“La nota di Simone Lupi consigliere regionale del Partito democratico, dopo l’incontro che ieri sera, con…
Marino. Il Re è nudo. Beppe Grillo ha messo giù le carte. Da un ragionamento, siamo a quasi un appello da Essere Marino. (a fine articolo le dichiarazioni di Grillo riprese dall’Ansa)
16/08/2020Questo articolo è stato letto 6662 volte!
Dopo le dichiarazioni pubbliche di Beppe Grillo, prima della consultazione sulla piattaforma Rousseau, quindi prima di conoscerne l’esito, Essere Marino, ha prodotto queste riflessioni.
Ora se non tutti, almeno una terza opzione del M5S (dentro e fuori) può svolgere un ruolo importante per la trasformazione della società. Con la solita dose di ambiguità, Beppe Grillo, parla in parte al passato e in parte al presente per quanto attiene le scelte politiche che riguardano il M5S. Parla di un sogno che aveva – nella sua ultima uscita pubblica – e che in parte si è realizzato col M5S al governo. Poi ricostruisce, dal suo punto di vista, le vicende del M5S e la scelta digitale infrastrutturale per l’Italia.
Una Italia che, secondo quanto dice il guru, sarà per magia fuori da tutti i suoi guai se imboccherà la strada del digitale all’interno della competizione internazionale, ovviamente col linguaggio che viene utilizzato per intendere all’interno del mondo capitalistico occidentale. Ed ecco dove andava a parare il progetto di decenni guidati dai fasci di luce: 1. Né destra né sinistra basta ideologie; 2. L’intelligenza è nella rete. Cioè ora, proprio ora che il grande disegno di Grillo e del M5S è fallito (Il M5S come grande contenitore di tutto che avrebbe ricevuto almeno il 51% dei consensi elettorali), tira fuori le opzioni che erano state sempre lì sullo sfondo: l’unica ideologia, dicendo il no alle ideologie, che aveva già scelto Grillo e il M5S, è quella capitalistica occidentale. Così come, dei proclami contro la lotta alla disoccupazione – con la carta del reddito di cittadinanza che è welfare e non occupazione – e di altre scelte programmatiche, ciò che resta davvero, come evidentemente studiato e concordato con Casaleggio, è la scelta di infrastrutturazione digitale. Insomma se le grandi forze politiche di ieri – molte – avevano amici che al dunque chiedevano il conto in termini di politica economica energetica (petrolio o altro), oppure altri chiedevano conto con scelte di politiche per l’espansione immobiliare, o altri ancora chiedevano sanità privata o politiche finanziarie e bancarie, Grillo e il M5S pagano dazio mettendo in campo l’Italia digitale. Piccolo approfondimento: c’è bisogno di una Italia digitale, anche col 5G (vediamo quando sarà se M5S opterà per i cinesi o gli americani… intanto che il Governo composto anche dal M5S riceve soldi dagli operatori del 5G mentre gli amministratori dei comuni fanno finta di essere contrari a tale tecnologia. Una Italia digitale e senza il 5G sarà dura immaginarsela)? Si di una Italia che sia digitale c’è bisogno. Incluse le implicazioni circa l’organizzazione del lavoro. Incluso il modo differente di vivere, e quindi combattere, lo sfruttamento dei lavoratori (ma questo non è argomento preminente per il M5S, almeno nell’ultima uscita di Beppe Grillo). Ma questa Italia digitale, che secondo Grillo attua l’intelligenza della rete e quindi offre una democrazia diffusa da attuare all’istante, idealizza (ma ripeto nella ambiguità