Ambiente? Per 1 italiano su 4 è un problema delle prossime generazioni

Ambiente? Per 1 italiano su 4 è un problema delle prossime generazioni

30/05/2024 0 Di Redazione

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Ambiente? Per 1 italiano su 4 è un problema delle prossime generazioni

È ciò che emerge dalla ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale dedicata a “Energia sostenibile e Ambiente”: serve tanta formazione e una cultura digitale consapevole

  1. L’adozione dei ser­vi­zi digi­ta­li per la ridu­zio­ne dei con­su­mi ener­ge­ti­ci in Ita­lia è anco­ra trop­po bas­sa se si voglio­no dav­ve­ro rag­giun­ge­re gli obiet­ti­vi con­cor­da­ti con l’UE
  2. 1 ita­lia­no su 3 pen­sa di adot­ta­re com­por­ta­men­ti soste­ni­bi­li, ma in real­tà non lo sono
  3. 1 ita­lia­no su 4 ritie­ne che sia­no dif­fe­ri­bi­li alle pros­si­me gene­ra­zio­ni i temi lega­ti all’inquinamento e al cam­bia­men­to cli­ma­ti­co

Roma, 30 Mag­gio 2024 – In occa­sio­ne del­la Gior­na­ta Mon­dia­le dell’Ambiente del 5 Giu­gno, l’Osservatorio del­la Fon­da­zio­ne per la Soste­ni­bi­li­tà Digi­ta­le — la pri­ma Fon­da­zio­ne di ricer­ca rico­no­sciu­ta in Ita­lia dedi­ca­ta ad appro­fon­di­re i temi del­la soste­ni­bi­li­tà digi­ta­le, pre­sen­ta oggi i risul­ta­ti del­la ricer­ca “Sustai­na­ble Envi­ron­ment 2024: il rap­por­to degli ita­lia­ni tra digi­ta­le, ener­gia e ambien­te.  La ridu­zio­ne del nostro impat­to sull’ambiente è fon­da­men­ta­le per con­te­ne­re il feno­me­no dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci, del riscal­da­men­to glo­ba­le, del­lo scon­vol­gi­men­to degli eco­si­ste­mi e del­la ridu­zio­ne del­la bio­di­ver­si­tà.  Per per­se­gui­re que­sto obiet­ti­vo è cru­cia­le cam­bia­re sti­le di vita, ridur­re il con­su­mo di ener­gia e acqua, fare cor­ret­ta­men­te la rac­col­ta dif­fe­ren­zia­ta, muo­ver­si con mez­zi green e opta­re per fon­ti rin­no­va­bi­li per pro­dur­re ener­gia puli­ta.

Il digi­ta­le è uno dei miglio­ri stru­men­ti che abbia­mo a dispo­si­zio­ne per gesti­re le com­ples­se sfi­de poste dal cam­bia­men­to cli­ma­ti­co.” – ha affer­ma­to Ste­fa­no Epi­fa­ni, Pre­si­den­te del­la Fon­da­zio­ne per la Soste­ni­bi­li­tà Digi­ta­le.  Dai dati rac­col­ti nel 2024 dall’Osservatorio sul­la Soste­ni­bi­li­tà Digi­ta­le del­la nostra Fon­da­zio­ne, emer­ge come solo un ita­lia­no su tre sia in gra­do di capi­re real­men­te le con­se­guen­ze pra­ti­che del­le pro­prie con­vin­zio­ni. Ciò signi­fi­ca che spes­so ci rite­nia­mo “soste­ni­bi­li”, ma nei fat­ti non lo sia­mo. E, per com­ple­ta­re il qua­dro, ben un ita­lia­no su quat­tro è con­vin­to che inqui­na­men­to e cam­bia­men­to cli­ma­ti­co sia­no temi impor­tan­ti, ma che abbia­mo tut­to il tem­po di affron­ta­re. Come a dire: si, è impor­tan­te, ma che se ne occu­pi­no i nostri figli.” – ha con­ti­nua­to Epi­fa­ni. 

