Discarica Divino Amore, #peggio del 2013 Arrivano nuovi codici CER. Basta immobilismo delle PP AA,…
LE VELLEITARIE PRETESE DEGLI SPECULATORI DEL DIVINO AMORE. IL TAR SAPRÀ RESPINGERLE?
22/09/2019Questo articolo è stato letto 6658 volte!
Gli iscritti di Italia Nostra di Marino ribadiscono il valore pregiato dell’area della fattoria Negroni al Divino Amore, che grazie al grande lavoro di un vasto movimento ambientalista fa oggi parte per legge del Parco Regionale dell’Appia Antica, ed altresì esprimono la propria contrarietà alla speculazione edilizia invasiva e distruttiva dell’area, oggetto dell’indagine penale denominata “Rinascimento”, in cui emergono nei dialoghi presunte corrutele tra il costruttore Parnasi, l’ex sindaco di Marino Palozzi (Forza Italia), l’allora Assessore all’Urbanistica della Regione Lazio Civita (PD), e il presidente di Acea Anzalone (Mov. 5 Stelle).
L’annosa questione del Divino Amore è iniziata nel 1999, tuttavia si è consolidata in seguito al Protocollo d’Intesa nel 2010/2011 tra Comune di Marino e Regione Lazio, e poi tramite un PRINT, cioè un Programma Integrato di Intervento, approvato dal Comune nel 2011, e dalla Regione nel 2013. Questi accordi prevedevano cubature residenziali per oltre 1.300.000 mc di cemento e l’insediamento di circa 12.500 nuovi cittadini, nonché la realizzazione del quinto centro commerciale d’Italia, in una delle ultime aree dell’agro romano dei Castelli Romani. L’investimento previsto era di circa 1 miliardo di Euro, con un ricavo per i costruttori di circa 300 milioni.
Noi iscritti di Marino di Italia Nostra siamo stati fondatori del Comitato ADA (Argine Divino Amore), nato sul territorio di Marino all’indomani del 3 Agosto 2011, data di approvazione del Consiglio Comunale di Marino del progetto. ADA è un’aggregazione delle parte migliore dei cittadini marinesi, ed esprime una lunga storia di grande partecipazione popolare. Vi hanno partecipato pressoché tutte le associazioni ambientaliste, i Comitati di quartiere della pianura marinese, componenti ambientaliste del centro-sinistra tradizionale, le nuove forze politiche come i 5S, e centinaia di onesti e civili cittadini, tutti contributori delle spese legali e di ogni sforzo. Oltre ad esserne stati tra i fondatori ne siamo stati tra i maggiori attivisti. La nostra posizione coincide con quella del Consiglio Regionale del Lazio di Italia Nostra, nonché con quella degli organi direttivi di Italia Nostra, oltre che della sezione dei Castelli Romani, di cui ad oggi facciamo formalmente parte, in attesa che venga esaminata, e si spera accolta, la nostra richiesta di costituire una sezione di Marino di Italia Nostra, che potrà tutelare il territorio marinese con maggiore attenzione e partecipazione.
Dalla fine del 2011 il Comitato ADA ha presentato diversi ricorsi al TAR, che ancora non sono stati discussi (!):
1) Nel 2011 e nel 2015 sono stati presentati DUE ricorsi al TAR sui Programmi Integrati di Intervento (PRINT), di cui il secondo ad adjuvandum del ricorso presentato nel 2015 dalla Città Metropolitana (v. punto 6);
2) Due depositi aggiuntivi (ai ricorsi) al TAR a) avverso la delibera 58 DLC Marino del 2012 (controdeduzioni alle osservazioni sul Print 2011) b) avverso la DRL n. 16/ 2013 cioè il PRINT della Regione Lazio;
3) Una decina di “Prelievi” nel 2014, 2015, 2016, cioè richieste di discussione al TAR di alcuni aspetti dei ricorsi, che sono stati ignorati.
4) 2014: l’Associazione Italia Nostra nazionale ha presentato ricorso ad adjuvandum al TAR Lazio a supporto del Ricorso ADA 2011;
5) L’ASL Roma H nel 2013 e 2014 ha espresso due pareri NEGATIVI sugli insediamenti, “proprio per la loro particolare numerosità “, e indicando “rischi di emergenza ambientale”;
6) 2015 Ricorso della Città Metropolitana riguardo alla zona Mazzamagna (contigua all’area del Divino Amore), per ottenere l’annullamento DRL Regione Lazio 11.11.2014 e DCC 52/2009 e 13/2013 del Comune di Marino circa il progetto di sviluppo edilizio ex legge 167 (definita “Piano per l’edilizia economica e popolare in variante al PRG”, anche detta “Social Housing”).
