ANNA MARIA E QUELLA BATTAGLIA PERSA. Il femminicidio e la violenza sulle donne sono un problema di tutti

ANNA MARIA E QUELLA BATTAGLIA PERSA. Il femminicidio e la violenza sulle donne sono un problema di tutti

21/04/2021 0 Di Francesca Marrucci

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ANNA MARIA E QUELLA BATTAGLIA PERSA

Il femminicidio e la violenza sulle donne sono un problema di tutti

di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

Non ce l’ha fat­ta Anna Maria.
Que­sta noti­zia sta­mat­ti­na non ci vole­va. Ci era­va­mo tut­ti aggrap­pa­ti a quel­la tenue spe­ran­za che per una vol­ta, una sola, non aves­se vin­to l’a­guz­zi­no. Che ci fos­se una nuo­va pos­si­bi­li­tà per una don­na che ave­va anco­ra tan­to da dire e da dare.
E inve­ce no.
Ha vin­to anco­ra una vol­ta lui.
L’en­ne­si­ma vol­ta.
E non veni­te­mi a dire che ha paga­to toglien­do­si la vita.
È faci­le mori­re, più dif­fi­ci­le vive­re e affron­ta­re le con­se­guen­ze di ciò che si è fat­to.
Quel­lo che è suc­ces­so ad Anna Maria, suc­ce­de a così tan­te don­ne, di tut­te le età, quo­ti­dia­na­men­te, che a pen­sar­ci ven­go­no i bri­vi­di.
Ti coglie lo sco­ra­men­to a sen­ti­re cer­ti discor­si, assur­di, medie­va­li, che spu­ta­no sul­le vit­ti­me alla ricer­ca di assur­de giu­sti­fi­ca­zio­ni per l’a­guz­zi­no, sen­za moti­vo, sen­za rite­gno, sen­za rispet­to.
Suc­ce­de in fami­glia, come è capi­ta­to a lei, suc­ce­de sul lavo­ro, a scuo­la, nel­le comi­ti­ve, nel­le disco­te­che, dovun­que.
Suc­ce­de ed è sem­pre la vit­ti­ma a dover dimo­stra­re la pro­pria inno­cen­za o, peg­gio, a soc­com­be­re defi­ni­ti­va­men­te.
E non è una cosa che riguar­da la vit­ti­ma e basta.
Non è una que­stio­ne pret­ta­men­te per­so­na­le, indi­vi­dua­le.
Ogni don­na come Anna Maria che non ce la fa, toglie ric­chez­za e valo­re alla nostra socie­tà, toglie pos­si­bi­li­tà di cre­sci­ta alla comu­ni­tà, toglie men­ti e cuo­ri che pos­so­no dar­ci tan­to, che han­no vis­su­to sul­la pel­le la vio­len­za e di quel­la espe­rien­za san­no fare teso­ro per aiu­ta­re gli altri. Le altre.
Ora quan­to ricor­de­re­mo anco­ra Anna Maria?
Che rischio c’è che cada nel tri­ste nove­ro del­le ‘vit­ti­me ogni tre gior­ni’, solo un nume­ro, sen­za un nome?
Il rischio c’è e dipen­de da tut­ti noi.
Io pro­pon­go che ven­ga inti­to­la­to ad Anna Maria un pre­mio let­te­ra­rio dedi­ca­to alle don­ne vit­ti­ma di vio­len­za, abbi­na­to a cam­pa­gne di sen­si­bi­liz­za­zio­ne nel­le scuo­le, al soste­gno ai cen­tri rifu­gio e agli spor­tel­li anti­vio­len­za.
Pro­pon­go di ricor­da­re la sto­ria di Anna Maria e di quel­lo che era e vole­va esse­re, per dare la pos­si­bi­li­tà ad altre don­ne di poter vive­re libe­re, padro­ne del­le pro­prie scel­te.
Non so a chi sto rivol­gen­do que­sta pro­po­sta, ma se non sen­ti­rò nien­te, me ne farò cari­co io, con quan­ti voglio­no dar­mi una mano.
Così come ora diven­ta più urgen­te orga­niz­za­re una tavo­la roton­da loca­le sul­la vio­len­za sul­le don­ne, come mi sto ripro­po­nen­do da qual­che set­ti­ma­na.
La vio­len­za sul­le don­ne è spes­so nasco­sta.
Se ci arri­va dal­l’al­tra par­te del­la pare­te, alzia­mo la tv per non sen­tir­la.
Se la rico­no­scia­mo in un livi­do, guar­dia­mo da un’al­tra par­te.
Poi pian­gia­mo su una bara.
Dipen­de da tut­ti noi, uomi­ni e don­ne, non girar­ci dal­l’al­tra par­te.
Comin­cia­mo ad ave­re il corag­gio di par­lar­ne.
Comin­cia­mo a guar­da­re in fac­cia la real­tà.
Io comin­cio.
Vedia­mo chi c’è.
Per Anna Maria, per tut­te le Anna Maria, per noi stes­si.

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