Marino. “Attuare la Costituzione”: Firmate (sostenendo il Referendum) contro il progetto dell’autonomia differenziata!

Marino. “Attuare la Costituzione”: Firmate (sostenendo il Referendum) contro il progetto dell’autonomia differenziata!

26/08/2024 0 Di Maurizio Aversa

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E’ forse uno dei pas­sag­gi più del­i­cati, in ques­ta fase stor­i­ca (anni 90 fino ad ora), è una delle battaglie ogget­ti­va­mente più scar­di­nan­ti (ever­sive, con o sen­za vio­len­za bel­lig­er­ante) del­la Car­ta Cos­ti­tuzionale, che alcune forze — seg­nata­mente anche questo Gov­er­no — stan­no perseguen­do da tem­po. In tut­to il Paese, al di là di vere e pro­prie “stru­men­tal­iz­zazioni politiche” a dife­sa del­la Cos­ti­tuzione, anche da parte di chi l’ha malver­sa­ta nel recente pas­sato (vedi l’as­salto ai dirit­ti dei lavo­ra­tori e dei cit­ta­di­ni), è comunque in atto, ed è sta­to un moto pos­i­ti­va­mente reat­ti­vo, di dife­sa del­la Car­ta fon­da­men­tale fir­ma­ta da Umber­to Ter­raci­ni. Ora, uno degli stru­men­ti per difend­ere la Cos­ti­tuzione da questo ferale colpo in atto, è lo svol­gi­men­to del Ref­er­en­dum. Molti sono appun­to attivi in tal sen­so. Anche a Mari­no. E dopo le varie inizia­tive — pri­mo tra tut­ti l’AN­PI — anche altri sogget­ti si sono atti­vati. Qui di segui­to ospi­ti­amo un “Invi­to a fir­mare” da parte del dott. Cori­olano Gior­gi, del­la asso­ci­azione “Attuare la Cos­ti­tuzione”.

