RINVIATA AL 30 MAGGIO L’UDIENZA PER IL PROCESSO PER LO SCEMPIO EDILIZIO AL SITO ARCHEOLOGICO DI BOVILLAE A MARINO

RINVIATA AL 30 MAGGIO L’UDIENZA PER IL PROCESSO PER LO SCEMPIO EDILIZIO AL SITO ARCHEOLOGICO DI BOVILLAE A MARINO

21/03/2017 6 Di Ambientalisti Marino

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 59823 vol­te!

Rice­via­mo e pub­bli­chia­mo

I lega­li degli impu­ta­ti han­no cavil­la­to sul­la sosti­tu­zio­ne di un ele­men­to del Col­le­gio giu­di­can­te.

Il 18 apri­le si sareb­be dovu­ta tene­re la secon­da udien­za del pro­ces­so, con l’a­scol­to dei testi­mo­ni a dife­sa degli impu­ta­ti. Tut­ti era­no riu­ni­ti, la Cor­te, i testi­mo­ni e le par­ti civi­li, quan­do gli avvo­ca­ti degli impu­ta­ti han­no ecce­pi­to che seb­be­ne il Giu­di­ce Pre­si­den­te del­la Cor­te e altri giu­di­ci fos­se­ro gli stes­si, un giu­di­ce del col­le­gio era diver­so da quel­lo del­l’u­dien­za pre­ce­den­te. Han­no quin­di chie­sto il rin­vio del­l’u­dien­za, ed anzi anche la ripe­ti­zio­ne del­l’u­dien­za pre­ce­den­te del 28 mar­zo in cui ave­va­no depo­sto i testi­mo­ni del­l’ac­cu­sa e del­le par­ti civi­li. Ė evi­den­te il ricor­so a tat­ti­che dila­to­rie degli avvo­ca­ti degli impu­ta­ti, mes­so in cam­po sin dal­l’i­ni­zio del pro­ce­di­men­to, con il rin­vio già di due pre­ce­den­ti udien­ze pre­li­mi­na­ri, che da sole han­no por­ta­to ad un ritar­do di cir­ca un anno del pro­ces­so. Così facen­do gli impu­ta­ti dan­no tut­ta­via la chia­ra impres­sio­ne di teme­re il giu­di­zio, di ren­de­re dif­fi­col­to­so il pro­ces­so, e di mira­re alla pre­scri­zio­ne.

Il Giu­di­ce Dott.ssa M. Rober­ti ha fis­sa­to l’u­dien­za per i soli testi­mo­ni degli impu­ta­ti il 30 mag­gio alle ore 9:30, infor­man­do che la com­po­si­zio­ne del col­le­gio giu­di­can­te sarà iden­ti­co a quel­lo del­la pri­ma udien­za.

Il 28 mar­zo si era svol­ta la pri­ma udien­za del pro­ces­so, che ave­va visto una nutri­ta par­te­ci­pa­zio­ne. Per il Comu­ne di Mari­no, era­no pre­sen­ti l’As­ses­so­re all’Ur­ba­ni­sti­ca Ing. A. Trin­ca e l’As­ses­so­re ai Lavo­ri Pub­bli­ci A. Tam­ma­ro. Per Legam­bien­te il Pre­si­den­te Regio­na­le del Lazio R. Scac­chi e il Pre­si­den­te dei Castel­li N. Pas­sa­ret­ti. Per la Regio­ne Lazio era pre­sen­te il con­si­glie­re S. De Nico­lò. Gio­va ricor­da­re che non essen­do­si costi­tui­ta qua­le par­te civi­le la vec­chia ammi­ni­stra­zio­ne Palozzi/Silvagni, e non poten­do far­lo quel­la nuo­va (poi­ché inse­dia­ta­si dopo la deca­den­za dei ter­mi­ni), le asso­cia­zio­ni ambien­ta­li­ste e del ter­ri­to­rio ave­va­no con­fe­ri­to l’in­ca­ri­co di par­te civi­le del Comu­ne di Mari­no al Dott. Mau­ro Aba­te per la sua impar­zia­li­tà e com­pe­ten­za, che il G.U.P. (giu­di­ce del­l’u­dien­za pre­li­mi­na­re) ave­va accol­to. Gli avvo­ca­ti del­le par­ti civi­li sono il Dott. Eduar­do Auric­chio per la par­te civi­le del Comu­ne di Mari­no e la Dott.ssa Livia­na Catal­di per la par­te civi­le Legam­bien­te. Entram­bi si distin­guo­no per com­pe­ten­za e pro­bi­tà.

