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Roma. Crisi Governo. C’è del marcio nella iniziativa del Quirinale: aprire il potere ufficiale all’uomo del capitale.
03/02/2021Questo articolo è stato letto 4357 volte!
Considerazioni, a caldo, in modo alquanto irriverente, di un esponente comunista del PCI Lazio. Mettiamo a fuoco l’attualità e vediamo cosa è davvero importante. Secondo le ultime ore della politica, sia istituzionale che, parallelamente, quella dell’azione di partiti e movimenti, rappresenta una determinata situazione. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nei giorni scorsi, ha preso atto del venire meno della forza maggioritaria a sostegno del Governo Conte. Per questo, come sua prerogativa, ha incaricato, dopo le dimissioni di Conte, il Presidente della Camera, Roberto Fico, di sondare l’esistenza di un nuovo governo possibile sulla base della maggioranza precedente entrata in crisi. Mattarella ha dovuto prendere atto, per bocca di Fico, che il tentativo è andato fallito. Perciò secondo le sue prerogative ha indicato, con un pubblico appello, la necessità di evitare le elezioni e di promuovere un Governo anche non politico. Subito dopo questa dichiarazione, il portavoce del presidente della Repubblica ha reso noto che per mercoledì alle 12.00 è atteso al Quirinale Mario Draghi. Riassunta così, la situazione può essere arricchita solo dalle “colpe” di Renzi, dalle “incapacità” del M5S, dalla “debolezza” del PD zingarettiano, dalle “inconcludenze” della destra. Ma in verità, ai tre punti “forti” sfoderati da Mattarella per giustificare la chiamata a salvare la patria da parte del prode cavaliere temerario che ha vinto in Europa, c’è da credere? Vediamo: 1. C’è la pandemia ed occorre un governo saldo per affrontare il funzionamento della sanità; 2. C’è da presentare il Piano economico all’Europa per ottenere i famosi 209 miliardi diluiti nei prossimi sei anni; 3. Ad aprile scade la cassa integrazione in deroga e il blocco dei licenziamenti, se manca un governo ci saranno due milioni di lavoratori che saranno mandati a casa. Fotografia vera di motivazioni false. Il perché ve lo spiegano i comunisti. Quelli che rappresentano gli ideali di giustizia sociale ed uguaglianza. Quelli che in questo 2021 celebrano i cento anni della propria esistenza organizzata. Quelli che continuano ad essere dalla stessa parte: quella dei lavoratori, degli sfruttati, degli ultimi. Gli stessi che, in queste ore, rappresentate come drammatiche, vengono scientificamente esclusi dal confronto delle idee, semplicemente perché non viene loro permesso di rivolgersi ai cittadini ai grandi mezzi di comunicazione di massa: giornali e tv. Qualcosa circola sul web ma se non è sostenuto in parallelo dai media non viene attribuito valore di attenzione. Veniamo alla spiegazione.
Sanità. Il Presidente Mattarella sa, come lo sanno le forze del Governo uscente, come lo sanno le forze che hanno governato negli ultimi 30 anni – e c’è inclusa la destra, come il PD, come il M5S – che molte delle tragiche morti, e molte delle sofferenze inferte, e molta della disorganizzazione della sanità non appena abbiamo subito l’attacco pandemico, non sono dovute a “errori” degli operatori sanitari, o da “incapacità” degli organizzatori e gestori della sanità. Semplicemente è accaduto in questi 30 anni, e gli ultimissimi anni non hanno fatto eccezione, che la sanità pubblica è stata a poco a poco assassinata a favore di quella privata. Laddove si è ricercato il profitto e lo sfruttamento invece che l’applicazione della lungimiranza della Costituzione e delle leggi di riforma come quella del 1978. Ecco che, al contrario di quanto vuol rappresentare il Presidente della Repubblica, non un governo saldo o non politico è la nostra necessità, ma il semplice ritorno ad una forte sanità pubblica come la legge di riforma del ’78 perseguiva nella applicazione della Costituzione.
