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ANNA MARIA E QUELLA BATTAGLIA PERSA
Il femminicidio e la violenza sulle donne sono un problema di tutti
di Francesca Marrucci
Non ce l’ha fatta Anna Maria.
Questa notizia stamattina non ci voleva. Ci eravamo tutti aggrappati a quella tenue speranza che per una volta, una sola, non avesse vinto l’aguzzino. Che ci fosse una nuova possibilità per una donna che aveva ancora tanto da dire e da dare.
E invece no.
Ha vinto ancora una volta lui.
L’ennesima volta.
E non venitemi a dire che ha pagato togliendosi la vita.
È facile morire, più difficile vivere e affrontare le conseguenze di ciò che si è fatto.
Quello che è successo ad Anna Maria, succede a così tante donne, di tutte le età, quotidianamente, che a pensarci vengono i brividi.
Ti coglie lo scoramento a sentire certi discorsi, assurdi, medievali, che sputano sulle vittime alla ricerca di assurde giustificazioni per l’aguzzino, senza motivo, senza ritegno, senza rispetto.
Succede in famiglia, come è capitato a lei, succede sul lavoro, a scuola, nelle comitive, nelle discoteche, dovunque.
Succede ed è sempre la vittima a dover dimostrare la propria innocenza o, peggio, a soccombere definitivamente.
E non è una cosa che riguarda la vittima e basta.
Non è una questione prettamente personale, individuale.
Ogni donna come Anna Maria che non ce la fa, toglie ricchezza e valore alla nostra società, toglie possibilità di crescita alla comunità, toglie menti e cuori che possono darci tanto, che hanno vissuto sulla pelle la violenza e di quella esperienza sanno fare tesoro per aiutare gli altri. Le altre.
Ora quanto ricorderemo ancora Anna Maria?
Che rischio c’è che cada nel triste novero delle ‘vittime ogni tre giorni’, solo un numero, senza un nome?
Il rischio c’è e dipende da tutti noi.
Io propongo che venga intitolato ad Anna Maria un premio letterario dedicato alle donne vittima di violenza, abbinato a campagne di sensibilizzazione nelle scuole, al sostegno ai centri rifugio e agli sportelli antiviolenza.
Propongo di ricordare la storia di Anna Maria e di quello che era e voleva essere, per dare la possibilità ad altre donne di poter vivere libere, padrone delle proprie scelte.
Non so a chi sto rivolgendo questa proposta, ma se non sentirò niente, me ne farò carico io, con quanti vogliono darmi una mano.
Così come ora diventa più urgente organizzare una tavola rotonda locale sulla violenza sulle donne, come mi sto riproponendo da qualche settimana.
La violenza sulle donne è spesso nascosta.
Se ci arriva dall’altra parte della parete, alziamo la tv per non sentirla.
Se la riconosciamo in un livido, guardiamo da un’altra parte.
Poi piangiamo su una bara.
Dipende da tutti noi, uomini e donne, non girarci dall’altra parte.
Cominciamo ad avere il coraggio di parlarne.
Cominciamo a guardare in faccia la realtà.
Io comincio.
Vediamo chi c’è.
Per Anna Maria, per tutte le Anna Maria, per noi stessi.
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Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.