L’attualità del socialismo e la prospettiva del comunismo. Quadro politico tra realtà e prospettive. Il…
Roma. Coronavirus. PCI Lazio approva un documento politico utile per l’emergenza e soprattutto per cambiare la sanità. Tornare alla sanità universale e gratuita. Utilizzare tutte le strutture cessate. Tutelare la salute degli operatori in prima fila.
23/03/2020Questo articolo è stato letto 6283 volte!
Il Partito Comunista Italiano del Lazio, pur non potendo svolgere una discussione assembleare, con l’utilizzo degli strumenti telematici, ha prodotto un confronto da cui è scaturito un documento, ora approvato sulla vicenda Coronavirus. Ma, a partire da questo, i comunisti non si sono limitati ad affrontare l’emergenza, pure drammatica e con la quale misurarsi, anzi sono stati in grado di pensare al “dopo emergenza”. E’ infatti opinione basilare che da questa vicenda se ne può uscire in due modi: o riconfermando, dopo, tutto ciò che era prima e che ci ha condotto fin qui; oppure, come sostiene il PCI, rivoltare le linee politiche, mettere in primo piano non gli interessi ma la salute dei cittadini, salvaguardare i lavoratori e non i guadagni delle produzioni. Il Governo, assume schizofrenicamente provvedimenti che, spesso, contraddicono quanto fatto solo pochi giorni o poche ore prima. Non solleviamo questo per polemica politica spicciola, ma solo per evidenziare che se non c’è un disegno di un nuovo ordine delle cose, non si può avere linearità e trasparenza. I comunisti del Lazio, questo hanno scelto: di indicare un indirizzo generale per il dopo Coronavirus. E’ così che si potrà evitare il ripetersi di situazioni analoghe. Confidiamo che i lavoratori, i cittadini, gli utilizzatori della rete, non accettino semplicemente il batti e ribatti quotidiano di teatranti al quale, appunto, noi non vogliamo partecipare. Invece, confidiamo proprio che tutti quelli a cui ci appelliamo lavoratori, cittadini, utilizzatori di internet, assumano la scelta di approfondire il nostro documento di analisi e proposta. Il fine? Quello dichiarato di verificare se ci sia consonanza, condivisione, e quindi sostegno alle proposte comuniste. Se fossimo in agibilità democratica “normale” faremmo questo convocando migliaia di assemblee nel Paese. Tutti sappiamo che non è possibile. Cerchiamo allora, noi di adempiere ad un compito morale, sociale, politico e di classe che ci siamo dati; a tutti voi chiediamo di verificare se ciò che state sperimentando sulla vostra pelle ha a che fare con problemi e soluzioni che i comunisti mettono a disposizione. Chi si ritroverà nei contenuti qui proposti, sappiamo troverà la forza per non abbandonarsi allo sconforto e, invece, riattivare l’antico motto, tutt’ora valido, che l’unione fa la forza, e che lo sfruttamento di pochi contro molti non va più accettato, né permesso.
(Su incarico del segretario regionale, Oreste della Posta, il compagno Angelo Dionisi, medico, già Senatore della Repubblica ha redatto la prima bozza del documento di analisi ed indirizzo politico del PCI Lazio; così come la compagna Sonia Pecorilli, assessore a Sermoneta e rappresentante sindacale nella sanità ha prodotto la prima stesura del documento sulla tutela della salute dei lavoratori della sanità allegato al documento politico. Ancor più pregnante ora, che in questi giorni vede a Livorno, due operaie della sanità licenziate per essersi ribellate a non avere protezioni individuali.).
PCI LAZIO. Documento di analisi ed indirizzo sulla politica sanitaria
I Comunisti del PCI Lazio vogliono innanzitutto esprimere vicinanza e cordoglio a tutte le famiglie colpite da lutti e sofferenze per la perdita dei loro cari a causa della pandemia da coronavirus che sta interessando drammaticamente il nostro Paese più che altri nel mondo. Questa maledetta pandemia, provocata da un virus (il coronavirus) finora sconosciuto che trasformandosi sarebbe passato da alcuni animali mammiferi all’uomo, si caratterizza per la sua drammatica espansione e per il suo enorme carico di morte per malattia polmonare, di sofferenza umana, di povertà economica e di relazioni, di turbamento diffuso, di paura. Il PCI del Lazio è consapevole che dopo questa pandemia nulla sarà come prima. Essa infatti sta già cambiando profondamente la nostra vita. Essa è destinata a mutare le abitudini, le culture, la gerarchia di valori, i comportamenti, gli affetti,le relazioni tra gli individui e tra le classi, le stesse relazioni tra gli stati e gli assetti istituzionali. I comunisti non vogliono aggiungere o diffondere ulteriori nozioni di natura tecnica oltre a quelle ampiamente e forse eccessivamente divulgate dagli organi di informazione ufficiali e dai social. Infatti, solo al fine di evidenziare come la prima linea della guerra contro la pandemia in atto è combattuta dal settore socio-sanitario, scegliamo di accompagnare la forte analisi dello stato attuale esposta in questo documento, da una nota che rappresenta la modalità non prevista e non attuata nei fatti da chi governa la sanità, mettendo a rischio salute e vite dei lavoratori proprio della sanità. Essi sono interessati soprattutto ad offrire ai cittadini ed ai lavoratori elementi di riflessione utili per la ricostruzione di una coscienza di classe che sia fondamento per la riconquista dell’egemonia culturale che permetta di comprendere e contrastare la natura dei processi sociali ed economici in atto e legittimare il ruolo di trasformazione delle classi popolari. Per questo essi vogliono indagare, senza pregiudizi di carattere ideologico, e stimolare una riflessione di massa sugli eventi che si sono verificati e che si stanno ancora sviluppando e sui fattori di crisi che si sono manifestati in relazione alla gestione della pandemia.
Il PCI:
• Pur rifiutando ogni ipotesi di deriva tecnocratica e riaffermando la difesa ad oltranza delle prerogative del Parlamento democraticamente eletto, auspica che le decisioni finora assunte e le prescrizioni che saranno in seguito imposte siano supportate dal parere degli epidemiologi, dei virologi e degli infettivologici e ritiene che le scarse conoscenze delle caratteristiche di un virus di nuova insorgenza e la imprevedibilità del suo comportamento non possano giustificare la contraddittorietà delle disposizioni emanate dal Governo e dalle autorità locali caratterizzate dall’alternarsi di allarmismi e rassicurazioni.
• Giudica indecoroso il perenne scontro tra i diversi livelli istituzionali dello Stato centrale e dei Governi Regionali ed il balletto di decisioni e prescrizioni annunciate e continuamente modificate più per motivazioni di carattere propagandistico ed elettoralistico dei vari inappropriati protagonisti che suggeriti da diversi espliciti e manifesti pareri scientifici necessariamente non univoci.
• A tal proposito i Comunisti del Lazio esprimono profonda preoccupazione per la debolezza dimostrata dalle nostre Istituzioni come conseguenza delle malaugurate riforme Costituzionali che, modificando il capitolo V, hanno delegato ai governi Regionali la Gestione del Sistema Sanitario. I comunisti preannunciano una ferma opposizione alla richiesta dell’autonomia differenziata da parte di alcune Regioni che porterà alla rottura dell’Unità nazionale ed a maggiore contrapposizione dei poteri.
• Giudica moralmente inqualificabili tutti coloro che hanno caldeggiato misure di prevenzione più blande mettendo nel conto migliaia se non centinaia di migliaia o addirittura milioni di morti di essere umani non solo anziani o fragili.
• ritiene che a tutto il personale sanitario del nostro Paese vada un grande riconoscimento non soltanto per l’impegno profuso generosamente nel contrastare una pandemia che mette a rischio la loro stessa salute ma per come da anni suppliscono con grande sacrificio e professionalità alle carenze del Sistema Sanitario impoverito negli ultimi decenni dalle politiche neoliberiste. Gli apprezzamenti non siano soltanto contingenti e di maniera ma siano l’avvio di una campagna culturale che rafforzi il rapporto di fiducia dei cittadini con tutti gli operatori che scontano troppo spesso le carenze e la disorganizzazione dei servizi.
La drammatica pandemia che si è abbattuta in poco tempo sul nostro Paese ha messo in evidenza le profonde carenze del nostro Sistema Sanitario anche in quelle Regioni dove sono state troppo a lungo coperte dalla retorica propagandistica. Si è dimostrata una Fake quella che voleva la Sanità Lombarda come tra i più efficienti sistemi del mondo capitalistico. La controriforma sanitaria del 1992 (legge 502 e seguenti) che, in periodo di crisi dei Partiti Popolari e soprattutto della cancellazione del P.C.I.e di forte egemonia neoliberista segnata dall’affermazione del berlusconismo, ha cancellato la riforma Sanitaria del 1978 (la famosa 833), ha portato alla aziendalizzazione del Sistema Sanitario piegato alla logica del mercato e del profitto, alla sua privatizzazione, alla cancellazione di 70000 (dicesi settantamila) Posti letto Ospedalieri, alla chiusura di numerosi ospedali, all’abbandono di ogni logica di programmazione e di adeguato finanziamento. In Italia 3,4 Posti Letto per 1000 abitanti, in Francia 7 per 1000 abitanti ed in Germania 8 per 1000 abitanti. Eccola la eccellenza lombarda: 1 posto di rianimazione per 4000 abitanti contro 1 ogni 2 o 3 mila abitanti delle altre regioni. Oggi assistiamo impauriti, allibiti ad uno scenario al quale i più non erano preparati. Per questo,
• Il PCI chiede con forza che la crisi e le difficoltà attuali divengano occasione per correggere le politiche antipopolari che hanno progressivamente tagliato diritti fondamentali dei cittadini e per fare una valutazione realistica dei danni prodotti dal liberismo e dalla controriforma sanitaria del 1992.
• Il PCI denuncia all’opinione pubblica le tragiche conseguenze della chiusura di tanti piccoli Ospedali, della riduzione dei Posti Letto Ospedalieri, del taglio dei servizi sanitari realizzati dai Governi Regionali che si sono susseguiti negli ultimi anni.
• Per questo il PCI chiede che vengano recuperati i valori e l’organizzazione della Riforma Sanitaria 833 del 1978, seppure corretta da elementi di maggiore razionalizzazione, e che si torni al Sistema Sanitario Nazionale gratuito ed universale.
• Il PCI aderisce correttamente alle prescrizioni ed invita tutti i suoi militanti ed i simpatizzanti e tutti i cittadini a tenere comportamenti coerenti con le indicazioni delle istituzioni e soprattutto coerenti con un forte senso civico e di solidarietà che deve essere posto alla base della ricostruzione dell’unità del popolo e della ricomposizione sociale e rileva con rammarico come le forze di Governo abbiano troppo spesso subito l’iniziativa dei partiti della destra e degli imprenditori che nella prima fase hanno invocato provvedimenti minimali anteponendo gli interessi economici ed i loro profitti al valore della salute e della vita.
• Il PCI pur apprezzando il fatto che in questa fase il Governo abbia scelto le ragioni della salute e della vita resistendo ad una vergognosa e forsennata campagna sviluppata da tanti organi di informazione a servizio degli interessi del capitalismo nostrano non può non rilevare la distanza di valori che hanno guidato i provvedimenti di alcune democrazie popolari come La Cina.
• Infine Il PCI, considerando che la pandemia da Coronavirus potrà comportare milioni di persone infettate, di cui circa il 10 % con malattia manifesta con necessità di assistenza in Centri di Rianimazione e di Terapia Intensiva di cui il nostro Sistema Sanitario non disporrebbe, oltre a circa 3,4 % di decessi, chiede che vengano adottati coraggiosamente tutti i provvedimenti capaci di contenere e rallentare la diffusione del virus e che vengano requisite e messe a disposizione della collettività sotto il potere delle istituzioni democratiche tutte la strutture sanitarie private convenzionate e non.
• Da più parti viene ripetuto che questa pandemia è come una guerra. E di guerra si tratta. Per i profondi cambiamenti che produrrà. Siamo consapevoli che come in ogni guerra saranno i più deboli a soffrire ed a soccombere ma soltanto se questi non sapranno cogliere l’opportunità di assumere le redini dello Stato sottraendosi alla suggestione della necessità di Poteri e di uomini forti ed autoritari. E sottraendosi anche al fascino irrazionale di superamento della democrazia a favore degli esperti e dei tecnocrati. Di una nuova classe dirigente c’è necessità ed urgenza che sia espressione degli interessi dei lavoratori e che ridisegni gli assetti di potere e l’architettura delle istituzioni , superando la divisione corporativa della società, ricostruendo l’unità del popolo sulla base della solidarietà e dell’uguaglianza. Si può e si deve uscire da questa drammatica pandemia con più Stato e più Democrazia. Se è vero che la Lombardia e soprattutto Bergamo e Brescia come altre città del Nord piangono il maggior numero di morti è perché milioni di cittadini sono ancora costretti a recarsi nelle fabbriche anche dove non si producono beni e servizi fondamentali. Ancora malattie e morti disuguali e segnate con il marchio di classe. I lavoratori immolati al Profitto ed alla ricchezza di pochi stanno già pagando il prezzo. Quando, con il sacrificio e la solidarietà ed il senso civico e responsabile dei lavoratori sarà vinta questa battaglia dovremo presentare il conto a lor signori e non permetteremo che l’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza democratica.
I comunisti a fianco dei lavoratori sapranno vigilare e contrastare ogni tentativo di involuzione democratica e di riduzione delle libertà democratiche e dei diritti individuali e sociali.
PCI Lazio.Tutela della salute dei lavoratori, emergenza Coronavirus e “dopo emergenza”
PREMESSSA
Questo documento nasce dalla necessità di dare delle risposte concrete a tutti gli operatori sanitari nessuno escluso che in questo momento si trovano ad affrontare la situazione emergenziale dettata dall’epidemia da COVID-19. Preso atto dell’evolversi della situazione epidemiologica, del carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dell’incremento dei casi e dei decessi riscontrati sul territorio nazionale, ritenuta la straordinaria necessita’ e urgenza di emanare ulteriori disposizioni per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, si ritiene necessario adottare misure di potenziamento della rete ospedaliera e di assistenza territoriale. Considerato che l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ il 30 gennaio 2020 ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanita’ pubblica di rilevanza internazionale; è d’obbligo portare a conoscenza dei nostri interlocutori che in tutte le strutture pubbliche ospedaliere ed ambulatori dislocate su tutto il territorio della Regione Lazio scarseggiano i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).
Informare tutti oggi è un nostro dovere.
I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio elettronico. La sottofamiglia Orthocoronavirinae della famiglia Coronaviridae è classificata in quattro generi di coronavirus (CoV): Alpha‑, Beta‑, Delta- e Gammacoronavirus. Il genere del betacoronavirus è ulteriormente separato in cinque sottogeneri (tra i quali il Sarbecovirus). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo ed alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale. Ad oggi, sette Coronavirus hanno dimostrato di essere in grado di infettare l’uomo: Coronavirus umani comuni: HCoV-OC43 e HCoV-HKU1 (Betacoronavirus) e HCoV-229E e HCoV-NL63 (Alphacoronavirus); essi possono causare raffreddori comuni ma anche gravi infezioni del tratto respiratorio inferiore. Altri Coronavirus umani (Betacoronavirus): SARS-CoV, MERS-CoV e 2019-nCoV (ora denominato SARS-CoV‑2). Abbiamo a che fare però con un nuovo Coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo. In particolare quello denominato SARS-CoV‑2 (precedentemente 2019-nCoV), e non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina, a dicembre 2019. Il virus che causa l’attuale epidemia di coronavirus è stato chiamato “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” (SARS-CoV‑2). Lo ha comunicato l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) che si occupa della designazione e della denominazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.). A indicare il nome un gruppo di esperti appositamente incaricati di studiare il nuovo ceppo di coronavirus. Secondo questo pool di scienziati il nuovo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la Sars (SARS-CoVs), da qui il nome scelto di SARS-CoV‑2. La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, precedentemente circolanti solo nel mondo animale, è un fenomeno ampiamente conosciuto (chiamato spill over o salto di specie) e si pensa che possa essere alla base anche dell’origine del nuovo coronavirus (SARS-CoV‑2). Al momento la comunità scientifica sta cercando di identificare la fonte dell’infezione. La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata). I sintomi più comuni sono febbre, stanchezza e tosse secca. Alcuni pazienti possono presentare indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. Questi sintomi sono generalmente lievi e iniziano gradualmente. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. Alcune persone si infettano ma non sviluppano alcun sintomo. Generalmente i sintomi sono lievi, soprattutto nei bambini e nei giovani adulti, e a inizio lento. Circa 1 su 5 persone con COVID-19 si ammala gravemente e presenta difficoltà respiratorie, richiedendo il ricovero in ambiente ospedaliero. Il periodo di incubazione rappresenta il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici. Si stima attualmente che vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni. Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite: la saliva; tossendo; starnutendo; contatti diretti personali; le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi. Le persone anziane e quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita o in trattamento con farmaci immunosoppressori, trapiantati) hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia. Gli operatori sanitari sono esposti ad un elevato rischio di contagio entrando in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che gli operatori sanitari applichino adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie, in particolare. Proprio sulla base di questa ultima affermazione vogliamo che le istituzioni pongano maggiore attenzione sull’argomento sicurezza nei luoghi di lavoro e corretto utilizzo dei DPI secondo il Decreto Legge 81/2008. In questo caso la sicurezza in Ospedale è un valore che non si può trascurare, una variabile strutturale o tecnologica dalla quale non solo dipende la salute ma la stessa incolumità fisica di pazienti e dipendenti. Risulta quindi di fondamentale importanza effettuare una valutazione dei rischi, intesa come l’insieme di tutte quelle operazioni, conoscitive e operative, che devono essere attuate per addivenire ad una stima del rischio d’esposizione ai fattori di pericolo per la sicurezza e la salute del personale in relazione allo svolgimento delle lavorazioni. Tale valutazione è pertanto un’operazione complessa che richiede per ogni ambiente o posto di lavoro considerato una serie d’operazioni, successive e conseguenti tra loro, che dovranno prevedere: identificazione delle sorgenti di rischio presenti nel ciclo lavorativo; individuazione dei conseguenti potenziali rischi d’esposizione; la stima dell’entità dei rischi d’esposizione . Nelle strutture sanitarie coesiste uno scenario completo di rischi convenzionali ed emergenti (fisici, chimici e biologici) difficilmente riscontrabile in altre realtà industriali. Rischi biologici In ambiente ospedaliero il rischio biologico è intrinsecamente correlato con l’attività dell’operatore sanitario e quindi per il diretto contatto con i malati, possibili portatori di patologie infettive, e con i loro liquidi biologici (sangue, saliva, aerosol respiratori, urine, feci, ecc.) anch’essi potenzialmente infetti. In generale il rischio biologico può essere di tipo: Cumulativo (dipende dalla possibilità di venire a contatto con agenti biologici patogeni nel corso delle normali operazioni lavorative, tenendo distinti gli eventi infortunistici) . Infortunistico (è legato ad eventi accidentali). Analizzando il rischio biologico di tipo infortunistico, si può affermare che molte infezioni possono essere contratte in seguito a ferite casuali con aghi e strumenti taglienti contaminati con materiale biologico infetto e/o per contatto di materiale infetto con mucose o pelle non integra, dal rapporto continuativo tra il personale sanitario e i malati, dalla presenza di materiale biologico potenzialmente infetto, dall’uso di strumenti e apparecchi di diagnosi e cura, dall’eventuale inquinamento ambientale dei settori di degenza, ecc. Sono quindi da considerarsi attività potenzialmente a rischio tutte quelle manovre che sono compiute quotidianamente dal personale infermieristico medico e ausiliario che comportano la manipolazione di strumenti, oggetti, materiali eventualmente contaminati. La prevenzione varia in relazione alla tipologia d’infortunio e si attua soprattutto attraverso la sensibilizzazione degli operatori (considerando che il rischio maggiore dipende non dal paziente noto per la patologia infettiva, ma da quello con malattia non accertata) ed in particolare occorre fare riferimento alle norme universali.
Le precauzioni universali prevedono:
Lavaggio delle mani (lavaggio delle mani con acqua e detergente seguito da lavaggio antisettico ogni qual volta si verifichi accidentalmente il contatto con sangue e/o liquidi biologici e dopo la rimozione dei guanti). Uso dei guanti (devono essere sempre indossati quando vi è o vi può essere contatto con sangue e/o liquidi biologici). Uso dei camici e dei grembiuli di protezione (devono essere sempre indossati durante l’esecuzione di procedure che possono produrre l’emissione di goccioline o schizzi di sangue e/o liquidi biologici). Uso di mascherine, occhiali e coprifaccia protettivi (devono essere sempre indossati durante l’esecuzione di procedure che possono provocare l’esposizione della mucosa orale, nasale e congiuntivale a goccioline o schizzi di sangue e/o liquidi biologici e emissione di frammenti di tessuto). Campioni biologici (vanno collocati e trasportati in contenitori appositi che impediscano eventuali perdite o rotture; il materiale a perdere che risulta contaminato da sangue e/o liquidi biologici deve essere riposto nei contenitori per rifiuti speciali; le eventuali manovre chirurgiche e/o endoscopiche su pazienti infetti devono essere inserite come ultime nella programmazione delle relative sedute) .
Classificazione delle manovre o procedure invasive comportanti rischio biologico (da S. Cantoni, 1993).
Alto rischio: incannulazione vie arteriose/venose e prelievi arteriosi; angiografie; interventi chirurgici; riscontri autoptici; broncoscopie, induzione dell’escreato per aerosolizzazione; aspirazioni endobronchiali ed endotracheali; intubazioni endo/naso/oro-tracheali; tracheotomie, cambio di cannule tracheotomiche; punture esplorative in cavità ed organi: lombare, toracica, sternale, artrocentesi, biopsia epatica e renale; punture evacuative in cavità ed organi: toracentesi, paracentesi, dialisi peritoneale, drenaggio toracico; cateterismo vescicole; cistoscopia; isteroscopia; amniocentesi; fetoscopia. Medio rischio: prelievo o iniezioni endovenose; lavaggio materiale e strumenti (ferri chirurgici); svuotamento contenitori ripieni di liquidi organici (sangue, urine, escreato); endoscopia digestiva; medicazione di ferite chirurgiche; iniezioni intramuscolari. Basso rischio: clistere; pulizia cavo orale; tricotomia.
Dopo aver fatto questa accurata premessa attraverso un percorso formativo e cognitivo vogliamo entrare nel dettaglio e parlare dei DPI (si intende per dispositivo di protezione individuale DPI qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo). I DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro.
Nello specifico vogliamo parlare delle maschere filtranti: gli aerosol e le particelle di polveri sottili sono fra i rischi per la salute più subdoli nell’ambiente di lavoro, poiché questi sono pressochè invisibili nell’aria respirabile. Le semimaschere filtranti contro particelle offrono protezione da questi pericoli. Queste si suddividono in tre classi di protezione: FFP1, FFP2 e FFP3. L’importanza della protezione respiratoria Particelle pericolose possono essere cancerogene o radioattive, altre danneggiano l’apparato respiratorio del corpo nell’arco di decenni e causano lo sviluppo a lungo termine di malattie gravi. Nel migliore dei casi, i lavoratori devono lottare solo contro odori sgradevoli. Le maschere respiratorie, suddivise in tre classi, proteggono da aerosol, fumo e polveri fini acquose e oleose durante il lavoro; la loro funzione protettiva è normata a livello europeo secondo EN 149. Queste sono denominate “semimaschere filtranti contro particelle o maschere per polveri sottili” e vengono suddivise nelle classi di protezione FFP1, FFP2 e FFP3. Come funziona una maschera filtrante? Le maschere filtranti proteggono da polveri, fumi e nebbie di liquidi (aerosol) inalabili, ma non da vapore e gas. Il sistema di classificazione si suddivide in tre classi FFP, dove la sigla FFP sta per “filtering face piece”, ovvero maschera filtrante. Una maschera filtrante copre naso e bocca e si compone di diversi materiali filtranti e della maschera stessa. Queste sono prescritte nei luoghi di lavoro nei quali viene superato il valore limite di esposizione occupazionale (OEL). Questo indica la concentrazione massima ammessa di polveri, fumo e aerosol nell’aria respirabile, che non causa danni alla salute. Quando questo valore viene superato, l’uso di maschere filtranti diventa obbligatorio. Da cosa ci proteggono le maschere filtranti? Le classi di protezione FFP1, FFP2 e FFP3 offrono, in funzione della perdita totale e del filtraggio di particelle con dimensioni fino a 0,6 ?m, una protezione respiratoria per diverse concentrazioni di sostanze nocive. La perdita totale è dovuta a penetrazione del filtro e difetti di tenuta su viso e naso. Grazie all’innovativa tecnologia filtrante, anche la resistenza respiratoria resta bassa e la respirazione non è ostacolata dalle particelle catturate nel filtro, nemmeno in caso di ripetuto utilizzo della maschera filtrante. FFP1 Protezione da polveri atossiche e non fibrogene L’inalazione non causa lo sviluppo di malattie, tuttavia può irritare le vie respiratorie e rappresentare un inquinamento da cattivi odori. La perdita totale può essere al massimo del 25%. Il superamento del valore limite di esposizione professionale può essere al massimo di 4 volte superiore.
Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP1 sono adatte per ambienti di lavoro nei quali non si prevedono polveri e aerosol tossici o fibrogeni. Queste filtrano almeno l’80% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni di 0,6 ?m e possono essere utilizzate quando il valore limite di esposizione occupazionale non viene superato di oltre 4 volte. Nel settore edile o nell’industria alimentare, le maschere respiratorie della classe FFP1 sono quasi sempre sufficienti. FFP2 Protezione da polveri, fumo e aerosol solidi e liquidi dannosi per la salute Le particelle possono essere fibrogene, vale a dire che a breve termine causano l’irritazione delle vie respiratorie e a lungo termine comportano una riduzione dell’elasticità del tessuto polmonare. La perdita totale può essere al massimo del 11%. Il superamento del valore limite di esposizione professionale può essere al massimo di 10 volte superiore. Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP2 sono adatte per ambienti di lavoro nei quali l’aria respirabile contiene sostanze dannose per la salute e in grado di causare alterazioni genetiche. Queste devono catturare almeno il 94% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni di 0,6 ?m e possono essere utilizzate quando il valore limite di esposizione occupazionale raggiunge al massimo una concentrazione 10 volte superiore. Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP2 vengono utilizzate ad esempio nell’industria metallurgica o nell’industria mineraria. Qui i lavoratori vengono a contatto con aerosol, nebbie e fumi, che a lungo termine causano lo sviluppo di malattie respiratorie come il cancro ai polmoni e che aumentano in modo massiccio il rischio di patologie secondarie come una tubercolosi polmonare attiva. FFP3 Protezione da polveri, fumo e aerosol solidi e liquidi tossici e dannosi per la salute Questa classe di protezione filtra le sostanze nocive cancerogene e radioattive e i microrganismi patogeni come virus, batteri e funghi. La perdita totale può essere al massimo del 5%. Il superamento del valore limite di esposizione professionale può essere al massimo di 30 volte superiore. Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP3 offrono la massima protezione possibile dall’inquinamento dell’aria respirabile. Con una perdita totale del 5% max. e una protezione necessaria pari almeno al 99% dalle particelle con dimensioni fino a 0,6 ?m, sono inoltre in grado di filtrare particelle tossiche, cancerogene e radioattive. Queste maschere respiratorie possono essere utilizzate in ambienti di lavoro nei quali il valore limite di esposizione occupazionale viene superato fino a 30 volte il valore specifico del settore. Queste sono utilizzate ad esempio nell’industria chimica. Allo stato attuale la norma armonizzata UNI EN 149:2009 costituisce la normativa di riferimento anche per la certificazione contro il rischio biologico delle semimaschere filtranti antipolvere come anche affermato dal Ministero del Lavoro, con la circolare n. 15/2012. Ed inoltre, come evidenziato dal medesimo Dicastero, l’uso di DPI per le vie respiratorie conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 149:2009 è da ritenersi idoneo anche per la protezione da agenti biologici aerodispersi (così come riconosciuto in numerosi documenti dalle principali Autorità del settore sanitario e previdenziale sia nazionali, quali, ad esempio, il Ministero della Salute e l’ISPESL, sia internazionali, quali, ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e lo statunitense National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) e non ultimo l’ente di normazione italiano (UNI)”. Quindi i facciali filtranti certificati in conformità alla norma EN 149 (classe FFP2 o FFP3) sono sufficienti a garantire la prevenzione dai rischi biologici aereodispersi, in molte situazioni lavorative in ambito sanitario; per situazioni più complesse possono essere utilizzati anche DPI con caratteristiche diverse”. E’ importante e doveroso “distinguere le maschere di protezione respiratorie dalle mascherine chirurgiche. Queste ultime sono dispositivi medici e nascono con lo scopo di proteggere il paziente in situazioni specifiche (es: sala operatoria) e non il personale sanitario, dal momento che non presentano un bordo di tenuta sul volto ed uno specifico sistema filtrante per aerosol solidi e liquidi, a differenza dei DPI. Le maschere chirurgiche possono riportare la marcatura CE (che attesta la rispondenza a quanto disposto dalla Direttiva 93/42/CEE in ambito di dispositivi medici) e possono essere conformi alla norma armonizzata EN 14683, che descrive le prove utili a verificare che l’idoneità a proteggere il paziente da ciò che viene espirato da chi le indossa”. In aggiunta di quanto sopra riportato è necessario l’utilizzo di ulteriori DPI per proteggere gli operatori sanitari, si dovranno utilizzare quindi in caso di COVID-19:
PROTEZIONE CONGIUNTIVALE Molte mansioni espongono gli occhi ed il volto degli operatori a rischio biologico. • Devono invece essere adottati occhiali del tipo panoramico a maschera nei casi di esposizioni a “droplet”(SARS). • Visiere o schermi facciali possono essere usati per quelle situazioni in cui l’esposizione al rischio biologico, da spruzzi o getti, assume carattere di maggiore rilevanza ed anche in funzione della protezione delle mucose di bocca, e naso.
Occhiali panoramici ————– Assistenza pazienti affetti da patologie trasmissibili————- tramite droplets (SARS) maschera.
PROTEZIONE DELLE MANI In ambito sanitario gli arti superiori sono esposti direttamente al rischio biologico nel corso di diverse attività. L’impiego di guanti monouso, consente di limitare in maniera significativa il rischio derivante da esposizione per contatto. Prima e dopo l’uso dei guanti, occorre sempre eseguire l’igiene delle mani con acqua e sapone/antisettico o frizione con alcool al 75%.
Guanti monouso in PVC senza polvere ——– Protezione delle mani dal contatto con sangue ed altri liquidi biologici.
PROTEZIONE DEL CORPO I camici in TNT monouso devono essere indossati quando è possibile sporcarsi con escrezioni e secrezioni o spruzzi di secrezioni respiratorie o quando si deve intervenire in ambienti contaminati.
Camice in TNT chiuso al collo e ai polsi——— Protezione della contaminazione divisa e della cute del personale dall’esposizione di sangue e/o altri liquidi biologici Attività su pazienti che possono produrre spruzzi o aerosol di liquidi biologici.
PROTEZIONE DEI PIEDI. I DISPOSITIVI I calzari soprascarpe, in TNT monouso, devono essere indossati quando è possibile sporcarsi con escrezioni e secrezioni o quando si deve intervenire in ambienti contaminati.
Gambali in TNT – PVC antiscivolo—- Protezione della contaminazione delle calzature e della cute del personale dall’esposizione di sangue e/o altri liquidi biologici.
PROTEZIONE DEL CAPO
Le cuffie in TNT monouso proteggono i capelli ed il cuoio capelluto da contaminazione in presenza di aerosol e batteri, o virus, a diffusione aerea; devono essere indossati quando è possibile il contatto con escrezioni e secrezioni o quando si deve intervenire in ambienti contaminati.
Cuffia in TNT con elastici latex-free —-A protezione parti del viso, fronte e collo dell’operatore.
Vogliamo citare l’art. 77 del Decreto Legge 81 del 2008 che prevede che il datore di lavoro ai fini della scelta dei DPI: a) effettua l’analisi e la valutazione dei rischi che non possono essere evitati con altri mezzi; b) individua le caratteristiche dei DPI necessarie affinchè questi siano adeguati ai rischi di cui alla lettera a), tenendo conto delle eventuali ulteriori fonti di rischio rappresentate dagli stessi DPI; c) valuta, sulla base delle informazioni e delle norme d’uso fornite dal fabbricante a corredo dei DPI, le caratteristiche dei DPI disponibili sul mercato e le raffronta con quelle individuate alla lettera b); d) aggiorna la scelta ogni qualvolta intervenga una variazione significativa negli elementi di valutazione. L’art. 78 Legge 81 del 2008 prevede che i lavoratori segnalino immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto qualsiasi difetto o inconveniente da essi rilevato nei DPI messi a loro disposizione. Oggi ci appelliamo fortemente al Decreto Legislativo 81/2008 per tutelare i diritti di tutti quei lavoratori che oggi per forza di cose sono esposti ai rischi legati all’epidemia COVID-19, considerato a tutti gli effetti rischio professionale ed in quanto tale la normativa impone al datore di lavoro la valutazione dei rischi, aggiornando i DVR come definito nell’art 28 del D.Lgs 81/08 perchè l’elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi risulta oggi un obbligo.
Mettere a rischio la salute degli operatori sanitari in questo momento storico equivale a mettere a rischio tutta la popolazione.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.