Il dott. Cori­olano Gior­gi del­l’as­so­ci­azione Attuare la Cos­ti­tuzione


Invi­to a fir­mare con­tro il prog­et­to dell’autonomia dif­feren­zi­a­ta e rac­col­ta di firme per abolire l’attuale legge
elet­torale. Gen­tile diret­tore le scri­vo in qual­ità di socio dell’Associazione Attuare la Cos­ti­tuzione, che aderisce al ref­er­en­dum con­to l’autonomia dif­feren­zi­a­ta e alla rac­col­ta firme per abolire l’attuale legge elet­torale con
preghiera di pub­bli­cazione. Attuare la Cos­ti­tuzione ha ader­i­to al Comi­ta­to Con­tro l’Autonomia Dif­feren­zi­a­ta a Mari­no L’ultimo assalto al quadro cos­ti­tuzionale e l’affermazione delle idee neoliberiste.
L’assetto cos­ti­tuzionale ed il suo impianto eco­nom­i­co riguardante i “prin­cipi e i dirit­ti fon­da­men­tali”, nonché
la “strut­tura” del­la Repub­bli­ca ave­va dato otti­mi risul­tati, fino al 1992 ‚al pun­to che l’Italia: nel 1987,
superan­do il Pil bri­tan­ni­co, era divenu­ta la ses­ta poten­za eco­nom­i­ca del mon­do (dopo Sta­ti Uni­ti, Unione
sovi­et­i­ca, Giap­pone, Ger­ma­nia Ovest e Fran­cia), nel 1990 si era poi clas­si­fi­ca­ta come la quar­ta poten­za
eco­nom­i­ca del mon­do dopo Sta­ti Uni­ti, Giap­pone e Ger­ma­nia, superan­do Gran Bre­tagna e Fran­cia. Il PIL,
(cioè la som­ma dei beni e servizi finali prodot­ti sul ter­ri­to­rio), infat­ti, era arriva­to a 1.268 mil­iar­di di dol­lari, con­tro i 1.209 del­la Fran­cia e i 1.087 del­la Gran Bre­tagna. La sti­ma venne poi cor­ret­ta al rib­as­so per via del forte dis­a­van­zo dei con­ti pub­bli­ci ital­iani, e il PIL ital­iano subì un con­tro-sor­pas­so da parte sia del­la Fran­cia e sia del Reg­no Uni­to, sic­ché nel 1992 occupò il quin­to pos­to nel­la clas­si­fi­ca delle poten­ze eco­nomiche, ed
oggi è con­sid­er­a­ta l’ultima (pic­co­la) poten­za eco­nom­i­ca mon­di­ale. Il forte indeb­ita­men­to fu, dunque, l’inizio dell’indebolimento del­la nos­tra econo­mia. Ma il vero nemi­co, che ci ha por­ta­to allo sta­to attuale (con 2.755 mil­iar­di di deb­ito in euro e cir­ca sei mil­ioni di poveri asso­lu­ti), è sta­to il dif­fonder­si del­la nuo­va idea del neoliberis­mo eco­nom­i­co, divenu­to presto “pen­siero uni­co dom­i­nante”, real­iz­zatasi poi nel nuo­vo “sis­tema eco­nom­i­co neoliberista”. Ques­ta idea è con­den­sa­ta in un libro di Mil­ton Fried­man e Anna Schwartz, dal tito­lo “Il dol­laro. Sto­ria mon­e­taria degli USA (1867 – 1960)”, che ebbe ampia dif­fu­sione negli anni ses­san­ta e con­quistò dap­pri­ma
Pinochet, il quale dis­trusse l’economia del Cile con l’applicazione delle teorie in quel libro descritte, poi
Rea­gan e Clin­ton, che molti dan­ni appor­tarono all’economia statu­nitense, e infine la Thatch­er, che
altret­tan­to fece per l’Inghilterra. Pae­si che poi, tranne il Cile e purtrop­po la nos­tra Italia, fecero mar­cia
indi­etro rista­bilen­do e con­sol­i­dan­do in buona parte i loro “demani pub­bli­ci”. In tale libro si affer­ma che
“l’essenza dell’ordine del mer­ca­to non sta nel­lo scam­bio, ma nel­la con­cor­ren­za”; il suo obi­et­ti­vo non è
“dis­tribuire” la ric­chez­za in base all’intensità dei bisog­ni e ai beni disponi­bili, ma “con­cen­trare” la ric­chez­za
nelle mani pochi”, porre questi pochi in “con­cor­ren­za” tra loro e vietare l’“intervento del­lo Sta­to”
nell’economia. Un vero dis­as­tro, che con­siste nel “dis­trug­gere” lo Sta­to, “sep­a­rare” la “comu­nità” dei ric­chi
da quel­la dei poveri, elim­inare la pos­si­bil­ità del­la cosid­det­ta “mobil­ità sociale”, porre come rego­la la
“dis­eguaglian­za eco­nom­i­co sociale”, dis­trug­gere il Popo­lo come sogget­to giuridi­co e rimet­tere le sor­ti di tut­ti
nelle mani dei più poten­ti dal pun­to di vista eco­nom­i­co. Intan­to, sul piano eco­nom­i­co, è da porre nel dovu­to
risalto che, per rag­giun­gere questi fini, Mil­ton Fried­man ha dato la sua “ricetta”, che è la seguente:
a) dereg­u­la­tion;
b) pri­va­tiz­zazione;
c) riduzione delle spese sociali.

