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Marino: Bibliopop , nuovo successo di partecipazione visionando proiezione inedita e con coinvolgimento dibattito. Il saluto del Sindaco neoeletto
24/10/2021Questo articolo è stato letto 4464 volte!
“Chi me lo avesse detto, che una delle prime uscite pubbliche che avrei fatto, sarebbe stato qui a Bibliopop visionando il film inedito “Cent’anno dopo” riferita alla storia del PCI? – dichiara Stefano Cecchi, appunto sindaco appena eletto al ballottaggio a Marino in rappresentanza di una parte dello schieramento di destra sostenuto dalla Lega -. Tuttavia mi fa piacere di essere qui in una delle realtà di partecipazione dei cittadini che lavora per la comunità. Facendo bene in almeno due attività: in quella culturale che vede Bibliopop rappresentare idee e conoscenza che garantisce e garantirà attenzione ad ogni sensibilità e corrente di pensiero; e poi ai risultati conseguiti nella gestione dello spazio annesso alla biblioteca che consente, ad esempio, un riferimento per la fruizione da parte di bambini e famiglie del bel parco”. Il Presidente di Acab/Bibliopop APS Sergio Santinelli, ha ringraziato della presenza il Sindaco al quale ha augurato una buona attività amministrativa a favore dei cittadini tutti, volendo e dovendo egli rappresentare ogni cittadino e non solo una parte politica.
Ha altresì sottolineato come il principio di democrazia sostanziale è che i cittadini, pure quelli che hanno dato un consenso a destra, hanno potuto farlo in virtù degli enormi sacrifici, anche di vite umane che uomini e donne, riuniti in forze organizzate, hanno dato nella Resistenza per cacciare i nazifascisti e dare all’Italia la Repubblica e la Costituzione. A seguire, l’affollata sala di Bibliopop, la ex chiesetta a S. Maria delle Mole, con le presenze avvenute su prenotazione o per essere intervenuti al richiamo della notizia, ma tutti rispettando le norme fisiche igienico sanitarie e la dimostrazione del green pass all’ingresso, ha garantito lo svolgimento di un buon livello di partecipazione allo stimolante, ben fatto, pienamente fruibile, lavoro intellettuale e realizzativo del film documentario “Cent’anni dopo”. Il coordinatore di Bibliopop, Maurizio Aversa, ha tratteggiato, come avvio degli interventi dal pubblico, una delle letture del lavoro filmico. “Sembra che gli autori abbiano consegnato a noi e al futuro di chi vorrà conoscere cosa era e come abbia pesato la presenza del PCI nella storia d’Italia e non solo. Nel senso che non si vede in questa proposta una semplice domanda sulla attualità politica, a cui pure alla fine rimanda, ma proprio nella sua confezione, i 33 minuti, il misto di racconto diretto di uno dei protagonisti di primo piano come Aldo Tortorella, e le tante e tante presenze di popolo e di masse di studenti, di lavoratori e di donne che caratterizzano la puntuale narrazione del profilo essenziale di cosa fosse il Partito Comunista Italiano, di cosa fosse nella realtà sociale, culturale e politica.”.
Opinione che, miscelata nelle due accezioni – storicità del lavoro, e stringente attualità del tema – viene utilizzato dagli stessi interventi che hanno partecipato al dibattito, sia esprimendo riflessioni che ponendo quesiti. Uno degli spunti di riflessione è stato sul peso di eventuali errori del PCI, per scelta politica, riferita alla linea del Compromesso Storico. Così come c’è chi, da giovane cultore della materia e in assenza di conoscenza diretta di cosa fu il PCI per ragioni anagrafiche, sottolinea il peso grande della assenza, oggi, di un soggetto così costituito. Altri momenti ci sono stati con veri e propri “ricordi” di chi, magari anche con una militanza a ridosso di Botteghe Oscure ha attraversato quel misto di onda della storia e il riflusso che ne è conseguito per opera di tanti avversari e nemici alquanto potenti. Poi c’è anche chi, la storia del ricordo l’ha voluta esplicitare nell’aspetto della emozione sincera per provare e trovare, lì nel costruito filmico, cose che materialmente, nel corteo, nel voto operario sul contratto, nella partecipazione ad ogni singolo passaggio importante del PCI, aveva vissuto da protagonista. Ma questo ricordo lo ricompone di cosa occorre oggi: indicando nella risposta contro l’individualismo, dentro e fuori il PCI e le forze del progresso, oltre che nella società, è una delle chiavi per smascherare falsi referenti, così come cedimenti rispetto alla proposta integra di cui il partito dei lavoratori deve essere espressione.
Milena Fiore, montatrice e coautrice del film, ha accolto parte degli stimoli venuti dalla sala, ricostruendo il divenire dell’opera. Lavoro che, ricordiamo è stato prodotto da AAMOD,cioè quella struttura culturale che gestisce la raccolta degli audiovisivi, altri, rispetto alla pur mastodontica capacità di immagazzinare lavori, reperti, ecc. che hanno la RAI, l’Istituto Luce, Mediaset ecc. Materiali della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, in larga parte di produzione Unitelefilm (la casa di produzione audiovisiva del PCI), dunque da lavori realizzati delle strutture e degli autori ed intellettuali che hanno scelto e sono diventati “fonte primaria” per questo genere di ricerca e di successiva selezione che consente di produrre opere storiche e d’arte di alto livello culturale. In questo, Milena Fiore ha voluto sottolineare come il compito difficile di raccontare il PCI e la storia d’Italia, con voce vera, è stato per altri versi un compito facile grazie, appunto, alla possibilità di avere materiale concreto come preziosa fonte primaria.