I dati della ricerca

La ricer­ca ana­liz­za le opi­nio­ni dei cit­ta­di­ni ita­lia­ni resi­den­ti nei gran­di cen­tri urba­ni ita­lia­ni e di quel­li resi­den­ti nei pic­co­li comu­ni sot­to i 3000 abi­tan­ti rispet­to all’opportunità, abi­li­ta­ta dal­la tec­no­lo­gia, di gesti­re da remo­to alcu­ni aspet­ti del pro­prio quo­ti­dia­no e del­la pro­pria casa (smart home), in rela­zio­ne ai bene­fi­ci che tale pos­si­bi­li­tà sareb­be in gra­do di gene­ra­re sui con­su­mi ener­ge­ti­ci e quin­di sull’ambiente. Inte­res­san­te osser­va­re come, per ognu­no degli stru­men­ti esa­mi­na­ti, le mag­gio­ri per­cen­tua­li di uti­liz­zo si riscon­tri­no non tra gli uten­ti più atten­ti ai temi del­la soste­ni­bi­li­tà, ma tra quel­li mag­gior­men­te digi­ta­liz­za­ti.

I risul­ta­ti del­la ricer­ca met­to­no in evi­den­za come l’81% degli inter­vi­sta­ti riten­ga che i ser­vi­zi digi­ta­li abbia­no un impat­to posi­ti­vo sui con­su­mi ener­ge­ti­ci, con una rela­ti­va uni­for­mi­tà tra i gran­di e i pic­co­li cen­tri e con una mag­gio­re con­sa­pe­vo­lez­za tra i gio­va­nis­si­mi (16–24 anni) resi­den­ti nei gran­di con­te­sti urba­ni. La pos­si­bi­li­tà di con­trol­la­re, attra­ver­so la tec­no­lo­gia, ele­men­ti del­la casa come il riscal­da­men­to, l’illuminazione o gli elet­tro­do­me­sti­ci, non ha impat­ti solo sui con­su­mi, ma sol­le­va que­stio­ni di pri­va­cy soprat­tut­to tra colo­ro che abi­ta­no nel­le gran­di cit­tà ita­lia­ne. Nei pic­co­li cen­tri, inve­ce, vi è una visio­ne leg­ger­men­te meno atten­ta al valo­re del­la pri­va­cy, essen­do que­sti cit­ta­di­ni più pro­pen­si a con­di­vi­de­re infor­ma­zio­ni pri­va­te, se rite­nu­te uti­li per il ser­vi­zio.

Altret­tan­to signi­fi­ca­ti­va è la per­cen­tua­le di cit­ta­di­ni, il 73%, che vede le tec­no­lo­gie digi­ta­li e l’intelligenza arti­fi­cia­le appli­ca­te all’automazione dome­sti­ca (smart home), uti­li al miglio­ra­men­to dei con­su­mi, con impat­ti posi­ti­vi sull’ambiente e sull’abitabilità del­le case da par­te di per­so­ne disa­bi­li (l’81% dei resi­den­ti nei gran­di cen­tri e il 75% dei resi­den­ti nei pic­co­li cen­tri) e di anzia­ni (il 69% dei resi­den­ti nei pic­co­li cen­tri e il 64% di quel­li resi­den­ti nel­le gran­di cit­tà).

Come impatta la domanda di servizi digitali sui consumi energetici? Analisi degli strumenti più utilizzati:

