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Intervista a Fernando Alba: “seguo il sentimento del brano e non la moda”
06/12/2020Questo articolo è stato letto 1462 volte!
A novembre Fernando Alba torna sulla scena musicale con un nuovo singolo, “Abbiamo Contagiato il mondo”. Fernando Alba è un artista senza peli sulla lingua che mira dritto al cuore della gente. Noi lo abbiamo intervistato e il cantautore si è raccontato senza filtri svelando i segreti della sua musica.
Il 10 novembre è uscito Abbiamo contagiato il mondo, singolo che parla della forza del sentimento, raccontaci la genesi del brano.
“Abbiamo contagiato il mondo” nasce dall’esigenza di raccontare una storia che abbraccia questo momento storico, senza parlare di Contagio da Covid-19. Ho voluto raccontare l’amore che nasce fra due persone appena conosciute che si ritrovano a combattere una dura malattia che non è il Corona Virus. E’ proprio attraverso i due protagonisti della canzone, grazie alla loro storia che vien fuori l’importanza dell’amore nella nostra vita, come forza e nutrimento dell’anima e coraggio per affrontare e superare le difficoltà. E’ una canzone emotivamente forte, dal testo a tratti commovente, non è autobiografica, ma racconta una storia vera. Ho voluto arrangiarla con un coro gospel cantato con le grandi voci di Noemi Smorra, Tarsia e Valentina Naselli, dando anche un’atmosfera natalizia alla parte musicale. E’ una canzone che contiene messaggi d’amore, di solidarietà, di riflessione.
Il brano ha sonorità indie/blues con un tocco anni ’80 senza trascurare il rock, da dove nasce la voglia di fondere più generi musicali insieme? Qual’è il genere musicale nel quale ti trovi più a tuo agio?
In realtà non si tratta di avere più o meno voglia di fondere genere musicali, ma si tratta di esigenze. Ogni canzone, in teoria, ha le sue esigenze. Io cerco di seguire il sentimento del brano più che la moda. Purtroppo non scrivo canzoni a tavolino, come si dice in gergo. Io vivo di momenti, di sensazioni, di ispirazioni. Quando scrivo, un testo e la musica lo faccio contemporaneamente e poi quel che vien fuori mi tengo. Ovviamente “tutto” si può adattare a “tutto”, ma io non sono del parere che i Cantautori debbano per forza seguire uno specifico genere, o le mode del momento. Il Cantautore “Vero” come lo era ad esempio Rino Gaetano, aveva un suo stile, un suo linguaggio, un suo genere che ancora oggi fa storia. Anche Lucio Dalla, Lucio Battisti, ognuno aveva il suo universo musicale. Credo che il Cantautore debba sentirsi libero di scrivere, al di fuori dei generi, della moda, dei soldi. Poi se il brano bisogna farlo rock, pop, o reggaeton, è una cosa che si vedrà dopo. Io sono prevalentemente un rocckettaro. Scrivo pop cantautorale italiano, ho una mia personale poetica, molto lontana per certi versi da molti miei colleghi vecchi e nuovi. Sono felice della mia storia musicale, delle mie precedenti canzoni, del mio percorso artistico. Ho scelto di arrangiare questo brano in stile blues perché era già nato così. Ho aggiunto i cori Gospel perché il ritornello canta al Plurale ed era giusto farsi supportare da tre splendide voci.
Per i cori gospel del singolo hai scelto Noemi Smorra, Tarsia e Valentina Naselli, come nasce questa collaborazione tra voi? Perché hai scelto proprio le loro voci?
Tarsia e Noemi sono delle Cantautrici che fanno parte della Maqueta Records. Con Noemi Smorra lavoriamo insieme da un bel po’, ho prodotto un suo Ep e diversi singoli. Con Tarsia dallo scorso anno. Anche per Lei ho prodotto diversi singoli e in questo 2021 faremo anche un album. Invece con Valentina Naselli ci conosciamo da un po’ di tempo, ma abbiamo appena iniziato a collaborare. La scelta delle loro voci è nata per un piacere reciproco. Alle ragazze, il brano piaceva molto ed l’idea di fare un coro Gospel ci sembrava fica. Dopo averlo registrato ci siamo accorti che funzionava bene.
Questo è un periodo molto particolare per la musica e per tutti coloro che lavorano con essa. Come stai vivendo questo momento in qualità di cantautore?
