Aggressione Santamaita: cosa stiamo facendo diventare Marino?

Aggressione Santamaita: cosa stiamo facendo diventare Marino?

07/08/2019 0 Di Francesca Marrucci

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Dopo l’aggressione all’Assessore Santamaita, sono d’obbligo alcune considerazioni sui marinesi e su come è ridotto il nostro paese.

In questa settimana molti sono stati gli argomenti che hanno stimolato questa riflessione, diversi tra loro, ma tutti con un tratto comune: cosa stiamo facendo diventare Marino?

L’E­di­to­ria­le di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

La noti­zia è di quel­le che, in un cal­do pome­rig­gio esti­vo di pae­se, rim­bal­za­no velo­ci nei bar, nel­le piaz­ze e nel­l’e­ra digi­ta­le, anche nei grup­pi Wha­tsapp e sui social: l’As­ses­so­re Ada San­ta­mai­ta è sta­ta aggre­di­ta da un noto com­mer­cian­te di Mari­no Cen­tro in Comu­ne ieri mat­ti­na.

A quan­to si leg­ge dal comu­ni­ca­to del­l’Am­mi­ni­stra­zio­ne, la cau­sa sca­te­nan­te è una licen­za, ma quel­lo che emer­ge chia­ra­men­te per la pri­ma vol­ta nero su bian­co è uno sta­tus che carat­te­riz­za da sem­pre Mari­no: “…un indi­vi­duo che in evi­den­te sta­to di alte­ra­zio­ne riven­di­ca­va fol­le­men­te il suo esclu­si­vo dirit­to di deci­de­re chi doves­se apri­re del­le atti­vi­tà com­mer­cia­li nel Cen­tro Sto­ri­co di Mari­no, oppo­nen­do­si vio­len­te­men­te al rila­scio di auto­riz­za­zio­ni ver­so altro cit­ta­di­no…

Sem­bra la tra­ma di un roman­zo di Luca­rel­li e inve­ce è la real­tà di un pae­se in cui una del­le cau­se per la sta­gna­zio­ne e l’ar­re­tra­tez­za del com­mer­cio è pro­prio que­sta men­ta­li­tà da feu­da­ta­ri che in pas­sa­to ha pro­vo­ca­to l’an­ti­ci­pa­ta chiu­su­ra di non pochi eser­ci­zi com­mer­cia­li.

Sin da bam­bi­na ricor­do rac­col­te di fir­me per far chiu­de­re que­sto o quel­l’al­tro nego­zio, boi­cot­tag­gi vari ai dan­ni di uno o più com­mer­cian­ti, in una sor­ta di assur­do pro­te­zio­ni­smo che con i decen­ni e incon­tran­do la cri­si eco­no­mi­ca ha pro­vo­ca­to il disa­stro e la deva­sta­zio­ne che abbia­mo davan­ti oggi.

Io, nipo­te di com­mer­cian­ti, ne ho sen­ti­te di tut­ti i colo­ri in un pae­se che pen­sa­va di esse­re immu­ne ad ogni tipo di reces­sio­ne, che cre­de­va cie­ca­men­te alla favo­let­ta del­la ‘Cene­ren­to­la dei Castel­li Roma­ni’ e intan­to anda­va a com­pra­re ‘fuo­ri’ per i moti­vi più assur­di: ‘Io a Mari­no nun com­pro per­ché nun ten­no da sapè come spen­no i sor­di mii’, ‘A Mari­no nun ce spen­no che io i sor­di a quis­si nun ce li fac­cio fa’ e via di segui­to.

In quan­ti abbia­mo sen­ti­to que­ste fra­si in que­sti anni?

La veri­tà è che Mari­no, pri­gio­nie­ra tor­tu­ra­ta dal­la men­ta­li­tà mari­ne­se, ha ini­zia­to negli anni ’70 un ine­so­ra­bi­le decli­no che non solo non si è mai fer­ma­to, anzi, ha acce­le­ra­to negli ulti­mi 20 anni.

La stes­sa asses­so­ra aggre­di­ta lamen­ta­va da com­mer­cian­te, a ragio­ne, anni fa come man­cas­se inno­va­zio­ne, moder­ni­tà, gusto nel met­te­re nego­zi che dav­ve­ro attraes­se­ro l’at­ten­zio­ne, e la con­flit­tua­li­tà, più che la col­la­bo­ra­zio­ne, che carat­te­riz­za da sem­pre i com­mer­cian­ti divi­si oggi in ben tre cate­go­rie a Mari­no Cen­tro, per un tota­le di una tren­ti­na di atti­vi­tà, la dice lun­ga.