209 miliardi europei. Il Presidente Mattarella indirizza ad un governo forte il compito di presentare il Piano italiano all’Europa al fine di risolvere i nostri problemi economici derivati dalla pandemia. Errore. I nostri guai, così come quelli riguardanti gran parte dell’occidente capitalistico, hanno origine dagli USA nel 2008. Qualcuno sarà ancora in grado di ricordare gli aiuti alle banche a suon di mille miliardi per volta, per non far fallire il sistema creditizio? E di tutto quel settore, che nel frattempo ha trascorso la propria attività a far fuori alcuni per ingigantire altri, sia all’interno sia sostituendoli con “nuovi soggetti” sempre finanziari come quelli provenienti dalle potenze del digitale, quanto era pubblico e quanto era privato? La stragrande maggioranza era privato ed è privato: nell’occidente, come in Italia. Quindi l’origine di quella crisi, che è strutturale, cioè appartiene proprio al modo di essere e vivere ( e morire) delle società capitalistiche, non potranno mai – soprattutto se aiutati e rifinanziati con fondi pubblici – essere la soluzione della “crisi”, ma semplicemente prolungarla e riproporla in altra forma. Infatti la questione è della economia, anche intesa come sviluppo e ricerca e benessere, e fornitura di beni e servizi, che siano all’interno di un piano (nel nostro caso nazionale, ma anche europeo se si volesse) dove le decisioni e la guida della programmazione sia pubblica e non il “libero mercato” che promuova altro cannibalismo. Questa è la risposta che Mattarella non mette sul piatto. Perché l’Europa non ha preso (né oggi, né ieri con Prodi o con Draghi) mai in considerazione questa scelta, bensì si affida al ruolo del libero mercato.
Il lavoro e il welfare (lo stato sociale). C’è crisi di posti di lavoro? E’ presto risolvibile. Si adotti una legge unica che introduce a parità di salario, la metà delle ore per giornata di lavoro. Semplicemente si sarebbe il quasi raddoppio dei posti di lavoro disponibili. Pure in presenza di digitalizzazione, di automazione, e di terziarizzazione. Il welfare? Sarebbe ridotto – con tutte le spese che prevede – a poco più che un sostegno residuale e non a una necessità quasi primaria perché non si sa più da che parte iniziare per mettere insieme la coesistenza di azioni di artigianato, di piccolo commercio, dell’agricoltura con la non produttività per addetto se questi vengono visti come un costo e non una risorsa. Il cambio di parametro sul salario e le ore lavorate restituisce maggiore autonomia e consente al mercato interno (ma lo sarebbe anche a livello europeo) di avere maggior liquidità e possibilità di spesa da parte di ognuno. Che alla fine, per chi ha seguito le spiegazioni e i grandi investimenti proposti a livello mondiale, è quanto la Cina comunista sta proponendo con la “Via della Seta” ai vari contesti e nazioni e stati.
Se sono valide queste argomentazioni, resta da dire che c’è del marcio nella riproposizione del Presidente della Repubblica, così come nelle conseguenti valutazioni che seguiranno da parte del salvatore della patria nelle prossime ore. Mentre sono chiari i mandanti economico-finanziari che si sono esposti e che sono per questo ben rappresentati da Renzi come da Berlusconi e da Toti. Solo per dire i più loquaci. Ma altri seguiranno. Quando il padrone chiama (non in senso spregiativo, proprio nel senso dell’appartenenza a quella razza: quella padrona/predona)anche chi è in ombra emerge. Lampante a questo proposito il ruggito lanciato da Emilio Carelli, del M5S, della Confindustria da sempre, che ora ravvisa la necessità di mettersi a disposizione di un centro moderato a servizio del Paese.
Allora a noi comunisti, che non abbiamo forza muscolare da mostrare, che abbiamo, per ora, la forza della ragione, la chiarezza dell’analisi e la determinazione a perseguire gli obbiettivi di giustizia sociale e uguaglianza, è evidente che un governo come quello che si prospetta non può essere considerato nostro amico né equidistante. Certo una schifezza totale sarebbe un governo con la destra fascista. Noi continuiamo confidando nella crescita della nostra forza magari pure misurandoci con le urne.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.