Le difficoltà nel settore musicale ci sono da sempre e sono sempre state tante, anche prima del Covid-19. Questa pandemia le ha solo fatte venire a galla. Ha messo in luce l’esistenza della precarietà delle varie maestranze e non solo. Ci sono tasselli che molti di noi compongono sperando di costruire qualcosa di stabile e concreto, come poteva esserlo fino a vent’anni fa una carriera, che oggi ormai si è ridotta a semplici ed occasionali giornate di lavoro. La carriera quella che nell’immaginario collettivo significava il raggiungimento di traguardi, premi e riconoscimenti, probabilmente non esisterà più. Gli artisti sono sempre più stagionali, perché la fatica per emergere è molta, perché si spende troppo in produzione e promozione e non ci sono rientri concreti a tal punto da poter pensare ad una carriera. Purtroppo può capitare che noi artisti siamo al servizio di chi ci illude, altre volte al servizio di chi li sfrutta. Del mio lavoro mi manca la parte pratica, ovvero quella di andare a fare i concerti, fare le prove e tutto quello che gira intorno all’organizzazione di un tour. In questo periodo ho approfittato del lockdown per raccogliere le idee e lavorare su progetti futuri sperando che il futuro musicale sia migliore di quello che ci siamo lasciati alle spalle.
Sei un artista che sperimenta molto, secondo te oggi nel mondo della discografia c’è troppa sperimentazione o troppo poca?
Fortunatamente lavoro con tanti artisti, sia come autore che come producer. Da infinite collaborazioni nascono infinite sperimentazioni. Mi chiedono produzioni sempre molto diverse per natura e genere, diverse anche da quelle che solitamente sono dedito a fare. Conoscere il linguaggio di altri generi musicali non significa per forza saperli fare tutti e doverli fare tutti. Io ho una mia zona confort, ma capita di andare “outside”. Oggi non c’è, né poca, né troppa
sperimentazione. Credo che ci sia stato sempre un po’ di “tutto”, solo che una volta la musica stava solo nei negozi e per ascoltarla, capirla, studiarla, la dovevi comprare. Adesso basta andare su uno dei tanti motori di ricerca ed il “tutto” è alla portata di tutti.
Fernando Alba ti sei occupato anche di colonne sonore, com’è il tuo approccio lavorativo quando componi per te stesso e quando scrivi canzoni o opere musicali destinate ad essere una colonna sonora?
L’approccio è ovviamente diverso. Quando scrivi per te stesso fai quel che ti detta il cuore. Quando lavori per una colonna sonora scrivi qualcosa che principalmente sia funzionale al film ed in linea con quello che ti è stato richiesto o suggerito dal regista o dalla produzione. Non ci sono regole ovviamente, si è anche liberi di proporre qualcosa che vada in un’altra direzione completamente diversa da quella richiesta, ma credimi, difficilmente si riesce a far cambiare
idea ad un regista dalle idee chiare, anche se sei un “Premio Oscar”.
Hai in cantiere l’uscita di un album?
Si tratta del mio terzo album, la possiamo anche definire la terza parte del mio percorso di vita professionale. Sarà la conclusione di un discorso che ho aperto con la mia prima canzone “la bicicletta” e che chiudo con “punto e a capo” nella mia carriera artistica. A capo perché Il terzo album è anche quello più importante nella vita di ogni artista, perché si definiscono i caratteri poetici, stilistici e se vogliamo anche quelli commerciali. Il tempo della ricerca e sperimentazione estrema continuerà, ma non come è stato fino ad oggi. Credo di essere abbastanza maturo per poter chiudere questa trilogia senza nessuna tipologia di rimpianto o rimorso. Sono felice dei risultati ottenuti fino ad oggi, anche grazie alle tante persone che hanno creduto in me, aiutandomi canzone dopo canzone, album dopo album, a crescere a sorridere a vivere di musica. Spero che questo terzo album non sia l’ultimo in carriera, ma semplicemente terza stagione di una storia a lieto fine.
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Laureata in Informazione, Editoria e Giornalismo e in DAMS. Attualmente collabora con Bellacanzone.it, Roma Tre Radio, emittente ufficiale dell’ateneo Roma Tre dove ricopre diversi ruoli: speaker, regista e redattrice.
Grande appassionata di musica e televisione. Studia canto da 8 anni e ascolta musica di tutti i generi perché per lei non ha confini.
È stata inviata al Festival di Sanremo nel 2018, 2019 e 2020.