Come agevol­mente si può capire, una rov­ina per l’intera uman­ità. Si trat­ta di un dis­eg­no di lun­ga por­ta­ta,
stu­di­a­to a tavoli­no, e por­ta­to avan­ti soprat­tut­to da una martel­lante pro­pa­gan­da medi­at­i­ca, che ha tolto
qual­si­asi spazio alle idee con­trarie, ed è sta­ta gesti­ta sem­pre tem­p­is­ti­ca­mente, sfrut­tan­do ogni occa­sione
per far pen­e­trare nel­la mente delle per­sone meno accorte il pen­siero uni­co neoliberista, sem­pre sostenu­to
da nascoste mas­soner­ie, come quel­la di Lucio Gel­li. Tut­to l’impianto eco­nom­i­co del­la nos­tra cos­ti­tuzione è
di tipo key­ne­siano, il “sis­tema eco­nom­i­co preda­to­rio neoliberista”, che ha trova­to ter­reno fer­tile nel­la
procla­ma­ta “glob­al­iz­zazione” del mer­ca­to gen­erale (sul­la quale tut­tavia, dopo l’inizio del­la guer­ra in Ucraina,
è lecito dubitare) e, per quan­to ci riguar­da, nel­la isti­tuzione del “mer­ca­to uni­co europeo”. Si trat­ta di un
sis­tema intera­mente final­iz­za­to alla “con­cor­ren­za”, che, a parte rari casi in cui sprona alla “ricer­ca”,
nor­mal­mente non si pre­oc­cu­pa più del­la “pro­duzione”, ma dell’“accaparramento” del­la ric­chez­za esistente
da parte dei con­tenden­ti. E cos­toro, si badi beni, lot­tano tra loro, non miglio­ran­do i prodot­ti e abbas­san­do i
loro prezzi, ma, riducen­do i costi, specie quel­li del lavoro, divenu­to “pre­cario” o “sot­top­a­ga­to”, oppure, e
questo l’aspetto più grave, investen­do, non più in pro­gram­mi pro­dut­tivi di ric­chez­za, ma in “prodot­ti
finanziari”. Il duro colpo del Tito­lo V del­la Parte sec­on­da del­la Cos­ti­tuzione con­tro l’Unità d’Italia.
Un altro duro colpo con­tro il nos­tro Sta­to comu­nità è sta­to appor­ta­to dal­la mod­i­fi­ca del Tito­lo V del­la Parte
sec­on­da del­la Cos­ti­tuzione, con l’approvazione del­la legge cos­ti­tuzionale n. 3 del 2001, che ha super­a­to
anche l’ostacolo del ref­er­en­dum cos­ti­tuzionale, a segui­to di una pro­pa­gan­da ter­ri­bil­mente dan­nosa per
l’“Unità” e la “saldez­za” del nos­tro Sta­to demo­c­ra­ti­co. Tale rifor­ma ha, infat­ti, elim­i­na­to il fon­da­men­tale prin­ci­pio, sanci­to nel­la for­mu­lazione orig­i­nar­ia del pri­mo com­ma dell’art. 117 Cost., sec­on­do il quale le Regioni, nell’emanare le loro leg­gi, non pote­vano con­trastare “l’interesse nazionale” e quel­lo di “altre Regioni”, las­cian­do a queste ultime piena lib­ertà di azione indipen­den­te­mente dai dan­ni che potessero arrecare allo Sta­to o a altre Regioni. La legge pre­sen­ta­ta dal Min­istro per gli affari region­ali e le autonomie (Calderoli) il 23 mar­zo 2023,
con­te­nente dis­po­sizioni per l’“attuazione delle autonomie dif­feren­zi­ate” delle Regioni a statu­to ordi­nario, ai
sen­si dell’articolo 116 del­la Cos­ti­tuzione, e la let­tura che comune­mente gli si attribuisce, dan­no per scon­ta­to
che quan­to si legge nel ter­zo com­ma del cita­to arti­co­lo 116 del­la Cos­ti­tuzione, e cioè la frase “ulte­ri­ori
forme e con­dizioni par­ti­co­lari di autono­mia … pos­sono essere attribuite ad altre Regioni …”, non
