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Marino./S. M. Mole.BiblioPop. Esplosione di emozione con Patrizia Pallotta. Conferma con successo per la collaborazione con Progetto Biblioteca.
01/03/2020Questo articolo è stato letto 3598 volte!
Dice uno spettatore, un partecipante all’affollato appuntamento (solo posti in piedi) di sabato 29 a BiblioPop: “c’è una giovane mandria di ragazzini che girano e imperversano tra sedie, autori, auditori seduti e attenti”. E, in effetti, il colpo d’occhio è proprio quello: irrequieti, ma senza disturbare, irrefreni ma senza invadere, una dozzina di bimbetti e di ogni età pre, e, scolastica, sono un po’ dappertutto nella sala. Fuori inizia il vento pungente e dentro l’attenzione dei partecipanti non è distolta da nessuno di questi fatti. La chitarra acustica del grande Valerio Mattei (per la prima volta a BiblioPop); l’appassionato, rigoroso, ampio e profondo modo di spiegazione, di illustrazione di presentazione, di regia di Marco Onofrio; e l’argomentare, le letture, il dialogo affatto schivo ma che è lì come a chiedere permesso ad ogni strofa e poesia presentata da Patrizia Pallotta, sono la vera cifra, l’impasto in cui ogni ingrediente aiuta e contribuisce in giusta dose alla riuscita della serata: apprezzatissima dal pubblico partecipe. Inclusi gli interventi a commento e richieste finali. Due cose sono in evidenza e lo si comprende, plasticamente, nelle foto riassuntive in cui si vedono il Presidente di Acab/BiblioPop, Sergio Santinelli, sul palchetto con Patrizia Pallotta e Marco Onofrio e la dozzina di bambini, consegnare alla docente Rosalba Lo Castro, responsabile del “Progetto Biblioteca” dell’IC S. Maria delle Mole, una cassetta di libri per bambini e ragazzi, da inserire fisicamente nella biblioteca scolastica.
Cioè, come indica proprio all’inizio di serata Marco Onofrio: “che, c’è una magnifica consonanza tra il pensiero dell’autrice – pensiero come patrimonio ed eredità comune – e il luogo della presentazione (unitamente al Progetto Bilbioteca della scuola) BiblioPop “G.Rosati”, la biblioteca popolare.”. Una appartenenza reciproca degli esseri umani, come suggerisce proprio la metafisica di Patrizia Pallotta, uni agli altri, senza spazio temporale o geografico. Ci fa conoscere al meglio la poetessa, Marco Onofrio: “Come le canne in un canneto che – dondolate dalla “polifonia del vento” – prendono vigore nella “cecità / di un abbandono”. E’ immagine che “Al di là dello sguardo si aprono le cornici “di voci, luci, quadri e libri”, cioè le paratie che contengono il senso normale e normativo.”. Da lì in poi si entra in un’altra dimensione, anche del linguaggio: vale quello inarticolabile del cuore che si esprime nel pianto, nel sorriso, nel bacio, nell’abbraccio, oltre le parole del vocabolario.”. E, ulteriormente riassumendo tra brani citati, spesso inframmezzati da musica o letti da Onofrio stesso o dall’autrice, ci aiutano a fluttuare dentro il pensiero/emozione di Pallotta. Continua Onofrio: “A P. P. piace sentirsi “avvolta e / coinvolta dentro parole mute” dove si può “intuire / l’eterno”. Si affida ai linguaggi invisibili e alle parole “mute” perché soffre dei limiti della comunicazione umana, difficile se non impossibile. Ricordate Pirandello, i Sei personaggi? “Crediamo d’intenderci; non c’intendiamo mai!” . Anche e soprattutto il “tacere del dissenso”: “Così, come un sordo / muove le labbra / senza ch’esca suono, / il tacere del dissenso / scopre la nicchia dove / più non comanda / il cuore”. La visione “scorre rapida” e la parola – immersa essa stessa nel tempo che scorre – cerca di afferrarla, anche se spesso prevale il mutismo.
