Roma/Frosinone. Della Posta, PCI : Fca sia all’altezza dei tempi. Basta morti e sfruttamento lavoratori. Riteniamo utile ingresso in azionariato dello stato.

Roma/Frosinone. Della Posta, PCI : Fca sia all’altezza dei tempi. Basta morti e sfruttamento lavoratori. Riteniamo utile ingresso in azionariato dello stato.

06/12/2019 0 Di Maurizio Aversa

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Ore­ste del­la Posta, segre­ta­rio regio­na­le PCI Lazio


Assi­stia­mo ad un vor­ti­ce di annun­ci e comu­ni­ca­zio­ni mar­ke­ting. Ci sem­bra con poca o nul­la sostan­za, e, comun­que sen­za un deci­so pro­fi­lo di pia­no stra­te­gi­co indu­stria­le. Aggra­va­to dagli inci­den­ti, anche mor­ta­li, come è sta­to a Cas­si­no, per l’operaio del­le pres­se a fred­do. Insom­ma una situa­zio­ne che obbli­ga i comu­ni­sti ad una atten­ta ana­li­si e, se pos­si­bi­le, ad un con­fron­to anche plu­ra­le per non assi­ste­re pas­si­va­men­te, né alle mor­ti e allo sfrut­ta­men­to indi­ci­bi­le; né alla deca­den­za di un impor­tan­te set­to­re indu­stria­le che ha carat­te­ri­sti­che stra­te­gi­che. Da qui è par­ti­ta la rifles­sio­ne di Ore­ste del­la Posta, segre­ta­rio regio­na­le del PCI del Lazio: “Voglia­mo par­ti­re da un para­dos­so per descri­ve­re, denun­cia­re due que­stio­ni dram­ma­ti­che per i lavo­ra­to­ri e per l’economia. E quin­di avan­za­re anche una pro­po­sta. Il para­dos­so è il seguen­te: i lavo­ra­to­ri, i sin­da­ca­ti, a par­ti­re dal­la Fiom-Cgil han­no denun­cia­to in modo for­te la mor­te avve­nu­ta nel­la Fca di Cas­si­no dell’operaio alle pres­se a fred­do. Una cosa mai avve­nu­ta in pre­ce­den­za. Ebbe­ne, a noi sem­bra, dram­ma­ti­ca­men­te, un lugu­bre spi­ra­glio di quan­to tra­gi­ca­men­te avven­ne alla This­sen Krupp ter­na­na. Infat­ti, come dimo­stra­to, ed è ora cul­tu­ra comu­ne, alla Thys­sen la mor­te degli ope­rai, fu un omi­ci­dio di pro­dut­ti­vi­tà, ovve­ro di rispar­mio dei costi di sicu­rez­za per la pro­dut­ti­vi­tà resi­dua.”. Ed è qui che il segre­ta­rio comu­ni­sta sot­to­li­nea: “ Ebbe­ne tut­to quan­to sta avve­nen­do nel­le sedi pro­dut­ti­ve ita­lia­ne del­la Fca, e quan­to tra­gi­ca­men­te acca­du­to alle pres­se di Cas­si­no ha lo stes­so iter moti­va­zio­na­le. Infat­ti, con l’introduzione di quo­ta cen­to, l’uscita di mol­ti ope­rai spe­cia­liz­za­ti e con baga­glio di cono­scen­za ed espe­rien­za, sono for­se sta­ti sosti­tui­ti? C’è sta­to un tur­no­ver pro­gram­ma­to che abbia per­mes­so di for­ma­re le sosti­tu­zio­ni? Affat­to. La scel­ta è sta­ta quel­la “dell’efficienza”: cioè rispar­mia­re dena­ro e non for­ma­re; cioè spal­ma­re il lavo­ro che in pre­ce­den­za veni­va cari­ca­to su 4.000 ope­rai, solo su 3.400. E non fac­cia difet­to nel ragio­na­men­to il calo di pro­du­zio­ne – que­sto dovu­to essen­zial­men­te ad una inca­pa­ci­tà gestio­na­le, ad una assen­za di pro­get­to di poli­ti­ca indu­stria­le che vede arran­ca­re lo sta­re al pas­so dei tem­pi col green e con le nuo­ve tec­no­lo­gie — , infat­ti il calo di pro­du­zio­ne vie­ne assor­bi­to, cioè paga­to, dai lavo­ra­to­ri. I qua­li sono di fat­to divi­si in alme­no due gran­di fami­glie: quel­li a tur­no fis­so del mat­ti­no, che di fat­to han­no sala­rio decur­ta­to di alme­no 135 euro mese; e quel­li che tur­na­no nor­mal­men­te. Tut­to ciò all’interno degli ammor­tiz­za­to­ri a cui si fa ampia­men­te ricor­so. Tan­to che, per fare un esem­pio con­cre­to, som­man­do le varie tipo­lo­gie di fer­mo per ammor­tiz­za­to­ri più le festi­vi­tà si arri­va su base annua ad uno stop pro­dut­ti­vo del 60%. Una fol­lia che qua­lun­que arti­gia­no di bot­te­ga com­pren­de­reb­be sia non una stra­te­gia di pro­du­zio­ne ma tutt’al più un anna­spa­men­to. Si dice da par­te di Fca, come da comu­ni­ca­ti uffi­cia­li di Mase­ra­ti etc. che ver­ran­no altri model­li e altra cate­na pro­dut­ti­va. Ma tut­to ciò con l’alba del 2021, cioè sia­mo alla stra­te­gia del­le paro­le e non agli inve­sti­men­ti dei 5 miliar­di come pro­mes­so in solen­ni annun­ci.

A que­sto sta­to di cose cer­ta­men­te si può rispon­de­re sola­men­te col con­trol­lo rea­le di pro­get­ti e pia­ni indu­stria­li ben fat­ti. Cer­to sia­mo in pre­sen­za di una mul­ti­na­zio­na­le, ma, sep­pu­re in ambi­to indu­stria­le e plu­ri­na­zio­na­le, noi non pos­sia­mo non pen­sa­re che que­sto set­to­re pro­dut­ti­vo, che riguar­da la mobi­li­tà oltre che diret­ta­men­te e indi­ret­ta­men­te la ricer­ca, uni­ta­men­te alla dif­fu­sa pic­co­la e media indu­stria come rica­du­ta dell’indotto, non sia per noi – siste­ma Ita­lia – un asset stra­te­gi­co. Tale da giu­sti­fi­ca­re, ai fini del soste­gno e del con­trol­lo, anche una par­te­ci­pa­zio­ne diret­ta del­lo sta­to ita­lia­no nell’azionariato. Ne trar­reb­be van­tag­gio qua­lun­que pia­no indu­stria­le, e soprat­tut­to ne trar­reb­be­ro bene­fi­cio di pro­spet­ti­va i lavo­ra­to­ri.” Que­sta la con­clu­sio­ne che Ore­ste del­la Posta, segre­ta­rio del PCI del Lazio, ha fat­to a segui­to degli even­ti sia tra­gi­ci che di natu­ra eco­no­mi­ca cir­ca la pre­sen­za di Fca nel Lazio e, segna­ta­men­te a Cas­si­no.

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