Ciampino. Castelli romani. Pci chiede chiusura sito via Ferrari

Ciampino. Castelli romani. Pci chiede chiusura sito via Ferrari

31/07/2023 0 Di Marco Montini

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48 ORE DI INCENDIO
dopo olre due gior­ni anco­ra bru­cia l’im­pian­to di rac­col­ta e tra­sfe­ri­men­to mate­ria­li ingom­bran­ti sito
nel comu­ne di Ciam­pi­no al con­fi­ne con Mari­no e nel­le imme­dia­te vici­nan­ze del­l’ae­reo­por­to.
Un depo­si­to già anda­to a fuo­co nel set­tem­bre del 2022 e già sali­to agli ono­ri del­la stam­pa per la
man­can­za di sicu­rez­za, que­sto ci fa capi­re qua­li sono le pro­mes­se di con­trol­lo ottem­pe­ra­te dal­le
varie giun­te sus­se­gui­te­si nel ter­ri­to­rio. Una bom­ba ad oro­lo­ge­ria che pun­tual­men­te scat­ta nel
ter­ri­to­rio a sud di roma, ora qui (la disca­ri­ca di Can­cel­lie­ra) ora la (il depo­si­to di Apri­lia) ora su ( il
depo­si­to a Pome­zia para­go­na­to addi­rit­tu­ra a Seve­so per lo spar­gi­men­to di dios­si­na nei fumi disper­si
nel cir­con­da­rio e sti­ma­ti dal­l’AR­PA) ora giù (il depo­si­to in que­stio­ne) ogni anno un depo­si­to va in
fumo , i cit­ta­di­ni ina­la­no fumi tos­si­ci for­za­ta­men­te, le asl con­si­glia­no di chiu­de­re le fine­stre e
lava­re bene gli ortag­gi ma, nes­su­no obbli­ga i depo­si­ti di munir­si di impian­ti antin­cen­dio effi­cien­ti
ed effi­ca­ci. Si spe­ra nel lavo­ro dei pompieri,ai qua­li va il nostro rin­gra­zia­men­to, nel­le con­di­zio­ni
mete­reo­lo­gi­che nel­la dire­zio­ne del ven­to ma non su di un impian­to antin­cen­dio atto a spe­gne­re i
mate­ria­li depo­si­ta­ti. Ci diran­no che il depo­si­to è tem­po­ra­neo e che non dovreb­be esse­re al mas­si­mo
del­la capa­ci­tà per­ché i mate­ria­li sono solo di pas­sag­gio il luo­go dovreb­be esse­re teo­ri­ca­men­te vuo­to
o con poco mate­ria­le, ma non lo è mai vuo­to è qua­si sem­pre stra­pie­no e pron­to per ogni scin­til­la più
o meno casua­le.
Non è que­sta la gestio­ne dei rifiu­ti che voglia­mo, la salu­te del­la popo­la­zio­ne vale mol­to di più dei
vostri bie­chi pro­fit­ti
i dati del­l’AR­PA con­se­gna­ti alla stam­pa fino ad ora for­ni­sco­no le cifre di impian­ti fis­si situa­ti a
nord-est del­l’in­cen­dio ma il ven­to sof­fia­va in dire­zio­ne sud-ove­st. Dove sono i dati di Pome­zia
Castel­gan­dol­fo Apri­lia e di tut­to il ter­ri­to­rio sot­to­ven­to nel gior­no dell’ incen­dio?
Chi moni­to­re­rà la salu­te dei cit­ta­di­ni costret­ti a respi­ra­re i coper­to­ni, i mate­ras­si, il mate­ria­le edi­le e
chi più ne ha più ne met­ta anda­ti in fumo sul­le loro teste?
Mobi­li­tar­si anco­ra per dare una rispo­sta ai “padro­ni del­la mon­nez­za” per il dirit­to alla salu­te di tut­ti,
per un’al­tra gestio­ne del­la rac­col­ta rifiu­ti, per una sal­va­guar­dia del ter­ri­to­rio anti­ca­pi­ta­li­sta e non
una mera ope­ra­zio­ne di fac­cia­ta.
Il PCI chie­de l’im­me­dia­to tra­sfe­ri­men­to del sito di stoc­cag­gio in una zona meno antro­piz­za­ta,
la ricer­ca del­la respon­sa­bi­li­tà effet­ti­va del­l’e­ven­to peri­co­lo­sa­men­te tra­gi­co,
il con­trol­lo del­le strut­tu­re di sicu­rez­za e l’e­ven­tua­le respon­sa­bi­li­tà ove ne risul­ti,
la modi­fi­ca dei tem­pi e modi di stoc­cag­gio abbre­vian­do­li e divi­den­do il mate­ria­le per com­po­si­zio­ne

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