Le errate informazioni che circolano in questi giorni ci impongono di fare chiarezza sulle responsabilità…
Velletri: NO al disboscamento del Monte Artemisio
07/05/2024Questo articolo è stato letto 988 volte!
SUL MONTE ARTEMISIO DECINE DI PERSONE HANNO PARTECIPATO ALL’INIZIATIVA CONTRO IL DISBOSCAMENTO E AD UN CONFRONTO, INASPETTATO, CON IL PROGETTISTA DEI TAGLI BOSCHIVI
SABATO 11 MAGGIO ALLE 17.00 PRESIDIO E ASSEMBLEA PUBBLICA IN PIAZZA CAIROLI A VELLETRI
La buona partecipazione all’iniziativa su Monte Artemisio, promossa dal Comitato per la protezione dei boschi dei Colli Albani, segnala ancora una volta l’urgenza di un intervento da parte degli Enti preposti alla tutela e alla conservazione del patrimonio forestale e faunistico del territorio in cui viviamo.
Decine di persone hanno potuto constatare coi propri occhi parte del lavoro di taglio svolto in questi anni e ancora in corso sul Monte Artemisio che sovrasta Velletri da sempre.
Ribadiamo ancora una volta che riteniamo uno scempio ambientale l’attuale gestione boschiva in corso su gran parte del territorio del Parco Regionale dei Castelli Romani e chiediamo un’immediata moratoria di tutti i tagli in corso e di quelli previsti, al fine di garantire la sopravvivenza di un patrimonio ambientale di inestimabile valore purtroppo sempre più ridotto a legnaia da cui trarre profitto.
Nel caso specifico, poco dopo la partenza della passeggiata da fonte Marcaccio ed una assemblea nei pressi del rifugio forestale, siamo stati raggiunti da un’autovettura dalla quale è sceso l’agronomo Fabrizio Dezzi, progettista e coordinatore tecnico della ditta Leoni, titolare della concessione del Comune di Velletri.
Volendo lui confrontarsi e fornire delucidazioni, abbiamo interrotto l’escursione e abbiamo posto numerose domande facendogli presente le nostre considerazioni, molto in contrasto sia con la sua visione normativa sia con alcune dichiarazioni più che contestabili sulle questioni ambientali.
Il progettista ci ha confermato l’esistenza di varie sanzioni elevate nei confronti della ditta, ha evidenziato che il processo penale nei confronti della stessa non si è ancora concluso ribadendo la bontà degli interventi svolti, sostenendo l’agire in conformità alle normative e alle prescrizioni vigienti.
Ha inoltre dichiarato che la ditta versa al comune di Velletri 80.000 euro l’anno per 10 anni e la stessa spende 100.000 euro l’anno per i lavori di sistemazione del territorio interessato dal disboscamento.
A questo punto, non ci sono tornati neanche i conti economici: 180.000 euro l’anno di costi per la ditta solo verso il comune, per 10 anni, fanno 1,8 milioni di euro per una rendita lorda calcolata di circa 2,2 milioni.
Dove starebbe il guadagno ? Abbiamo parlato con un rappresentante di una no-profit ?
Eventualmente, il comune da un’eventuale revoca della concessione non riuscirebbe a trovare in altro modo la bellezza di 1,5 euro l’anno per ogni suo abitante pur di non devastare il Monte Artemisio ? A questa miseria è ridotto un Paese che si fregia di essere all’interno del “G7” e con i miliardi a pioggia del PNRR ?
Il fatto che il territorio interessato ricada sotto tutela, si fa sempre per dire, dell’Ente Parco Regionale Castelli Romani ed in zona definita “ZSC”, cioè “Zona Speciale di Conservazione”, non ha quindi turbato l’agronomo progettista che, secondo noi con una forzatura notevole, ha ringraziato i castagni presenti che ne hanno determinato tale importante caratterizzazione. Peccato poi che gli alberi vengano tagliati con un rapporto che fa paura: di circa 1.000 per ettaro, ne rimangono tra i 30 e i 60, cioè tra il 3% e il 6%.
Fa sempre bene ricordare che i castagni messi a ceduo recuperano in media 9 tonnellate di CO2 ogni anno, per ogni ettaro: quanto valgono quindi 500–600 ettari disboscati in termini di CO2 che ci ritroveremo nell’aria? E quanto in termini di salute della popolazione, di spese sanitarie e di contributo all’alterazione del clima ?
