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Civitavecchia-Viterbo. Il PCI in Conferenza di organizzazione
08/07/2019Questo articolo è stato letto 8642 volte!
Si è svolta a Civitavecchia, presso la sede di Via dei Bastioni, la conferenza organizzativa federale del PCI per i territori di Civitavecchia e Viterbo, in vista della Conferenza nazionale del partito che si terrà a Bolsena, sabato 13 e domenica 14 luglio.
Il documento conclusivo rileva come il partito debba radicarsi nel territorio, condizione ineludibile per la costruzione di un partito comunista di massa e questo deve avvenire attraverso una precisa articolazione che partendo dal livello federale, arrivi alle sezioni ed alle cellule locali o di posto di lavoro.
Il processo inizia con la presenza e il rafforzamento delle sezioni territoriali dove il partito è già attivo. Sarà un’opera lunga e paziente, ma necessaria. Soprattutto nell’attuale fase dove, come disperata ed irrazionale risposta alle politiche liberiste di austerità dell’Unione Europea e dei governi nazionali, con un movimento operaio organizzato che viene ormai da oltre tre decenni di sconfitte, che hanno lacerato, frantumato, parcellizzato e distrutto le coscienze, assistiamo in Italia e nel resto del mondo ad un pericoloso ritorno delle ideologie razziste e fasciste.
Queste ideologie hanno da tempo permeato vasti settori popolari ed operai. L’impoverimento dei ceti medi e la proletarizzazione di vasti settori sociali, lungi dal far ricreare un barlume di coscienza classista, se non in sparute, ma significative avanguardie, soprattutto giovanili, ha portato invece alla costituzione di un “esercito” di quelli che Marx definiva “lumpenproletari”, soprattutto nelle periferie delle città, utilizzato minacciosamente dal grande capitale, nelle sue versioni populiste e nazionaliste, come bacino elettorale, o arma da lanciare contro altri proletari, etnie o culture minoritarie, in una versione, rinnovata, “2.0” dello stesso serbatoio di appoggio di massa dei movimenti fascisti e nazisti del secolo scorso. Proprio per questo il radicamento del partito, non può basarsi ovviamente sulla semplice attività agit-prop o men che meno sulla mera auto proclamazione di un ricostituito PCI.
Al contrario il partito, nei territori, deve mettersi alla testa dei luoghi di resistenza classista e democratica e farlo con atteggiamento unitario e responsabile, mantenendo fermi i nostri punti di analisi. Nel nostro territorio abbiamo dato vita (in alcuni luoghi con discreto successo) alla costruzione di momenti comuni, con le altre sensibilità e forze di sinistra, attraverso la costituzione di “luoghi” di discussione e controinformazione unitaria e condivisa, come Case del Popolo, coordinamenti stabili e liste unitarie nelle elezioni locali, a Ladispoli con la casa del Popolo e la lista civica unitaria della sinistra alternativa (11,5%), S. Marinella (8,4%), Tarquinia (12,7%), Allumiere (35%) e Civitavecchia (1,5% unica realtà dove la sinistra di classe si è presentata divisa) o Cerveteri dove il Sindaco a capo di una coalizione civica antifascista alternativa al PD è stato rieletto al primo turno.
In tutte queste città si è deciso di proseguire coi progetti delle liste unitarie alle quali in molti casi, hanno partecipato esponenti e settori usciti dal PD. In molti di questi comuni sono state aperte o riorganizzate sezioni dell’ANPI, si sono stretti contatti con collettivi o associazioni femministe, ambientaliste, associazioni di volontariato, liste studentesche ed il nostro partito ha acquisito un ruolo di direzione ed una autorevolezza che in molti casi va ben oltre il nostro effettivo peso politico. In quasi tutti i comuni si è deciso di proseguire con l’esperienza delle liste unitarie, che sono state percepite da importanti settori di cittadinanza di sinistra, democratica ed antifascista, come uno strumento utile.
E’ su questo terreno di coltura che il nostro partito può e deve crescere, senza annacquare certo le proprie caratteristiche ed il proprio programma, ma mantenendo il profilo di forza più unitaria e responsabile presente nel desolato paesaggio politico della sinistra.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.