MARINO. IL PCI NON CI STA. GIUSTIFICAZIONI SENZA SENSO. PROMUOVIAMO INIZIATIVA. AVERSA: SINDACO COLIZZA NON…
Marino: intervista a Ada Santamaita sulla questione ‘Città del Vino’
08/11/2016Questo articolo è stato letto 11390 volte!
Ha tenuto banco in questi giorni la querelle sull’uscita dal Consorzio Città del Vino del Comune di Marino, annunciata, non senza polemica dall’Assessore Ada Santamaita, con delega alle attività produttive. Il rientro, alla fine, del Comune ha suscitato altre illazioni, polemiche e qualcuno se ne è anche attribuito il merito. Per capire cos’è successo in questa vicenda, quali i motivi di questa rottura poi risanata, abbiamo interpellato la diretta interessata, l’Assessore, che ci ha raccontato non solo come sono andate le cose, ma anche cosa ha portato alla revoca, poi, della delibera di uscita dalla Città del Vino.
di Francesca Marrucci
Assessore Santamaita, cos’è successo con la Città del Vino? Perché è stata messa in discussione questa adesione?
Noi, arrivati qui, avevamo un compito preciso: capire in quali contesti operava il Comune e se questi fossero effettivamente opportuni o utili alla città. Per quel che riguarda il mio assessorato, inoltre, la nostra preoccupazione è soprattutto promuovere il territorio ed i nostri prodotti. In quest’ottica abbiamo esaminato l’adesione alla Città del Vino. Ci siamo documentati, ho personalmente sentito i viticoltori chiedendo che opportunità e risultati avesse portato questa appartenenza e tutti mi hanno detto che in realtà tranne che per nome, non c’era nessun vantaggio tangibile. Ho sentito telefonicamente il Vice Direttore Nazionale Corbini e chiesto che tipo di attività e che promozione questo Consorzio organizzava per i Comuni aderenti e lui stesso mi ha confermato che sul Lazio le attività erano molto difficoltose, perché la Regione stessa mostrava disinteresse. Il compito del Comune è prendere iniziative che promuovano il territorio e i nostri prodotti, se ce ne sono che invece non funzionano, crediamo sia bene ripensarle e rivederle. In un paese addormentato come il nostro, uno scossone a volte è fondamentale.
Ci sta dicendo che tutta questa storia è stata voluta?
Da parte nostra c’è stata una strategia nell’interesse dei nostri viticoltori. Allora, o la cosa inizia a funzionare o meglio lasciar stare. Noi crediamo nelle nostre risorse e vogliamo promuoverle, se per farlo serve una provocazione o un braccio di ferro, ben vengano. Alle amministrazioni precedenti importava poco controllare. Pagavano la quota annuale e se ne lavavano le mani, ma a che serve stare in un Consorzio che non ci dà visibilità?
La quota annuale. Si è suggerito che il Comune volesse recedere per risparmiare.
Non sono certo quei circa 3.000 euro che fanno svoltare il Bilancio del Comune, ma è una questione di principio. L’Amministrazione sta qui ad amministrare i soldi dei cittadini. Fossero stati anche 10 euro al mese, se il loro impiego fosse risultato inutile, sarebbe stato uno spreco dei soldi che tirano fuori i marinesi dalle loro tasche.
Il nostro dovere è quello di controllare e, se si può, correggere il tiro. Se non si può, si cambia strada. Personalmente, non ho paura a combattere per ottenere risultati e credo fortemente nel compito che mi è stato dato. Non devo far contenti tutti per raccimolare voti alle prossime elezioni. La considerazione della delibera per uscire dal Consorzio è la prova di ciò ed è servita. Lavoro solo nell’interesse dei cittadini e mi pare che la strategia alla fine abbia portato dei risultati. Abbiamo dimostrato di essere seri e fermi nelle nostre intenzioni e questo ha fatto la differenza.
Il risultato è quello del rientro nel Consorzio, ma cosa vi ha convinto a revocare quella delibera?
Vista la situazione, abbiamo pensato a come rendere utile questa adesione. La nostra proposta alternativa, la prima di una serie, è stata subito di portare a Marino l’Assemblea Nazionale del Consorzio proprio per discutere di programmi, prospettive e promozione dei prodotti, quello che dovrebbe essere lo scopo per cui è nata la Città del Vino, e per promuovere il nostro territorio che ospiterebbe l’evento. L’abbiamo illustrata al Vice Direttore Corbini e a quello locale Schiaffini e attendevamo un riscontro concreto. Abbiamo spiegato loro che la nostra adesione doveva necessariamente corrispondere ad una visibilità ed ad una promozione su scala nazionale di Marino e del nostro prodotto vitivinicolo, cosa che finora non era successa.
