Sezze,LT. Convegno PCI “Il lavoro la vera emergenza”. Successo iniziativa

Sezze,LT. Convegno PCI “Il lavoro la vera emergenza”. Successo iniziativa

13/10/2023 0 Di Maurizio Aversa

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Sonia Peco­ril­li, segre­ta­ria del­la Fede­ra­zio­ne pro­vin­cia­le PCI Lati­na


Saba­to 7 otto­bre si è svol­to a Sez­ze il con­ve­gno “Sez­ze: il lavo­ro la vera emer­gen­za socia­le”, ini­zia­ti­va che fa’ par­te di una serie di appun­ta­men­ti che il Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no — Fede­ra­zio­ne di Lati­na vuo­le por­ta­re in ogni comu­ne del­la pro­vin­cia. Gli argo­men­ti trat­ta­ti sono sta­ti: Sala­rio mini­mo, Disoc­cu­pa­zio­ne, Occu­pa­zio­ne, Il ruo­lo del sin­da­ca­li­smo di base nel mon­do del lavo­ro e il siste­ma degli appal­ti. “Sareb­be dove­ro­so con­vin­cer­ci che, per cam­bia­re lo sta­to di cose pre­sen­ti,  è neces­sa­rio costrui­re un pro­get­to com­ples­si­vo di tra­sfor­ma­zio­ne del “mon­do del lavo­ro”. — ha intro­dot­to la segre­ta­ria del PCI — Fede­ra­zio­ne di Lati­na Sonia Peco­ril­li, citan­do un docu­men­to del Dipar­ti­men­to Lavo­ro del Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no — “Un pro­get­to, quin­di, che defi­ni­sca gli obiet­ti­vi, prio­ri­tà (e il per­cor­so da segui­re per rag­giun­ger­li) di una lot­ta, poten­zial­men­te di mas­sa, che non si limi­ti e non sia costret­ta alla pura decla­ma­zio­ne di bel­le fra­si inse­guen­do le que­stio­ni e i tem­pi impo­sti da altri in manie­ra scol­le­ga­ta.”. “Le ini­zia­ti­ve e i con­flit­ti non pos­so­no e non devo­no limi­tar­si ad azio­ni iso­la­te ed estem­po­ra­nee, fini a loro stes­se che fini­sco­no una vol­ta ter­mi­na­ta l’i­ni­zia­ti­va stes­sa. — ha pro­se­gui­to la diri­gen­te comu­ni­sta — Ini­zia­ti­va che, anche se può anche non otte­ne­re un suc­ces­so imme­dia­to, deve esse­re segui­ta da altre che sia­no nel per­cor­so deli­nea­to dal pro­get­to. Dob­bia­mo esse­re noi a det­ta­re l’a­gen­da! E dob­bia­mo costrui­re le con­di­zio­ni (e ave­re coscien­za e volon­tà) di poter esse­re auto­ri e atto­ri di un pro­get­to di tra­sfor­ma­zio­ne radi­ca­le del model­lo di svi­lup­po e del siste­ma. Pen­sia­mo inve­ce che sia uti­le e neces­sa­rio crea­re un fron­te ampio poli­ti­co e socia­le che pos­sa inci­de­re nel­la socie­tà. E che que­sto fron­te, com­po­sto da for­ze che abbia­no posi­zio­ni poli­ti­che per lo meno affi­ni, pos­sa affron­ta­re anche (o soprat­tut­to) la que­stio­ne cul­tu­ra­le (e di ege­mo­nia cul­tu­ra­le) che si è via via per­du­ta quan­do si affron­ta­no que­stio­ni fon­da­men­ta­li come quel­la del lavo­ro. Fac­cia­mo un appel­lo innan­zi­tut­to alle orga­niz­za­zio­ni poli­ti­che che si dichia­ra­no comu­ni­ste, a quel­le asso­cia­zio­ni che dan­no alla solu­zio­ne del­le que­stio­ni del lavo­ro la mas­si­ma prio­ri­tà, alle orga­niz­za­zio­ni sin­da­ca­li che han­no il corag­gio di rico­no­sce­re fal­li­ta la pra­ti­ca del­la con­cer­ta­zio­ne, a chi si rico­no­sce anco­ra nei prin­ci­pi e nei valo­ri del­la Costi­tu­zio­ne del ’48.”