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Albano, Piazza Carducci prende forma: “Piantumati 5 aceri”
18/04/2024Questo articolo è stato letto 1144 volte!
Questa la nota del vice sindaco di Albano Laziale, Luca Andreassi, pubblicata sui social network.
Oggi avrebbe dovuto essere una bella giornata. Stiamo rifacendo una piazza, più bella e funzionale. Stiamo ripiantumando degli alberi, adulti e alti. Forse è una bella giornata. Mi auguro che per le persone che hanno a cuore il bene di Albano lo sia.
Io, invece ho un’amarezza profonda..
L’amarezza legata a una polemica infinita, in un confronto con parte della popolazione per la quale partecipazione significa essere d’accordo con loro. Altrimenti “sei una merda”. Lo hanno proprio scritto.
Ed è un continuo.
E prima i platani. E non citerò le perizie dei due agronomi del Comune che attestavano che quegli alberi fossero un pericolo per la sicurezza. Ma quello che ho visto con i miei occhi. Dai tronchi cavi al platano davanti al gelataio che aveva con le radici fatto un cappio alla tubazione della fogna, rompendola. E, chissà da quanti anni, i liquami andavano a dispersione sottoterra. Con il pavimento che, ricorderete, sprofondava sempre. Ora sappiamo anche il perché.
E poi che non li avremmo mai ripiantati. C’erano i post fino a ieri che dicevano che era evidente, e che loro lo sapevano, che non sarebbero stati ripiantati. Magari pensavano che i buchi che vedevano fossero stati fatti per esplorare il centro della terra.
E non andrà bene che ne piantiamo cinque a Piazza Carducci e il sesto altrove. Non va bene perché sei erano e sei devono rimanere. Anche se sei sono troppo vicini e si toglierebbero “il cibo” l’uno con l’altro. Devono stare tutti lì. Forse per l’effetto serra gli avranno detto che devono stare ammucchiati, non so.
E poi la permeabilità del terreno. Non va bene la gettata di cemento, fatta in accordo con la Sovrintendenza per garantire l’impermeabilizzazione e la protezione delle grotte sottostanti, con la raccolta delle acque piovane tramite caditoie e con un sistema di irrigazione sotterraneo.
E posso continuare se volete. Magari col colore delle foglie, l’argomento del giorno.
Ho imparato a fregarmene. Mi fa male, ma me ne frego cercando di fare bene il mio lavoro. Cercando di fare il bene di Albano.
Ma mi chiedo. Tutte queste cattiverie, spesso fandonie, arroganza, “a che” e “a chi” giovano?
Ma magari mi sbaglio. E le persone che hanno scritto di aver sentito l’anima degli alberi che volava in cielo mentre venivano tagliati – dimostrando problemi di udito visto che questi alberi erano praticamente morti – chissà, forse oggi hanno udito l’anima di nuovi alberi – sani, giovani ed in salute – che prende vita.
P.S. Un grazie agli uffici, alla direzione lavoro ed alla ditta che hanno continuato a lavorare con serietà nonostante fossero stati sommersi, senza aver responsabilità alcuna, da una discreta quantità di fango.
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Classe ’82, giornalista pubblicista dal 2012, cronista di strada dal 2007, scrivo ormai da tempo di sport, politica, sociale e cultura. Attualmente collaboro con testate dei Castelli Romani e della Capitale, fornendo al contempo prestazioni e consulenze di comunicazione per numerose realtà territoriali, private e pubbliche. Laziale, teatrante, animale sociale, adoro viaggiare, conoscere e nutrirmi della diversità, del nuovo, dello sconosciuto.