Il TAR non avrebbe potuto che dare ragione ai ricorsi, poiché:
1) Nel PTPG, Piano Territoriale Provinciale Generale, approvato 18.01.2010 (quindi prima del Protocollo d’Intesa):
a) riguardo alla parte ambientale, la destinazione dei terreni in oggetto è agricola;
b) riguardo agli insediamenti urbanistici, poiché si realizzerebbe un incremento del 51% previsto dal PUGC (Piano Urbanistico Generale Comunale), necessariamente se ne sarebbe dovuto fare un altro, e quindi un nuovo PRG, che avrebbe dovuto rivedere le quote complessive relative alle zone residenziali e produttive.
In conclusione per il PTPG l’intero progetto di edificazione è incompatibile e da ricollocare altrove.
2) Motivi di fondo dell’incompatibilità: l’alto valore archeologico e paesistico, trattandosi di una zona di grande pregio dell’agro romano, che ha portato alla sua inclusione dell’area nel Parco Regionale dell’Appia Antica;
3) La difficoltà di approvvigionamento idrico;
4) Gli enormi problemi di mobilità e viabilità infrastrutturale riguardo ai quali il progetto dei costruttori è del tutto carente, dando luogo ad un problema in pratica irrisolvibile. Mancano, infatti, le strade e le vie di accesso a questa proposta città, e le attuali strade, del tutto carenti, sono di pertinenza di Comuni che non sono stati neanche informati del progetto;
5) Altri enti o istituzioni, aventi diritto, o che rappresentano interessi diffusi, devono essere coinvolti nell’approvazione, tramite una Conferenza di Servizi. Tra questi: il Parco dell’Appia Antica, il Parco dei Castelli Romani, l’ACEA, la Città Metropolitana (che ha una partecipazione di maggioranza anche in ACEA), l’ASTRAL, e i Comuni interessati dai suddetti problemi di mobilità.
Poiché la realizzazione delle infrastrutture viarie nel Protocollo d’Intesa, e quindi nel PRINT, era una condizione vincolante per la realizzazione del progetto, la sospensiva del Protocollo d’Intesa e dei PRINT eseguita dall’Amministrazione del Mov. 5 Stelle del Comune di Marino con la Delibera di Consiglio Comunale n. 2 del 28.02.2018, è stata corretta, oltre che intrinsecamente giusta.
I costruttori hanno fatto ricorso al TAR nel 2018, il quale, al contrario di quanto accaduto per i ricorsi presentati dalle Associazioni di interessi diffusi, l’ha già esaminato. I costruttori chiedono un risarcimento di circa 300 milioni di Euro per i “diritti acquisiti” che avrebbero perso con l’inclusione dell’area nel Parco dell’Appia Antica, e per la sospensiva del Comune di Marino. In pratica vogliono ricavare il profitto che, secondo le stime, avrebbero realizzato dall’affare, senza neanche lo sforzo di realizzare le opera. Si tratta di pretese inaccettabili e da respingere, perché l’intero progetto, come si è visto, presentava da subito delle irregolarità rispetto alle norme vigenti, non aveva ottenuto il consenso delle molteplici autorità competenti o aventi interessi in materia. Soprattutto, il progetto aveva trovato forte opposizione e contrasto da parte della popolazione di Marino, specialmente delle aree interessate di Frattocchie e Santa Maria delle Mole, che avrebbero dovuto immolare la parte più pregiata del loro territorio a beneficio di un nuovo enorme insediamento, che avrebbe acuito ancora di più la propria necessità di spazi verdi dopo decenni di cementificazione selvaggia, che hanno portato alla costruzione di case invendute o sfitte per 10.000 persone. Non c’e’ alcuna necessità abitativa, e quindi di costruire nuove alloggi, tanto più che la popolazione non avrebbero beneficiato delle decantate strutture di servizi associate al nuovo insediamento, tutte appannaggio della nuova città costruita, e del quinto centro commerciale d’Italia annesso. Superfluo menzionare infine che si sarebbero creati problemi di mobilità viaria immensi in un territorio già altamente popolato, e con traffico automobilistico già estremamente problematico e congestionato.