di passato e presente nel linguaggio) la possibilità di decidere senza avere necessità per il M5S – ma si sottende valga per tutti – di possedere sedi o denari riposti. E si sottolinea che questo è possibile perché il M5S è giunto fin qui in questo modo. E qui, si conchiude la grande bugia. Perché se è vero il meccanismo che abbiamo conosciuto dell’uso della rete e del non-partito, è anche vero che un tesoro iniziale è stato investito. Magari non sono stati i 20 miliardi dati a Silvio Berlusconi grazie alla appartenenza alla P2 per fondare Forza Italia, assorbendo molta parte del PSI, ma non tutta. Ma la partenza del M5S ha potuto contare su due colossi che altre forze politiche in questi anni non hanno avuto possibilità di avvalersene: da un lato una società (poi ufficialmente associazione) tecnologico-informatica operante sul web; dall’altro un bene ancor maggiore che è la fascinazione del mestiere di Beppe Grillo (ricordate le piazze del vaffa day?) che, in quanto tesoretto accumulato professionalmente, ha messo a disposizione del progetto M5S, in cambio di poco: garante e padrone assoluto per molto tempo e, praticamente, ancora oggi, sulle cose fondamentali. Ecco allora che Grillo stesso, proprio in virtù del fallimento del grande disegno (sostituzione di tutta la politica), e in virtù di quello che possiamo definire piano B, ossia la direttrice che era da perseguire e che ora va giocata allo scoperto, (opzione ideologica capitalistica) giudica e, di fatto, indica, come secondario se si faranno accordi col PD o meno, se durerà il Governo o meno, se muterà il modo di essere – a cominciare dalle regole tutte con ribaltamento possibile – del M5S, se la Raggi sarà ricandidata o meno e così via. Il fortissimo richiamo all’Italia digitale, è proprio la conferma al via libera per rendere evanescente il M5S. E, poiché non è scelta che viene compiuta per un grande successo (51% dei consensi mai ottenuti) del M5S, ma per la ragione opposta (dissanguamento continuo e nessuna ripresa all’orizzonte), Grillo lascia intendere che proprio perché lui – ma non si sa il pensiero degli altri – non vuole il M5S come partito lancia tutte le fiches sul tavolo per puntare solo ed unicamente sull’Italia digitale. Bene, l’altro contraente dell’origine è soddisfatto. Ma le migliaia di attivisti (i famosi portavoce, sia quelli che sono rimasti a prendersi schiaffi e sconfitte, sia quelli che hanno abbandonato, per totale disaccordo o per opportunismo) che si sono spesi sui territori ora cosa dovrebbero fare? Beppe Grillo non ha dubbi: un passo indietro e a casa alla tastiera. Chi gli darà retta in questo? Nel senso che, il famoso M5S con tre anime (almeno) come vorranno rispondere? Stante il fatto che se non ci sarà – e voci invece ce ne sono – un appello a farsi partito, il quesito alla fine non riguarderà né la cosiddetta area centrista/governativa (sia nazionale che locale) perché gioco-forza tenderà ad acconciarsi all’uopo per “senso di responsabilità”: amen. Tanto meno varrà per la cosiddetta area di destra, perché sarà pienamente soddisfatta della indicazione del progresso sviluppista insito nella chiamata alla competizione dell’Italia nei mercati internazionali, e che digitale sia: amen. Un po’ differente è quella che riguarda i portavoce, dai parlamentari all’ultimo consigliere comunale eletto che si richiamano alla sinistra.
