Giulia Pratelli: “Nel mio stomaco è un disco in movimento”

Giulia Pratelli: “Nel mio stomaco è un disco in movimento”

13/02/2022 0 Di Carola Piluso

Que­sto arti­co­lo è sta­to let­to 644 vol­te!

Giu­lia Pra­tel­li tor­na sul­la sce­na musi­ca­le con “Nel mio sto­ma­co” ter­zo album del­la sua car­rie­ra. Que­sto nuo­vo lavo­ro disco­gra­fi­co vede rin­no­var­si la col­la­bo­ra­zio­ne arti­sti­ca con Zib­ba, che ave­va già segui­to la pro­du­zio­ne del pre­ce­den­te “TUTTO BENE”. Con­tie­ne 11 trac­ce, tra cui “Qual­cu­no che ti vuo­le bene” scrit­ta e inter­pre­ta­ta insie­me a BIANCO. A chiu­de­re la trac­kli­st “Non ti pre­oc­cu­pa­re”, bra­no col qua­le la can­tau­tri­ce ha vin­to il pre­mio “Miglior testo” al Pre­mio Bian­ca D’Aponte 2018. Abbia­mo incon­tra­to Giu­lia Pra­tel­li, ecco cosa ha rac­con­ta­to nel­la nostra inter­vi­sta.

 

L’11 gennaio è uscito il tuo disco “Nel mio stomaco” ed è il tuo terzo album. Raccontaci il processo creativo e la collaborazione con Zibba…

Ho scrit­to que­ste can­zo­ni in momen­ti abba­stan­za vici­ni tra loro e ho pen­sa­to che aves­se­ro biso­gno di abi­ta­re nel­la stes­sa casa e non esse­re per­se tra mil­le sin­go­li o più EP. Ho chie­sto aiu­to anche sta­vol­ta a Zib­ba per­ché è un ami­co e un pro­fes­sio­ni­sta di cui mi fido mol­tis­si­mo: sa aiu­tar­mi a vesti­re i bra­ni al meglio sen­za inva­de­re il mio ter­ri­to­rio e la mia scrit­tu­ra.

Si dice che lo sto­ma­co sia la sede del­le emo­zio­ni, che sia una sor­ta di “secon­do cer­vel­lo”, è così anche per te? Per­ché hai dato que­sto tito­lo al disco?

E’ pro­prio per que­sto! Ho pen­sa­to che soli­ta­men­te si ten­de ad attri­bui­re tut­ta l’im­por­tan­za pos­si­bi­le (e tut­te le respon­sa­bi­li­tà!) al cuo­re, ma il luo­go fisi­co in cui si avver­to­no le emo­zio­ni, i males­se­ri, le gio­ie, gli inna­mo­ra­men­ti è in real­tà lo sto­ma­co. Sono anda­ta a sca­va­re lì, a curio­sa­re, e ho pro­va­to a tira­re fuo­ri tut­to quel­lo che ave­vo a dispo­si­zio­ne.

C’è un bra­no del­l’al­bum al qua­le sei par­ti­co­lar­men­te lega­ta?

Tut­ti in qual­che modo e ogni gior­no in modo diver­so… in que­sti gior­ni “Nien­te” mi suo­na par­ti­co­lar­men­te vici­na e sono feli­ce di aver scel­to di posi­zio­nar­la lì, come pri­ma trac­cia, come por­ta di ingres­so del­l’in­te­ro lavo­ro.

Nella tua carriera hai collaborato con numerosi artisti, raccontaci un aneddoto… 

Sono sta­ta for­tu­na­ta e spe­ro di esser­lo anco­ra in futu­ro, per­ché sono sta­te tut­te espe­rien­ze pre­zio­se dal­le qua­li ho cer­ca­to di impa­ra­re il più pos­si­bi­le. Nel 2014, quan­do arri­vai a Edi­co­la Fio­re, andai lì per­ché ero curio­sa e spe­ra­vo di lascia­re a Fio­rel­lo un disco su cui ave­vo regi­stra­to alcu­ni bra­ni e pro­vi­ni. Rosa­rio mi chie­se di suo­na­re subi­to e non so come accet­tai e pre­si la chi­tar­ra che era lì a dispo­si­zio­ne. Una fol­lia (e infat­ti fin­ché non uscì il video ami­ci e paren­ti non ci cre­de­va­no) per­ché fino a quel momen­to ave­vo il ter­ro­re di esi­bir­mi da sola chi­tar­ra e voce e evi­ta­vo sem­pre di far­lo.

In “qual­cu­no ti vuo­le bene” hai col­la­bo­ra­to con Bian­co. Com’è nata la vostra col­la­bo­ra­zio­ne? 

Sono sta­ta io a chie­de­re per­ché una vol­ta scrit­to il bra­no ho pen­sa­to che sareb­be sta­to bel­lo pro­va­re a can­tar­lo insie­me. Gra­zie a Zib­ba sono riu­sci­ta a met­ter­mi in con­tat­to con lui, che per mia for­tu­na ha accet­ta­to e ha addi­rit­tu­ra scrit­to le sue stro­fe, ren­den­do que­sta col­la­bo­ra­zio­ne anco­ra più vera e impor­tan­te.

Una fra­se di una tua can­zo­ne che dedi­chi a Giu­lia Pra­tel­li… Per­ché pro­prio que­sta fra­se?

“Tut­ti han­no ragio­ne e tu, tu come stai?” è una fra­se che ho scrit­to pro­prio per me, in un momen­to com­pli­ca­to in cui era faci­le pen­sa­re a cosa era sta­to sba­glia­to ma era più impor­tan­te pen­sa­re a come ci si sen­ti­va e a ripar­ti­re pro­prio da lì per tor­na­re a sta­re meglio e a sce­glie­re una buo­na stra­da da per­cor­re­re. E’ un pro­me­mo­ria che non voglio dimen­ti­ca­re: “come stai?” sem­bra la doman­da più bana­le del mon­do ma inve­ce è dif­fi­ci­lis­si­ma e spes­so non abbia­mo tem­po e voglia di ascol­ta­re dav­ve­ro la voce di chi ci rispon­de.

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