  • Smart Meter: si trat­ta di siste­mi di con­trol­lo dei con­su­mi ener­ge­ti­ci dome­sti­ci che pos­so­no effet­tua­re un moni­to­rag­gio pun­tua­le dei con­su­mi. A sfrut­tar­ne appie­no i van­tag­gi e com­pren­der­ne il valo­re è sola­men­te il 6% degli ita­lia­ni resi­den­ti nei gran­di cen­tri e l’1% dei resi­den­ti nei pic­co­li cen­tri. Signi­fi­ca­ti­vo poi che il 29% dei cit­ta­di­ni resi­den­ti nei pic­co­li cen­tri e il 27% di quel­li dei gran­di cen­tri riten­ga che que­sta tec­no­lo­gia abbia un impat­to limi­ta­to o nul­lo sul­l’ot­ti­miz­za­zio­ne dei con­su­mi. Un dato, que­sto, abba­stan­za simi­le a quel­lo del­lo scor­so anno dove, a rite­ne­re che gli smart meter non fos­se­ro in gra­do di abi­li­ta­re una signi­fi­ca­ti­va otti­miz­za­zio­ne dei con­su­mi ener­ge­ti­ci era qua­si un ita­lia­no su quat­tro.  
  • Impian­ti di riscal­da­men­to e cli­ma­tiz­za­zio­ne pro­gram­ma­bi­li da remo­to: ad uti­liz­zar­li è il 12% del­le per­so­ne resi­den­ti nei gran­di cen­tri e solo il 4% di colo­ro che abi­ta­no i cen­tri più pic­co­li. Nei gran­di cen­tri, il 18% del­le per­so­ne dichia­ra di non cono­sce­re que­sti impian­ti, men­tre nel caso dei pic­co­li cen­tri que­sta per­cen­tua­le è mol­to più alta, 42%. Le dif­fe­ren­ze tra gran­di e pic­co­li cen­tri potreb­be riflet­te­re una mag­gio­re con­sa­pe­vo­lez­za del­le oppor­tu­ni­tà offer­te da que­ste tec­no­lo­gie nei con­te­sti urba­ni più den­sa­men­te popo­la­ti, dove le esi­gen­ze di gestio­ne del cli­ma e del riscal­da­men­to potreb­be­ro esse­re mag­gio­ri. Pren­den­do inve­ce in con­si­de­ra­zio­ne gli impian­ti di riscal­da­men­to “intel­li­gen­ti”, cioè che impa­ra­no sul­la base del­le abi­tu­di­ni degli abi­tan­ti, notia­mo che aumen­ta la per­cen­tua­le di colo­ro che NON cono­sco­no que­sta tipo­lo­gia d’impianti, ovve­ro il 31% dei resi­den­ti nei gran­di cen­tri e il 48% di quel­li resi­den­ti nei pic­co­li cen­tri. Di con­se­guen­za, sono in per­cen­tua­le infe­rio­re colo­ro che ne fan­no uso sia nei gran­di cen­tri, il 7%, sia nei pic­co­li cen­tri, il 2%.
  • Elet­tro­do­me­sti­ci intel­li­gen­ti (ad esem­pio lava­tri­ci che rico­no­sco­no auto­ma­ti­ca­men­te il peso del cari­co e rego­la­no il pro­gram­ma): nei gran­di cen­tri sono uti­liz­za­ti con rego­la­ri­tà o più rara­men­te dal 16% del­la popo­la­zio­ne, e nei pic­co­li cen­tri dal 4% dei resi­den­ti. Un dato in con­tro­ten­den­za e in dimi­nu­zio­ne rispet­to alle rile­va­zio­ni del 2023, dove la media degli ita­lia­ni che uti­liz­za­va elet­tro­do­me­sti­ci intel­li­gen­ti era di un cit­ta­di­no su 4. In gene­ra­le, que­sti non sono cono­sciu­ti dal 33% del­la popo­la­zio­ne inter­vi­sta­ta, e non ven­go­no uti­liz­za­ti dal 41% del­la restan­te popo­la­zio­ne. Ana­lo­ghi dati sono sta­ti rile­va­ti per gli elet­tro­do­me­sti­ci con­nes­si in rete (ad esem­pio per fun­zio­ni di tele­con­trol­lo o con­trol­lo tra­mi­te Ale­xa o Goo­gle Home), non cono­sciu­ti dal 27% degli inter­vi­sta­ti, men­tre il 43% ne ha cono­scen­za ma non li uti­liz­za. La con­sa­pe­vo­lez­za e l’a­do­zio­ne di que­ste solu­zio­ni sono signi­fi­ca­ti­va­men­te più bas­se nei pic­co­li cen­tri rispet­to ai gran­di cen­tri, pro­ba­bil­men­te a cau­sa di una mino­re dispo­ni­bi­li­tà di infor­ma­zio­ni e di offer­ta com­mer­cia­le.

Gli strumenti dello “Smart Environment”: le app di gestione dei rifiuti

In gene­ra­le, sia nel­le gran­di cit­tà che nei pic­co­li cen­tri vi è un ampio con­sen­so sul­l’u­ti­li­tà del­le tec­no­lo­gie digi­ta­li nel­la gestio­ne dei rifiu­ti, con una mag­gio­ran­za signi­fi­ca­ti­va degli inter­vi­sta­ti che rico­no­sce i bene­fi­ci che que­ste tec­no­lo­gie pos­so­no por­ta­re in ter­mi­ni di soste­ni­bi­li­tà ambien­ta­le.