Posi­zio­ne del­le strut­tu­re ille­ga­li sopra i mosai­ci e le strut­tu­re anti­che

Il pro­ces­so si con­cen­tra sul­la costru­zio­ne soprat­tut­to di due edi­fi­ci abu­si­vi eret­ti pro­prio sopra le strut­tu­re e i mosai­ci dei fun­zio­na­ri offi­cian­ti, chia­ma­ti Soda­les Augu­sta­les, che cele­bra­va­no i gio­chi e il rito del­la Gens Julia. Sono vesti­gia stu­dia­te dai mas­si­mi archeo­lo­gi inter­na­zio­na­li a par­ti­re dal 1821, e su cui si orga­niz­za­no con­gres­si inter­na­zio­na­li di stu­dio­si di tut­to il mon­do. L’ul­ti­mo fu tenu­to all’U­ni­ver­si­tà di Dal­las a Mari­no nel 2015, con la par­te­ci­pa­zio­ne di stu­dio­si sta­tu­ni­ten­si, bri­tan­ni­ci, olan­de­si ed ita­lia­ni.

Le due costru­zio­ni ille­ga­li atti­gue han­no una lun­ghez­za di 17,35 mt, una lar­ghez­za di 8,70 mt ed un’al­tez­za di 3,5 mt. Sono poste sui mosai­ci e a cir­ca una deci­na di metri dagli archi, ed anche dove l’an­ti­ca via giun­ge­va al Cir­co.

Le costru­zio­ni abu­si­ve poste tut­te intor­no agli archi del Cir­co anti­co ne impe­di­sco­no la vista.

Duran­te la pri­ma udien­za nel pro­ces­so, i testi­mo­ni del­le par­ti civi­li e gli Uffi­cia­li del­la Poli­zia Giu­di­zia­ria han­no rife­ri­to che la docu­men­ta­zio­ne pre­sen­ta­ta per otte­ne­re i per­mes­si, e que­sti stes­si, era­no ille­ci­ti. Il rogi­to nota­ri­le ripor­ta­va la noti­zia fal­sa che le due strut­tu­re era­no sta­te rea­liz­za­te pri­ma del 1 set­tem­bre 1967, data di appli­ca­zio­ne di una leg­ge nazio­na­le che ren­de­va le licen­ze obbli­ga­to­rie anche in aree rura­li, e a cui era segui­to un decre­to mini­ste­ria­le il 10 novem­bre che raf­for­za­va il vin­co­lo già pre­sen­te dal 1939.

Gli acqui­ren­ti sosten­go­no che respon­sa­bi­li del­le fal­se dichia­ra­zio­ni era­no i ven­di­to­ri, ma la peri­zia su cui si basa­va la data­zio­ne, tra­smes­sa dai ven­di­to­ri al nota­io, rife­ri­va che entram­be le costru­zio­ni in ogget­to non esi­ste­va­no al 1967. In real­tà una del­le costru­zio­ni era sta­ta eret­ta abu­si­va­men­te nel 1977, e l’al­tra non era nean­che mai esi­sti­ta, ciò che gli acqui­ren­ti sape­va­no, men­tre ave­va­no fir­ma­to un cer­ti­fi­ca­to cata­sta­le ripor­tan­te infor­ma­zio­ni fal­se sul­la sua esi­sten­za che face­va par­te del rogi­to.

I mosai­ci dei Soda­les Augu­sta­les, sacer­do­ti offi­cian­ti i gio­chi del Cir­co, dedi­to all’im­pe­ra­to­re Augu­sto, discen­den­te di Enea.

I nuo­vi pro­prie­ta­ri aumen­ta­va­no tut­te le dimen­sio­ni del­l’u­ni­ca costru­zio­ne esi­sten­te (che era in ori­gi­ne un pic­co­lo pol­la­io). Ne chie­de­va­no con un pro­get­ti­sta il “restau­ro” all’Uf­fi­cio Urba­ni­sti­ca del Comu­ne di Mari­no, chie­den­do anche la costru­zio­ne del­la strut­tu­ra di legno, ritra­smet­ten­do le fal­se infor­ma­zio­ni del rogi­to.

L’uf­fi­cio urba­ni­sti­ca rila­scia­va le licen­ze, supe­ran­do in pro­prio il vin­co­lo pae­si­sti­co vigen­te nel­l’a­rea, ma era­no assen­ti i nul­la osta del­la Soprin­ten­den­za per i Beni archeo­lo­gi­ci. Eppu­re nel sito vigo­no vin­co­li archeo­lo­gi­ci det­ta­ti da ben 5 leg­gi: la Leg­ge Monu­men­ta­le del 1939, un Decre­to Mini­ste­ria­le del 1967, la leg­ge Galas­so del 1985, la leg­ge 42/2004 e del­la Regio­ne Lazio del 2004 e 2007, oltre che quat­tro vin­co­li pae­si­sti­ci (del 1939, 1959, 1985, 2004).

