Roma/Lazio. Regalie del Governo Draghi: sblocco dei licenziamenti e ripercussioni sul lavoro

Roma/Lazio. Regalie del Governo Draghi: sblocco dei licenziamenti e ripercussioni sul lavoro

08/02/2022 1 Di Maurizio Aversa

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Don­ne in lot­ta per il lavo­ro


“Par­tia­mo da dati del­la Regio­ne Lazio. Gra­zie allo sbloc­co dei licen­zia­men­ti e alla con­co­mi­tan­za del­la pan­de­mia da Covid-19, il lavo­ro scar­seg­gia gra­va­to dal depau­pe­ra­men­to dei dirit­ti socia­li e, a rimet­ter­ci, sono sem­pre le don­ne. Guar­dan­do i risul­ta­ti nume­ri­ci – affer­ma­no le don­ne comu­ni­ste del PCI — da que­sti dati e dal­le testi­mo­nian­ze rea­li di alcu­ne nostre com­pa­gne e lavo­ra­tri­ci. Negli ulti­mi tre anni, la situa­zio­ne è note­vol­men­te peg­gio­ra­ta. La dispa­ri­tà di gua­da­gno tra uomi­ni e don­ne pre­sen­te in Euro­pa anco­ra oggi è aumen­ta­ta in modo espo­nen­zia­le. L’I­ta­lia è sta­ta tra­vol­ta dal­lo tsu­na­mi Covid-19 e l’on­da di ritor­no ha pro­vo­ca­to dan­ni i cui effet­ti si sen­ti­ran­no anco­ra per mol­to. Nel Lazio, la pan­de­mia ha con­tri­bui­to a dare il col­po fina­le. 47.000 posti di lavo­ro sono vola­ti via, con per­di­te per il 2% mag­gio­ri rispet­to all’anno pre­ce­den­te. E chi ci ha rimes­so? Ovvia­men­te i dipen­den­ti del set­to­re ter­zia­rio, soprat­tut­to quel­li di turi­smo, spet­ta­co­lo e risto­ra­zio­ne, con 62mila per­di­te com­ples­si­ve tra il 2020 ed il 2021. Altro dato inac­cet­ta­bi­le e qua­si come “cro­na­ca di una mor­te annun­cia­ta”, si trat­ta per lo più di don­ne, con 33mila posti lascia­ti vuo­ti. Il dato nel Lazio – pro­se­gue il col­let­ti­vo che ha esa­mi­na­to social­men­te e poli­ti­ca­men­te que­sto sta­to di cose — è intor­no al 3,1% del­la dimi­nu­zio­ne del lavo­ro fem­mi­ni­le. Altra cate­go­ria di lavo­ra­to­ri costret­to a sacri­fi­ci e sot­to­po­sto a vive­re di insi­cu­rez­za sono i gio­va­ni. Si è infat­ti regi­stra­to un calo occu­pa­zio­na­le del 7,1%, con più di 6.000 posti di lavo­ro per­si. Non si rile­va­va un dato di disoc­cu­pa­zio­ne a que­sti livel­li da più di vent’anni (1994) ma, in quel caso, le dif­fi­col­tà deri­va­va­no dal­la sva­lu­ta­zio­ne del­la Lira. Nel Lazio la cas­sa inte­gra­zio­ne è aumen­ta­ta del 1581% rispet­to all’anno scor­so e, come in tut­ta Ita­lia, soprat­tut­to, a segui­to del­lo sbloc­co dei licen­zia­men­ti for­te­men­te volu­to dal gover­no Dra­ghi. Nel 2021, le ore di cas­sa inte­gra­zio­ne nel Lazio, han­no subi­to un incre­men­to, secon­do alcu­ni Stu­di dei dati INPS, men­tre, nel 2020 (perio­do 1 apri­le — 31 dicem­bre) le ore tota­li auto­riz­za­te, a ope­rai e impie­ga­ti, di CIGO, CIGS, CIGD (Cas­sa Inte­gra­zio­ne Gua­da­gni Ordi­na­ria, Straor­di­na­ria e in Dero­ga) sono sta­te 12.099.556, nel 2021, nel­lo stes­so perio­do, sono arri­va­te a quo­ta 203.491.778, con una per­cen­tua­le del 1.581,8 per cen­to e le ore auto­riz­za­te per i Fon­di FIS sono sta­te 4.545.692 nel 2020 men­tre sono sta­te 173.451.129 nel 2021, nel perio­do com­pre­so tra apri­le e dicem­bre. Que­sta situa­zio­ne dram­ma­ti­ca sta por­tan­do al limi­te del­lo scon­tro socia­le. La cas­sa inte­gra­zio­ne atta­na­glia e mor­de sull’economia del­le fami­glie e sul pote­re d’acquisto. Il Par­ti­to Comu­ni­sta Ita­lia­no, a più ripre­se ave­va già svol­to que­sta denun­cia, ma ciò non basta.

