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Marino. Dolore, rabbia e determinazione: Non si può continuare a morire così!
21/04/2021Questo articolo è stato letto 3385 volte!
“Dopo la vicinanza e la speranza nutrite nei giorni scorsi sulla sot di Annamaria Ascolese – dicono Mauro Avello di Essere Marino e Stefano Enderle del PCI Marino – dobbiamo fare conti con l’esito ultimo della tragedia: il decesso di Annamaria. Per questo motivo, con la sobrietà che avevamo scelto già in precedenza, ci sentiamo di sostenere in toto, la riflessione – di testa e di cuore – che una nostra compagna della coalizione che unisce nelle idee e nell’azione i comunisti e tanti e tante esponenti di sinistra.”. Questa la nota condivisa, curata da Giorgia Galli di Essere Marino: “Non si può continuare a morire così! Queste le prime parole che vengono in mente pensando alla morte di Annamaria, ennesima donna morta per mano dell’uomo che aveva scelto come compagno di vita, uccisa da 4 colpi di arma da fuoco sparati dal marito, vicebrigadiere dei Carabinieri. Di questo leggeremo, di “una donna morta per femminicidio” ma Annamaria non è un numero, Annamaria Ascolese era una donna, una moglie, una figlia, un’insegnante, impegnata proprio nel combattere questo tipo di violenze e soprusi e che invece si è trasformata in vittima. Mogli, figlie, madri …. morte per mano di uomini che vogliono esercitare una qualche forma di potere decisionale sulle loro vite, retaggio culturale duro a morire, mentalità figlia dell’ignoranza e della società maschilista e patriarcale. – continua tagliente e precisa la nota esponente Giorgia Galli -
Perché il femminicidio non è che la punta dell’iceberg di sopraffazioni, intimidazioni, costrizioni di assoggettamento fisico o psicologico a cui tante donne devono sottostare in ogni ambito della nostra società. Recentemente si è aperto un acceso dibattito sull’utilizzo delle parole, maschili e femminili, per definire una donna direttore d’orchestra; è uno specchietto per le allodole, un modo per non affrontare il vero problema che è quello di vivere in una società che non tutela le donne e che ha reso necessarie leggi per difenderle, per dare alle donne quei diritti che umanamente dovrebbero essere garantiti a tutti. È solo nel 1981, solo 40 anni fa, che si è abolito il matrimonio riparatore, che permetteva ad uno stupratore di sposare la propria vittima per evitare la condanna. Ancora più recentemente, nel 2009 la legge che istituisce il reato di stalking, nel 2011 la legge che impone le quote rosa nelle amministrazioni pubbliche, nel 2013 la legge sul femminicidio. “L’umanità è maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale ma in relazione a se stesso; non è considerata un essere autonomo” scriveva Simone De Beauvoir nel suo celebre libro Il secondo sesso nel 1949, frase più che mai tristemente attuale, perché se lo Stato deve emanare leggi in difesa delle donne, vuol dire che nulla è cambiato da allora e che ancora oggi la donna non è vista come una persona degna di una propria esistenza. – quindi la compagna Galli così conclude — Che questo ennesimo atto di violenza verso una donna sia almeno da monito affinché donne e uomini imparino avere rispetto per l’altro, che sia di diverso genere, orientamento sessuale, etnia, estrazione sociale, credo religioso, per eliminare ogni forma di intolleranza, disuguaglianza e discriminazione.”.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.