- App per l’assistenza nel­la rac­col­ta dif­fe­ren­zia­ta (ad esem­pio con indi­ca­zio­ni su come dif­fe­ren­zia­re): l’u­ti­liz­zo rego­la­re del­le app è più dif­fu­so tra la popo­la­zio­ne più digi­ta­liz­za­ta e nei gran­di cen­tri, con il 11% degli abi­tan­ti che le uti­liz­za rego­lar­men­te, rispet­to al 2% nei pic­co­li cen­tri. Nei gran­di cen­tri il 29% del­le per­so­ne non cono­sce que­ste app, men­tre nel caso dei pic­co­li cen­tri que­sta per­cen­tua­le sale al 48%, indi­can­do una mino­re fami­lia­ri­tà con que­sto tipo di solu­zio­ne nel­le comu­ni­tà più pic­co­le. Que­ste dif­fe­ren­ze pos­so­no esse­re influen­za­te da diver­si fat­to­ri, come la dispo­ni­bi­li­tà di tec­no­lo­gie digi­ta­li, l’ac­ces­si­bi­li­tà ai ser­vi­zi onli­ne, ma anche le poli­ti­che loca­li e le ini­zia­ti­ve per la pro­mo­zio­ne del­la rac­col­ta dif­fe­ren­zia­ta.

- App per la pre­no­ta­zio­ne del riti­ro di rifiu­ti ingom­bran­ti: l’u­ti­liz­zo rego­la­re è del 10% nei gran­di cen­tri rispet­to al 4% dei pic­co­li cen­tri. Nei gran­di cen­tri il 26% del­le per­so­ne non cono­sce que­ste app, men­tre nel caso dei pic­co­li cen­tri que­sta per­cen­tua­le aumen­ta al 45%. Le ragio­ni di que­ste dif­fe­ren­ze potreb­be­ro esse­re lega­te alla dispo­ni­bi­li­tà di ser­vi­zi digi­ta­li, all’in­fra­strut­tu­ra tec­no­lo­gi­ca e all’ac­ces­so alla con­net­ti­vi­tà Inter­net, che spes­so sono più svi­lup­pa­ti nei gran­di cen­tri. Que­sti dati con­fer­ma­no l’im­por­tan­za del­le com­pe­ten­ze digi­ta­li nel­l’a­do­zio­ne di que­ste app, indi­pen­den­te­men­te dal­l’o­rien­ta­men­to alla soste­ni­bi­li­tà.

- App per pre­no­ta­re l’accesso all’isola eco­lo­gi­ca: la uti­liz­za­no il 9% dei cit­ta­di­ni dei gran­di cen­tri urba­ni, e il 2% dei resi­den­ti nei pic­co­li cen­tri. Nei gran­di cen­tri, il 33% del­le per­so­ne non cono­sce que­ste app e il 32% sa del­l’e­si­sten­za di que­ste app ma non le uti­liz­za, sug­ge­ren­do che potreb­be­ro esi­ste­re bar­rie­re o osta­co­li all’a­do­zio­ne effet­ti­va di que­ste tec­no­lo­gie, come la man­can­za di fidu­cia nel­l’ef­fi­ca­cia del ser­vi­zio o la pre­fe­ren­za per meto­di più tra­di­zio­na­li. Nei pic­co­li cen­tri, inve­ce, la per­cen­tua­le di per­so­ne che non cono­sce le app arri­va a rag­giun­ge­re il 48%. Nono­stan­te la con­sa­pe­vo­lez­za del­l’app sia rela­ti­va­men­te alta, il suo uti­liz­zo rego­la­re è bas­so in entram­bi i con­te­sti.  Que­sto sug­ge­ri­sce che, anche quan­do le per­so­ne sono a cono­scen­za di que­ste solu­zio­ni, potreb­be­ro esser­ci anco­ra del­le sfi­de nel­l’in­co­rag­gia­re l’u­so fre­quen­te.