Per concludere, la riflessione finale, che dovrebbe essere la prima, è che l’area pregiata di agro romano del Divino Amore serve alle esigenze di spazi Verdi e di tutela delle proprie aree pregiate da parte della popolazione di Marino, mentre nel progetto di espansione si vorrebbe che l’area, e i cittadini di Marino, vengano usati a beneficio degli interessi di una minoranza di costruttori e di un insediamento privilegiato.
Ci auguriamo che la Corte del TAR, che prossimamente pronuncerà la sentenza in merito, voglia respingere le velleitarie pretese dei costruttori, e che ponga la parola fine allo scellerato progetto, rimuovendo la spada di Damocle che da 20 anni pende sulla testa dei cittadini marinesi.
Mauro Abate
Coordinatore della richiesta degli iscritti di Marino di Italia Nostra di costituire una sezione di Marino
Siamo lieti di questo contributo di E. Del Vescovo, così come di ogni contributo circa la questione del Divino Amore, e di tutte le questioni che riguardano Marino. Ritengo che i commenti precedenti di Del Vescovo contenessero critiche fuori tema e fuori luogo, al solito miranti a inficiare la legittima richiesta presentata agli organi direttivi di Italia Nostra da parte della stragrande maggioranza degli iscritti di Marino, secondo lo Statuto di Italia Nostra, di costituire una sezione di Marino. Nella richiesta è spiegato come vi siano diversi coordinatori (tra cui il sottoscritto), da intendersi come coordinatori *della richiesta*, che non sono titoli, ma legittimi ruoli assegnati dai richiedenti all’interno del proprio compito.
Per rispetto nei confronti dei lettori, nell’interesse superiore di Italia Nostra, e nel suo stesso interesse, invitiamo Del Vescovo a non creare sterili polemiche su questioni interne ad Italia Nostra, e, nel dubbio, di volere cortesemente contattare gli organi direttivi nazionali, che su questo argomento, come egli sa, si sono già espressi circa la legittimità, mai posta in dubbio. Con cordialità.
Mauro Abate
Desidero ricordare come ultima iniziativa intrapresa della sezione Castelli Romani di Italia Nostra, sulla questione del Divino Amore, l’appello contenente la dichiarazione dell’eminente studioso Salvatore Settis contro il ricorso presentato dai costruttori verso l’amministrazione del comune di Marino. L’appello fu condiviso con ADA ( Argine Divino Amore ), Legambiente “Appia Sud Il Riccio”, ass. Per Il Cambiamento.
E’ interessante ricordare le parole di Settis che stigmatizza il ricorso da parte dei Costruttori ai principi costituzionali come inappropriati:
“Il richiamo alla Costituzione in questo contesto mi sembra quanto meno improprio: l’art. 9 della Costituzione dice precisamente il contrario, come dimostrano numerose e coerenti sentenze della Corte Costituzionale, secondo cui la tutela del paesaggio non può essere subordinata a nessun valore costituzionalmente protetto, «ivi compresi quelli economici» (così per esempio nella sentenza n. 196 del 2004). Anzi, «la tutela del paesaggio dev’essere improntata a integralità e globalità, in attuazione del valore estetico-culturale», secondo «il precetto dell’art. 9 Cost., il quale, secondo una scelta operata al più alto livello dell’ordinamento, assume il detto valore come primario, cioè come insuscettibile di essere subordinato a qualsiasi altro» (sentenze n. 151 del 1986 e n. 182 del 2006). Ritengo del tutto ovvio che tali principi debbano applicarsi a un alto valore culturale e paesaggistico come il Parco dell’Appia.”
Come ho fatto notare ad Enrico del Vescovo, il giornale non può essere latore delle diatribe interne di Italia Nostra.
Chi si firma con un titolo ne è anche responsabile.
Se il suo ruolo non è quello paventato, saremo ben lieti di pubblicare un comunicato di Italia Nostra in tal senso, ma prego entrambi di ricordare che il giornale dà voce a tutti ed è responsabilità di ognuno l’auto-attribuzione più o meno consona di un ruolo, non è il luogo più adatto per derimere questioni interne ad un’associazione.
Con rinnovata stima,
Francesca Marrucci
Direttore Editoriale
Punto a Capo Online