Oltre 6.000 persone tra volontari del Servizio Civile Nazionale e operatori degli Enti protagonisti di…
Intervista al Presidente del Forum Nazionale Servizio Civile
15/02/2017Questo articolo è stato letto 5802 volte!
Con la nascita del Servizio Civile Universale ci confrontiamo oggi con il Presidente del Forum Nazionale del Servizio Civile, Enrico Maria Borrelli.
Avete lamentato recentemente, in un comunicato, la mancata assegnazione della delega governativa sul Servizio Civile, esprimendo un grande disappunto. Che problemi comporta questo fatto?
La mancata assegnazione della delega governativa al Servizio Civile comporta una serie di conseguenze, alcune immediate altre di prospettiva. Tra queste il rischio che rallenti, in prospettiva, il processo di riforma in atto per mancanza di un interlocutore politico e, nell’immediato, possa determinare l’arresto delle attività di ordinaria amministrazione del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, vale a dire i pagamenti dei rimborsi ai volontari, i subentri dei nuovi volontari prima che scadano i tempi per poterlo fare, il rinnovo dell’assicurazione per i giovani in servizio. Aggiungo che si è arrestata anche la sperimentazione relativa ai Corpi Civili di Pace, il cui tanto atteso avvio sta subendo continui e indefiniti rinvii.
Un commento sul Decreto attuativo relativo al Servizio Civile.
Siamo soddisfatti che il Governo abbia deciso di portare ad approvazione questo provvedimento e che abbia recepito molte delle osservazioni che come Forum abbiamo fatto pervenire nel corso del dibattito. La riduzione dell’orario settimanale da 30 a 25 ore è una delle migliorie da noi proposte che renderà il servizio civile per i giovani più conciliante con le loro esigenze di vita e di studio.
Adesso attendiamo l’approvazione degli altri decreti attuativi della riforma del terzo settore, di cui si è invece poco discusso. Mi riferisco, in particolare, al decreto sull’Impresa sociale e a quello sulle Reti di secondo livello, che dovrebbero essere per altro di prossima emanazione.
Avete portato avanti nell’ultimo periodo una battaglia che vi ha visto molto vicini alla Rappresentanza dei volontari, ovvero quella relativa alle 20 ore di impegno settimanale.
Abbiamo riflettuto circa l’impegno che deve comportare l’esperienza di Servizio Civile. Quando nel 2005 venne pensata la formula delle 30/36 ore settimanali, non si tennero in conto le esigenze dei giovani volontari.
Un impegno di 30 o 36 ore a settimana assorbe la quasi totalità delle ore utili di una giornata che un giovane può e, più spesso, deve dedicare ad altri impegni di vita, di studio o di lavoro. E questo non può certo essere tra gli obiettivi politici di uno Stato che ambisce, piuttosto, ad intercettare la disponibilità dei propri giovani nel mettersi al servizio della comunità. Anche il rendere l’anno di servizio civile più compatibile con le esigenze dei giovani è un obiettivo che deve porsi il servizio civile, perché risponde ad un bisogno di moltissimi giovani.
Il nuovo modello, che aumenta la soglia di sedi necessarie per poter operare nel sistema, non rischia di escludere le piccole realtà associative?
L’intenzione della riforma è quella di stimolare la collaborazione tra enti in modo da determinare dei sistemi locali, regionali o nazionali di servizio civile e non più esperienze singole ed isolate. Agli enti saranno richieste più competenze, più capacità e più risorse e potranno, proprio grazie a questa riforma, acquisirle attraverso la collaborazione con altri enti e non necessariamente dovendole assicurare, come avvenuto fino ad oggi, esclusivamente attraverso mezzi e risorse proprie. Un sistema più aperto e più collegato.
La proliferazione di bandi di Servizio Civile che ha caratterizzato questi ultimi anni non rischia di nascondere una nuova forma di precariato?
Assolutamente no. Il Servizio Civile si è prestato ad intervenire anche nelle emergenze e questo lo ha accreditato, agli occhi delle istituzioni e del Paese, come un valido strumento di intervento. Per questo motivo è cresciuta nel Governo un’attenzione maggiore verso il servizio civile e le sue enormi potenzialità di utilizzo sociale. Nonostante le difficoltà di alcune sperimentazioni siamo riusciti ad assicurare il miglior impiego del servizio civile e dei giovani. Tuttavia le sperimentazioni servono a migliorare i modelli e l’augurio è che si definiscano, per il futuro, con più chiarezza i confini di impiego e le modalità di utilizzo di questo prezioso istituto in situazioni straordinarie.
La limitazione del ruolo delle regioni e dei piccoli enti non è una forzatura in questo nuovo sistema?
La riforma si è preoccupata di assicurare, su tutto il territorio nazionale, una gestione e una qualità omogenea del servizio civile, stimolando per altro gli enti ad innalzare la qualità dei loro progetti. Alle regioni non è affidato il solo compito di definire le priorità di intervento, un ruolo politico di cui oggi non godevano, ma avranno la possibilità di stipulare specifici accordi con il Dipartimento nazionale per svolgere le funzioni di cui vorranno e potranno farsi carico. Molte regioni, ad esempio, segnalano una scarsità di risorse umane disponibili presso i propri uffici del servizio civile per svolgere il complesso di oneri organizzativi di cui il Dlgs 77/05 le ha rese dirette responsabili. Quanto agli enti piccoli potranno, contrariamente ad oggi, candidarsi a svolgere il solo ruolo che gli interessa, costruendo reti con altri enti per condividere risorse e competenze diverse. Non sarà semplice definire la struttura organizzativa del nuovo sistema di servizio civile e per questo attendiamo che il Governo assegni quanto prima la delega e riapra il confronto con gli enti e con i giovani.
Alessio Colacchi