Oltre ai pro­prie­ta­ri e al loro tec­ni­co, sono impu­ta­ti alcu­ni addet­ti del­l’Uf­fi­cio Urba­ni­sti­ca del Comu­ne di Mari­no del­la pre­ce­den­te ammi­ni­stra­zio­ne: il diri­gen­te, due impie­ga­ti, e un tec­ni­co con­su­len­te. L’a­bu­so era sta­to denun­cia­to con for­za dal­le asso­cia­zio­ni ambien­ta­li­ste loca­li, a cui ha ade­ri­to Legam­bien­te. La pas­sa­ta ammi­ni­stra­zio­ne comu­na­le, pur essen­do il Comu­ne par­te lesa, non si è costi­tui­ta qua­le par­te civi­le, dimo­stran­do con­ti­gui­tà con il pro­prio Uffi­cio Urba­ni­sti­co sot­to accu­sa. Il ruo­lo di difen­de­re il Comu­ne di Mari­no è sta­to per­tan­to asse­gna­to ad un rap­pre­sen­tan­te del­le asso­cia­zio­ni di dife­sa ter­ri­to­ria­li.

Ė inte­res­se di tut­ti i cit­ta­di­ni difen­de­re il patri­mo­nio archeo­lo­gi­co e pae­si­sti­co, ed è quin­di un’e­si­gen­za popo­la­re che non può esu­la­re dal­le com­pe­ten­ze del Comu­ne di Mari­no. Tut­ti insie­me, cit­ta­di­ni, Asso­cia­zio­ni e Comu­ne devo­no pren­de­re ogni misu­ra per il ripri­sti­no del sito archeo­lo­gi­co dal­le volu­mi­no­se e detur­pan­ti strut­tu­re. Ė un’u­dien­za pub­bli­ca, i cit­ta­di­ni inte­res­sa­ti alla dife­sa del patri­mo­nio pae­si­sti­co-archeo­lo­gi­co e alla lega­li­tà nel­la pia­ni­fi­ca­zio­ne edi­le e urba­ni­sti­ca sono invi­ta­ti ad assi­ste­re.

L’AREA ARCHEOLOGICA DI BOVILLAE IMPERIALE A FRATTOCCHIE

Fu costrui­ta dal­l’im­pe­ra­to­re Tibe­rio per com­me­mo­ra­re il pre­de­ces­so­re Augu­sto, con­si­de­ra­to discen­den­te diret­to di Enea e del­la “Gens Julia”, da Julo o Asca­nio, figlio di Enea, rite­nu­to un esem­pio di amo­re patrio e di rispet­to dei valo­ri sacri. Que­sto mito era dive­nu­to una reli­gio­ne di sta­to, e per­tan­to un fat­to poli­ti­co di gran­de rile­van­za. I com­po­nen­ti del­la Gens Julia veni­va­no così ele­va­ti di lignag­gio nel­l’am­bi­to del­la nobil­tà roma­na, ciò che dava loro legit­ti­mi­tà a impe­ra­re su Roma. Oltre al cir­co, famo­so per­ché è l’u­ni­co del mon­do roma­no anti­co di cui resta­no gli archi da cui par­ti­va­no i caval­li, chia­ma­ti car­ce­res, sono cele­bri, atti­gui agli archi, le strut­tu­re ed i mosai­ci del­la cor­po­ra­zio­ne, for­se dei sacer­do­ti, chia­ma­ti Soda­les Augu­sta­les, che cele­bra­va­no i gio­chi, e offi­cia­va­no il rito del­la Gens Julia.

Bovil­lae, l’o­dier­na Frat­toc­chie, fu scel­ta in quan­to la Gens Julia era ori­gi­na­ria di Alba­lon­ga, ed essen­do que­sta sta­ta distrut­ta dai roma­ni, fu scel­ta la sua colo­nia più vici­na, appun­to Bovil­lae. Quan­do l’im­pe­ra­to­re Augu­sto morì, fu por­ta­to dal­la Cam­pa­nia pro­prio in que­sto sito per una not­te, pri­ma di esse­re scor­ta­to a Roma ed esse­re cre­ma­to. Com­ple­ta­va­no il sito un foro, un tea­tro, un mau­so­leo, una gran­de cister­na d’ac­qua (tut­to­ra esi­sten­te, vie­ne chia­ma­ta “Casa Ros­sa”) e un acque­dot­to.

 Ambien­ta­li­sti Mari­no

Related Images: