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Lingotti marinesi Lettera aperta di Maurizio Aversa, già amministratore e guida dell’opposizione comunista nel comune di Marino.
09/08/2020Questo articolo è stato letto 4112 volte!
Tra tanti drammi e tragedie, che non è che possiamo far finta non ci siano più d’incanto solo perché è piena estate, e per parecchi è pieno riposo vacanziero, questo duemilaventi ha regalato a Marino la curiosa vicenda dei lingotti d’oro, del tesoretto ritrovato. Bene cominciamo con l’essere meno superficiali – caro primo cittadino – meno teatrali e maggiormente aderenti alle cose concrete. Come ormai accertato, viste le informazioni giornalistiche raccolte e vista la chiara, puntuale, esposizione del nostro concittadino Giulio Santarelli, già parlamentare, già viceministro, già presidente di Regione, già sindaco di Marino, mettiamo in fila i dati certi. Primo, l’annunciato tesoretto è poco più che un qualsiasi stanziamento di Giunta regionale verso una qualsiasi iniziativa locale da deliberare coi poteri del Consiglio (siano essi venti o trenta o quaranta mila euro l’ammontare economico eventualmente monetizzato). Secondo, non c’è stato alcun ritrovamento di cose nascoste o scomparse: semmai disattenzioni, colpevoli sciatterie e comunque nessun dolo (almeno non si ravvisa intenzionalità alcuna). Questo perché dalla custodia, attivata dall’allora segretario comunale che eseguiva una direttiva politico-amministrativa precisa. Quindi passiamo al contenuto della vicenda che sta dietro i lingottini/piastrine alias spille o pendenti che hanno impressi i nominativi di calciatori, staff, allenatore e c. e che erano destinati a omaggiare la Nazionale di calcio di Italia 90. Omaggiarla perché, e qui c’è l’aggancio “storico”, valoriale, la carovana calcistica con i responsabili politici ed organizzativi in testa, decisero di eleggere Marino, il suo stadio, il suo clima, una delle sue strutture alberghiere migliori come sede degli allenamenti. Ci furono in quel periodo frotte di giornalisti a “caccia di amici e conoscenti marinesi” per vedere in che modo poter intercedere per vie oblique e saltare i rigidi protocolli di riservatezza e tranquillità in cui doveva essere salvaguardata la Nazionale. Questo per dire che l’interesse, che finì naturalmente sui media, attirò attenzione ancora maggiore rispetto alla notorietà che la nostra città del vino, che la città della sagra aveva già in molta parte del mondo. Per questo il mix di “occasione in chiave di richiamo e divulgazione” e la riconoscenza per uno sport ed i suoi protagonisti così amati nel nostro Paese, potevano e possono ben giustificare quella scelta: insieme “carpe diem” ma anche lungimirante e d’affetto. C’è da dire, come è stato pure ricordato tra i molti commenti che appaiono in questi giorni sui social a cura di cittadini di Marino, che purtroppo l’insieme della vicenda Italia 90 a livello nazionale per un verso, e a livello locale per un altro (con il dramma passato da molti lavoratori e piccole ditte che hanno subito il torto di non vedere rispettati i loro diritti contrattuali). Ora, con una iniziativa coerente e coraggiosa, visto lo sbrodolamento inutile dell’attuale primo cittadino, Giulio Santarelli, ripropone, circa il falso problema di monetizzare quattro spicci, di non disperdere un bene immateriale insito in ogni conio conservato in cassetta di sicurezza, e di valorizzarlo al meglio. Ne propone un modo. Parzialmente non lo condivido e dirò perché e cosa fare in alternativa, ma, soprattutto, mette il sindaco e la Giunta e il Consiglio comunale di fronte alle proprie responsabilità non di gestori ragionieristici ma di rappresentanti amministrativi e politici e quindi sociali e culturali della intera città e comunità di Marino. Sia di quelli che nel 1990 già erano qui, sia di quelli che sono giunti dopo e se non ben rappresentati e ben coinvolti non comprenderebbero né una o altra, oppure diversa scelta circa questa vicenda. Personalmente ritengo, proprio perché sono stato poco prima amministratore e responsabile politico e amministrativo (sia governando che essendo all’opposizione) di non gettare al vento quella intuizione e di recuperarla. Il modo? Credo che – dispiaciuti della scomparsa di Azeglio Vicini, e quindi al di là delle ricostruzioni o degli ostacoli allora frapposti alle positive intenzionalità del Comune di Marino – la compagine a cui erano destinati i rettangolini d’oro, debba essere richiamata e riconsegnati a loro. Poi, se calciatori e staff volessero ricevere l’omaggio ma lasciarlo comunque a disposizione della città allora potrebbe essere compiuta anche quell’azione proposta da Santarelli. Sicuramente, quella che mi sento di fare con forza – anche a mò di appello nonostante le divisioni – rivolto al Sindaco, all’Assessore allo sport e cultura, alla Giunta e al Consiglio comunale, è proprio quello di non abdicare dal ruolo di scegliere – le cose suggerite qui e da Santarelli o da altri se verranno, oppure no – ma di non limitarsi ad un falso populismo del “decidono i cittadini” per assistere alla fine alla goliardia di 150 persone che interpretando legittime opinioni non possono rappresentare alcunchè. Quindi siete voi che dovete, dovete, dovete, analizzare, esprimere una opinione di merito, assumere sulle vostre spalle questa che è una non grave e comunque piccola scelta. Ma che è davvero paradigmatica di cosa deve fare un amministratore, un eletto dai cittadini. Perché, pensare o dire che “non sia nel programma” e non si sappia che pesci pigliare è la morte della cultura istituzionale e della vita democratica di qualsiasi comunità. Aspettando novità concrete. Maurizio Aversa
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.