Il rispetto

Il rispetto

12/06/2019 0 Di REDAZIONE COLLETTIVA

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Par­to dal pre­sup­po­sto che, per me, è man­can­za di rispet­to già se qual­cu­no che ha pre­so un impe­gno con me non arri­va pun­tua­le e non mi avvi­sa.
Come io man­co di rispet­to ad una mia ami­ca se le dico “ti chia­mo doma­ni” e inve­ce doma­ni non la chia­mo.

A mag­gior ragio­ne, sen­to man­can­za di rispet­to quan­do leg­go i com­men­ti offen­si­vi dei geni­to­ri pro-vac­ci­ni con­tro quel­li no-vac­ci­ni, e allo stes­so modo quan­do leg­go quel­li dei no-vac­ci­ni con­tro quel­li dei pro-vac­ci­ni. O anco­ra, quan­do leg­go com­men­ti dei pre­ca­ri del­la scuo­la con­tro quel­li appe­na entra­ti di ruo­lo, che “han­no una lau­rea e pochi anni di espe­rien­za” o che “ma guar­da, entra­no di ruo­lo sen­za nean­che una lau­rea”. E così via.
Vedo con­ti­nue lot­te, on line e off line, e non mi sono mai spie­ga­ta il moti­vo per cui le per­so­ne devo­no scal­dar­si così tan­to di fron­te a que­stio­ni su cui mai nes­su­no riu­sci­rà ad otte­ne­re la ragio­ne, per­ché la ragio­ne in real­tà, non sta da nes­su­na par­te.

Ci si con­cen­tra su lot­te per cui non ne vale la pena, sen­za pen­sa­re che l’u­ni­ca cosa per cui vale la pena lot­ta­re è la pro­pria Fami­glia. E basti pen­sa­re che sia­mo in un’e­ra in cui pro­prio la Fami­glia è quel­la che si distrug­ge più facil­men­te.
Mi sem­bra come se lo sco­po di que­sto immen­so mon­do vir­tua­le sia met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, sen­za met­ter­ci la fac­cia. Ci sono argo­men­ti tabù che ven­go­no trat­ta­ti esclu­si­va­men­te on line, per­ché al di fuo­ri non si ha il corag­gio di dire ciò che si pen­sa. Ma qui sto andan­do fuo­ri tema.
For­se ci vuo­le un arti­co­lo a sé.

Il rispet­to, dice­vo.

Ognu­no di noi, ogni sin­go­la per­so­na, ha in se un vis­su­to che nes­su­no potrà mai cono­sce­re fino in fon­do e solo in quel vis­su­to tro­ve­re­mo le rispo­ste alle deci­sio­ni pre­se. E quin­di chi sia­mo noi per giu­di­ca­re la vita altrui?
Chi sia­mo noi per offen­de­re qual­cu­no solo per­ché ha det­to qual­co­sa che va con­tro il nostro pen­sie­ro?
Rispet­tia­mo di più.

E vedre­mo che, nel momen­to in cui ini­zia­mo a rispet­ta­re, ma rispet­ta­re sul serio, allo­ra non avre­mo più biso­gno di com­men­ta­re la vita altrui e non avre­mo più biso­gno di giu­di­ca­re in qual­sia­si momen­to ciò che gli altri fan­no, sola­men­te per­ché lo fan­no diver­sa­men­te da noi.
Con­di­vi­dia­mo pure i nostri pen­sie­ri, ma sen­za la pre­sun­zio­ne di impor­li, per­ché se sono pen­sie­ri che van­no bene per la nostra vita, non è det­to che vada­no bene anche per le altre vite.

Sia­mo tut­ti diver­si e in que­sto mon­do c’è spa­zio per cia­scu­no di noi. Rega­lia­mo­ci la liber­tà di esse­re feli­ci per ciò che sia­mo e di esse­re feli­ci per ciò che gli altri sono. Par­lia­mo di noi stes­si e del­le nostre espe­rien­ze, lascian­do che gli altri par­li­no per se stes­si, così ognu­no potrà dire solo ciò che real­men­te vuo­le del­la sua vita.

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