In libreria il quarantunesimo libro dello scrittore castellano Marco Onofrio: “Ricordi futuri”

In libreria il quarantunesimo libro dello scrittore castellano Marco Onofrio: “Ricordi futuri”

23/10/2023 0 Di Marco Montini

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 1136 vol­te!

Con “Ricor­di futu­ri. Scrit­ti di Sto­ria Poli­ti­ca Socie­tà” (Edi­Let, 2023) Mar­co Ono­frio riu­ni­sce i fili intes­su­ti lun­go il suo tren­ten­na­le iti­ne­ra­rio cul­tu­ra­le a tut­to cam­po per dare luce – sin­te­tiz­zan­do l’impegno uma­ni­sti­co che da sem­pre lo con­trad­di­stin­gue – a un’opera di pie­na e com­ple­ta matu­ri­tà.

Il noto scrit­to­re, roma­no di nasci­ta ma castel­la­no di ado­zio­ne, met­te a frut­to, nei 40 sag­gi che accen­do­no la poten­te ana­li­si del­la real­tà svi­lup­pa­ta attra­ver­so le oltre 200 pagi­ne del libro, mol­te intui­zio­ni e sug­ge­stio­ni dis­se­mi­na­te in ope­re pre­ce­den­ti, come il poe­met­to di civi­le indi­gna­zio­ne “Empo­rium” (2008), i poe­met­ti “Disfun­zio­ni” (2011) e “Le cate­ne del Sole” (2019), i rac­con­ti “Ener­gie” (2016) e il pam­phlet “Le segre­te del Par­na­so” (2020). Ma qui i discor­si pre­ce­den­ti fun­go­no da ele­men­ti di “deto­na­zio­ne”: Ono­frio fa appun­to esplo­de­re la “rab­bia dei giu­sti” per appro­fon­di­re e met­te­re a fuo­co con inau­di­ta luci­di­tà i pro­ble­mi che più gli stan­no a cuo­re come uomo e scrit­to­re, e cioè i segna­li per nul­la inco­rag­gian­ti di un mon­do tra i più ingiu­sti e disu­ma­ni di sem­pre che si sta avvi­tan­do nel gor­go di una pos­si­bi­le, se non pro­ba­bi­le, cata­stro­fe pla­ne­ta­ria.
Dopo il “deca­lo­go di uto­pie” che apre il volu­me, per capi­re il tono del­lo stes­so con­vie­ne cita­re i tito­li di alcu­ni dei sag­gi più signi­fi­ca­ti­vi: “Cono­sce­re per non odia­re: la comu­ni­ca­zio­ne, anti­do­to del­la guer­ra”; “Dis­san­gua­re i popo­li e gru­gni­re i pri­vi­le­gi”; “L’oblio dell’essere e la neces­si­tà del­la cul­tu­ra”; “L’educazione com­mer­cia­le e il nuo­vo Padre Nostro”; “La memo­ria del male e la rever­si­bi­li­tà dell’esperienza”; “Reli­gio­ne, sto­ria e socie­tà”; “La for­za del­la Sto­ria e il dispe­ra­to desi­de­rio del­la pace”. Il libro si con­fi­gu­ra anche come un dia­rio asi­ste­ma­ti­co del post-Covid, con rife­ri­men­ti a date e fat­ti di cro­na­ca con­tem­po­ra­nea. Dall’insieme dei temi, affron­ta­ti con gli stru­men­ti del­le scien­ze uma­ne attra­ver­so let­tu­re affi­la­te che evo­ca­no cita­zio­ni sem­pre appro­pria­te e illu­mi­nan­ti, è evi­den­te come “Ricor­di futu­ri” pro­pon­ga al let­to­re una “cas­set­ta degli attrez­zi”, dicia­mo così, uti­li per resi­ste­re alla Cri­si. La com­ples­si­tà del­le nar­ra­zio­ni è enor­me ma il lin­guag­gio resta sem­pli­ce: Ono­frio ama la chia­rez­za. E così ragio­na per indur­re a ragio­na­re, ma soprat­tut­to scuo­te­re e scar­di­na­re lo sta­tus quo, inne­scan­do le armi dirom­pen­ti del­la rifles­sio­ne, del­la coscien­za cri­ti­ca, del­la pole­mi­ca se neces­sa­rio, per svi­sce­ra­re la pol­pa dei feno­me­ni e giun­ge­re, sia pure con la len­te d’ingrandimento di un’ottica pre­ci­pua­men­te “ita­lia­na”, fino ai mec­ca­ni­smi segre­ti del mon­do d’oggi, inda­ga­to nel­le sue mol­te­pli­ci stor­tu­re attra­ver­so alcu­ne tra le que­stio­ni più scot­tan­ti e urgen­ti che sia­mo chia­ma­ti ad affron­ta­re: l’ambiente, la pace, l’economia, il lavo­ro, l’alienazione, la tec­no­cra­zia, la vio­len­za, le car­ce­ri, la sani­tà, la scuo­la, ecc.
Ono­frio è impla­ca­bi­le nell’analisi: insi­ste, incal­za, pun­tua­liz­za, apre le idee come sca­to­le cine­si. E non si fer­ma davan­ti a nul­la; anzi, più avver­te il tabù e più affon­da il col­po. La volon­tà demi­sti­fi­ca­tri­ce fa esplo­de­re i castel­li di men­zo­gne codi­fi­ca­te, fun­zio­na­li alle logi­che del Nuo­vo Ordi­ne glo­ba­liz­za­to, per­ciò il libro si leg­ge con il rit­mo ine­so­ra­bi­le e trion­fan­te di una festa: la festa del libe­ro pen­sie­ro, che vor­reb­be e potreb­be esse­re la festa di ogni let­to­re risve­glia­to e ricon­nes­so alla coscien­za del­le cose “così come sono”. Scri­ve Ono­frio, in un pas­so vibran­te del libro: «…La stor­tu­ra supre­ma è la tra­sfor­ma­zio­ne dell’economia (eti­mo­lo­gi­ca­men­te oîkos e nomia, cioè “gover­no del­la casa”, e dun­que ammi­ni­stra­zio­ne equa e natu­ra­le del pia­ne­ta) in finan­za auto­cra­ti­ca di pro­fit­to puro, che tra­di­sce gli “stru­men­ti uma­ni” su cui si fon­da per uti­liz­zar­li solo in sen­so amo­ra­le, oppor­tu­ni­sti­co, pre­da­to­rio, appan­nag­gio di pochi elet­ti e dei loro scon­fi­na­ti pri­vi­le­gi. E tut­ti gli altri?».
Rag­giun­to tele­fo­ni­ca­men­te per for­ni­re una sin­te­si estre­ma del suo libro, Ono­frio ha dichia­ra­to: “C’è un mon­do ingiu­sto da rie­qui­li­bra­re con la mas­si­ma urgen­za e il pri­mo degli stru­men­ti è la memo­ria, cioè l’oro ine­sti­ma­bi­le dell’esperienza e il patri­mo­nio sacro del­la sto­ria. Ecco spie­ga­to il tito­lo: sen­za ricor­di, a par­ti­re da quel­li indi­vi­dua­li, è impos­si­bi­le il futu­ro e ven­go­no meno i sogni che lo ren­do­no pos­si­bi­le”.

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