Del resto “chi sa non parla; chi parla non sa” scriveva Lao Tze nel “Tao” (VI sec. a. C.). E un proverbio italiano: “chi parla semina; chi tace raccoglie”. La poesia, allora, è “equazione segreta d’un problema insoluto”: quello di percepire quanta ipocrisia condizioni il vivere sociale, e di non riuscire però a ribellarsi completamente per “rompere le regole”. Eppure P. P. sente violentemente il sangue in tumulto di “energia ribelle”, ma la sua “ira” è “afona” perché tutta interiore, e infine “estranea”. Tanto da scrivere: “La guerra è dentro e fuori”. La poesia si ritaglia un non-luogo a margine del caos dove finalmente il frastuono tace e nel silenzio – “fra i confini degli sguardi” – emergono le verità dell’anima con tutto l’“interno / tramestio senza posa”, cioè il bagaglio esistenziale di dubbi, timori, esitazioni, dolori, scontri, crolli, speranze disilluse e rinnovate.”. Qui Marco Onofrio, ora suggerisce un salto di comprensione, immedesimazione, coinvolgimento – come detto dalla stessa Pallotta “Credo che non sia sufficiente una sola lettura delle mie poesia, è necessario rileggerle anche due e più volte. Soffermarsi.” – chiede e spiega Onofrio: “Come accade l’evento creativo? ce lo fa sentire la poesia “Estro vagabondo”. Tutto questo può accadere perché P. P. crede nella “forza della parola. La parola “non fu più chimera” perché può cambiare il mondo: “da / lontano gemmò il volo dei motti / restituendo voce e memoria / al linguaggio. / E fu di nuovo, poesia per tutti”. L’obiettivo è quello di snidare l’invisibile, cioè sedurlo dal suo cuore segreto, dal suo mistero. Stanarlo dal guscio. Far uscire“il silenzio dalla porta / dei vocaboli”. L’intento è sublime: che “le soglie fra corpo e anima / si riuniscano nello splendore / di un nuovo incanto”. Che le parole siano “salvifiche”, e sappiano curare le ferite interiori. La poesia potrà indicare la via del ritorno a casa se saprà instaurare un “dialogo costante con la natura”, intesa anzitutto come “rerum natura”, la necessità scritta nel cuore delle cose. Ma le “vie liberatorie” sono “esili”. P. P. non nasconde il disagio di esistere, non lo edulcora di false illusioni.”. Ed è da qui, dopo che Patrizia Pallotta ha potuto, invitata, declamare, la piuma nel canneto, che l’autrice, divenuta già autrice di tutti, viene racchiusa nelle ultime battute dell’appuntamento.
Sottolinea Onofrio su Patrizia Pallotta: “Siamo nani sulle spalle del passato, anzitutto il nostro, che è “pulsante” e determina le nostre scelte presenti, il nostro futuro. Siamo chiamati ad abitare il vuoto, perché tutto scompare continuamente tra le nostre mani. Ci si può benissimo riconoscere nel “fugace passaggio di una / iridescente bolla di sapone”. Ma ecco infine il ritratto di ciò che davvero siamo: “funamboli appesi ad un filo” mentre percorriamo “la via del timore / dove ritrovi l’immenso soffrire / trascorso e ignori con respiro / sospeso il divenire”: questa è la nostra vita. Ce lo dice da millenni la poesia, oggi anche grazie alle antenne ricettive e trasmittenti di P. P.,con la profondità infinita della voce senza tempo dove parla – oltre le parole – la nostalgia delle tracce perdute, quella dove “piange la voce dell’invisibile” per cui ci si può commuovere, di nuovo, anche solo a guardare l’azzurro del cielo.”. I partecipanti, con pathos palpabile, condividono e sono quasi festanti assieme alla dozzina di bambini e ragazzi. Del resto, a lato, ma strutturalmente fondamentale, la serata è anche e proprio utilizzata per rendere concreta una collaborazione e la validità del Progetto Biblioteca della scuola. La scelta di puntare, per questo avvio, proprio sull’autrice di “Ereditare il vento”, la poetessa Patrizia Pallotta, è proprio perchè l’autrice è già nota nel territorio per la sua frequentazione dei tre plessi scolastici: Giuseppe Verdi, Via della Repubblica e Antonio Vivaldi. L’unità di intenti e di azione tra Rosalba Lo Castro e Daniele Staccini, nella scuola, e Sergio Santinelli per Acab/BiblioPop, saranno il tramite per rendere tutti gli alunni e studenti dell’IC S. Maria delle Mole, protagonisti della loro crescita e armonico sviluppo delle loro personalità.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.