. “È neces­sa­ria, oltre che uti­le, una piat­ta­for­ma che par­ta dal­la situa­zio­ne disa­stro­sa del­le con­di­zio­ni del lavo­ro e che dise­gni pro­spet­ti­ve asso­lu­ta­men­te alter­na­ti­ve al siste­ma attua­le e al model­lo di svi­lup­po oggi trion­fan­te. — ha pro­se­gui­to Peco­ril­li — Si pren­da come assun­to che il capi­ta­li­smo è un siste­ma fal­li­men­ta­re per chi lavo­ra. Il capi­ta­li­smo domi­nan­te si fon­da sul­lo sfrut­ta­men­to del­l’uo­mo e ci fa cre­de­re, con il con­trol­lo dei media e con l’im­po­si­zio­ne di un pen­sie­ro uni­co, che esso stes­so sia l’u­ni­co siste­ma pos­si­bi­le. Impo­ne la divi­sio­ne tra i lavo­ra­to­ri e la com­pe­ti­ti­vi­tà tra gli stes­si, l’e­si­sten­za di innu­me­re­vo­li “con­trat­ti di lavo­ro” e con­di­zio­ni un tem­po inac­cet­ta­bi­li. Ha tra­sfor­ma­to la soli­da­rie­tà e la clas­se lavo­ra­tri­ce in un insie­me spar­so di indi­vi­dui assog­get­ta­ti anche cul­tu­ral­men­te a quel “rea­li­smo capi­ta­li­sta” che pare sen­za via d’u­sci­ta. È il trion­fo di quel­la fram­men­ta­zio­ne del mon­do del lavo­ro inse­gui­ta da decen­ni da una clas­se impren­di­to­ria­le espres­sio­ne di quel capi­ta­li­smo cial­tro­ne così dif­fu­so nel nostro pae­se. Le trop­pe divi­sio­ni tra par­ti­ti comu­ni­sti e anti­ca­pi­ta­li­sti, tra sin­da­ca­ti, tra lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri, tra chi ha con­trat­ti di lavo­ro decen­ti e chi è costret­to alla pre­ca­rie­tà o al lavo­ro nero (che diven­ta un rap­por­to di lavo­ro qua­si nor­ma­le al qua­le è dif­fi­ci­le sot­trar­si) devo­no esse­re accan­to­na­te, spaz­za­te via. Met­tia­mo­ci tut­ti in discus­sio­ne sen­za per­de­re tem­po pre­zio­so per­ché, men­tre noi liti­ghia­mo, gli altri (i padro­ni) van­no avan­ti spe­di­ti impo­nen­do­ci il loro cam­po di bat­ta­glia e i loro dik­tat. Infi­ne, il pro­get­to di uni­tà d’a­zio­ne che dovreb­be esse­re costrui­to anche con orga­niz­za­zio­ni sin­da­ca­li e poli­ti­che che ope­ra­no oltre i nostri con­fi­ni geo­gra­fi­ci, a livel­lo per­lo­me­no euro­peo, con una visio­ne inter­na­zio­na­li­sta di clas­se. Il Sala­rio mini­mo non garan­ti­to è l’en­ne­si­mo sfrut­ta­men­to ai dan­ni dei lavo­ra­to­ri e del­le lavo­ra­tri­ci, stia­mo andan­do ver­so la per­di­ta del­la digni­tà lavo­ra­ti­va per col­pa di smo­da­to capi­ta­li­smo, i dati sul­la disoc­cu­pa­zio­ne sono costan­te­men­te camuf­fa­ti come quel­li del­l’oc­cu­pa­zio­ne. — rin­ca­ra la segre­ta­ria comu­ni­sta — mori­re di lavo­ro è inci­vi­le, chie­dia­mo più ispet­to­ri che fac­cia­no ade­gua­ti con­trol­li sui luo­ghi di lavo­ro, appli­ca­re rigo­ro­sa­men­te la Leg­ge 81 del 2008, un dato cer­to oggi è che una cul­tu­ra che vede nel­le misu­re a tute­la del­la salu­te e del­la sicu­rez­za sul lavo­ro un costo, da ridur­re al mini­mo per aumen­ta­re i pro­fit­ti. La legi­sla­zio­ne oggi sul­l’o­mi­ci­dio sul lavo­ro è caren­te.”.

