell’Aquila detur­pa­ta, lun­go stra­de deser­te di quar­tie­ri eva­cua­ti. E all’improvviso capi­ta­va di veder­lo chi­nar­si per rac­co­glie­re pol­ve­re e fram­men­ti di cemen­to, pez­zi di into­na­co fran­tu­ma­to. Li usa­va per crea­re nuo­ve e bel­lis­si­me ope­re astrat­te in cui c’è, anche fisi­ca­men­te, tut­ta quell’apocalisse».
Ad accom­pa­gna­re le gran­di tele dell’artista, in mostra saran­no espo­ste anche le foto­gra­fie di Gian­ni Beren­go Gar­din con uno spe­cia­le repor­ta­ge sull’amico di sem­pre Mar­cel­lo Maria­ni.

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