Sabato 4 maggio, presso il Museo Diocesano di Albano Laziale a Roma, Diego Maggio presenterà…
Intervista a Diego Maggio sul libro su Pantelleria presentato ad Albano laziale
09/05/2019Questo articolo è stato letto 2305 volte!
Abbiamo intervistato Diego Maggio, autore marsalese del libro ‘Conosci tu il paese dove…’, ambientato a Pantelleria e presentato sabato 4 maggio al Museo Diocesano di Albano laziale.
A cornice dell’evento la degustazione dei più noti brand di passito pantesco e una narrazione affascinante sulla bellezza, la ricchezza ed il fascino della Perla Nera nelle parole dell’Autore.
di Francesca Marrucci
Sabato 4 maggio presso il Museo Diocesano di Albano laziale (RM) si è tenuta la presentazione del libro di Diego Maggio ‘Conosci tu il paese dove...’, una narrazione che vede come protagonista l’Isola di Pantelleria, le sue unicità, la sua gente, i suoi prodotti, in specie quello che viene dalla vite, Patrimonio dell’UNESCO: il vino.
Il Passito di Pantelleria, rappresentato dai più noti e quotati brand della Perla Nera, è stato anche protagonista della degustazione finale all’evento, insieme alle ciambelle al vino castellane: Donnafugata, Pellegrino, De Bartoli, Vinisola, Coste Ghirlanda e Emanuela Bonomo.
L’incontro è stato introdotto da Roberto Libera, studioso e Direttore del Museo, che ha dato il benvenuto all’Autore e ha espresso apprezzamento per il gradimento del pubblico che ha riempito i posti in sala. Ad introdurre Diego Maggio e la sua squisita narrazione, invece, ci ha pensato Francesca Bianchi, con un prezioso contributo di Roberto Tumbarello.
Abbiamo intervistato l’Autore, Diego Maggio, che vi proponiamo anche in alcune parti del suo intervento nel video di seguito, sulla sua passione per Pantelleria..
La passione per il vino e per la vite è stato il pretesto per scrivere storie, raccontare terre e popoli, illustrare paesaggi per lei, come in quest’ultimo libro. La peculiarità e l’unicità di Pantelleria quanto deve alla sua vite, patrimonio dell’Unesco?
La vite e il vino costituiscono per me strumenti per la trasmissione del pensiero e dei sentimenti. La mia famiglia, le mie origini, le radici di quel che sono, trovano fondamento proprio nella pianta più bella e più utile della storia umana, nonché nella bevanda della socievolezza, dell’amore, del benessere fisico e spirituale.
Pantelleria e la sua vigna, dunque, rappresentano non un immaginario simbolico, ma il paradigma della mediterraneità vissuta, della fatica assurta a cifra di un’isola tanto difficile quanto straordinaria e coinvolgente.
Scongiurare il lento deterioramento di questo patrimonio significherà salvare le radici degli uomini e delle vigne, conservare l’espressione più antica dell’agricoltura mondiale e lasciar convivere quel micro eno-sistema con la sua stessa storia.
La pratica agricola della coltivazione ad alberello crea un senso di continuità, un legame tra i membri della comunità pantesca. Con la deprecabile sparizione del vigneto, verrebbe reciso l’ultimo cordone ombelicale che lega Pantelleria alla sua più resistente tradizione: che sin dai tempi dei Fenici è stata l’agricoltura, nell’ambito della quale il vigneto ha avuto un ruolo sovrano. Va invocata l’attenzione della comunità internazionale sulla sopravvivenza di questa autentica “civiltà”: che continui a legare contrada a contrada, nonni a nipoti, l’isola alla sua storia plurisecolare.
Da dove nasce l’idea di abbinare le immagini dell’isola alla narrazione?
Il racconto che si dipana in queste pagine è accompagnato da tante immagini che puntano al… dettaglio del particolare, dentro il soggetto: colori appena accennati, o fortissimi, un sasso o un ramo che rendono esattamente come una distesa prateria, un angolo di un cortile o di un molo, riproducono tutto l’eterogeneo panorama isolano. Una storia, la mia, che ho voluto legata da immagini, amore, terra, fantasia in cui i personaggi citati, sicuramente veri e intenzionalmente resi universali, fra dammusi e archi, maioliche e bouganville, sono vicini a chi legge: sì da consentirgli di godersi l’isola del vento, con tutti i suoi chilometrici muretti di pietra lavica e i misteriosi sesi, costruiti dai primi panteschi cinque millenni addietro.
E’ per questo che gli uomini, i protagonisti del racconto, tornano tutti familiari. Li si può sentire presenti, quasi fisicamente. Attraverso il narrare dei sensi che ho cercato di utilizzare, dei personaggi panteschi sembra di sapere un po’ tutto: la fatica, le speranze, la tenacia, il coraggio, la nostalgia, il turbamento, il dolore, la gioia, la malinconia, gli affetti, i legami, l’amore, i rapporti, l’orgoglio, le appartenenze, la solitudine, il passato, il presente… Ogni scatto fotografico e ogni frammento di parole traducono un senso e raccontano un sentimento.
Ha già presentato il libro a Pantelleria?
Sì, questo libro mi è stato già fatto presentare due volte a Pantelleria: entrambe all’interno del Castello. E ogni volta ho “sentito” circolare fra i numerosi presenti un fremito di orgoglio derivato dal senso di appartenenza a quest’isola.
C’è la possibilità che scriva un altro libro con Pantelleria come protagonista? E se sì, quale sarebbe il tema che vorrebbe toccare?
Ha trovato così felice conferma la mia iniziale intuizione seguendo la quale ho voluto, scrivendo, inaugurare un nuovo approccio di sintonia e di gratitudine nei confronti di questo habitat che spesso mi ha familiarmente ospitato come se ne fossi anch’io nativo.
Attribuisco già ai diversi altrove che vedranno contestualizzati i miei successivi racconti, la continuità di un desiderio dell’anima che, a partire da Pantelleria, si tradurrà nel descrivere la vita che scorre nei mille paesi di questo nostro unico Paese. E ne farò regalo cordiale a coloro che ho imparato ad amare e dei luoghi che ho intensamente vissuto.
Foto di Diego Maggio e Francesca Marrucci
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Ho iniziato a 16 anni a scrivere sui giornali locali, per poi crearne uno, Punto a Capo, passando poi ai quotidiani e infine all’online.
Oggi, oltre a dirigere Punto a Capo Online e Punto a Capo Sport, collaboro con altri quotidiani online e dirigo l’Ufficio Stampa di Punto a Capo.
Inoltre, sono traduttrice, insegnante e Presidente della Onlus che pubblica il giornale. Faccio tante cose, probabilmente troppe, adoro scrivere, leggere e viaggiare e ho bisogno sempre di nuovi stimoli, di iniziare nuove avventure e creare nuovi progetti.