di Francesca Marrucci Siamo arrivati così vicini al punto di non ritorno che forse l’abbiamo…
EDITORIALE – “Il Belpaese e la democrazia dimenticata”
26/07/2018Questo articolo è stato letto 8212 volte!
Capita sempre più spesso, che ti senti dire questa è “democrazia”, poi tutto tace. Tu come l’avresti chiamata? Per dirla così come ci hanno insegnato a scuola: “La democrazia è per lo più considerata una possibilità di ragionamento collettivo e di processo decisionale pubblico: una forma di “governo attraverso il confronto”.
“Ti ripeto — scrive un amico — che la politica è nel piatto in cui mangi e nel letto in cui dormi. Stabilisce i libri di testo della scuola che frequenta tuo figlio, le carte della burocrazia, quanto costa la maglietta che indossi, la benzina, l’energia e via discorrendo fino a modellare la tua intera vita; spera che non t’interessi a lei ed è felice se fai l’apolitico. Interviene nella tua cultura e nella tua mentalità, plasmando in te una logica che non c’entra nulla con la logica. In questa tirannide, hanno forte ruolo i dirigenti di partito: dai nani di periferia, ai dirigenti nazionali che alienano l’intero Paese”.
Fissati come “ripartizioni” i livelli territoriali più piccoli, abbiamo appreso che i partiti si fanno lì rappresentare localmente dai nani di periferia. La nostra democrazia è come composta da alcune grandi piovre che muovono decine di migliaia di piccoli polpi, formando una capillare rete di tentacoli. Sappiamo che l’intero territorio nazionale è suddiviso in un cinico groviglio di istituzioni che vanno dalle più piccole locali, alle più grandi nazionali; questa maniacale capillarizzazione è funzionale al fine dei partiti politici di controllare tutto.
Immaginiamo di osservare, come da un aereo, il groviglio delle maglie territoriali di frazioni, circoscrizioni, comuni, comuni capoluogo, città metropolitane, province e regioni; la costosissima rete che vediamo, coincide con i vari livelli d’ingerenza dei partiti e dei loro dirigenti.
Infine, c’è un labirinto di istituzioni che si aggiunge alle amministrazioni pubbliche territoriali; il compito di nominare i capi di detto ulteriore groviglio di istituzioni, è dei partiti, ovvero dei loro dirigenti. Questo è il nastro di partenza, per analizzare i costi della politica — che sono essenziali al voto di scambio che è il vero baricentro sul quale congreghe, movimenti e partiti edificano un “mostro” polifunzionale. Un “grattacielo” che per semplificare il concetto a noi popolo ignorante, sbrigativamente viene definito “Sistema democratico”, in breve “democrazia”. La nostra è nascosta da nubi che affliggono una realtà alla deriva, gettata allo sbaraglio dall’incapacità di guardare dentro i fatti, dentro gli uomini, dentro i problemi veri. Come si fa a parlare ancora di mercato, di export, di banche, di finanziamenti, di capitali industriali e non si trova il tempo per aiutare concretamente chi ha realmente bisogno, che vivono di stenti, che mangiano “niente e bevono vapore” senza dimenticare i “bamboccioni” ereditati dalla ministra “Fornero” e cacciati all’estero dal cooperatore “canuto”, che ebbe l’onore, poi “disonore” di aver “gozzovigliato” con gli uomini della “Roma de mezzo”, con un miracolo come contorno, per non essersi accorto di niente!Un tempo i lavoratori additavano il Palazzo. Oggi i sopravvissuti al “Renzismo” sono difronte al “sondagismo”, che si limita a manipolare numeri, come se le persone fossero birilli da spostare, per far piacere ai tiratori di palle da bowling. Ora si sente dire che il potere in pratica è detenuto dai cittadini, molti dei quali annuiscono, applaudono, ma francamente dagli atteggiamenti dei comizianti si evince solo che hanno dato aria ai denti. Senza nulla togliere e nel rispetto degli altri, come si fa a riporre le speranze nei nuovi mentori del vero, sempre a cavallo della tigre che passa! La vera battaglia che silenziosamente è in atto si chiama “comunicazione”. E noi la guerra del sapere la stiamo perdendo! Senza allungare il brodo un piccolo esempio sulle priorità del nuovo governo. “È fatta, abbiamo cancellato i vitalizi!!!” — Questo più o meno è il messaggio che ci è pervenuto! Senza presunzione non è assolutamente vero!!
I “vitalizi”, saranno rideterminati modificando il calcolo, che da retributivo sarà contributivo, pertanto verranno “ridotti” e non “aboliti”!! Ma a noi piace sentire come i nuovi tribuni si accaniscono sui vitalizi, lo Stato godrà di un risparmio, si legge sui social, di circa 40 milioni di euro, salvo ricorsi e opposizioni! Quisquiglie, rispetto alla voragine in cui si trova il Belpaese. Le vere priorità sono altre, si metta ordine al «groviglio che si vede dall’aereo, solo cosi ha senso la patacca del “cambiamento”». Un freno, uno stop, una revisione seria ai milioni di rivoli attraverso i quali si dilapidano le risorse di uno “Paese volutamente ridotto ad un colabrodo e sotto mentite spoglie, tutto continua a scorrere, tutto fila mentre i rivoli negli ultimi anni, sono fiumi in piena, per dissetare gli invisibili, sotto il vestito della famigerata — trasparenza -! Consentiteci di suggerire, senza censura, che se c’è la famosa “volontà politica” con un unico provvedimento si abbatterebbe il Debito Pubblico sul quale paghiamo ogni anno poco meno di 100 miliardi di interessi la maggior parte a paesi o “fondi” esteri. Altro che vitalizi, o redditi di cittadinanza, pensioni minime ed altre roboanti promesse “acchiappavoti”. In un Paese in cui “ansia, insicurezza, precarietà” sono sempre più compagni di viaggio, cancellando il futuro e affliggendo il presente, con il rischio che i passeggeri ballino sul ponte, mentre la barca affonda.
Firmato
Rocco Tiso, portavoce di Iniziativa Comune
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Classe ’82, giornalista pubblicista dal 2012, cronista di strada dal 2007, scrivo ormai da tempo di sport, politica, sociale e cultura. Attualmente collaboro con testate dei Castelli Romani e della Capitale, fornendo al contempo prestazioni e consulenze di comunicazione per numerose realtà territoriali, private e pubbliche. Laziale, teatrante, animale sociale, adoro viaggiare, conoscere e nutrirmi della diversità, del nuovo, dello sconosciuto.