Sicilia, Musumeci: rispettare nel silenzio il lavoro dei magistrati

Sicilia, Musumeci: rispettare nel silenzio il lavoro dei magistrati

22/03/2019 0 Di Redazione

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«Le inda­gi­ni del­la magi­stra­tu­ra con­dot­te su ambien­ti e uomi­ni poli­ti­ci sono sem­pre una garan­zia per la buo­na poli­ti­ca. Garan­zia di costan­te moni­to­rag­gio, con­trol­lo, veri­fi­ca ma anche deter­ren­za, spe­cie in una ter­ra assai dif­fi­ci­le come la Sici­lia. Ma atten­ti a non tra­sfor­ma­re l’indagato in col­pe­vo­le. Voglio esse­re più chia­ro: mi fan­no pau­ra i poli­ti­ci gia­co­bi­ni, i san­cu­lot­ti in ser­vi­zio per­ma­nen­te, quel­li che come iene e scia­cal­li aspet­ta­no, die­tro l’angolo, la noti­zia di gior­na­le per emet­te­re sen­ten­ze di con­dan­na e dare lezio­ni di mora­li­tà. I mora­li­sti per pro­fes­sio­ne sono una brut­ta cate­go­ria: usa­no la giu­sti­zia inqui­ren­te come arma poli­ti­ca per col­pi­re un avver­sa­rio altri­men­ti invul­ne­ra­bi­le o per copri­re pro­prie inef­fi­cien­ze, col­pe e per­si­no doli, come fat­ti anche recen­ti dimo­stra­no».
Lo dichia­ra, in una nota, il pre­si­den­te del­la Regio­ne Sici­lia­na Nel­lo Musu­me­ci, in rispo­sta ad alcu­ne pre­se di posi­zio­ne del­l’op­po­si­zio­ne all’Ars sul “silen­zio” del gover­na­to­re dopo le vicen­de giu­di­zia­rie dei gior­ni scor­si.
«Lo dico con la sere­ni­tà di chi, per for­ma­zio­ne e sto­ria per­so­na­le — con­ti­nua il gover­na­to­re — cre­de di non pote­re rice­ve­re lezio­ni di vita da nes­su­no: sono sem­pre sta­to garan­ti­sta e non ho mai spe­cu­la­to su vicen­de giu­di­zia­rie che abbia­no visto coin­vol­ti uomi­ni e don­ne di tut­ti gli schie­ra­men­ti, gril­li­ni com­pre­si. Chi rive­ste ruo­li isti­tu­zio­na­li, ad esem­pio nel gover­no regio­na­le o all’Ars, ha il dove­re di chie­de­re “tra­spa­ren­za” nel voto d’Au­la (altro che voto segre­to!) e l’ap­pli­ca­zio­ne di un codi­ce eti­co per tut­ti, gover­nan­ti, depu­ta­ti e buro­cra­ti. Ma soprat­tut­to ha il dove­re di rispet­ta­re nel silen­zio il lavo­ro del­la magi­stra­tu­ra e atten­de­re fidu­cio­so il giu­di­zio fina­le. Pre­ten­den­do che se a sba­glia­re è un poli­ti­co, meri­ta di esse­re con­dan­na­to due vol­te!».

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