“I dati del­la ricer­ca for­ni­sco­no un’immagine di un Pae­se sostan­zial­men­te anco­ra poco pron­to a coglie­re la gran­de sfi­da ambien­ta­le alla qua­le inve­ce tut­ti noi sia­mo chia­ma­ti. Si trat­ta di un qua­dro pre­oc­cu­pan­te che met­te in evi­den­za quan­to sia urgen­te, da par­te del­le Isti­tu­zio­ni, aiu­ta­re i cit­ta­di­ni for­man­do­li ade­gua­ta­men­te e for­nen­do loro i giu­sti stru­men­ti tec­no­lo­gi­ci e, in paral­le­lo, cul­tu­ra­li. È una sfi­da che le isti­tu­zio­ni stan­no per­den­do, sia in ter­mi­ni di com­mit­ment rea­le che di visio­ne stra­te­gi­ca. Soprat­tut­to se si guar­da al gran­de diva­rio esi­sten­te tra i gran­di ed i pic­co­li cen­tri. Su que­sti temi il diva­rio non è tra nord e sud del pae­se, ma tra gran­di cit­tà e pic­co­li cen­tri, che però rap­pre­sen­ta­no una par­te impor­tan­te del nostro tes­su­to socia­le ed eco­no­mi­co. Per­de­re la sfi­da del­la digi­ta­liz­za­zio­ne nei pic­co­li cen­tri vuol dire per­der­la nel pae­se” – ha con­clu­so Epi­fa­ni.

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Meto­do­lo­gia: La rile­va­zio­ne dei dati è sta­ta effet­tua­ta dall’Istituto Pie­po­li, che a Mar­zo 2024 ha rac­col­to 4000 inter­vi­ste con moda­li­tà CATI/CAWI su un cam­pio­ne rap­pre­sen­ta­ti­vo di cit­ta­di­ni ita­lia­ni resi­den­ti nel­le cit­tà più gran­di di ogni Regio­ne (cit­tà metro­po­li­ta­ne o gran­di comu­ni) e nei comu­ni più pic­co­li, sot­to i 3000 abi­tan­ti.

L’elenco dei Part­ner e del­le Uni­ver­si­tà che attual­men­te fan­no par­te del­la Fon­da­zio­ne può esse­re con­sul­ta­to al seguen­te link

Per ulte­rio­ri infor­ma­zio­ni o appro­fon­di­men­ti, visi­ta­re il sito: www.sostenibilitadigitale.it

Digital Sustainability IndexTM (DiSI): 

Digi­tal Sustai­na­bi­li­ty IndexTM (DiSI) è un indi­ce che misu­ra il livel­lo di con­sa­pe­vo­lez­za dell’utente nell’uso del­le tec­no­lo­gie digi­ta­li qua­li stru­men­ti di soste­ni­bi­li­tà. Ser­ve cioè per misu­ra­re le cor­re­la­zio­ni tra tre ele­men­ti dell’individuo: il livel­lo di digi­ta­liz­za­zio­ne, inte­so come rap­por­to tra la pro­pria com­pe­ten­za per­ce­pi­ta e quel­la desu­mi­bi­le da fat­to­ri ogget­ti­vi; il livel­lo di soste­ni­bi­li­tà, inte­so come il rap­por­to tra con­sa­pe­vo­lez­za sul tema nel­le sue dimen­sio­ni ambien­ta­le, eco­no­mi­ca e socia­le ed i con­se­guen­ti atteg­gia­men­ti e com­por­ta­men­ti; il livel­lo di soste­ni­bi­li­tà digi­ta­le, inte­so come la pro­pen­sio­ne dell’individuo ad uti­liz­za­re con­sa­pe­vol­men­te le tec­no­lo­gie digi­ta­li come stru­men­ti a sup­por­to del­la soste­ni­bi­li­tà.