Nelle attuali condizioni climatiche e meteorologiche ce ne è abbastanza di che preoccuparsi poiché difficilmente ricresceranno in modo quasi mecccanico, così come invece abbiamo sentito dire da chi li taglia, ma anzi riteniamo che stiamo perdendo ogni giorno una parte importante del patrimonio naturalistico che riguarda le nostre zone, la loro biodiversità e tutti gli animali che si trovano a dover fuggire, quando non incappano in qualche “incidente” contro i mezzi d’opera. I quali pure ieri, incuranti della nostra presenza, hanno attraversato la nostra passeggiata e quella di camminatori, corridori e ciclisti con un trattore dalle ruote alte circa 2 metri: già questo è un segnale della scarsa accortezza che si ha per tutte le centinaia di persone che percorrono il sentiero N.523, costrette da tali mezzi a mettere in pericolo la propria sicurezza personale pur di vivere un fine settimana nella natura posta al profitto di aziende private.
Lo stesso Dezzi ci ha poi confermato di essere incaricato da parte di un consorzio di via dei Corsi, se abbiamo ben capito, perché a Rocca di Papa le altre ditte meno virtuose di quella per cui lavora lui stanno provocando danni ai residenti per la mancata esecuzione di alcune opere, con il placet da parte di quel comune.
Insomma, se lo avessimo nominato come agronomo del nostro Comitato, probabilmente avrebbe fatto un ottimo lavoro a sostegno della nostra causa, non ne abbiamo dubbi, vista la sua preparazione in materia.
Non ci soffermiamo oltre sul lungo confronto, per il quale comunque ringraziamo l’agronomo Dezzi per averci messo la faccia mentre Enti e Istituzioni sono di fatto ectoplasmi che finora neanche si sono degnati di rispondere alle nostre richieste di incontro e alle nostre segnalazioni specifiche.
Ringraziamo anche i giornalisti che con le loro inchieste hanno fatto emergere la situazione sull’Artemisio, in particolare il sig. Siracusa de “La Spunta”, anche ieri presente di persona e che ha portato un proprio personale contributo alla discussione con l’agronomo della ditta boschiva facendo emergere importanti contraddizioni.
La passeggiata interrotta per discutere con il sig. Dezzi, è ripresa per una metà delle persone intervenute mentre le altre sono tornate al punto di partenza, tutte discutendo delle questioni per le quali ci stiamo battendo.
Si sa che chiedere all’oste se il proprio vino è buono difficilmente produce risposte negative, ma tant’è.
Sappiamo anche che un castagneto dell’Artemisio, definito dall’Ente Parco sul proprio sito come segue:
“La più significativa formazione forestale dei Colli Albani con boschi di tipo mesofilo con specie caratteristiche e interessante erpetofauna a carattere relittuale. Boschi di castagno di particolare valore naturalistico per la composizione floristica del sottobosco e per il grado di maturità raggiunto. Presenza di specie endemiche anche protette (L.R. 61/74)”
non andrebbe messo a taglio intensivo, ed a quanto affermato dall’agronomo anche certificato FSC (Forest Stewardship Council ), anzi, andrebbe salvaguardo integralmente.
Altrimenti, non serve un Ente Parco, non serve una Regione, non serve che l’Artemisio sia Zona di Conservazione Speciale, non serve il sentiero 523 non percorribile in sicurezza e con un paesaggio lunare, non servono i certificati FSC o almeno di tutto ciò non sanno cosa farsene la natura, gli abitanti animali del bosco, le persone che capiscono come ciò impatti negativamente sull’ambiente, sugli aspetti climatici e sulla qualità della vita di chi ha scelto di vivere e viversi il territorio che lo circonda.
Per chiedere uno stop immediato ai lavori di taglio e la revoca della concessione alla ditta incaricata, saremo in piazza a Velletri mostrando ai cittadini la situazione con immagini fotografiche che parlano molto meglio di qualsiasi normativa che ne consente, ne consentirebbe, l’uso silvicolturale.
Appuntamento sabato 11 maggio dalle ore 17.00 in piazza Cairoli.
Related Images:
La Redazione delle testate Punto a Capo è composta da volontari che collaborano ad un progetto di condivisione delle informazioni indipendente. La maggior parte dei collaboratori sono pubblicisti, giornalisti, addetti stampa, ma ci sono anche collaboratori alle prime armi che iniziano ad approcciarsi al mestiere in un ambiente libero e senza padroni, il cui principio è dal lontano 1989 di essere la voce di chi voce non ha.