Poi se qual­cu­no pen­sa di poter spa­dro­neg­gia­re e addi­rit­tu­ra deci­de­re per tut­ti, come suc­ce­de da anni, e maga­ri non tro­va un’am­mi­ni­stra­zio­ne con­sen­zien­te, si arri­va all’ag­gres­sio­ne e anche in que­sto Mari­no non è nuo­vo a que­ste vicen­de.

Sia­mo il pae­se in cui un sin­da­co è sta­to pre­so a schiaf­fi, ad un Pre­si­den­te del Con­si­glio Comu­na­le ven­ne tira­ta una bot­ti­glia d’ac­qua addos­so o quel­lo in cui ad un Sin­da­co, nel­la pri­ma sedu­ta di inse­dia­men­to, un soste­ni­to­re fru­stra­to in atte­sa di un asses­so­ra­to face­va il segno del taglio del­la gola davan­ti a tut­ti. Un pae­se tran­quil­lo. Bra­va gen­te. Avvez­za al dia­lo­go.

Non impor­ta qua­le sia il tema del con­ten­de­re: l’ur­ba­ni­sti­ca, il com­mer­cio, i lavo­ri pub­bli­ci, le rea­zio­ni dei mari­ne­si sono det­ta­te da un’im­pli­ci­ta con­vin­zio­ne che pos­so­no per­met­ter­si tut­to impu­ne­men­te. Come si dice? ‘Roma caput mun­di e Mari­ni pe’ secun­di’ e que­sto det­to la dice lun­ga sul­l’ar­ro­gan­za del mari­ne­se, che tro­ve­rà sem­pre un ter­zo a cui dare la col­pa di come ha ridot­to que­sto suo pae­se, degra­da­to nel­le stra­de, nei vico­li, nel­la men­ta­li­tà e negli atteg­gia­men­ti.

L’ag­gres­sio­ne ad Ada San­ta­mai­ta è figlia di que­sto Medioe­vo mai fini­to che per­va­de le nostre vite e che con­ti­nua a per­met­te­re scem­pi igno­bi­li come quel­lo del­la scor­sa set­ti­ma­na che ha visto mura­re una bifo­ra medie­va­le nel Cen­tro Sto­ri­co, che con­ti­nua a far get­ta­re immon­di­zia fuo­ri dai cas­so­net­ti o colo­ra Via Cavour di volan­ti­ni com­mer­cia­li but­ta­ti in ter­ra per­ché non gra­di­ti dagli abi­tan­ti del­la via, che fa ruba­re fio­ri e pian­te dal­le aiuo­le pub­bli­che, e così potrem­mo con­ti­nua­re a riem­pi­re pagi­ne inte­re.

La man­can­za di rispet­to per un pae­se si tra­du­ce in man­can­za di rispet­to per i suoi stes­si abi­tan­ti e, in sostan­za, per noi stes­si. Un con­cet­to trop­po pro­fon­do da capi­re per qual­cu­no.

Ma cer­to, qual­cu­no potrà dire che dal pae­se famo­so nei seco­li pas­sa­ti per le pisto­le che fan­no ‘e vòta­te, per le linee a ter­ra fat­te con i col­tel­li che pro­vo­ca­va­no sen­za alcun moti­vo una ‘span­za­ta’ al mal­ca­pi­ta­to che per sven­tu­ra la cal­pe­stas­se, per i roc­cam­bo­le­schi fur­ti ai nobi­li che tran­si­ta­va­no sul­la Marem­ma­na, non ci si pote­va aspet­ta­re di più. Ed è qui lo sba­glio.

Se smet­tia­mo di vole­re il meglio, di cer­car­lo e di ope­ra­re, ognu­no nel suo pic­co­lo, per­ché que­sto pae­se smet­ta que­sto cir­co­lo invo­lu­ti­vo, la col­pa è nostra anche se non abbia­mo aggre­di­to nes­sun asses­so­re.

Se final­men­te la smet­tes­si­mo di cre­de­re che Mari­no è il miglio­re dei mon­di pos­si­bi­le, che sono i ‘fura­stie­ri’ che lo rovi­na­no, che le cose non potran­no anda­re peg­gio, for­se avrem­mo anco­ra una spe­ran­za di recu­pe­ra­re.

Se inve­ce con­ti­nuia­mo a tol­le­ra­re atteg­gia­men­ti e men­ta­li­tà mafio­se, con­ti­nue­re­mo ad esse­re tut­ti vit­ti­me e car­ne­fi­ci e su un ter­re­no di guer­ra con­ti­nuo dove non cre­sce­rà più nien­te.

Tran­ne le erbac­ce, ovvio.

 

Leg­gi: Mari­no, aggre­di­ta l’Assessora San­ta­mai­ta per un rila­scio di licen­za

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