Infatti costoro – anche di fronte alla fuga del consenso, con molti che gridano “traditori non vi voteremo mai più” — saranno davvero dilaniati, non tanto e non solo dalla scelta politica da mettere in campo (creare mini forze, mini liste, senza marchio M5S ma con contenuti simili cercando di non coalizzarsi con forze politiche) quanto dalla necessità, se non ci si è anestetizzati nel frattempo, di vedere risvegliati valori ed ideali storici della sinistra: socialismo, comunismo. E che faranno questi portavoce diffusi nei territori? Avranno il coraggio delle domande vere a cui rendere conto a se stessi con la ragione e la passione? Ad esempio, la facile scorciatoia – visto il lungo attraversamento del deserto a cui assistiamo nel mondo occidentale – di “considerare come ineluttabile” la presenza del campo capitalistico-occidentale e come persa l’opzione socialismo/comunismo, la sapranno affrontare davvero? Per continuare nell’esempio, sapranno distinguere tra sconfitta del campo socialista e comunista (che c’è stata in modo cocente, in Italia e in Europa e nel mondo), e fallimento (mai avvenuto) dell’idea socialista e comunista? O, ancora, saranno in grado di interrogare il proprio percorso condotto fin qui, distinguendolo – per le scelte prossime future – da un lato, senza alcuna abiura, come esperienza che altre persone, altri compagni/e, possono aver condotto in modo differente senza accedere al M5S e per questo senza aver tradito o disatteso gli stessi fondamentali del M5S dell’origine? Dall’altro lato, saranno in grado di non vivere le scelte politiche attuali solo ed unicamente collegate alla possibilità di vittoria del consenso, e viverla invece come idea permanente (di valori e di parti fondamentali di programma) a disposizione di una comunità, ovvero di una coalizione, o ancora di un partito? Cosa abbia voluto scatenare Beppe Grillo, alla fine o lo dice lui o si può solo leggere. Noi, basandoci su alcuni dati di fatto, una parte di dibattito, verosimile (come ad esempio quello proveniente dalle pagine del Fatto Quotidiano), e qualche esperienza maturata nelle cose della politica e segnatamente nella parte della sinistra storica, ne abbiamo tratto le considerazioni che avete letto. Che, sinceramente, le mettiamo a disposizione non di dispute, né di ritorsioni o ritrosie, semmai di pizzico di lievito a disposizione di farina e acqua per fare buoni prodotti che occorrono oggi. La dispensa da utilizzare per i prodotti – purchè buoni – può provenire sia dall’area tradizionale dei partiti e delle forze socialiste e comuniste, sia da chi dentro o fuori il M5S ha fatto fin qui un altro percorso. Se possono essere condivisi, con quest’area, molti se non tutti i programmi nazionali e/o locali l’unico ostacolo è ideologico: quindi o chi si professa socialista, comunista, di sinistra nelle idee e poi si appiattisce – in qualunque modo – sull’andazzo alla Beppe Grillo ed è mani e piedi nella scelta ideologica capitalistico-occidentale, oppure è il contrario e dovrà – con qualunque forma – aderire all’idea di trasformazione della società.
(ANSA) Torna Grillo, sogno M5s era un movimento senza sedi né tesori. Post sul blog, ‘Dite al treno che io passo una sola volta’. “E’ parecchio tempo che sono in disparte perché si dicono un sacco di cose su cui preferisco non essere immischiato. Ma ci terrei a dire che io ho fatto parte di un sogno che si è realizzato del M5s che oggi governa, partendo da un’idea di rete e di un movimento senza sedi, senza tesori, senza soldi partendo proprio dall’idea che la rete è l’intelligenza condivisa”. Così Beppe Grillo sul suo blog in un post dal titolo :“Dite al treno che io passo una sola volta”. Un post per lanciare la sua idea di infrastrutturazione digitale dell’Italia ma in cui non manca di fare un cenno anche alle dinamiche interne del M5s dopo le indiscrezioni su una riunione dei 5 Stelle in cui si sarebbe tornati ad invocare la costituzione di un partito M5s. “Partivamo proprio dall’idea che la rete è l’intelligenza condivisa e la politica condivisa e che la società del futuro sarà condivisa con la rete: attraverso quello passerà qualsiasi cosa. Noi invece ci perdiamo in discorsi completamente inutili, vuoti e senza senso” premette Grillo che ricorda: “adesso, solo adesso, abbiamo l’opportunità di fare scelte coraggiose, sostenendo lo sviluppo digitale dell’Italia con una visione industriale e di lungo periodo. Infrastrutture e competenze digitali, infatti, sono un elemento imprescindibile per rendere il nostro Paese competitivo sui mercati internazionali e generatore di sviluppo. Lo sviluppo digitale dipende adesso da noi: è il momento giusto per fare un piano industriale, non un piano finanziario”.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.