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Marino: è iniziata la guerra dei commercianti contro l’assessore Santamaita
08/02/2019Questo articolo è stato letto 2239 volte!
I Commercianti del Centro Storico di Marino fanno uscire due manifesti, il secondo dei quali con un attacco personale all’Assessore Santamaita. Non manca chi si dissocia, ma la domanda è: serve a recuperare un paese morto?
di Francesca Marrucci
L’unica piccola novità che ha animato qualche chiacchiera da bar e soprattutto da social, in questi giorni, è la discesa in campo dei commercianti del Centro Storico di Marino contro l’Assessore al Commercio, Ada Santamaita.
I commercianti avevano iniziato in modo soft, la scorsa settimana, con un manifesto semplice, blu con scritte bianche abbastanza lapidarie indirizzate al Sindaco Carlo Colizza e a tutta l’Amministrazione Comunale.
Una sola domanda perentoria: ‘Dopo tre anni di Governo della città di Marino, per questo COMMERCIO MALATO, qual è la vostra CURA per non farlo MORIRE?’
Risposte ufficiali non ce ne sono state, pare, visto che di manifesto i commercianti ne hanno pubblicato un altro, stavolta affondando la lama, figuratamente, nel petto dell’Assessore Santamaita.
Infatti, è stata pubblicata la foto di un manifesto che nel 2014 la stessa Ada Santamaita scrisse a mano con un j’accuse alla politica per la chiusura del suo esercizio commerciale, uno di quelli considerati storici, su Corso Trieste.
La didascalia non lascia adito a fraintendimenti: ‘Qualche anno fa i negozi chiudevano per colpa della politica… OGGI? Dopo 3 anni di governo cittadino gli stessi problemi si sono aggravati. Dov’è la coerenza tra il dire e il fare!’
L’attacco personale era nell’aria già da tempo, anzi da dopo la nomina della Santamaita ad Assessore al Commercio. Non furono poche le polemiche e le critiche all’epoca dell’annuncio, lo sa bene la nostra testata che finì per essere accusata ingiustamente di averla scelta apposta come cittadino per fare domande ai candidati a Sindaco dell’ultima tornata elettorale.
Il fatto che Ada Santamaita, quando era una commerciante, fosse anche una pasionaria, in una situazione come quella attuale, non la aiuta. Era lei quella che guidava le manifestazioni in strada, le ‘barricate’ per il Corso, le delegazioni per riuscire a svegliare i vari assessorati al commercio e ora che si trova dall’altra parte della barricata, si doveva aspettare un attacco frontale, in specie da chi aveva già qualche malanimo prima, a livello personale.
Non che sia utile alla situazione, però. Non a caso alcuni commercianti si sono dissociati e lo hanno scritto sui social. La Santamaita, da parte sua, ha rilasciato una amara dichiarazione su Facebook a commento del manifesto stamattina:
“Questo é un periodo della mia vita molto doloroso, qui c’è racchiuso il sacrificio di oltre 30 anni di lavoro svolto con professionalità e grande responsabilità. Vederlo usato come bandiera politica mi fa tristezza e mi fa pensare a quanto sia importante costruire la propria personalità senza ledere quella altrui.
Fiera di averlo scritto in quanto sottolinea lo stato di forte degrado fin da allora e che oggi, questa Amministrazione sta cercando pian piano di risolvere.
Ci sono, ci siamo senza ledere l’identità altrui.”
Il paradosso è che in questo clima di gogna pubblica e di capro espiatorio, la Santamaita è forse uno degli assessori che più ha provato a risollevare le sorti di questo paese ormai moribondo. Alcune delle manifestazioni più riuscite di questi anni vengono dal suo assessorato, non direttamente, certo, sempre progetti di associazioni, ma almeno sono state realizzate, il che è già meglio di niente.
Il problema che né l’assessore né i commercianti sembrano comprendere appieno è che un paese così irrimediabilmente compromesso non si può recuperare mettendo toppe. O si pensa ad una vera rivoluzione che cambi mentalità, approccio al marketing, differenziazione e caratterizzazione dell’offerta, o la Santamaita sarà solo la prima di una serie di inutili capri espiatori.
Non è nemmeno la prima. Stefano Maurizio Marconi non ebbe giudizi più positivi dai colleghi commercianti ai tempi delle sue deleghe. Questo dovrebbe far riflettere i commercianti sul fatto che non basta essere eletti o nominati in un’Amministrazione Comunale per risolvere problemi che hanno radici profonde non solo negli indici di recessione che attraversano da qualche anno la nazione, ma soprattutto per un insieme di politiche sbagliate, scelte di marketing ininfluenti quando non deleterie, mancanza di sostrato culturale e soprattutto pochi o nessuno stimolo a vivere Marino durante il giorno sia da parte dei suoi abitanti che dagli eventuali visitatori.
Ed è pur vero, e questo lo scrivo da anni, che i commercianti (compresi quelli che poi hanno ricoperto o ricoprono incarichi amministrativi) non hanno mai portato progetti davvero validi per risollevare il territorio, arroccandosi spesso sul mantenimento di piccoli ed inutili privilegi che hanno impedito di intraprendere qualsiasi percorso innovativo.
A Marino chiudono anche i cinesi. Non è colpa della Santamaita, certo, come non lo era di Marconi, ma solo perché la colpa è collettiva e risultato di anni di miopia politica e paesana da parte di politici e commercianti stessi.
Questa alzata di scudi va bene, indica comunque una resilienza, una reazione, una preoccupazione, ma dubito avrà più futuro che le elezioni europee.
I negozi storici non chiudono da un giorno. Su una sessantina di negozi tra le due piazze e il corso, sono rimasti aperti solo 13 esercizi e un paio sono associazioni ed uno è un Caf.
Se non capiamo che riproporre le stesse formule già dimostratesi fallimentari negli ultimi 30 anni non solo non sortirà alcun effetto, ma peggiorerà ulteriormente la situazione, serviranno a ben poco barricate, manifesti e attacchi personali.
E se continua così, alla fine, l’ultimo manifesto, per questo paese, sarà listato davvero a lutto.
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