Per questo il lavoro collettivo messo in atto con Alex Hobel, uno dei massimi esperti della materia oggi, e con la regista Monica Maurer, già attivista comunista in Germania e profonda conoscitrice della realtà italiana, ha potuto dare questo frutto, che sembra abbia riscosso un forte interesse. “Lo si vede dalla vostra presenza e dalla volontà che esprimete nel voler commentare e chiedere. Vi assicuro – dice Milena Fiore – che è la stessa cosa che abbiamo già incontrato e verificato in alcuni appuntamenti che abbiamo avuto come questo”. Inoltre, poiché la regista Monica Maurer era assente per motivi di salute, è stato possibile di avere un suo contributo telefonico in diretta. E la Maurer ha voluto, nel saluto ai presenti in sala, sottolineare il riconoscimento che questo lavoro vuole restituire al PCI, al suo ruolo nella storia d’Italia, soprattutto nei confronti di chi per ragioni d’età non ha potuto conoscere quell’esperienza. Inoltre, per lei, era un modo per continuare quella militanza politica e culturale che l’aveva vista protagonista, soprattutto nel nome di Rosa Luxemburg, molto attiva in Germania.
È allo storico, e non per caso membro della Segreteria nazionale del PCI in quanto responsabile del Dipartimento Cultura, che nelle sue qualità di studioso e di coautore delle ricerche per l’ossatura della trama del film, tocca svolgere l’intervento conclusivo di questo sabato pomeriggio offerto da Bibliopop. Non manca nelle parole di Hobel il pieno riconoscimento e l’auspicio a continuare da parte della bella realtà di Bibliopop nelle attività di cui è protagonista e con i riscontri di successo che ottiene, grazie alla semplice risposta alla domanda di cultura che pure sale da tanta parte del popolo italiano. Per Hobel, “uno dei fondamenti di questa opera è consistito nel giungere come collettivo, con la partecipazione di varie persone, e innanzitutto con lo straordinario impegno di Monica Maurer e Milena Fiore, a un film documentario che facesse immediatamente riconoscere e conoscere cosa fosse stato il PCI nella società italiana ed oltre, partendo dai militanti in carne ed ossa, evitando di riproporre sequenze già molto viste, ma piuttosto centrando il racconto sul vissuto delle masse e del popolo partecipante, ben documentato dai materiali a cui abbiamo avuto accesso.
È vero che questa storicità e questa autenticità viene immediatamente percepita, e diventa inevitabile l’aggancio all’oggi, ai grandi quesiti aperti e all’orizzonte futuro. L’idea socialista e comunista era racchiusa solo in quella esperienza e con essa è finita per sempre? Secondo la conclusione che abbiamo affidato al pensiero di Gramsci con cui si chiude la pellicola no. La necessità di forze organizzate che continuino il perseguimento della realizzazione delle grandi scelte offerte dalla Costituzione è più che mai attuale, e in questo quadro il film rimanda anche al tema della attualità della riproposizione di una soggettività politica di classe. Riguardo alle questioni sollevate, ad esempio sul Compromesso storico, va ricordato che la situazione (scoppio della crisi energetica ed economica del 1973) era grave, le risposte aggressive delle forze reazionarie inusitate (golpe in Cile) e il più grande partito comunista d’occidente, il PCI, era ad un passo dal poter accedere alla guida del Paese: un esito impedito in primo luogo dal rapimento e dall’uccisione di Moro. Un’ultima notazione va dedicata a Maria, che giustamente nel suo intervento ha messo in luce alcune degenerazioni che non solo sono presenti nella società liberista attuale, ma che hanno in qualche misura intaccato le organizzazioni della sinistra, con l’affermarsi dell’individualismo, dello spirito di gruppo e della conseguente frammentazione. Bisogna invece ripartire dallo stimolo gramsciano, quando tutto sembra perduto, è allora che occorre ricominciare da capo, perché il sacrificio di tante vite e tante generazioni che hanno lottato merita un riconoscimento storico, come abbiamo cercato di fare col docu-film, ma, soprattutto, merita di avere future generazioni impegnate a lottare per l’orizzonte socialista”.
Ad evento concluso, sono continuati i confronti ravvicinati, le discussioni, perché in effetti, non c’è stata la semplice presentazione di una materia asettica, ma sono affiorati temi e passioni che hanno avuto presa su milioni di persone e continueranno a rappresentare per molti importanti scelte di vita.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.
Complimenti a questa splendida realtà della Città di Marino, ed ai suoi animatori e sostenitori. Eventi di qualità, tematiche di attualità e di interesse, socializzazione; tutto in amicizia e in ascolto. Un esempio luminoso di Cultura, e tutti sappiamo quanto ce ne sia bisogno.