Tutti si lamentavano di questo Consorzio, ma nessuno faceva niente di concreto per cambiare le cose. Il pagamento di una quota fine a sé stessa era francamente inutile, organizzata così, la Città del Vino non serviva ai nostri scopi. Quando abbiamo visto che la nostra proposta era stata recepita e che c’era una reale volontà di cambiare percorso, abbiamo rivisto la nostra posizione e riconsiderato la nostra partecipazione, del resto se si chiede di cambiare e la proposta viene accettata, bisogna poi lavorare insieme per renderla concreta.
Il PCI di Marino ha rivendicato il merito della vostra decisione di rientrare. Quanto è stato importante il loro apporto?
Sinceramente, quanto dichiarato e pubblicato dal PCI è stato ininfluente nelle decisioni di questa Amministrazione, tantomeno ho convenuto con questo partito qualcosa in qualche incontro. La vicenda si è svolta interamente in ambiti istituzionali ed amministrativi, totalmente estranei dai singoli partiti.
Ma il PCI ha sollevato per primo la questione e l’ha portata a conoscenza dei media.
Il PCI ha fatto una serie di domande e si è risposto da solo, seguendo un modello di monologo autoreferenziale che ormai conosciamo. L’Amministrazione comunale accetta le sollecitazioni di cittadini e forze politiche, ma certamente non accetta imposizioni di alcun genere.
Ora che la vicenda è chiusa, di cos’altro si sta occupando il suo Assessorato?
Stiamo vagliando la questione orti urbani, che fanno parte integrante dello sviluppo economico e sociale di una comunità. Stiamo individuando le aree più adatte e aggiorneremo la cittadinanza sulla procedura. Una volta individuate le aree si farà un bando che fornirà anche ai vincitori la formazione necessaria a portare avanti il progetto.
Sto inoltre rivedendo completamente il Regolamento sulle Cantine Storiche, perché voglio ricostruire un percorso enogastronomico nel Centro Storico. Anche questo sarà un argomento da portare all’interno della Città del Vino, perché non basta fare le proposte, bisogna anche dar loro un’applicazione concreta.
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Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.
L’assessore alle attività produttive affronta la questione Associazione Città del Vino e si nasconde, spaventata, dal confronto politico-amministrativo. Dal confronto col PCI. 1. Sequenza delle date: l’11 ottobre è la data in cui viene presa la delibera. Non ci risulta, che il percorso informativo su quale sia l’incidenza dell’Associazione su Marino, sia stato espletato prima dell’intervento del PCI. Sindaco e Assessore sono intervenuti dopo. 2. Noi autoreferenziali? Abbiamo posto domande a cui hanno risposto in “modo difforme e quasi opposto” il Sindaco, alcuni attivisti M5S sui social, ed ora l’Assessore: Nell’ordine tra loro non sono stati e non sono d’accordo su quale sia la somma (sono circolate prima, duemila, poi quattromila, ed ora tremila euro); quindi sulla motivazione che è stata dai social (si deve risparmiare e non alimentare soldi ad una associazione come un altra), dal Sindaco (si risparmia perchè abbiamo un ben più grande disegno), dall’Assessore (è stata una grande provocazione per mettere al centro il tema di come utilizzare l’Associazione). Conclusione: 1. Il Sindaco, la Giunta/Assessore, il M5S su questo singolo punto sono stati abbastanza in confusione. Ora la linea è: costruiamo un buon programma di iniziative con Associazione Città del Vino? Se è questa, per noi è la cosa giusta. A questo abbiamo sempre mirato: lo sanno gli operatori commerciali e culturali che in questo frangente ci hanno contattato e si sono confrontati col PCI. 2. Il Sindaco e la Giunta possono negare che siano addivenuti a smentire se stessi coi fatti, a seguito della iniziativa del PCI, ma i fatti, per ogni osservatore, sono lì a dire dove sia la verità e dove le pietose bugie. 3. Ora la cosa importante è il merito della questione. Cosa fare. L’Assemblea della Associazione nazionale qui, è una buona idea. Meglio se corroborata da un vero e proprio programma che, se la democratica e trasparente Giunta a cinquestelle vorrà, potrà nascere da un confronto — ad esempio — della Commissione attività produttive (che, scoop, potrebbe essere finalmente la prima ad essere convocata visto il deserto partecipativo che la maggioranza sta imponendo alle istituzioni consultive) dove se si volessero invitare operatori, categorie, associazioni e partiti, anche noi comunisti potremmo, per la centesima parte che possiamo, mettere a disposizione il nostro contributo. L’alternativa sarebbe ( a dispetto della nostra autoreferenzialità) qualche altra giravolta del Sindaco, o della Giunta/Assessore nel merito. NB A proposito, l’Assessore, che dovrebbe sapere che la materia di promozione turistica enogastronomica difficilmente passa per “Marino ombelico del mondo”, e non ha detto cosa pensa (noi pensiamo positivo ad esempio) del comune di Genzano che alla Associazione Città del Vino (sia Giunta precedente che l’attuale del M5S) ha dedicato massima attenzione nelle politiche di promozione tanto da mettergli a disposizione una parte di Palazzo Sforza-Cesarini.