sig­ni­ficherebbe altro che “abrogazione” del­la potestà leg­isla­ti­va del­lo Sta­to di “deter­minare” i “prin­cipi
fon­da­men­tali” nelle cosid­dette materie di leg­is­lazione con­cor­rente Sta­to-Regioni (pre­vista dal ter­zo com­ma
dell’articolo 117 del­la vigente Cos­ti­tuzione), nonché “attribuzione” alle Regioni delle com­pe­ten­ze statali
indi­cate dal sec­on­do com­ma dell’articolo 117 del­la Cos­ti­tuzione, “alle let­tere l), lim­i­tata­mente
all’organizzazione del­la gius­tizia, n) e s)”, (e cioè in mate­ria di “prin­cipi fon­da­men­tali sull’istruzione”, e in
mate­ria “di tutela del pae­sag­gio e del pat­ri­mo­nio stori­co e artis­ti­co del­la Nazione, dell’ambiente, del­la
bio­di­ver­sità e degli ecosistemi”).Insomma, lo Sta­to perderebbe la sua com­pe­ten­za a legifer­are su un bel
grup­po di materie, riceven­do un gravis­si­mo colpo alla sua “sovran­ità” (si ricor­di che “sovrana” è la legge
con­forme a Cos­ti­tuzione), la quale ver­rebbe dis­tribui­ta tra le Regioni ad autono­mia dif­feren­zi­a­ta, con buona
pace del “prin­ci­pio fon­da­men­tale”, sanci­to dall’articolo 5 del­la Cos­ti­tuzione, che affer­ma “l’Unità e la
Indi­vis­i­bil­ità” del­la Repub­bli­ca. Il sis­tema politi­co mag­gior­i­tario L’affermazione del pen­siero neoliberista non pote­va svilup­par­si sen­za “un’ adegua­ta” legge elet­torale come quel­la vigente, incos­ti­tuzion­ali sono sta­ti ed anco­ra sono il ‘Por­cel­lum’, l’ ‘Italicum’e il ‘Rosatel­lum’. L’iniziativa a cui aderisce l’Associazione “Attuare la Cos­ti­tuzione” pre­siedu­ta dal Prof Mad­dale­na aderisce all’iniziativa dell’associazione “io voglio scegliere”, che invi­ta a fir­mare la legge di inizia­ti­va popo­lare : 1. per intro­durre la pref­eren­za nei col­le­gi pluri­nom­i­nali di Cam­era e Sen­a­to. Ques­ta pro­pos­ta, insieme ai ref­er­en­dum, resti­tu­isce agli elet­tori il dirit­to di scelta dei pro­pri rap­p­re­sen­tan­ti; 2. Abo­lizione del voto con­giun­to obbli­ga­to­rio: con­sente di eleg­gere diret­ta­mente i can­di­dati nei col­le­gi uni­nom­i­nali che, quin­di, non sareb­bero imposti dalle seg­reterie di par­ti­to; 3. Abo­lizione delle soglie di sbar­ra­men­to: per ridurre la dis­per­sione di voti e garan­tire mag­giore plu­ral­is­mo; alle ultime elezioni, cir­ca 4 mil­ioni di voti vali­di non han­no parte­ci­pa­to alla ripar­tizione dei seg­gi; 4. Abo­lizione di ogni priv­i­le­gio nel­la rac­col­ta delle firme per la pre­sen­tazione dei can­di­dati: tutte le liste saran­no alla parten­za in con­dizione di par­ità nel­la com­pe­tizione elet­torale; l’ingius­to priv­i­le­gio con­ces­so sino­ra ai par­ti­ti già pre­sen­ti in Par­la­men­to mette in con­dizioni di svan­tag­gio chi vor­rebbe entrare in Par­la­men­to; 5. Abo­lizione delle pluri­can­di­da­ture: riduce il potere degli appa­rati di par­ti­to nel pre­de­ter­minare la com­po­sizione del Par­la­men­to e favorisce la pre­sen­tazione di can­di­dati che siano espres­sione del pro­prio col­le­gio nat­u­rale.
Gra­zie

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