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Viveva a Pantelleria l’Unabomber della Procura di Trapani
22/05/2019Questo articolo è stato letto 1423 volte!
Arrestato, nell’operazione Unabomber Pantelleria, ingegnere salernitano per l’attentato alla Procura di Trapani in ottobre. Preparava altri attentati e voleva assoldare un killer nel deep web
di Francesca Marrucci
Viveva a Pantelleria e qui aveva un vero e proprio laboratorio di esplosivi e sull’isola, presumibilmente, aveva confezionato la pen drive esplosiva che è poi arrivata alla Procura di Trapani nell’ottobre scorso.
Quello denominato l’Unabomber Pantelleria, dal nome dell’operazione della Squadra Mobile di Tapani, si chiama Roberto Sparacio, ha 51 anni, è un ingegnere originario di Salerno, ma residente a Palermo anche se è domiciliato a Pantelleria. E Pantelleria la conosceva bene, perché oltre a viverci e a fabbricarci esplosivi, in una cava in contrada Kazen aveva nascosto un chilo di sostanze esplosive già miscelate e pronte per esplodere. Un materiale definito ‘pericolosissimo e non trasportabile’ dagli inquirenti, che probabilmente sarà fatto esplodere direttamente sul posto.
L’attentato alla Procura di Trapani di 7 mesi fa, che ferì l’Ispettore di Polizia, Gian Camillo Aceto, non è sicuramente l’unico a firma dell’Unabomber salernitano. Infatti, durante le indagini sarebbero emerse prove consistenti che individuerebbero in Sparacio la responsabilità della pen drive esplosiva che ferì un ragazzo di 25 anni sempre a Palermo nel 2016. Probabilmente, in quel caso, si trattò di una macabra prova generale delle potenzialità dei suoi strumenti di morte.
In effetti, è stato solo un tragico caso che la pen drive alla Procura sia esplosa nello scorso ottobre. In origine, infatti, era stata inviata, sempre nel 2016, all’Avvocato Monica Maragna in un plico che l’aveva insospettita. Il plico pareva arrivare dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ma risultava piuttosto anomala.
L’Avvocato chiamò l’Ordine e accertatosi che nessuno aveva spedito niente per lei, passò il plico alla Procura di Trapani dove è rimasto chiuso fino all’ottobre scorso, quando, l’Ispettore Aceto aveva provato a mettere la pen drive in un pc e ne era risultata l’esplosione e il ferimento.
Le ragioni di queste azioni dinamitarde sono da cercare nella situazione debitoria dell’ingegnere che, vessato dai debiti e dai creditori, ha pensato di proteggere il patrimonio di famiglia in questo modo e, secondo gli inquirenti, non ultimo di eliminare i propri creditori uno ad uno assoldando un sicario nel deep web. Non a caso la sua prossima vittima sarebbe stato l’acquirente di un immobile messo all’asta, immobile che era appartenuto alla sua famiglia.
Si è arrivati alla pista decisiva proprio indagando sul fatto che l’Avvocato Maragna si stava occupando della vendita all’asta dei beni immobiliari pignorati allo Sparacio.
Quando è stato arrestato, l’ingegnere è rimasto impassibile, quasi rassegnato, quasi se l’aspettasse ormai.
Nel suo pc sono state trovate anche immagini pedopornografiche, quindi gli inquirenti non escludono ulteriori sviluppi della vicenda.
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Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
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