Roma/Frosinone. Il PCI saluta la liberazione di Assange e addita l’attacco in occidente ad una vera libertà di stampa
29/06/2024 0 Di Maurizio AversaQuesto articolo è stato letto 1039 volte!
Qualche giorno fa, Julian Assange ha potuto prendere un aereo e tornare dai suoi cari in Australia. Si chiude una fase, non i problemi denunciati dalla sua attività giornalistica accusata dai “potenti di turno”, gli USA, come spionaggio.
Il PCI, sia con le dichiarazioni del segretario nazionale, sia con le varie iniziative, come quella significativa svoltasi due anni fa a Roma/Porta Pia, dove fu consegnata una lettera all’ambasciatore della Gran Bretagna al termine della mobilitazione, è stato sempre a sostegno delle varie proposte di presenza in piazza e assemblee. Il segretario regionale del PCI Lazio, in questa felice occasione ha rilasciato questo commento: “Dopo tredici anni di prigione, il fondatore di Wikileaks è tornato in Australia , Julian Assange è libero, solo dopo aver ammesso la propria responsabilità su uno dei reati ascritti, solo così, con un vero e proprio ricatto, e dopo che si sarà presentato nelle aule del tribunale negli Stati Uniti per subire il processo che lo condannerà a cinque anni di reclusione, condanna già scontata, e quindi tornerà ad essere un uomo libero. Noi continuiamo a pensare — prosegue il dirigente comunista — che tutto ciò è un grave affronto alla libertà di stampa, calpestata con la solita scusa della violazione del segreto di stato, in realtà si è trattato di far conoscere la verità sullo squallore del lager di Guantanamo e i retroscena non commentabili della guerra in Iraq. Tutto ciò dovrebbe farci riflettere tutti, sullo stato della libertà di stampa e cioè sulla libertà che viene concessa ai cittadini di conoscere i fatti che hanno determinato e condizionato la vita di tutti noi, vale la pena anche ricordare che lo stesso, ha fornito informazioni importanti anche in alcune delle vicende italiane irrisolte di cui ancora non conosciamo la verità e forse non la conosceremo mai.
Come è altrettanto amaro constatare che tutto ciò accade ad opera di uno dei paesi gli Stati Uniti che tutti, ritengono unanimemente il prototipo della democrazia, in realtà può solo essere declinata come democrazia apparente, il cui esercizio non deve confliggere con il carattere imperialista di un paese capace di gabbare la stessa democraticità, al punto che le vicende giudiziarie del caso Assange, Wikileaks sul cui capo pendevano oltre 19 capi di imputazione, ha trovato soluzione in una mediazione resasi possibile – conclude Bruno Barbona — solo grazie all’intervento della stampa di tutto il mondo, di parte del mondo politico, e delle stesse Nazioni Unite, se abbiamo risolto un caso per il quale esprimiamo sollievo e formuliamo i migliori auspici, non possiamo non costatare di aver perso la battaglia intesa a rendere la stampa realmente libera, oltre che ad affermare il diritto dei cittadini a conoscere la verità.”.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.
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