Ste­fa­no Gia­nan­drea De Ange­lis, del­l’U­SB inter­vie­ne al con­ve­gno sul lavo­ro del PCI Lati­na a Sez­ze


Ste­fa­no Gia­nan­drea De Ange­lis Ese­cu­ti­vo Con­fe­de­ra­zio­ne Lazio del­la Usb, inter­vie­ne con un pro­prio con­tri­bu­to: “ l’I­stat con­fer­ma la inar­re­sta­bi­le disce­sa del red­di­to dispo­ni­bi­le del­le fami­glie, un’ulteriore per­di­ta del pote­re d’acquisto dei sala­ri, una con­si­sten­te ero­sio­ne del rispar­mio del­le fami­glie e l’aumento del­la spe­sa per i beni di pri­ma neces­si­tà e di lar­go con­su­mo. Una ten­den­za che non sco­pria­mo oggi e che ha già pro­dot­to livel­li di pover­tà come non si vede­va­no dal dopo­guer­ra e l’esplosione di una vera e pro­pria guer­ra alle con­di­zio­ni di lavo­ro e alla salu­te dei lavo­ra­to­ri. — con­ti­nua il sin­da­ca­li­sta — Ci sono in cam­po due ini­zia­ti­ve cui la USB par­te­ci­pa e pro­muo­ve e che van­no pro­prio nel­la dire­zio­ne oppo­sta del­la ten­den­za al con­so­li­da­men­to del­lo sfrut­ta­men­to e del pro­fit­to che i dati odier­ni con­fer­ma­no. Due pro­po­ste di Leg­ge di Ini­zia­ti­va Popo­la­re, in cam­po già da mesi, ben pri­ma che anche i par­ti­ti dell’opposizione e i sin­da­ca­ti con­cer­ta­ti­vi le sco­pris­se­ro, che pun­ta­no ad intro­dur­re il sala­rio mini­mo a 10 euro e il rea­to di omi­ci­dio sul lavo­ro e lesio­ni gra­vi e gra­vis­si­me. Due pro­po­ste sem­pli­ci, com­pren­si­bi­li a tut­ti, che sicu­ra­men­te non annul­la­no lo sfrut­ta­men­to e non abbat­te­ran­no il capi­ta­le ma che pos­so­no indi­ca­re la stra­da di una ripre­sa di pro­ta­go­ni­smo da par­te dei lavo­ra­to­ri e del­le fami­glie dei ceti popo­la­ri.”. Quin­di la segre­ta­ria Peco­ril­li inter­vie­ne sui nume­ri del­l’Os­ser­va­to­rio Nazio­na­le di Bolo­gna che ci dice: “che sono 1050 i mor­ti ad oggi sui luo­ghi di lavo­ro, e si con­ti­nua­no ad alte­ra­re i dati sul­l’oc­cu­pa­zio­ne. Abbia­mo come par­ti­to anche noi ini­zia­to la rac­col­ta fir­me che intro­du­ce il rea­to di omi­ci­dio e lesio­ni gra­vi o gra­vis­si­me sul lavo­ro nel Codi­ce Pena­le, que­sta pro­se­gue con gran­de suc­ces­so, sono già cen­ti­na­ia le fir­me che si stan­no rac­co­glien­do ai ban­chet­ti orga­niz­za­ti nei posti di lavo­ro e nel­le piaz­ze di tut­ta Ita­lia.”.

Par­zia­le di pla­tea del con­ve­gno sul lavo­ro a Sez­ze. Ugo Moro ha con­clu­so l’ap­pun­ta­men­to orga­niz­za­to dal PCI Lati­na


Infi­ne con­clu­de Ugo Moro, del­la segre­te­ria nazio­na­le del PCI, affer­man­do che “la rico­sti­tu­zio­ne del PCI è impo­sta­ta sui dirit­ti dei lavo­ra­to­ri, che si deve cer­ca­re uni­ta­rie­tà per il bene dei lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci, l“art.1 del­la Costi­tu­zio­ne e’ chia­ro l’I­ta­lia è una Repub­bli­ca demo­cra­ti­ca, fon­da­ta sul lavo­ro. La sovra­ni­tà appar­tie­ne al popo­lo, che la eser­ci­ta nel­le for­me e nei limi­ti del­la Costi­tu­zio­ne, fac­cia­mo­la appli­ca­re. Tut­ta la for­za lavo­ro va’ tute­la­ta. Omag­gia­mo oggi la memo­ria del Com­pa­gno Lui­gi Di Rosa, cadu­to a pochi metri da qui, nel mag­gio 1976, un gio­va­ne comu­ni­sta vit­ti­ma del­la vio­len­za fasci­sta, gio­va­ne ma già abba­stan­za gran­de per sta­re dal­la par­te giu­sta, da quel­la del­la Costi­tu­zio­ne Repub­bli­ca­na. — ha pro­se­gui­to il diri­gen­te comu­ni­sta — La stes­sa Costi­tu­zio­ne che indi­ca il lavo­ro base del nostro vive­re comu­ne, lavo­ro sicu­ro ed ade­gua­ta­men­te retri­bui­to. Basta con le mor­ti sul lavo­ro e basta con il neo-capo­ra­la­to, subi­to le leg­gi per il sala­rio mini­mo e per il rea­to di omi­ci­dio sul lavo­ro. Il capi­ta­li­smo ita­lia­no nean­che fa più impre­sa ma sol­tan­to spe­cu­la­zio­ne finan­zia­ria; noi dob­bia­mo rea­gi­re e com­bat­te­re, sin­da­ca­ti e par­ti­ti, indi­pen­den­ti ed uni­ti nel­le lot­te. Noi Comu­ni­sti pro­po­nia­mo Più Sta­to e Meno Mer­ca­to: la Repub­bli­ca a garan­ti­re pre­si­di ed inve­sti­men­ti, con­tro l’in­gan­no del mer­ca­to glo­ba­le, segna­to dal­la ridu­zio­ne dei dirit­ti e dei sala­ri. La rico­stru­zio­ne del PCI è in atto — con­clu­de Moro — per­ché il popo­lo meri­ta un mon­do più uma­no, più giu­sto e più par­te­ci­pa­to, un mon­do miglio­re. il Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no un par­ti­to moder­no dal cuo­re anti­co e’ e sarà sem­pre al fian­co dei lavo­ra­to­ri e del­le lavo­ra­tri­ci nel­le loro bat­ta­glie per­ché c’è dav­ve­ro in gio­co il nostro futu­ro.”.

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