Mani­fe­sta­zio­ne sin­da­ca­le, don­ne in pri­ma fila


In par­ti­co­la­re, il PCI è impe­gna­to affin­ché i lavo­ra­to­ri tor­ni­no a mani­fe­sta­re per un dirit­to sacro­san­to, san­ci­to dal­l’ar­ti­co­lo 1 del­la Car­ta costi­tu­zio­na­le. La rispo­sta – indi­ca­no con chia­rez­za le don­ne comu­ni­ste — è nel­le mani di tut­ti gli uomi­ni e di tut­te le don­ne lavo­ra­tri­ci. Per que­sto, anche in que­sta occa­sio­ne, offria­mo con­cre­ta­men­te testi­mo­nian­za diret­ta di alcu­ne don­ne che non si arren­do­no ma che han­no biso­gno di cer­tez­ze. Han­no biso­gno di una poli­ti­ca che risol­va pro­ble­mi pra­ti­ci, anzi­ché rima­ne­re chiu­sa e schia­va di beghe inter­ne. Il PCI c’è per que­sto.”. Ecco, di segui­to le testi­mo­nian­ze: “Sono Vale­ria L., ho 35 anni e, dopo qua­si 10 anni nel set­to­re immo­bi­lia­re come coor­di­na­tri­ce, ho un con­trat­to part time, il più dif­fu­so in que­sto set­to­re, per­ché, così facen­do, l’azienda rispar­mia su impo­ste e con­tri­bu­ti. Io come tan­te altre ragaz­ze, ho fir­ma­to un con­trat­to part time ma mi è sta­to richie­sto un impe­gno effet­ti­vo full time. Tut­to que­sto com­por­ta un ver­sa­men­to di con­tri­bu­ti pari alla metà del lavo­ro effet­ti­va­men­te svol­to, sen­za toglie­re le riper­cus­sio­ni a fine car­rie­ra, la mia liqui­da­zio­ne e anche per i con­tri­bu­ti ai fini pen­sio­ni­sti­ci”. “Mi chia­mo Lucia A., sono un’o­pe­ra­ia e lavo­ro pres­so un’im­pre­sa di puli­zia da nove anni. Que­sta la mia espe­rien­za per quan­to riguar­da la situa­zio­ne lavo­ro nel perio­do pan­de­mia da COVID-19 e ciò che ne è con­se­gui­to: Dopo la ripre­sa del lavo­ro dal pri­mo loc­k­do­wn noi ci sia­mo ritro­va­ti con un sovrac­ca­ri­co di ore, con tur­ni este­nuan­ti, con ripo­si sta­bi­li­ti solo dopo 10/12 gior­ni. Dopo aver dato tut­to e di più, natu­ral­men­te con paghe da mise­ria, nel luglio del 2021, la nostra coo­pe­ra­ti­va si è mes­sa in liqui­da­zio­ne. Con un gio­co da vero bluff, ci sia­mo tro­va­ti a dover accet­ta­re il pas­sag­gio a quel­la impre­sa, che da sem­pre è la “cupo­la” che sta al di sopra. In que­sto pas­sag­gio, di fat­to, noi ope­rai (per la mag­gio­ran­za don­ne) , abbia­mo per­so una cospi­cua som­ma, nel­lo spe­ci­fi­co: ferie matu­ra­te, roll, festi­vi­tà sop­pres­se, 14esima, par­te del TFR ed infi­ne la quo­ta ini­zia­le che era di 500 euro, dei qua­li ne abbia­mo ripre­si solo 200 . Nel nuo­vo con­trat­to di lavo­ro ven­go­no qua­si azze­ra­ti i dirit­ti di noi lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri e, tra l’al­tro, sia­mo venu­ti a cono­scen­za post con­trat­to, che è sta­to isti­tui­to un rego­la­men­to inter­no con­va­li­da­to da un fan­to­ma­ti­co rap­pre­sen­tan­te inter­no che nes­su­no di noi ha elet­to. Ma la cosa più gra­ve è che tut­to que­sto è avve­nu­to con la com­pli­ci­tà del sin­da­ca­to”. “Que­sto, — con­clu­do­no le don­ne comu­ni­ste del Lazio -, ciò che emer­ge quan­do si illu­mi­na con un faro la real­tà quo­ti­dia­na del lavo­ro: Dirit­ti nega­ti che era­no sta­ti con­qui­sta­ti con gran­di bat­ta­glie di civil­tà e tut­ti i lavo­ra­to­ri ne era­no coscien­ti. Oggi pur­trop­po, il capi­ta­li­smo glo­ba­liz­za­to, ha can­cel­la­to un pez­zo inte­ro di sto­ria, di digni­tà per i lavo­ra­to­ri, di pro­gres­so. Una pro­po­sta poli­ti­ca potreb­be esse­re: — più inve­sti­men­to pub­bli­co; — una pia­ni­fi­ca­zio­ne cen­tra­liz­za­ta a livel­lo regio­na­le; — coin­vol­gi­men­to del­la Regio­ne nel­le atti­vi­tà pro­dut­ti­ve carat­te­ri­sti­che del Lazio. Una col­let­ti­viz­za­zio­ne del­le pic­co­le e medie impre­se dun­que per indi­riz­zar­ne gli obiet­ti­vi comu­ni, fina­liz­za­ti a ria­bi­li­ta­re la fun­zio­ne socia­le del­l’i­ni­zia­ti­va pri­va­ta costi­tu­zio­nal­men­te garan­ti­ta. Un pia­no ambi­zio­so.”.

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