Nel­la costru­zio­ne dell’indice si sono con­si­de­ra­ti quat­tro pro­fi­li di popo­la­zio­ne carat­te­riz­za­ti da spe­ci­fi­che atti­tu­di­ni ver­so il digi­ta­le e ver­so la soste­ni­bi­li­tà, che dan­no luo­go a quat­tro qua­dran­ti:
·         Soste­ni­bi­li digi­ta­li: ossia colo­ro i qua­li han­no atteg­gia­men­to e com­por­ta­men­ti orien­ta­ti alla soste­ni­bi­li­tà ed usa­no gli stru­men­ti digi­ta­li;
·         Soste­ni­bi­li ana­lo­gi­ci: ossia colo­ro i qua­li han­no atteg­gia­men­to e com­por­ta­men­ti orien­ta­ti alla soste­ni­bi­li­tà ma non usa­no gli stru­men­ti digi­ta­li;
·         Inso­ste­ni­bi­li digi­ta­li: ossia colo­ro i qua­li han­no atteg­gia­men­to e com­por­ta­men­ti non orien­ta­ti alla soste­ni­bi­li­tà, ma usa­no stru­men­to digi­ta­li;
·         Inso­ste­ni­bi­li ana­lo­gi­ci: ossia colo­ro i qua­li han­no atteg­gia­men­to e com­por­ta­men­ti non orien­ta­ti alla soste­ni­bi­li­tà, né usa­no stru­men­to digi­ta­li.

Digi­tal Sustai­na­bi­li­ty IndexTM (DiSI) è un mar­chio regi­stra­to del­la Fon­da­zio­ne per la Soste­ni­bi­li­tà Digi­ta­le.

 

Informazioni su Fondazione per la Sostenibilità Digitale:

La Fon­da­zio­ne per la Soste­ni­bi­li­tà Digi­ta­le è la pri­ma Fon­da­zio­ne di Ricer­ca in Ita­lia che ana­liz­za le cor­re­la­zio­ni tra tra­sfor­ma­zio­ne digi­ta­le e soste­ni­bi­li­tà con l’obiettivo di sup­por­ta­re isti­tu­zio­ni e impre­se nel­la costru­zio­ne di un futu­ro miglio­re. La sua mis­sion è quel­la di stu­dia­re le dina­mi­che indot­te dal­la tra­sfor­ma­zio­ne digi­ta­le, con par­ti­co­la­re rife­ri­men­to agli impat­ti sul­la soste­ni­bi­li­tà ambien­ta­le, cul­tu­ra­le, socia­le ed eco­no­mi­ca. In quest’ottica la Fon­da­zio­ne svi­lup­pa atti­vi­tà di ricer­ca, for­ni­sce let­tu­re ed inter­pre­ta­zio­ni del­la tra­sfor­ma­zio­ne digi­ta­le, offre indi­ca­zio­ni ope­ra­ti­ve per gli atto­ri coin­vol­ti, inter­cet­ta i trend del cam­bia­men­to e ne ana­liz­za gli impat­ti rispet­to allo svi­lup­po soste­ni­bi­le. La Fon­da­zio­ne agi­sce attra­ver­so una strut­tu­ra costi­tui­ta da esper­ti indi­pen­den­ti, isti­tu­zio­ni, impre­se e uni­ver­si­tà.

Ai soci e part­ner del­la Fon­da­zio­ne si affian­ca la Rete del­le Uni­ver­si­tà che costi­tui­sce il siste­ma di com­pe­ten­ze al qua­le fa rife­ri­men­to la Fon­da­zio­ne per lo svi­lup­po dei suoi pro­get­ti e che rap­pre­sen­ta un esem­pio vir­tuo­so di col­la­bo­ra­zio­ne tra isti­tu­zio­ni ed azien­de nel­lo svi­lup­po di pro­get­ti e di atti­vi­tà dedi­ca­ti alla soste­ni­bi­li­tà digi­ta­le. Tra le Uni­ver­si­tà che fan­no par­te del­la Rete, l’Università Sapien­za di Roma, l’Università di Pavia, l’Università Ca’ Fosca­ri di Vene­zia, l’Università degli Stu­di di Caglia­ri, l’Università degli Stu­di di Paler­mo, l’Università degli Stu­di di Firen­ze, l’Università degli Stu­di di Trie­ste, l’Università di Peru­gia, L’Università per Stra­nie­ri di Peru­gia, l’Università di Sie­na, l’Università degli Stu­di di Urbi­no Car­lo Bo, l’Università degli Stu­di di Tori­no, l’Istituto di Stu­di Poli­ti­ci “S. Pio V”, l’Università degli Stu­di di Sas­sa­ri

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