Sicilia, caporalato. Polizia denuncia due imprenditori di Niscemi, il plauso di Movi

Sicilia, caporalato. Polizia denuncia due imprenditori di Niscemi, il plauso di Movi

03/01/2022 0 Di REDAZIONE COLLETTIVA

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Il MOVI (Movi­men­to Volon­ta­ria­to Ita­lia­no), la Casa del­le Cul­tu­re e del Volon­ta­ria­to “Leti­zia Cola­jan­ni” ed il Comi­ta­to “Giu­sti­zia per Adnan” espri­mo­no viva sod­di­sfa­zio­ne per l’o­pe­ra­zio­ne anti-capo­ra­la­to pro­mos­sa dal Que­sto­re di Cal­ta­nis­set­ta, dott. Ema­nue­le Rici­fa­ri, e con­dot­ta dai poli­ziot­ti del­la Squa­dra Mobi­le e del Com­mis­sa­ria­to di Gela.
Gra­zie a tale bril­lan­te inter­ven­to di con­tra­sto del­lo sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo e del capo­ra­la­to, sono sta­ti denun­cia­ti due impren­di­to­ri agri­co­li nisce­me­si nel­le cui ser­re di pro­du­zio­ni orti­co­le, site in con­tra­da “Pia­no stel­la” nel Comu­ne di Gela (CL), veni­va­no sfrut­ta­ti ben 20 brac­cian­ti.
La Poli­zia ha accer­ta­to che i due impren­di­to­ri agri­co­li avreb­be­ro appro­fit­ta­to del gra­ve sta­to di biso­gno dei brac­cian­ti per costrin­ger­li a lavo­ra­re in pre­ca­rie con­di­zio­ni igie­ni­che, di sicu­rez­za e con mise­re paghe in nero, che i mal­ca­pi­ta­ti lavo­ra­to­ri accet­ta­va­no non aven­do altri mez­zi di sosten­ta­men­to.
Per Filip­po Mari­ta­to, Pre­si­den­te del MOVI e Diret­to­re del­la Casa del­le Cul­tu­re e del Volon­ta­ria­to, que­sta ope­ra­zio­ne di poli­zia “ha con­tri­bui­to a sve­la­re una real­tà cri­mi­na­le pro­fon­da­men­te radi­ca­ta nel ter­ri­to­rio nis­se­no ed anco­ra oggi gra­ve­men­te sot­to­va­lu­ta­ta.
Anche fra gli addet­ti ai lavo­ri, infat­ti, c’è chi con­ti­nua a mini­miz­za­re il feno­me­no del capo­ra­la­to nel­la nostra pro­vin­cia e nel­le aree limi­tro­fe, soste­nen­do che nel­le nostre cam­pa­gne que­sto feno­me­no sia pres­so­ché ine­si­sten­te o, comun­que, limi­ta­to a qual­che caso indi­vi­dua­le rife­ri­bi­le ai soli cit­ta­di­ni stra­nie­ri. Ed inve­ce si trat­ta di una pia­ga dif­fu­sa, che pro­spe­ra gra­zie alla con­ni­ven­za di pro­dut­to­ri agri­co­li diso­ne­sti che sfrut­ta­no la cro­ni­ca assen­za di con­trol­li per affi­dar­si al capo­ra­la­to ed agli ille­ci­ti van­tag­gi eco­no­mi­ci che esso gli garan­ti­sce”.
Mari­ta­to, in pro­po­si­to, rile­va che “accan­to alla giu­sta e dove­ro­sa atti­vi­tà repres­si­va del­le for­ze di poli­zia, sia neces­sa­ria una pre­sa di coscien­za col­let­ti­va e del­le Auto­ri­tà com­pe­ten­ti: l’attuazione del­le nor­me con­tro il lavo­ro nero e lo sfrut­ta­men­to dei lavo­ra­to­ri — a pre­scin­de­re dal­la loro nazio­na­li­tà — deve esse­re una prio­ri­tà tra­sver­sa­le e social­men­te con­di­vi­sa”.
Ennio Bon­fan­ti del Comi­ta­to “Giu­sti­zia per Adnan” — crea­to pres­so la Casa del­le Cul­tu­re all’indomani del bar­ba­ro omi­ci­dio, avve­nu­to nel 2020, del gio­va­ne paki­sta­no nis­se­no che con corag­gio ave­va spin­to i suoi con­na­zio­na­li a lot­ta­re per i pro­pri dirit­ti di brac­cian­ti — rile­va come sia sta­ta “sma­sche­ra­ta un’ipocrisia gene­ra­le: nel Nis­se­no il capo­ra­la­to c’è e die­tro gli stra­nie­ri sfrut­ta­ti ci sono sem­pre impre­se agri­co­le sfrut­ta­tri­ci, inte­sta­te a sici­lia­nis­si­mi impren­di­to­ri.
Sono anco­ra trop­pi i lavo­ra­to­ri sot­to il gio­go del capo­ra­la­to sfrut­ta­ti per la rac­col­ta del­le pesche, dell’uva, degli ortag­gi e di tan­ti altri pro­dot­ti che giun­go­no sul­le nostre tavo­le dal­le azien­de agri­co­le del com­pren­so­rio, in pale­se spre­gio del­la leg­ge. Da oggi que­sta veri­tà lapa­lis­sia­na non può più esse­re sot­ta­ciu­ta da chi, fino a ieri, cer­ca­va addi­rit­tu­ra di far pas­sa­re il reclu­ta­men­to clan­de­sti­no di mano­do­pe­ra stra­nie­ra come un bene­vo­lo atto di “assi­sten­za uma­ni­ta­ria” ver­so cit­ta­di­ni immi­gra­ti, che in quel modo veni­va­no “aiu­ta­ti” eco­no­mi­ca­men­te. Sin­da­ca­ti e Asso­cia­zio­ni di cate­go­ria del set­to­re agri­co­lo devo­no garan­ti­re un impe­gno costan­te, con­tri­buen­do atti­va­men­te alla repres­sio­ne dei com­por­ta­men­ti scor­ret­ti di sin­go­le impre­se agri­co­le”.

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